Del pareggio di bilancio

     

Leggo nella news letter de Il Legno Storto, il giornale pubblicato in web, questo articolo di Livio Ghersi del 12 agosto 2011 che mi sembra estremamente interessante. Lo propongo in parte in quanto è molto lungo. Ma la parte fa capire agevolmente il tutto. Il tema è attuale perché è stato fatto proprio dai Paesi UE ed è stato deciso nella riunione del 2 marzo 2012.

  “I politici italiani, nella loro media, hanno il torto di non prendere sul serio le parole; di conseguenza, sono pronti e generosi nell'assumere impegni. Anche quando sanno benissimo che quegli impegni non potranno essere onorati perché mancano le condizioni strutturali per onorarli.     Tra le parole con cui troppi ritengono di poter "giocare" rientrano pure quelle che, invece, ci si aspetterebbe avessero una particolare solennità: perché destinate a far parte della Costituzione della Repubblica, mediante riscrittura delle disposizioni esistenti, o tramite l'inserimento di disposizioni nuove.     Sono meravigliato dell'unanimità che si riscontra fra le parti politiche a proposito della proposta di inserire in Costituzione il principio del pareggio di bilancio. Enunciare questo principio è facile. Metterlo in pratica, molto ma molto più difficile. Il nostro bilancio è strutturalmente in deficit. Qui c'entra poco Berlusconi. Si tratta di una tendenza di lunghissimo periodo. Governi di diverso e fra loro alternativo indirizzo politico hanno subìto, o incentivato, questa realtà. Cito velocemente qualche dato, attingendo a studi che ho fatto in passato. — Bilancio dello Stato di competenza per l'esercizio finanziario 1997, quando si era ancora sulla scia della politica di risanamento finanziario condotta dai governi presieduti, prima da Giuliano Amato, poi da Carlo Azeglio Ciampi, nel biennio compreso tra il mese di aprile 1992 e il mese di aprile 1994. Le entrate complessive stimate coprivano il 64,14 % del totale delle spese previste. Di conseguenza, si prevedeva di finanziare il restante 35,86 % delle spese mediante ricorso al mercato, cioè con nuovo indebitamento. — Bilancio dello Stato di competenza per l'anno finanziario 2010, ossia con il Governo presieduto da Berlusconi e la politica economica affidata al Ministro Tremonti. Il totale complessivo delle entrate stimate copriva appena il 59,38 per cento delle spese complessive preventivate. Per fare quadrare il bilancio, si prevedeva, pertanto, di finanziare il 40,61 % delle spese mediante ricorso al mercato, cioè con nuovo indebitamento. — Bilancio dello Stato di competenza per l'anno finanziario 2011, quello in corso. Il totale complessivo delle entrate stimate copre il 64,72 % delle spese. Per fare quadrare il bilancio, si prevede, pertanto, di finanziare il 35,27 % delle spese mediante ricorso al mercato, cioè con nuovo indebitamento. La realtà ci dice che, quando va bene, le entrate coprono due terzi del totale delle spese. Così è sempre stato, non per un periodo eccezionale, ma per decenni e decenni. Sostenere che, già nel 2013, si possa conseguire il pareggio del bilancio dello Stato significa fissare un obiettivo teoricamente possibile, ma praticamente difficilissimo. Si richiederebbero tagli della spesa pubblica di tale entità da determinare sconvolgimenti sociali. Sarebbe il Governo (questo, o un altro) in grado di fronteggiare le proteste che prevedibilmente si scatenerebbero in ogni zona del Paese e che vedrebbero uniti giovani e vecchi, disoccupati e pensionati, corporazioni di ogni sorta? Se la prospettiva realistica è questa, com'è possibile che le forze politiche, quasi unanimemente, dicano sì alla proposta di inserire in Costituzione il pareggio del bilancio, con la stessa tranquillità con cui un privato cittadino potrebbe decidere di mangiare un cono gelato?

Bilancio della crisi

mille fallimenti al mese

  Il punto è che liquidano questa proposta come il riconoscimento di un obiettivo tendenziale, che non costa niente affermare, e che poi resterà appunto tendenziale. Indicherà la rotta, fermo restando che la pratica è cosa del tutto diversa. L'articolo 4 della Costituzione, secondo cui "la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro", ha forse impedito che oggi milioni di cittadini siano inoccupati, disoccupati, espulsi dal mercato del lavoro, costretti a forme di precariato e di sfruttamento lavorativo che la parola "flessibilità" non riesce del tutto a nascondere? Allo stesso modo si può affermare il pareggio del bilancio e poi continuare ad andare avanti con il deficit, constatando l'impossibilità di fare altrimenti”.

