Illustri personaggi stranieri innamorati dell’Italia
Scritto da giovanna3rm il 17 Novembre 2011 | 15 commenti- commenta anche tu!
La passione che l’immenso patrimonio artistico d’Italia e le sue incantevoli bellezze paesaggistiche suscita nel viaggiatore, non è un prodotto dell’industria moderna del Turismo, ma anche in altri tempi ha attratto un gran numero di persone colte, che del nostro paese facevano la mèta privilegiata dei loro viaggi di piacere. Piacere dispendioso, riservato ai pochi dotati di mezzi, che comportava spostamenti lunghi e disagevoli, ricco di imprevisti e non del tutto privo di rischi, caratteristiche tuttavia che, lungi dallo scoraggiare il viaggiatore, al contrario aggiungevano al Grand Tour, come fu allora chiamato il viaggio in Italia, intrapreso da nobili e ricchi borghesi, lo stimolo alla scoperta delle vestigia di civiltà millenarie. Erano tempi in cui fioriva e si diffondeva l’interesse per la storia antica e l’archeologia, la possibilità offerta dal lento, inevitabile susseguirsi delle tappe del lungo tragitto, di contemplare un paesaggio unico in Europa, per quell’armonica bellezza che la mano dell’uomo ha saputo imporre al territorio, con il lavoro e la sapienza di secoli di civiltà rurale.
Il Tempietto del Bramante - S. Pietro in Montorio - Roma
Infine, il rapporto diretto con gli abitanti della Penisola che, il modo di viaggiare dell’epoca, rendeva necessario, e che permetteva di conoscere i vari costumi ed usi delle popolazioni e scoprire la ricchezza di un patrimonio inestimabile, riguardante ogni aspetto del vivere umano, dall’artigianato alla gastronomia, dalle usanze al canto popolare. Tutto ciò faceva del Grand Tour un momento essenziale della formazione culturale ed umana dei membri dell’alta società, un’esperienza che andava al di là di quello che può oggi rappresentare un semplice viaggio di piacere in tempi di turismo di massa. Va da sé che si sarebbe potuto parlare di molti altri, artisti, letterati, ecc., ma è stato necessario limitare il numero all’essenziale. D’altra parte, negli eventuali commenti, potreste pensarci voi ad elencarne dei nuovi.
Perché Goethe andò in Italia?
(1749-1832)
Il viaggio di Goethe fu una specie di fuga. Il lavoro come ministro a Weimar aveva soffocato la sua creatività. Sentì la necessità di cambiare pelle. L’Italia era sempre stato il suo sogno, l’Italia classica della Magna Grecia e dei Romani. Preparò questa fuga di nascosto, nessuno doveva sapere quando e per dove sarebbe partito. All’inizio viaggiò sotto falso nome. Quello che Goethe cercò nella Penisola non era tanto l’Italia di Michelangelo o di Leonardo, della grande pittura Rinascimentale e Barocca. Durante il suo primo soggiorno a Firenze si fermò appena tre ore e, a Roma, nella Cappella Sistina si annoiò addormentandosi. Cercava l’antichità greca-romana e quando a Verona vide per la prima volta un monumento romano dal vivo, cioè l’Arena, fu felice.
Goethe
Una volta a Roma si sentì subito a casa. Il viaggio doveva durare alcuni mesi, alla fine passarono più di due anni. Più che un viaggio in Italia, vi trascorse una vita, e più si fermava più si rilassava. Solo in Italia, a 37 anni, scoprì l’amore, quello fisico, sensuale. Oltre a dipingere, ricominciò a scrivere e diventare nuovamente creativo. Il suo diario è un libro molto interessante ma insolito. Non è la descrizione del paese, piuttosto delle impressioni che riceveva dal Paese e dalla gente, mescolata con riflessioni, arte, cultura, letteratura. Leggendo il libro si apprende più di Goethe che dell’Italia, ma della sua Italia, quella che nessun altro avrebbe potuto vivere così.
Keats e Shelley (1785-1821) - (1792-1822)
I due scrittori Inglesi, molto amici, giunsero a Roma stabilendosi in un magnifico palazzo, situato alla destra della Scalinata di Piazza di Spagna. Keats arrivò a Roma per trascorrervi gli ultimi mesi di vita: morì di tubercolosi a soli 25 anni.
A destra della Scalinata il Palazzo di Keats e Shelly
M.me Louise Germaine Necker - Baronessa di Staël
(1766-1817)
Donna di grande classe e cultura, riceveva nel suo salotto letterario di Parigi artisti, uomini di lettere, compreso Voltaire. Era tuttavia invisa a Napoleone Bonaparte, per le sue idee liberali e la sua autonomia di pensiero.
Baronessa de Staël
Scrisse molti libri tra cui Corinne ou l’Italie, frutto del suo viaggio e soggiorno italiano, dal 1805 al 1807, e degli incontri con i letterati e artisti del tempo: Monti, Verri, Pindemonte, Canova, Cesarotti. Corinne è il racconto di quell’impresa ideale e antesignana, affidata dalla Staël all’eroina contrastata da luoghi e tempi immaturi.
