Discutiamone … La politica ci rende liberi!!
Scritto da Scoiattolina il 11 Maggio 2011 | 28 commenti- commenta anche tu!

La politica ci rende liberi
Non sono tempi belli per la politica questi che viviamo. Sicché, quando ho letto il titolo di questo articolo di Angelo Panebianco (pubblicato sul Corriere della Sera Sette n. 16 del 21.4.2011 a pagina 219) sono rimasto trasecolato. Ma ho capito meglio dove l’autore andava a parare quando ho letto il sottotitolo, che è questo: Solo
se difendiamo l’autonomia dell’arte di governare possiamo salvaguardare le nostre libertà. Quindi non c’è una difesa “sic et simpliciter” della politica o, peggio, di “questa” politica, ma viene posta l’esigenza di una salvaguardia totale di tutte le libertà dei cittadini. A me sembra che sugli argomenti proposti da Panebianco si possa ragionare, liberamente e senza preconcetti. In questa chiave vi propongo di valutare i contenuti dell’articolo e, se credete, di discuterne.
Ecco l’articolo:
“Come prevedevo, la tesi che ho esposto in questa rubrica (Tono su Tono, aggiunta mia) il 7 aprile, secondo cui le diverse sfere dell’agire
umano, politica, economia, etica, estetica, vanno valutate, prima di tutto, alla luce dei loro specifici criteri, ha suscitato le reazioni polemiche di alcuni lettori. Approfondisco il tema ribadendo la mia posizione: la politica va giudicata, prima di tutto, alla luce di criteri politici. Faccio un esempio. Cavour, perseguendo l’Unità d’Italia, fece cose che sarebbero giudicate moralmente riprovevoli se le avesse fatte da privato cittadino, per suo tornaconto personale. Come tanti altri statisti, Cavour usò ogni trucco possibile, mentì, manipolò, coinvolse persino il Regno di Sardegna in una guerra (quella di Crimea) col solo scopo di accrescere il proprio potere negoziale a fronte delle potenze europee. Ma Cavour fu un grande statista: usò ogni mezzo disponibile per perseguire il suo ideale. Il criterio dell’etica comune, forse, lo condanna. Il criterio politico lo esalta. L’esempio mi serve per dimostrare che se non si tiene conto della specificità della politica non se ne comprende alcunché.
Ma c’è anche una ragione di principio per difendere l’autonomia relativa, non solo della politica, ma di tutte le diverse sfere dell’agire umano. Consiste nella tutela della libertà. La differenziazione fra i diversi ambiti (politica, etica, economia, estetica) è un portato della modernità e da essa dipende la libertà degli individui.
Per capirlo si pensi a quella reazione contro la modernità che fu il totalitarismo (di destra e di sinistra). Il totalitarismo distrusse la distinzione moderna fra etica, politica, economia, estetica, pose ogni aspetto della vita umana sotto il dominio della politica: allo Stato, alla politica, spettava la guida dell’economia nonché il compito di stabilire quali fossero i comportamenti etici e i criteri estetici accettabili. E’ solo se difendiamo l’autonomia dei diversi ambiti, e ammettiamo che ciascuno vada giudicato secondo il suo specifico criterio, che possiamo salvaguardare le nostre libertà. Accettare che la politica sia valutata alla luce dei suoi propri criteri significa contestualmente affermare che il suo raggio d’azione deve essere limitato, che non deve soffocare le altre sfere dell’agire umano e, con esse, la libertà”.
Fin qui Panebianco, il cui obiettivo di fondo mi sembra quello di evitare commistioni fra i diversi settori dell’agire umano, non già quello di non migliorarli, radicalmente anche, al loro interno. Non è un gioco qualsiasi, questo. Ne va della credibilità dei sistemi. Io affronterei, discutendone fra noi, nell’ambito della nostra sensibilità di eldyani, i problemi posti traendone delle considerazioni utili. Desideriamo farlo?
Lorenzo.rm

