La Cassamortara !!

DISCUTIAMONE

La “cassamortara”

L’articolo, di Valeria Araldi, l’ho letto a pagina 48 de il Giornale di sabato 21 novembre 2009. Veramente la protagonista veniva indicata come “seppellitrice” ma Sco’ mi ha detto il termine romanesco e m’è piaciuto.

Lei si chiama Barbara ed è una delle 12 seppellitrici, contro 99 seppellitori uomini che lavorano all’AMA di Roma (cimitero monumentale del Verano).

bosco (22)Barbara è una bella signora di 38 anni, sposata con due bambini.

Ma ecco quanto dice alla Araldi.

“Quando fai questo lavoro non puoi pensare alla morte –dice- sei tutti i giorni a contatto con il dolore, a volte straziante, soprattutto quando muoiono giovani o bambini. Così quando torni a casa e guardi i tuoi figli, ti dici che devi stare più attenta, ma poi capisci che la paura non deve essere un freno”. Il cimitero per Barbara è un posto di lavoro come un altro, dove si scherza con i colleghi per non essere sopraffatti dall’ansia. “Tra noi facciamo battute, anche macabre, magari bosco (144)scherziamo sul nome di un defunto o su cose che ci succedono. Non è insensibilità, ma un modo per non farsi vincere dalla tristezza”. O dal peso dei commenti: “Quando dico che lavoro faccio la gente rimane stupita, qualcuno fa gesti che non voglio ripetere. Non capiscono quanto sia faticoso. Non si risolve tutto nel momento del funerale, si va, dal fornire informazioni, alle esumazioni e via dicendo, senza contare la reazione emotiva. E’ duro pure se i colleghi uomini, molto gentili, cercano di aiutarci. Io mi limito sempre a rispondere che un lavoro è un lavoro, va preso per quello che è. Certo non era il mio sogno”.

Il suo sogno, anzi, i suoi sogni, erano tutti all’insegna della creatività e dello spettacolo, dalla danza al teatro, fino ad image2162arrivare a diciotto anni ai provini per “Non è la RAI”. “Da piccola volevo fare la ballerina o l’infermiera come Candy Candy. Poi invece mi sono iscritta al liceo artistico, dopo un anno sono passata a studiare grafica pubblicitaria, ma non ho preso il diploma”.

E il provino? ”E’ nato per gioco. Una mia amica ha lanciato l’idea e siamo andate in tre. Avevamo dei body rossi, ci hanno guardate di fronte e di profilo, poi ci hanno fatto sfilare. Non ne ho più saputo nulla”. La passione per lo spettacolo, però, è rimasta. “A venticinque anni mi sono iscritta ad un corso di teatro, mi ha aiutato a vincere la timidezza, ma mi ha pure fatto capire che quell’ambiente non faceva per me. Troppe trappole e pericoli, non mi fidavo”.

Non si è fidata neanche quando, mentre lavorava in albergo, un fotografo le ha chiesto di posare per un book. “Ma –ricorda- ho fatto delle foto per il casting di un film, anche lì,  però, non ho più saputo nulla”. Tra un tentativo e l’altro, ma soprattutto, tra tanti lavori, il caso l’ha portata a tentare il concorso per seppellitore. Così, nel 2005 è entrata al cimitero di Trigoria. “Un posto aperto, con tanti fiori, non sembrava di stare in un cimitero”,  e da aprile scorso è stata trasferita in quello monumentale del Verano, “dove vengono tanti personaggi bosco (71)noti” e dove lavora ogni mattina fino alle 14. “Il lavoro qui è faticoso –dice- e impegnativo, fino ad oggi non ho avuto neppure un momento per andare a vedere le tombe più belle o  famose. Non ho tempo libero. Quando torno a casa mi dedico ai miei figli, Veronica, che ha cinque anni e vuole fare la ballerina, e Massimo, che di anni ne ha due”. In famiglia, del lavoro sono contenti. “Mio marito mi accompagna ogni mattina. Mio padre è felice perché è un posto fisso, mia madre ogni tanto fa battute. Mia sorella non dice nulla e cerca lavoro”. Verrebbe a lavorare con lei? “Mai. Lei evita di entrare nei cimiteri”.

Questo l’articolo, che mi ha impressionato per due motivi in particolare.

bosco (73)Primo, per la semplicità della narrazione e della scrittura. Poi, per la naturalezza della “cassamortara”. Una persona, dal mio punto di vista, esemplare. Ne ha fatti tanti di tentativi di lavoro. Ora sta qui ed è entrata per concorso, non per raccomandazione. E svolge il suo lavoro con impegno perché dice “un lavoro è un lavoro”.

