Amore e morte nel web
Scritto da Scoiattolina il 19 Agosto 2010 | 20 commenti- commenta anche tu!
Amore e morte nel web Si impicca per amore virtuale
La notizia è di tre anni fa ma l’ho letta da poco su Facebook e mi ha fatto tanta pena.
Ve la racconto così come compare nella nota. Stavolta si tratta di un caso di crudeltà di una donna nei confronti di una ragazzina. Non sono soltanto gli uomini, dunque, a rendersi responsabili di atti efferati nei confronti di donne.
Ecco il fatto:
“Una 13enne americana si è impiccata a causa di un amore virtuale per un ragazzo in realtà mai esistito. Una storia intricata, probabilmente anche inverosimile, tuttavia tremendamente reale.
Megan, la tredicenne suicida, si era innamorata di un ragazzo conosciuto via web attraverso il network Facebook. Il ragazzo si faceva
chiamare Josh, tuttavia dietro il suo nick si nascondeva la madre di un’amica della ragazzina, la 49enne Lory Drew.
A Josh/Lory, Megan aveva raccontato la sua vita e i suoi problemi di tredicenne, tuttavia il comportamento del ragazzo era ad un certo punto cambiato.
Nella sua pagina web Megan aveva iniziato a leggere commenti velenosi che le avevano fatto male. La donna nascosta dietro quel falso nick-name aveva l’intenzione di farle perdere tutta quella sicurezza che la ragazzina sembrava mostrare. Il piano era stato diabolico: spingerla ad innamorarsi del principe azzurro, l’uomo perfetto, per poi distruggere le sue illusioni e spingerla a pensare a se stessa come ad una nullità.
Un programma orchestrato ad arte per far emergere quella figlia offuscata dalla luce di Megan.
La donna aveva quindi preso ad inviare alla ragazzina frasi come “Tutti sanno chi sei. Sei una persona cattiva e tutti ti odiano. Che il resto della tua vita sia schifosa” o ancora “Sei solo una prostituta. Il mondo sarebbe molto migliore senza di te”, messaggi che avevano turbato Megan a tal punto da farle pensare al suicidio.
L’ultimo giorno della sua vita ha lasciato un messaggio nella posta di quel ragazzo immaginario: “Tu sei il tipo di ragazzo per il quale vale la pena morire”. Un ultimo appello che non ha trovato risposta. Megan si è impiccata lo stesso giorno pensando di non meritare quella vita che ancora non aveva assaporato”.
Discutiamone, amici, se vi va.
Lorenzo.rm


Lorenzo, che dire, io mi auguro che sia tutta una costruzione, a tavolino della intera vicenda, e che sia tutta una invenzione perchè se fosse vera la storia sarebbe veramente mostruosa e diabolica. Comunque, vera o falsa è la riprova,caso mai ce ne fosse bisogno, che anche ciò che si fa nel mondo virtuale può danneggiare o aiutare gli altri e questo è uno dei motivi per i quali io non faccio differenza tra il mondo virtuale e quello reale e mi comporto nel web come nella vita reale. Questa estate ho incontrato, con la mia famiglia, alcuni amici conosciuti in eldy e con piacere ho riscontrato che nel dialogare con loro non trovavo alcuna differenza dei discorsi fatti in eldy e mi dava l’impressione di averli conosciuti da sempre. Quindi la morale ricavabile è quella di rimanere se stessi sia se si vive il mondo reale sia se si attraversa quello virtuale
Sono grato a Sabrina di aver pubblicato questo articolo, che lascia letteralmente senza parole. Effettivamente la suggestione del web può essere considerata la maggiore responsabile. Ma la cattiveria umana viene subito per seconda.
lorenzo bell’articolo……….ma la cattiveria umana viene per prima………….ed è la cosa più brutta e ……… ( nn dico la parola per rispetto di chi legge!!!! )che ci sia…….nella nostra chat che io sappia non ci sono ragazzine,ma sarebbe bello che potessero leggere questo articolo………egli adulti dovrebbero soffermarsi e riflettere ………..