Questo è l’articolo e sui suoi contenuti possiamo sbizzarrirci quanto vogliamo. Ma uscendo dall’ovvio e dallo scontato. Dialoghiamo fra noi. Io ci sto e voi?

       


COMMENTI

  1. il 16 marzo, 2012 giovanna3.rm dice:

    Nel leggere attentamente l’articolo proposto, peraltro molto interessante, ci si rende veramente conto che i nostri politici sembrano non riflettere con accortezza sulle proposte che lanciano, come quella, appunto, di voler conseguire il pareggio di bilancio nel 2013, allorché il deficit che abbiamo raggiunto ha proporzioni deliranti! Come precisa l’autore dell’articolo, se si mettesse in cantiere questo proposito, come minimo susciterebbe la rivolta in massa della popolazione.
    Sicuramente, con questi e altri esempi che provengono dal nostro Parlamento, ho delle serie perplessità a dare il mio voto, se penso che in primavera, o giù di lì, saremo chiamati alle urne…..

  2. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Saremo chiamati al voto, Giovanna? Sai, a non votare si prende facilmente l’abitudine, tanti sono i motivi di disamore che i cittadini hanno nei confronti della cosiddetta “casta”. Ma staremo a vedere. Parlando di bilancio siamo costretti, per così dire, “a fare i conti con noi stessi” oltre che con gli altri.

  3. il 16 marzo, 2012 ANGELOM dice:

    Purtroppo noi italiani siamo abituati al comportamento disinteressato dei politici verso noi cittadini, le cose che dovrebbero essere fatte, si sfumano solo in parole. La fiducia di tutti è venuta sempre meno, fino al punto di disertare il dovere e l’obbligo del voto, infatti secondo i sondaggi, gli assenteisti a questo compito sono arrivati al 38%, non credo che questo sia il modo migliore per risolvere certi problemi, dobbiamo essere tutti responsabili e valutare e decidere da che parte stare, analizzando con serietà i programmi e le aspettative che la classe politica ci propone. E’vero che il nostro bilancio passivo viene da lontano ed è arrivato alle stelle, ma in questi ultimi anni non è stato fatto nulla per migliorarlo. Notizia di ieri ,è stato fatto un notevole passo avanti per ristabilire l’equilibrio del debito pubblico, non voglio parteggiare per nessuno ma da quello che apprendiamo il governo tecnico sta facendo un buon lavoro. Se non altro abbiamo acquistato quella dignità nel campo internazionale. Purtroppo per rimettere in sesto una famiglia, questa deve fare anche dei sacrifici, ne vedremo in seguito i risultati spero positivi .

  4. il 16 marzo, 2012 franco muzzioli dice:

    Caro Lorenzo ,cerco di fare un esempio quotidiano ,se un padre di famiglia si accorge che ha alle spalle un forte debito dovuto ad uno squilibrio tra entrate ed uscite ,per prima cosa deve fare un corretto “mea culpa” ,poi chiama moglie e figli e dice…” da domani si va dal parrucchiere una volta al mese..si mangia fuori una volta ogni tre mesi,non si va più al cinema….e via dicendo ….cioè cerca di diminuire le spese partendo da quelle meno necessarie. Ma questo non basta perchè il debito accomulato è troppo alto ,allora fa un piano di rientro dalle spese per più anni ,cercando di capire quando si possa raggiungere il “break even”.
    Ma contemporaneamente ,anche se immediatamente non è possibile, dice a se stesso ,alla moglie ed ai figli che ciò che si spende deve essere uguale a quello che si guadagna e questa deve diventare una regola.
    Penso sia questo ,semplicisticamente ,lo spirito che sta muovendo governo e politici ….personalemnte lo trovo inevitabile ……finalmente!

