SPORT : LA STORIA DI UN GRANDE CAMPIONE !!
Scritto da Scoiattolina il 25 Luglio 2010 | 3 commenti- commenta anche tu!
sua carriera l’ha vista iniziare, quasi per caso, ed infine anche attraverso le sue parole, quando di quella carriera gli si chiedono i ricordi più particolari, che magari solo in pochi conoscono. Come pochi conoscono le foto che potete vedere in esclusiva su queste pagine, nessuno in realtà al di fuori della sua famiglia, fino ad oggi. Dite la verità, chi di voi avrebbe riconosciuto Max in quel bimbetto biondo (!) che vi sorride dalla spiaggia di Fregene? Tutti quelli che lo conoscono concordano su una cosa: è una persona estremamente riservata, ma non poco socievole, seria, ma capace di grande allegria quando si ritrova con gli amici di sempre. E’ diverso, Max, dagli stereotipi che circondano il suo nome. Ci troviamo di fronte ad un ragazzo pieno di energia, capace di riposare appena quattro ore a notte, non per il nervosismo, né per la tensione, quanto piuttosto perché ama occuparsi di tutto
già da tempo frequentava Vallelunga, un circuito un po’ dimenticato alle porte di Roma, quella domenica d’estate convinse Max a seguirlo? O è stato Max che chissà come ha sentito il richiamodel suo destino? Probabilmente semplicemente si annoiava, la scuola finita, gli allenamenti sospesi per la pausa estiva, il pranzo domenicale in famiglia come alternativa. Nessuno dei due protagonisti ricorda chiaramente chi decise cosa, fatto sta che si ritrovarono tutti e due ai bordi della pista,uno già più esperto in procinto di godersi la sua mezz’ora in sella, costata la paghetta di una settimana, l’altro ad osservare un po’ stralunato il suo amico che all’improvviso gli parevamooolto più “figo” di lui. E il gioco fu fatto. Non aveva fatto i conti, Max, con la paura di papà Pietro per le moto. Risultato: niente soldi per casco e tuta. Non aveva fatto i conti, Pietro, conl’ostinazione del figlio. Risultato: cinque settimane da Pony Express, dieci ore al giorno nel traffico romano. Infine la capitolazione, dopo aver capito che quello non era un capriccio,che era una cosa importante, che Max, a diciassette anni, aveva trovato la sua strada.“ Era un po’ sperduto la prima volta che ha girato in pista,” racconta Daniele. “ Non sapeva che linee tenere, io andavo più forte di lui. Ma è durata poco, la volta dopo già mi stava
davanti.Il bello era che non aveva ancora la patente per girare. Il bollino da attaccare sulla moto lo faceva mio padre, poi in pista ci andava Max.” Il passo successivo potevano essere solo le gare, con il padre a fargli da meccanico. Era il 1989, Max aveva 18 anni, ed ha corso la sua prima gara a Magione nel campionato Italiano Sport Production classe 125cc, con la Honda. Caduto.“Io da qualche anno ho smesso di seguirlo, ho una bambina piccola e non posso stare in giro per il mondo,” continua Daniele, “ma fino ai primi anni del mondiale ho visto tutte le sue gare: ilprimo anno di Sport Production era sempre per terra. Era irruente, per niente calcolatore. Però quando arrivava, arrivava bene”. L’anno successivo, il 1990, è stata tutta un’altra storia. MaurizioVitali, un meccanico “vero” di Roma, che negli anni successivi è diventato il capo meccanico di Garry McCoy nel mondiale 125, ha contattato Pietro Biaggi e ne ha preso il posto in pista alivello tecnico. “ Ci chiamavano quelli della Uno col carrello,” sorride Maurizio al ricordo. “ Tutti gli altri avevano camper e furgoni, Max si doveva cambiare in macchina. Ma ha vinto sei gare su sette e alla fine non rideva più nessuno”. Si era fatto notare Max e quella prima stagione fantastica,seppur a livello di moto di produzione elaborate, gli è valsa la possibilità di partecipare al campionato Italiano in prova unica a Vallelunga, la pista
del suo destino. Il suo primo affaccio nelmondo dei “grandi”. Così lo ricorda un giornalista che tuttora segue il mondiale. “Due occhi scuri spalancati sul podio, i capelli arruffati. L’inno finì di suonare e lui, in mezzo alla gente che gli batteva le mani sulle spalle, già non sapeva dove andare.