Morti bianche
Scritto da Scoiattolina il 24 Novembre 2009 | 6 commenti- commenta anche tu!
Le morti sul lavoro
Cinque morti sul lavoro in un giorno sono davvero tanti. Eppure sono dentro la statistica! Forse molti ignorano che la
statistica che parla di una media di quattro morti al giorno per infortunio sul lavoro è comunque sottostimata. Mancano quei lavoratori, non solo immigrati, che non sono registrati come tali, mancano quegli altri lavoratori che sono rimasti vittime di incidenti stradali perché stanchi e affaticati dalla guida o dal lavoro precedente. E muoiono anche altri lavoratori, vittime di esposizione ad agenti cancerogeni e tossici che quasi mai o a grande fatica riescono a dimostrare che la causa della loro morte è il lavoro. Ogni giorno, anche nel 2000, si compie una strage di qualche decina di persone per il lavoro, tanto più grave quanto più culturalmente accettata .
L’amaro in bocca resta se pensiamo che le leggi ci sono, ma che le responsabilità della loro applicazione è ascrivibile a molti, prima di tutto a chi ha il dovere di salvaguardare la salute a norma dell’articolo 2087 del codice civile, e cioè al datore di lavoro, e poi a tutti coloro che non intervengono a vigilare, a denunciare e a condannare. Non solo, ma anche a produrre coscienza, ad
organizzare iniziative e lotte contro questi serial killer.
Ma non basta: se la causa principale di questa epidemia che sconvolge migliaia di famiglie è l’organizzazione del lavoro e ciò che vi sta attorno, vediamo come in questi ultimi anni, mentre si facevano delle leggi a migliore tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, si sono fatte altre leggi che aprivano la strada alla deregolamentazione del lavoro, fino addirittura ai referendum
proposti dai radicali che lo vogliono completamente liberalizzare. Se questi referendum dovessero passare conteremmo altri morti, altri feriti, altri disperati.
Partiamo da questa espressione di incoscienza, che comunque sottende gli interessi di chi sa che le conseguenze degli infortuni e delle malattie professionali vengono fatte pagare alla collettività e non a chi le ha provocate, e vediamo di rovesciare il discorso:
Ogni giorno i telegiornali devono raccontare la storia di un morto sul lavoro, spiegando chi fosse, quale lavoro svolgeva, quali sono state le cause immediate o mediate che ne hanno provocato la morte e cosa questo ha voluto dire per i familiari, gli amici, i compagni di lavoro.
Le morti per missioni di pace
Quando succedono tragedie i sentimenti sono sempre contrastanti. Oltre al cordoglio e alla vicinanza da esprimere alla
famiglia subentra la rabbia per le giovani vite spezzate, per i giovani morti in terra straniera così lontani da casa e dai propri cari.
E penso che comunque sono ragazzi italiani partiti con il miraggio di una missione di pace con la quale magari mettere da parte dei soldi per costruirsi casa o mantenere una famiglia che con gli stipendi e la disoccupazione in Italia non potrebbero.
E allora mi domando, ma si può parlare di morti sul lavoro per questi soldati in missione?
Ovviamente le differenze ci sono e sono macroscopiche. In Italia c'è una media di 4 morti sul lavoro al giorno e purtroppo questi non fanno notizia. Nessun funerale di stato e spesso nemmeno giustizia contro chi è colpevole delle loro morti.
C'è ovviamente differenza fra chi esce di casa una mattina per andare a lavoro e non fa più rientro e chi parte per scenari di guerra. Quantomeno chi parte lo mette in conto che può succedere l'irreparabile.
Ma ritorno a pensare a dei militari che partono con delle regole di ingaggio per una missione di pace e si trovano sostanzialmente in guerra e sono
vittime anche loro di giochi di politica internazionale.
Però da quell'altra parte ci sono le centinaia di morti civili che c'entrano poco e niente con l'esportazione della democrazia e anche per loro ci sono funerali di stato.
E allora capisco che ho le idee confuse e non riesco a prendere una posizione netta su questo argomento.
Ma alcune domande me le (e ve le) pongo:
1) possiamo dire che la missione di pace sia una missione fallimentare?
- NO (61.0%, 11 Votes)
- SI (39.0%, 7 Votes)
Total Voters: 18
- NO (61.0%, 11 Votes)
- SI (39.0%, 7 Votes)
Total Voters: 18
2) a che punto è la democrazia in Afghanistan, la otterranno ?
- NO (58.0%, 11 Votes)
- SI (42.0%, 8 Votes)
Total Voters: 19
- NO (58.0%, 11 Votes)
- SI (42.0%, 8 Votes)
Total Voters: 19
3) le immense piantagioni di oppio sono ancora li o le abbiamo incendiate?
- SI sono li (56.0%, 10 Votes)
- NO non sono li (44.0%, 8 Votes)
Total Voters: 18
- SI sono li (56.0%, 10 Votes)
- NO non sono li (44.0%, 8 Votes)
Total Voters: 18
4) come vivono le donne in quel Paese? Stanno meglio o peggio di prima?
- NO non stanno bene (84.0%, 16 Votes)
- SI stanno bene (16.0%, 3 Votes)
Total Voters: 19
- NO non stanno bene (84.0%, 16 Votes)
- SI stanno bene (16.0%, 3 Votes)
Total Voters: 19
5) non è l'ora di cambiare le regole di ingaggio e anche gli obbiettivi di quella missione?
- SI (67.0%, 10 Votes)
- NO (33.0%, 5 Votes)
Total Voters: 15
- SI (67.0%, 10 Votes)
- NO (33.0%, 5 Votes)
Total Voters: 15
E, ultima domanda!!!
Si può parlare di morti sul lavoro per i militari che muoiono in missione all'estero?
- NO (61.0%, 11 Votes)
- SI (39.0%, 7 Votes)
Total Voters: 18
- NO (61.0%, 11 Votes)
- SI (39.0%, 7 Votes)
Total Voters: 18