  5. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Angelo, il tuo commento corrisponde esattamente alla tua natura di persona disinteressata e perbene. E quindi, le novità che si adombrano sul fronte della diminuzione e del controllo del debito pubblico, le valuti con attenzione e competenza. Riscontri dei significativi mutamenti rispetto alla precedente situazione, ascrivibili al governo tecnico e non discuto. Il fatto è che occorre comunque rispondere alla semplice domanda: chi valuta tutto questo? E la risposta è anch’essa semplice: non valutano le stesse fonti che hanno determinato l’accrescimento del nostro debito, cioé i potentati bancari e finanziari europei? E qui comincia il gioco pesante perché, essendoci dei beneficiari, prudenza vorrebbe che non fossero gli stessi beneficiari a decidere ma organi di rappresentanza democratici al livello europeo. Si dice, però, che in mancanza di impegni concreti da parte degli Stati si va al default e non si ha diritto ai crediti della Banca europea. Eccetera, eccetera. Io, da buon padre di famiglia, dico a me stesso che non avrei mai fatto tutti quei debiti sul piano familiare. E mi dico pure che forse mi hanno ingannato in quanto inconsapevole beneficiario degli impieghi pubblici determinati da quel debito. Quindi, alla fine, dico a me stesso che il vero problema è quello della rappresentanza e del grado di fiducia che i cosiddetti rappresentati, cioé noi comuni cittadini, possiamo nutrire nei confronti di chi dice di rappresentarci.

  6. il 16 marzo, 2012 giosue1.vi dice:

    potete dire quello che volete ,ma il nostro bebito sale piu di un miglione di euro al giorno ,e quelli sono tecnici ,si x le loro tasche.

  7. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Franco, non devo dirti, per l’ennesima volta, quanto io condivida il tuo pensiero. Non fa una grinza, amico. Che governo e politici si muovano sul fronte della prudenza e serietà del buon padre di famiglia non sono sicuro, tuttavia condivido il fatto che dicono di muoversi in tale direzione. Finalmente, molti dicono. Abbiamo vissuto al di là delle nostre possibilità, abbiamo fatto le cicale e ora ne paghiamo le conseguenze. Qualcuno dice di più: ci hanno taciuto per anni le nostre reali condizioni e finalmente qualcuno ci ha costretto, ci costringe, a ragionare e a prendere gli opportuni provvedimenti. Rimane, come dicevo ad Angelo, il problema di chi decide che cosa. Del come, del quanto, dei tempi, dei termini. E qui, come converrai, si può discutere parecchio. Io voglio aggingere un piccolo ragionamento sul debito. Il debito è determinato da titoli dello Stato emessi in dipendenza da esigenze, soprattutto di investimenti ed impieghi, preferibilmente di carattere straordinario e non ordinario, cioé relativi a spese di funzionamento. Dico preferibilmente perché magari non sarà così: non c’è mai, a fronte dei titoli emessi, un piano di spesa relativamente alle opere o agli impieghi che si intende coprire. Ecco forse una delle ragioni fondamentali della crescita del debito. Ma c’è di più: almeno fino a quando non ci hanno fatto una “capa tanta” sullo spread, il cittadino, comprando titoli pubblici, era indotto a ritenere che svolgesse un’azione da patriota nei confronti dello Stato. Invece lo indebitava inconsapevolmente. Ma allora, uno potrebbe chiedersi, che cavolo di Stato è questo se mi chiede dei soldi e insieme andiamo alla rovina? E poi mi rimprovera perché sono vissuto al di sopra delle mie possibilità? Guardate che non è un ragionamento da folle. Per nessuna ragione al mondo comprerò più nella mia vita titoli di Stato.

  8. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Ed ecco che, per questo, mi trovo a dare ragione a Giosué. Tecnici o non tecnici al comando, quando il debito diventa una variabile indipendente, cioé non è raffrontato agli altri elementi di entrata-spesa, c’è poco da discuterne. C’è e ci sarà. Anzi, crescerà sempre e comunque. Anche se scriviamo nella Costituzione l’obbligo (tendenziale) del pareggio di bilancio. Si dovrebbe prima di tutto valutare i programmi di spesa ed emettere su questa base i titoli necessari a copertura e non valutare soltanto, attraverso gli spread e i rendimenti, “come stanno andando o come sono andati i titoli”. E, tutto ciò, in concerto con i cittadini che si rappresentano e non con la logica dei richiedenti finanziatori e creditori. Si assume poi, di solito, una logica dell’urgenza: ci sono i titoli che scadono e bisogna coprirli sperando che il tasso offerto si riduca e tutti gioiscono se questo avviene. Ma si è lontani mille miglia dai concetti fondamentali del perché si chiedono i soldi e delle cose che si vogliono fare con i soldi ottenuti.