Io ho trovato tutto molto istruttivo. Ma, più che istruttivo, pieno di significati profondi.

Voi che ne dite?

Lorenzo.rm

LORENZO.RM


COMMENTI

  1. il 13 gennaio, 2010 lorenzo.rm dice:

    Abbiamo voluto mettere questo articolo come emblematico di “lavori difficili”. Ce ne sono tanti. Questo viene svolto dall’interessata con grande sensibilità e responsabilità. E, se permettete, anche con semplicità in cirostanze spesso assai dure. E’ da ricordare, anche, che ha vinto un concorso non affidandosi a raccomandazioni e conoscenze. Potremmo allargare, se volete, il discorso ad altri esempi di lavori “difficili” a vostra conoscenza. Un abbraccio.

  2. il 13 gennaio, 2010 milly 49 dice:

    Lorenzo bravo, articolo delicato e profondo, fa riflettere. Brava anche la protagonista che ha saputo scegliere tra i sogni e la realtà con responsabilità

  3. il 13 gennaio, 2010 giovanna3.rm dice:

    Che bell’esempio di serietà e consapevolezza! C’è molto da imparare da questa vicenda, dignità, semplicità, coraggio e tanto altro ancora.
    Grazie Lorenzo di aver còlto il segno nelle tue letture e di averci fatto partecipi: una vera lezione di vita.

  4. il 13 gennaio, 2010 pat dice:

    Ok Lorenzo, sembra lo specchio della vita di tanti…

  5. il 13 gennaio, 2010 alba morsilli dice:

    lorenzo molto vero quello che scrive la signora
    io che ho svolto la mia attività in ospedale per 40anni
    ti devo dire che inizialmente ti spaventi, ti porti a casa il dolore, ma poi col tempo impari a scindere le cose.
    sempre con rispetto verso le persone ma fredda dentro, se sei emotivamente convolta non sei neppure capace di curare,è un lavoro ingrato sia il mio che ho visto la fine di tante persone edella signora che li sepelisce, ma nella vita ci voliamo anche noi, credimi siamo persone speciali con una sensibilità maggiore a tutti

  6. il 14 gennaio, 2010 lorenzo.rm dice:

    Mentre ringrazio Milly, Giovanna e Pat, desidero concentrare l’attenzione su quanto scrive Alba, la quale è, come dice, un’addetta ai lavori per le situazioni più pietose, scabrose, delicate, come la nostra cassamortara. Sono persone incredibili, queste, a cui deve andare per intera la nostra gratitudine. Sempre disponibili, sensibili, ma emotivamente poco coinvolte in quanto, e lo spiega benissimo Alba, non saresti in grado di essere utile se fossi coinvolta più di tanto. Ricordate il detto secondo cui il medico pietoso porta il malato alla sepoltura? Si tratta di qualcosa di simile. A me della cassamortara ha colpito la grande dignità e serietà professionale. Insieme alla sua semplicità. Ricordate quanto dice? “Un lavoro è un lavoro”. Magari in tanti svolgessero la loro attività con questa semplicità, dignità e capacità professionale, non avulsa da un’umanità non espressa ma certamente sicura e solida.

  7. il 14 gennaio, 2010 lieve dice:

    Ecco ! questo è l’esempio di una giovane donna che ha avuto mille illusioni , ma che ha dovuto capire che la realta’ è un’altra casa…Barbara ha 39 anni, due figli,si è rimboccata le maniche ed ha dato una bella dimostrazione ai suoi figli, ma anche a tutti noi…

  8. il 14 gennaio, 2010 lorenzo.rm dice:

    Certo, hai ragione Lieve, ed ha preso una strada dritta.

  9. il 14 gennaio, 2010 mimma1.ta dice:

    quando hanno diseppelito mio padre li consideravo crudeli x il mestiere che fanno ma poi o capito che erano umani anche loro x la delicatezza che avevavo, anche loro hanno 1 cuore….

  10. il 14 gennaio, 2010 liola dice:

    i lavori tanto + uno come questi sono intrisi di vera umanità altrimenti non si riuscirebbe farli + di tanto e nel giusto corretto impegno che ci vuole in tutto cerca de fa el meio che se puo’ brava barbara sco e lorenzo ciao tutti

  11. il 14 gennaio, 2010 lorenzo.rm dice:

    Mimma e Liolà, è vero, sembrano persone fredde, ma in realtà sono sensibili e buone. Solo che non potrebbero svolgere attività difficili come questa senza assumere una maschera di ritegno. Che giova anche a nascondere i loro sentimenti più profondi.


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