Johann Winckelmann (1717-1778)
Archeologo e storico dell’arte, tedesco, di fama mondiale, appassionato dell’antichità classica, porterà alla luce Ercolano e Pompei.
Ercolano
J. Milton (1608-1674)
Uno dei maggiori scrittori Inglesi. Il suo capolavoro: Paradiso perduto, fu pubblicato in una prima edizione in 10 volumi.
John Milton
Soggiornò a Firenze ed ebbe relazioni con i letterati del tempo, in modo particolare con Galileo Galilei.
T. Hobbes (1588-1679)
Filosofo Inglese, intrattenne anche lui frequenti rapporti con Galileo Galilei a Firenze.
T. Hobbes
W.A. MOZART
(1756-1791)
Nel dicembre 1770 Wolfgang e suo padre intrapresero il primo viaggio in Italia. Leopoldo non intendeva solo mettere in mostra il figlio, ma anche dargli un’educazione, e l’Italia era ancora considerata il miglior luogo dove un giovane musicista potesse affinare il suo talento fino a diventare un artista completo. Il loro primo viaggio segui il modello sperimentato del Grand Tour, che prevedeva soprattutto concerti nelle case di autorevoli esponenti della nobiltà. A Verona, Mozart diede un concerto all’Accademia Filarmonica. In seguito, ad un concerto tenuto a Mantova, un resoconto della Gazzetta di Mantova lo descrisse come “ineguagliabile”.
Da Mantova, Mozart si spostò a Milano dove si esibì più volte nella casa del Conte Karl Firmian, ministro plenipotenziario austriaco. Lasciata Milano, padre e figlio proseguirono per Bologna e Firenze, arrivando in seguito a Roma. Dopo aver visitato Napoli rientrarono a Roma, per ritornare a Bologna, dove Mozart fu ammesso tra i membri dell’Accademia Filarmonica.
Mozart a Bologna nel 1777
Rientrarono, infine, a Salisburgo, dopo aver visitato Torino, Venezia, Padova e Verona. Quei 15 mesi di viaggio furono un successo straordinario, ampiamente riportato dalla stampa internazionale. Il giovane Mozart era ormai riconosciuto come un grande genio.
J.C. Corot
(1796-1876)
Il grande pittore Francese, più che gli insegnamenti dei due maestri, fu fondamentale il viaggio a Roma che Corot compì nel 1825. Durante questo primo soggiorno in Italia, durato tre anni, l’artista fu attratto dagli antichi monumenti e, soprattutto, dal paesaggio della campagna romana, che ritrasse ampiamente.
Corot - Ponte di Narni
Famoso il Ponte di Narni, la veduta di Firenze da Boboli e il Colosseo visto dai Giardini Farnese.
Lord Byron
(1796-1822)
Attraversando l’Umbria, Byron fu colpito dalla bellezza di tre suggestivi luoghi d’acqua della regione: il Lago Trasimeno, le sorgenti del Clitunno, le cascate delle Marmore e il Tempietto del Clitunno. Si recò frequentemene in quei luoghi, dimorando anche a Trevi. La presentazione
delle Fonti del Clitunno, concepita dal poeta è, comunque, gradevole e tipicamente romantica. Così Byron inserirà il suo nome tra gli scrittori famosi (Virgilio, Properzio, Plinio il Giovane, Carducci e tanti altri), che in ogni epoca hanno ammirato ed esaltato questo luogo incantevole, angolo di eccezionale bellezza e pace.
Stendhal - (MarieHenry Beyle)
(1783 -1842)
L’Italia lo appassionò e, in particolare Milano lo incantò immediatamente; resterà per lui “la beauté parfaite”. Stendhal vi si stabilì e vi rimase per 7 anni, componendo il suo primo libro dal titolo Vies de Haydn, de Mozart et de Métastase.
Stendhal sperperò l’eredità paterna e fu rovinato. Dovette provvedere a vivere del mestiere di scrittore. Frequentò allora i più celebri salotti e condusse una vita sentimentale intensa e tormentata. I suoi libri più celebri: La Chartreuse de Parme et Rouge et Noir.
Axel Munthe
(1857-1941)
Grande medico, psichiatra, scrittore Svedese, e coltivò vari altri interessi. Nel 1908 fu tra i volontari che portarono soccorso alla popolazione dopo il terremoto di Messina. In seguito a questa esperienza scrisse il libro: Lettere da una città dolente. Axel Munthe era ancora un giovane e brillante medico quando decise di realizzare i propri sogni ambiziosi, stabilendosi ad Anacapri, costruendovi una villa, a ridosso delle vestigia di ruderi romani. Fu un cultore dell’arte, filantropo e grande amico degli animali.
Tranne brevi intervalli, Axel Munthe visse ad Anacapri per più di 56 anni., quando dovette ritornare in Svezia, a causa di una grave malattia agli occhi che lo stava portando alla cecità. Il suo amore per l’amena isola coincise con il consolidarsi della fama di questo luogo di villeggiatura preferita da personalità di spicco, provenienti da tutto il mondo. Oggi la Villa-Museo di Anacapri appartiene all’Ambasciata Svedese.