  9. il 16 marzo, 2012 ANGELOM dice:

    Io penso che la causa reale di tutto questo dissestamento finanziario internazionale e mondiale sia dipeso da fatto che tutte le banche abbiano fatto ilo loro comodo, senza tener conto della situazione economica interna di ogni paese. Vedo che ora incominciano a fare marcia indietro, anche perché fino ad ora non c’è stato nessun organo che a cercato di evitare tutto questo. La parte politica internazionale si sta svegliando, mettendo dei paletti, penso che se tutti tirassimo un po’ i freni le cose migliorerebbero, manca solo la volontà politica e l’interesse di ognuno di noi fare la nostra parte. Lorenzo, caro amico, ti prego di dare una valutazione a questo mio pensiero in qualità di un esperto di notevole esperienza. Speriamo che tutto rianimi i nostri intendimenti e comporta menti responsabili e diversi per venire fuori da tale situazione.

  10. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Sono d’accordissimo con te, Angelo e, del resto, come potrei non esserlo? Tu noti un risveglio di istituzioni e menti, io me lo auguro. Però, nelle sedi opportune, bisogna fare la voce grossa e fare gli interessi dei propri cittadini. Purtroppo noi, come Italia, siamo stati sfortunati: il governo Monti, quando fece il decreto salvaitalia, era troppo nuovo e doveva dare dimostrazione di serietà (condiscendenza?) ai Paesi che più contavano in sede UE (Francia e Germania). Oggi, con il senno di poi, avrebbe forse fatto un decreto meno negativo per il popolo italiano. Quanto agli altri protagonisti, Presidente della Repubblica e Parlamento, è meglio lasciar perdere. Ma sono mie idee personali, che non coinvolgono gli amici e delle quali mi scuso in partenza.

  11. il 16 marzo, 2012 anna b. dice:

    Perché questa legge è tanto importante? Sostanzialmente perché impone il rispetto, per le amministrazioni pubbliche, delle regole di bilancio e soprattutto impedisce di sforare l’equilibrio dei conti, aumentando i costi a dismisura e lasciando che siano le generazioni future a pagare il conto.
    A parole solo, ma i fatti?

  12. il 16 marzo, 2012 franco muzzioli dice:

    Ringrazio Lorenzo che ha accettato la mia semplificazione ,un pò banale, ma era per spiegarmi.
    La rabbia di Giosuè è sacrosanta , ma da qualche parte questo governo di tecnici doveva pur cominciare. Il danno è stato fatto e le cause sono molteplici dovute soprattutto alle disennate politiche degli anni 80/90 e dalle miopie ottimistiche degli anni 2000.
    Ma ora è inultile cercar colpevoli …dobbiamo fare sacrifici, combattere la corruzione,l’evasione fiscale ,i politici che fanno solo i propri interessi, tagliare altre spese superflue dello Stato e questo non lo possiamo fare soltanto protestando, ma vivendo la vita politica e votando chi ha queste precise indicazioni nei programmi.
    E’ controproducente fuggire dalla “partecipazione( come ha accennato Angelo) è il momento di prenderci tutti delle responsabilità.

  13. il 16 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Grazie, Franco. E’ proprio sulla partecipazione che si verificherà il grado di accettazione dei sacrifici chiesti ai cittadini. Se, come dice l’autore dell’articolo, il sistema economico italiano è costantemente fondato sul deficit, che si consolida in debito, gli effetti di una politica di sacrifici e parsimonia possono essere devastanti in termini non solo di crescita ma addirittura di modello di vita dei cittadini. E si ritorna, quindi, alla misura, alla gradualità, alla intensità degli interventi. Quando dalle intenzioni generiche si passa agli interventi concreti il cielo diventa meno azzurro ed il sole scompare. Per un Paese ad economia matura come l’Italia non è facile trovare alternative di modelli economici meno costosi, in grado, tuttavia, di far vivere e sopravvivere le persone. Se non si cercheranno adesso tali alternative perché presi dalla fretta di risparmiare, contenere, rimborsare, non occorrerà perdere tanto tempo. Perché l’Italia muore senza interventi che non siano semplicemente basati su tasse, risparmi e contenimenti.

