Le ceramiche di Caltagirone
Scritto da giovanna3rm il 12 Settembre 2011 | 8 commenti- commenta anche tu!
a.c. sono state restituite dagli scavi nei villaggi limitrofi, intorno all'abitato di Caltagirone. Successivamente, l'influenza greca si manifestò, oltre che nell’organizzazione sociale, anche nell’attività artigianale della produzione di terrecotte. I ceramisti locali appresero dai Cretesi l’introduzione del tornio, rivoluzionando l'antica
attività della ceramica. L'esempio più significativo della produzione di Caltagirone, testimonia gli stretti legami con la cultura Greca.E’ il cratere a figure rosse, risalente al V secolo a.C., conservato presso il Museo della Ceramica che ne dà il via. Dopo un lungo periodo di decadenza, quello della dominazione romana e bizantina, arrivarono gli arabi.Conquistata la Sicilia nell'827, gli arabi si stabilirono a Caltagirone ed innestarono nella produzione nuove tecniche e decori che avevano appreso nel lontano Oriente, determinando un forte rilancio dell’artigianato ceramico locale. Furono gli arabi, per esempio, che introdussero la
tecnica dell'invetriatura del vasellame, che da Caltagirone si diffuse prima in Sicilia e poi nel resto d'Italia. Sono infatti calatine e siciliane le più antiche protomaioliche italiane, e di esse splendidi esempi sono conservati nel Museo della Ceramica di Caltagirone. L'originalità dell'arte ceramica calatina,che non aveva mai smesso di primeggiare fra le diverse fabbriche isolane, fu particolarmente apprezzata dai
regnanti Normanni che ne incoraggiarono lo sviluppo. Già a partire dal XIV secolo, gli artigiani calatini godono di una meritata fama in tutta l'area del Mediterraneo, e ciò favorirà la loro produzione ovunque. Ciò grazie anche al privilegio concesso da Alfonso d'Aragona che nel 1432 consentì il commercio delle ceramiche di Caltagirone in tutte le città demaniali. Gli artigiani, che già godevano della possibilità di trarre da vaste cave d'argilla la materia prima del loro lavoro, e dal vicino Bosco di Santo Pietro la legna per ardere le proprie fornaci, poterono così affermarsi come i più importanti e qualificati produttori isolani di ceramiche. I decori sembrano
richiamarsi alla fastosa arte del tessuto e del ricamo siciliano, i colori - dapprima il manganese, poi il verde, i ramina, il giallo arancio ed il blu cobalto - a quelli del luminoso paesaggio siciliano.Già in quel periodo i pavimenti furono una delle tipologie che affermarono Caltagirone. Ciò permise di arricchire i saloni dei palazzi dell'aristocrazia e le navate delle chiese. Gli artigiani, inoltre, impiegarono una ricca policromia per la produzione dei vasi. Il Settecento segna il periodo di
balcone Ventimiglia, l'ingresso del Museo della Ceramica e, in tempi più recenti, la scalinata di Santa Maria del Monte ed il Cimitero Monumentale, che ospita al suo interno eleganti cappelle gentilizie, rivestite in terracotta (prevalentemente realizzate dalla fabbrica Velia), alla quale si devono anche alcune ville Liberty della Città. Candelieri, vasi, lucerne, calamai, formelle per dolci, sono solo alcuni esempi di come si sia sbizzarrita la capacità creativa degli artigiani di Caltagirone. Nelle loro cento e più
botteghe l'argilla viene plasmata anche per la creazione di eleganti sculture che rappresentano personaggi e scene della vita quotidiana. I presepi di Caltagirone non si rifanno ad un contesto sfarzoso, come in quelli napoletani, ma raffigurano, con grande semplicità ed una minuziosa cura dei particolari, scene di vita popolare.A questa tradizione ogni anno, a Natale, è
dedicata una mostra che raccoglie la migliore produzione: dalla preistoria fino ai tempi recenti. La Scuola di ceramica vi radunò i più autentici interpreti dell'antica tradizione, trasmettendo agli studenti - i segreti e la passione per un'arte antica, efficace testimone di una cultura millenaria.