bisogna sempre cerca de aiuta i figli pe fa loro capi che la vita è bella nonostante le mostruosità e gli inciampi ciao
ah sco mo me moderi comm solo a me, te l’ha det l’amis, e perchè me metti okki scuri e cerotto su bocca riciao
lieta no nn solo a te ma a tutti purtroppo tutti i giorni tolgo 400 commenti di spam e approvo i vostri…. questo solo x nn farvi leggere le schifezze che scrivono e i simboli sono in automatico nn li scelgo io
Che dire una storia davvero raccapricciante , grazie lorenzo che questa storia insegni a tutti noi che non bisogna fidarsi di questo mondo parallelo ma solo cogliere il buono che ci insegna e di non ascolare le cose cattive che gli altri ci dicono e se pensaimo che fossero vere ,miglioriamoci ma non facciamo come MEGAN
che storia triste ma come si fa ad essere cosi cattive , anche se la donna sa essere cattiva e soprattutto mascherarsi
ok grazie scusa
Rispondo a Pino. Amico mio, è tutto vero quel che dici e, appunto, dipende dalle persone che utilizzano il virtuale, mostrando in esso ciò che sono se sono veri o ciò che gli pare se sono falsi. Io, come te, non so se tutto che si scrive relativamente alla storia presentata, sia vero. Rimane il fatto che una povera ragazza, alla fine, si sarebbe uccisa. E aveva solo 13 anni.
Roberta, mi sembra che volessi dire “brutta e cattiva”. E gli “adulti”, giustamente, dovrebbero riflettere e considerare tutti i risvolti, i pericoli, le insidie, ecc. Ma il web è solo uno strumento, peraltro ormai non tanto giovane. Ed è chi lo utilizza che può renderlo positivo o negativo. Qui il rapporto, su questo mezzo che può essere molto positivo o molto negativo, si è realizzato fra persone di diversa età (di cui una si presentava come un giovane interessato a lei). E la parte di cattiva l’ha impersonata quella che nella realtà doveva essere matura e riflessiva. Mentre la parte della vittima è stata rappresentata da quella più ingenua, se vogliamo, ma non cattiva. Ha creduto ad una storia verosimile ed il mondo le è crollato addosso perché, sempre verosimilmente, una persona a cui aveva creduto si era rivelata crudelè e negativa. Il fatto che fosse inesistente, però, viene dopo, configurando un vero e proprio assassinio. Per giunta compiuto da un’amica della madre, che l’aveva spinta alla disperazione.
E la vita deve comunque continuare ad essere bella. E’ giusto, Lieta, che sia così. Ma non lo è stata certamente bella per quella povera ragazza di appena 13 anni. Che volemo dì, che sarebbe giusto riportarla in vita?
Valerio, è proprio come dici tu. Ma questa storia, se è vera, dimostra il cieco intento di una persona malvagia dicolpire proprio “quella” ragazzina, conoscendola e sapendola forse impressionabile e romantica. E’ stato un vero e proprio delitto contro l’umanità giovane.
E veniamo, come dice Assunta, alla responsabilità della donna. Ciò presuppone che sia stato un vero e proprio piano diabolico per colpire la ragazza e farla crollare proprio nel suo sistema nervoso. Crudeltà allo stato puro, dunque. E dobbiamo dire che, sì, anche la donna può essere crudele e, se lo è, raggiunge vette simili a quelle dell’uomo. Ma forse non voleva, anzi certamente non voleva, arrivare al risultato tragico del suicidio. Speriamo per lei, almeno, che sia così.
Storia veramente angosciante, di assoluta crudeltà, con epilogo tragico!
Un evento del genere non può che indurre a riflettere profondamente sui rapporti virtuali e no. Essere sempre se stessi, nella vita reale come nel web, ricordando come sia facile influenzare, soprattutto con la parola, le persone deboli, bisognose di comprensione e completamente disarmate di fronte alle insidie umane, coperti dall’anonimato.
Che sia stata una donna, infine a provocare tutto ciò, mi lascia ancor più sconcertata, ma tant’è!