  14. il 17 marzo, 2012 ANGELOM dice:

    Purtroppo fino a qualche anno fa non abbiamo mai preso in considerazione il pericolo che stavamo correndo, seguitando ad indebitarci, a soddisfare tutte le nostre più anche inutili esigenze, e ad arricchire le banche, ora dobbiamo fare tutti un passo indietro e valutare la situazione che ci si presenta, abbiamo criticato inconsapevolmente il debito pubblico che si è accumulato, penso che in questo periodo dobbiamo tutti responsabilizzare le nostre abitudini e affrontare la vita con altri interessi ed altre convinzioni. Rimbocchiamoci le maniche prendiamo tutti coscienza di quello che può essere utile per il nostro paese, magari esternando anche i nostri disagi giornalieri, rendendoci ancora più responsabili per un avvenire migliore..

  15. il 17 marzo, 2012 giuseppe dice:

    Il debito italiano parte da lontano: decenni di governi senza controllo che pur di restare a galla tamponavano un debito con altro debito o emettendo moneta oltre misura e da qui l’inflazione galoppante che aveva raggiunto tassi mostruosi e impensabili ed erano sempre i cittadini a farne le spese con un potere d’acquisto progressivamente minore. Oggi quelle manovre non si possono più fare perché abbiamo un controllo centrale dell’Europa. Eravamo sull’orlo dell’abisso e ancora non ne siamo usciti. É stato necessario inventarci un governo tecnico per cambiare direzione. Non sarà il toccasana, siamo sempre nella china, ma perlomeno abbiamo iniziato ad azionare i freni.

  16. il 17 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Ecco, Anna, è proprio come dici tu: passare dalle parole ai fatti sarà la vera impresa. E tutto questo dovrà essere fatto tenendo sotto controllo non soltanto, com’è opportuno, la spesa pubblica, ma anche le fonti di entrata. Ma ciò si riferisce al bilancio in senso stretto. Occorre inoltre, cosa anche più importante, controllare l’andamento dell’economia (non soltanto quella finanziaria ma soprattutto quella reale) ed il rapporto democratico con i cittadini.

  17. il 17 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Sì, Giuseppe, ma non solo i freni si devono azionare. Lavorando di freno si rischia una recessione senza fine e, con la recessione, la disoccupazione, il ristagno degli investimenti, l’impossibilità di vendere all’estero, ecc. Occorre, invece, programmare e dosare bene gli interventi. E, a questo riguardo, è essenziale sapere chi comanda davvero in Europa, se i Paesi più forti che ne fanno parte o una autorità sovranazionale democraticamente aperta alla valutazione dei problemi di tutti i Paesi aderenti. Io ho i miei dubbi che la “regia” degli interventi sia “tarata” alla stregua delle esigenze delle istituzioni finanziarie dei Paesi più coinvolti nei movimenti finanziari e monetari. Se questo fosse, occorrerebbe lottare perché questi Paesi riducano le loro pretese di rientro dei capitali investiti. E’ sempre meglio mantenere in vita le economie di tutti che mandare a gambe all’aria i più deboli.

  18. il 17 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Ad Angelo voglio dire che nell’economia, come nella vita, ferme rimanendo tutte le sue valide considerazioni morali, occorre operare di sciabola e non di fioretto, considerando il fatto che, di fronte a noi, ci sono altri protagonisti agguerriti che farebbero un boccone di noi se dimostrassimo debolezza. C’è più di un intermediario finanziario che ha guadagnato e guadagna sui nostri errori, e non tanto quelli dei cittadini ma dello Stato che dovrebbe rappresentarli. E’ lo Stato che ripiana indebitamente il suo deficit annuo con l’emissione di titoli che in seguito diventano preda delle speculazioni. L’ho detto già in un altro commento. Dobbiamo uscire dalla logica che sia tutta colpa nostra, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che abbiamo tolto il futuro ai giovani. Semplicemente non è vero. Abbiamo soltanto comprato titoli pubblici. E per giunta con l’intento di risparmiare a favore dei nostri figli. Quando si utilizzano numeri, medie o alre cose del genere si possono dire solenni stupidate.

  19. il 18 marzo, 2012 lieve dice:

    Bene! vi ho letto , ma mi chiedo , a questo punto che si fa?

