Per due dita di vino !!
Scritto da Scoiattolina il 5 Dicembre 2009 | 6 commenti- commenta anche tu!
Sco’ mi ha proposto di trattare il tema del vizio dell’alcol negli adulti e io ne ho tratto incentivo non per un’analisi del fenomeno, che lascio volentieri alla competenza di Cicco, ma per narrare un fatto che mi ha segnato profondamente.
Dalla mia giovinezza fino alla maturità ho sempre fatto politica, un po’ a tutti i livelli ma soprattutto al livello locale, nel mio quartiere e nella circoscrizione di competenza (ora, a Roma, si chiama municipio). Nella mia sezione di partito c’era un compagno che chiamerò Augusto. Era una persona formidabile, intelligente, impegnata, coraggiosa. Era, in sintesi, una bella persona.
Aveva soltanto un vizietto, beveva ogni tanto un “cicchetto”. Con l’aggravante per la sua salute che il cicchetto produceva progressivamente effetti devastanti sul suo fisico, di modo che, se all’inizio della sua avventura ci voleva, che so, una bottiglia per farlo uscire dai binari, man mano ce ne volle sempre meno. E negli ultimi tempi gli
bastavano solo due dita (orizzontali) di vino.
I suoi amici, e io fra essi, prima di ogni manifestazione politica o pubblica in generale, chiedevano e si chiedevano: “Com’è Augusto? Teniamolo lontano da qualsiasi tentazione”. In genere ci riuscivano, e allora Augusto era perfetto, il migliore di noi. Ma non si poteva mai prevedere come sarebbe finito il pomeriggio e la serata. Già, perché allora c’era il costume che, alla fine di tutto, si andasse insieme a mangiare una pizza e in quell’occasione poteva assistersi all’incredibile metamorfosi di Augusto: da grande gentiluomo a individuo vociante, irrispettoso, insultante, barcollante. Non era colpa sua, come è ovvio.
E ci assumevamo il compito di proteggerlo, prima di tutto accompagnandolo a casa perché non era in grado di guidare.
Ebbene, per varie vicende della vita, in un certo periodo mi allontanai un po’ dalla politica e mi avvicinai al mondo della pallacanestro facendo l’ufficiale di gara al tavolo.
Mi vennero a mancare per un po’ le notizie su Augusto. Ma un giorno me ne arrivò una terribile: Augusto era stato ricoverato in ospedale con la diagnosi di una “cirrosi epatica”
Mi ripromisi di andarlo a visitare ma non mi fu possibile subito. Ritardai di qualche giorno dando modo alla sorte di completare l’opera: Augusto era morto. E, ancora, i funerali si sarebbero svolti in coincidenza di una partita per la quale ero già stato convocato.
Morale della favola: non avrei potuto accompagnare Augusto nel suo ultimo viaggio. A questo punto andai come un matto all’ospedale, camera mortuaria. Chiesi al custode il favore di farmelo vedere in anticipo rispetto al funerale. “Sì- mi disse- eccolo”. E tirò fuori un cassetto con la salma di Augusto dentro. Lo vidi pallido, smunto, ma sereno. Aveva concluso la sua vita di sofferenza, morendo, alla fine, per due dita di vino.
Lorenzo.rm