LA BIANCA SIGNORA DEL CONERO !!
Scritto da giovanna3rm il 23 Maggio 2011 | 11 commenti- commenta anche tu!
Il Parco del Conero
::::::::::::::::::
Verde, aspra e sorprendete... in una giornata limpida basta salire in vetta al Monte Conero, per abbracciare le colline “rotolanti”, i borghi e le cittadine ricchi di storia, i monti innevati dei Sibillini e della Laga, il mare con le calette e le spiagge dorate. Qui inizia uno dei tratti più belli e suggestivi di tutto il litorale adriatico : il Parco del Conero. Rocce a strapiombo e calde atmosfere, la prima sensazione è quella di trovarsi in un angolo meraviglioso, dove la natura si è divertita a dipingere un capolavoro. Dalle dolci colline marchigiane, il paesaggio del Parco passa all'incanto delle scena che offre quello che la gente del posto chiama familiarmente “il Monte”. Originatosi a seguito di una lunga azione di sedimentazione marina iniziata nel Giurassico, il Monte Conero è emerso nel Pliocene, cinque milioni di anni fa, con i suoi 572 metri di altezza, punta di meridiana di un Parco esteso per 6.011 ettari. Prima area regionale protetta nelle Marche (1987) con quattro città al suo interno, un angolo di mondo che nello scrigno dei gioielli ha panorami mozzafiato che fanno capolino tra la macchia mediterranea e la parte agricola, la falesia che si tuffa nel mare cristallino creando calette e spiagge di indubbio incanto, il rosso dei corbezzoli, il giallo oro delle ginestre, il viola della lavanda, i lecci, gli ulivi e le viti. Il termine Conero deriva dal greco komaros, che significa corbezzolo, un arbusto dai frutti rossi e zuccherini ancora oggi diffusissimo in tutta la zona.
Strada del Monte Conero vista di Pietraluce
Partendo da Ancona, capoluogo delle Marche, lasciandosi alle spalle il Passetto, la strada del
Monte che attraversa l'intero promontorio, si inerpica e consente improvvise visuali di piccole spiagge di ciottoli bianchi, di scogliere calcaree, di calanchi brulli che tagliano la macchia mediterranea e conduce alla Baia di Portonovo.
“La Bianca Signora del Conero”... qui il tempo sembra essersi fermato, d'inverno le onde del mare ed il verso dei gabbiani e degli animali sono l'unico suono che l'orecchio coglie.
D'estate il turismo approda in questo angolo di paradiso, un insieme di baie di ciottoli bianchi lambite da un mare trasparente color smeraldo.
E poi, immersi in tramonti ineguagliabili, la cena nei caratteristici ristorantini pieds dans l'eau.
Baia di Portonovo con il Fortino Napoleonico
Incastonata nel verde della macchia mediterranea e lambita dal blu dell'Adriatico, la Chiesa di Santa Maria di Portonovo XI sec. eretta in candida pietra del Conero, gioiello di architettura romanica, con caratteristiche che fondono la croce greca con le forme della basilica latina, sta a ricordarci che nel 1034 fu edificato, in questo splendido luogo, un Monastero. Sembra impossibile che così vicino al mare sopravviva un edificio eretto mille anni fa. La spiaggia della Vela con il suo sciabordìo è a pochi metri, è qui che sorge la “Chiesetta” come la chiamano gli anconetani. Affascina la posizione, Santa Maria sta appollaiata ai piedi del Monte Conero, lambita da un bosco (dove scorazzano anche i cinghiali) con la zona absidale rivolta verso il mare.
Chiesetta di S. Maria dallo scoglio della Vela
La storia di Santa Maria è avvolta nel mistero, fu infatti costruita fra il 1034 e il 1050 ma nulla si sa del suo architetto. Inconfondibile invece lo stile romanico, con elementi bizantini e lombardi. Alla chiesa era annesso un monastero benedettino andato distrutto. Fino al XIV sec. il complesso fu un importante centro economico e religioso nonostante l'insolita posizione sul mare che lo esponeva alle scorrerie dei pirati. Ma a decretarne la fine non fu un popolo invasore bensì un terribile terremoto che nel 1320 distrusse il monastero e costrinse i frati benedettini ad abbandonare Portonovo. La chiesetta restò miracolosamente in piedi. Nel 1810 fu utilizzata come ricovero dalle truppe napoleoniche di stanza nel Conero. Nel 1894 lo Stato Italiano, divenuto proprietario, avvia il primo restauro a cui sono seguiti quello più importante nel 1988 e nel 1995 fino ad oggi e che le ha restituito l'antico splendore. L'interno è sorprendente, con le sue cinque navate così armoniosamente suddivise da far sembrare lo spazio più ampio di quello che è realmente. Al centro della navata si innalza ariosa una cupola ellittica di chiara influenza bizantina. Da qui piovono a terra i raggi del sole filtrati da quattro bifore. Un gioco di luce che contribuisce a rendere ancor più mistica e contemplativa l'atmosfera di Santa Maria. L'aria salmastra e il silenzio accompagnato dal lento infrangersi delle onde sulla riva, rendono questo luogo un angolo di straordinaria pace interiore.
Chiesa di S. Maria di Portonovo
Dettaglio del Presbiterio, con al centro l'icona di fine '800 raffigurante la Vergije Eléusa o Madonna della Tenereza.
Le poderose colonne della navata centrale poggiano su un pavimento originale a disegni geometrici in pietra e cotto. Indicano che i rettangoli e i rombi tracciati a terra probabilmente delimitavano gli spazi riservati ai frati da quelli dei fedeli. Bellissime alcune pietre della estrema navata di destra che sembrano quasi scogli lavorati, forse blocchi presi direttamente dal mare. Uscendo dalla Chiesetta, la luce del sole per un attimo abbaglia lo sguardo e all'ombra dell'ulivo si indugia un po' prima di lasciare questo luogo pieno di armonia. Mille anni di storia per questo “faro” che illumina di fede la costa anconetana.
Chiesa di S. Maria vista dal mare
Carlotta.an