    Strizzati ben bene i panni fino a renderli straccetti impauriti che accettano qualsiasi trattamento pur di sperare ancora….Qualsiasi sacrificio, battendoci pure il petto per un mea culpa, riconoscenti e fiduciosi di un uomo che ci sembra sobrio,serio e disinteressato ai giochi della casta.Il suo fare autorevole ci da fiducia , anche se ognuno spera che non si “monti la testa”, che non si creda intoccabile e che non perda di vista le realtà delle cose, commettendo errori di valutazione e che sia in grado di attirare i capitali necessari per favorire lo sviluppo.
    Noi siamo bloccati dalle infrastutture che mancano per rilanciare il mercato.Gli stranieri non hanno fiducia nel nostro paese e non investano , anzi , abbandonano i progetti dopo anni di attesa. vedi BRitish Gas,milioni di euro buttati al vento,la Gas Natural Fenosa spagnola,la Veolia francese,senza parlare del trattamento dei rifiuti, bloccati da anni, o degli anticapitalisti della Val di Susa.
    Ci mollano tutti perchè non siamo credibili e abbiamo troppi vincoli giuridici e ricorsi contro tutti, che impediscono anche il più banale sviluppo; così il capitale privato internazionale scappa…. sbattendoci la porta in faccia. Speriamo che il “bocconiano” se ne renda conto,che non bastano la nostra fiducia, le nostre tasche vuote e le nostre speranze,bisogna essere credibili anche al di fuori delle nostre mura..

  20. il 18 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Lieve, che ti devo dire? Non è la prima volta che richiami alla realtà delle cose e che ci metti con le spalle al muro. Osservo solo, condividendo quanto scrivi, che la fiducia è una cosa seria e si ispira o no. Ma anche che bisogna vedere da chi la vogliamo. E anche chi intrpreta i nostri bisogni. E anche che occorre fare cose giuste ed efficaci. Eccetera, eccetera. Come vedi, non ho soluzioni. Osservo, in conclusione, che abbiamo diritto di vivere sempre e comunque e che, quindi, dobbiamo essere aiutati più che distrutti. Chi vuole intendere intenda. E con ciò finisco dicendo che Monti non mi piace e che non mi piace l’equilibrio “politico” sul quale si regge. Ma, naturalmente, sono opinioni personali.

  21. il 18 marzo, 2012 lieve dice:

    Pure a me non piace , Lorenzo, però adoro il suo loden, e vorrei tanto permettermelo….oggi… ma anche domani…
    La speranza non costa niente, grazie a Dio…

  22. il 18 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Dio mio, Lieve, se è solo per il loden mi posso permettere di regalartelo? Scherzo, naturalmente, e scusami se mi sono permesso.

  23. il 18 marzo, 2012 lieve dice:

    Hahahahaah, ce l’ho , grazie , ma non lo metto….Fa parte dei ricordi del passato…
    Lorè , era solo x alleggerire la pesantezza e lo sgomento che provo…

  24. il 18 marzo, 2012 nikodireggio dice:

    che dire di tutte queste cose che esponete, sono riusciti a togliere
    la fiducia………..mi sono stufato del ritornello dei sacrifici
    ma che devo sacrificare che non ho niente? HO SOLO I CALLI NELLE MANI………..I DEBITI LI HANNO FATTI FACENDO GLI SBRUFFONI FREGANDOSI DI NOI………..UNA FAMIGLIA CHE FA FATICA A FINE MESE DI SACRIFICI NE FA abbastanza,già non dorme la notte perchè no sa come affrontare e questo è già…..tanto.ognuno di noi vive la propria realtà chi ha le spalle coperte non puo capire chi ha freddo chi ha fame e tante altre cose
    i discorsi accademici sono una cosa la realtà è un’altra

  25. il 18 marzo, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Nicoletta, di fronte ai tuoi discorsi semplici e precisi c’è poco da dire. I nostri governanti di ieri e di oggi, e non soltanto quelli politici, dovrebbero solo vergognarsi. Come siamo potuti arrivare a questa situazione che ci dicono gravissima? Ho già scritto in sede di commento che la fiducia in chi fa la diagnosi non è e non può essere completa. Aggiungo qui che, anche per quanto riguarda gli nterventi, ci può essere qualche dubbio. Quando si parla di spread, debito, e altre diavolerie del genere, ci si dimentica facilmente dei reali, concreti problemi delle persone. Ai quali giustamente tu ci richiami, Niko.


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