Sì, Giovanna, bene quando dici che la prima lezione da trarre è quella di essere sempre se stessi nei rapporti reali o virtuali che siano. E di essere veri. Il fatto è che la ragazza era se stessa e la sua interlocutrice (mascherata da giovane) no. Tutto qui. E’ da galera questa signora, che magari voleva fare solo un macabro scherzo.
Una storia che fa pensare. Rifletto sul fatto che la malvagità umana può trovare in rete nuove modalità di espressione, ancora più pericolose per il fatto che si nasconde l’identità, se ne creano ad hoc, si costruiscono personalità funzionali allo scopo che si intende raggiungere.
Le vittime sono le persone + vulnerabili, quali i giovanissimi, o persone che tentano di colmare dei vuoti esistenziali e si aggrappano agli interlocutori idealizzandone la figura.
Ciò dimostra che il mezzo che utilizziamo può essere un’arma a doppio taglio, da utilizzare con grande consapevolezza e cautela.
Certo sarebbe auspicabile se ciascuno riuscisse a rapportarsi agli altri utenti con autenticità e lealtà ma il rischio che non sempre ciò si verifichi è troppo elevato.
Per questo la famiglia non può sottrarsi al compito di vigilare sui figli adolescenti e, a maggior ragione, sui bambini che troppo spesso vengono letteralmente lasciati in balia del pc.
Silvana, la tua analisi non presenta lacune. A ben pensare si tratta di un delitto perpetrato da persona perfettamente in grado di capire che cosa sta facendo: suggestionare e “punire” una minorenne pur, nel migliore dei casi, senza rendersi conto della tragica conclusione della sua azione malvagia. Inoltre, abbiamo chiarito le insidie collegate all’uso del mezzo, che consente una spregiudicatezza fuori del comune. Rimane il problema del perché la ragazzina sia rimasta sola in tutto questo “baillamme”: della conoscenza virtuale di un ragazzo inesistente e della successiva delusione collegata all’abbandono ed al crollo dell’autostima. E, quindi, del suicidio. Sono casi limite, qualcuno potrebbe dire. Ed anch’io, in una certa misura lo penso. Concomitanze, intenzioni malevole,ingenuità. La cosa più tragica per me, come dicevo, è la “solitudine” in cui questa povera ragazza si è trovata, il fatto di non essersi potuta o voluta confrontare con nessuno, che non abbia messo al corrente nessuno di quello che le stava capitando. dalla sensazione di un amore giovanile alle successive delusioni, al crollo psicologico. Ma dov’era la famiglia, la scuola, la società, con le sue idee in merito ai comportamenti più consoni da assumere? Silenzio, un silenzio totale che sgomenta e urla.
Lorenzo, hai giustamente ampliato il tema delle responsabilità coinvolgendo giustamente la scuola e la società. A scuola si fa informatica, non so se se ne parla e come vine trattato l’argomento. Per quanto riguarda la società, siamo attoniti spettatori di un vuoto molto colpevole.
Il punto da focalizzare è anche, secondo me, la fase evolutiva della pre-adolescenza .Periodo delicatissimo in cui inizia a modificarsi l’assetto ormonale, si affacciano le prime pulsioni, il desiderio di conoscere, di sperimentare. Manca la consapevolezza del rischio.Ragazzi che non hanno la capacità (nè possono averla) di discernimento.Le loro camere sono dotate di tutto l’armamentario tecnologico:tutto è a portata di clic..
I genitori sono rassicurati nel saperli a casa, nella loro camera.Chi deve aprire quella porta e sedersi accanto al figlio, e dialogare, utilizzando ogni possibile escamotage
per rompere qell’isolamento psicologico relativo alla realtà
reale?…anche a costo di affrontare conflitti e discussioni a non finire?? Ditemi chi …..
Sì. Si devono aprire le porte a 13 anni. Si deve chiacchierare con i ragazzi. Si deve parlare dell’amore. Si devono fare ricerche insieme. Si devono affrontare temi come il vero e il falso nel web. Si deve, si deve, si deve. E chi non lo fa sbaglia sonoramente. Nel senso della pernacchia che gli andrebbe rivolta. E’ bello stare tranquilli perché la figlia o il figlio sono a casa ma nella loro stanza? Tappati con divieto di entrata per tutti?