I cadaveri non pagano nessuno
Scritto da giovanna3rm il 28 Marzo 2012 | 54 commenti- commenta anche tu!
Come se non bastasse, non si può nemmeno essere sicuri che abbiamo toccato il fondo. Potrebbe andare anche peggio. Se malgrado i prestiti già concessi dall’Europa e malgrado gli sforzi di un governo che ha sfidato la più minacciosa impopolarità, in Grecia scoppiasse una rivoluzione, le conseguenze sarebbero tragiche. Non solo l’Europa perderebbe il denaro che ha già dato a quell’infelice nazione, ma le banche francesi e tedesche perderebbero d’un sol colpo il valore dei titoli greci che detengono, per un ammontare ben superiore ai fondi fino ad ora utilizzati per sostenere Atene. Le conseguenze sarebbero terribili e queste conseguenze a loro volta si trasformerebbero in cause di ulteriori disastri. I mercati infatti si chiederebbero: e a quando l’Italia, a quando la Spagna, il Portogallo, il Belgio, i Paesi Bassi?
Non importa il fatto che questi Stati abbiano una situazione economica e sociale molto migliore di quella greca: il semplice allarme potrebbe costituire una self fulfilling prophecy, una profezia che si auto-avvera. L’euro andrebbe a rotoli, l’Europa andrebbe a rotoli, forse conosceremmo la più tragica crisi economica di tutti i tempi.
E a questo punto è lecito formulare un’ipotesi. Per salvare l’Europa bisognava non limitarsi a “temere il disastro” ma “pilotarlo”. In primo luogo stabilendo che la Grecia non avrebbe pagato i propri debiti per dieci anni, in modo da darle il tempo di riprendersi. Qualcuno avrebbe potuto dire che era un simil-fallimento, ma gli si sarebbe potuto rispondere: “Preferite il fallimento autentico al simil-fallimento?”
Provvedimenti analoghi si sarebbero adottati per qualunque Stato che fosse stato riconosciuto sull’orlo di una crisi gravissima, per esempio, nel caso dell’Italia, se il rendimento dei titoli di Stato avesse raggiunto il dieci per cento.
Naturalmente questo genere di provvedimenti non avrebbe risolto il problema dell’indebitamento pubblico: ma qui si inserisce la seconda parte della manovra. Il debito può essere riassorbito o uscendo dall’euro e mediante una folle svalutazione (a carico dei cittadini più deboli, una sorta di crimine sociale) oppure con un lungo periodo di grande sviluppo economico. E lo sviluppo economico si ottiene diminuendo drasticamente le spese dello Stato (con la scure, non con il bisturi), abbassando risolutamente le aliquote di tasse e imposte e adottando una legislazione della produzione di tipo cinese. Quando la Grecia, l’Italia e gli altri Paesi fossero ripartiti a razzo, solo allora si sarebbe potuto amministrare la risalita e magari ricominciare a rimborsare i prestiti ricevuti.
L’austerità ha buona stampa probabilmente perché si considerano il consumo e l’abbondanza dei peccati cui è naturale che segua l’espiazione. L’espiazione però, se fa andare in Paradiso, non migliora i listini di Borsa. Se si consuma di meno, se si produce di meno, se si pagano meno imposte indirette, la nazione economicamente comincia a morire. E i cadaveri non pagano nessuno.
Sarebbe facile riconoscere di avere avuto torto, col pessimismo di mesi fa, se si fosse vista la Grecia uscire dalla sua crisi e risorgere a nuova vita. Vedendo che affonda sempre più nella miseria e nella disperazione, come avere fiducia in chi chiede ancora sacrifici?
Le ricette qui proposte possono essere sbagliate, e non sarebbe stupefacente. Purtroppo lo sono anche quelle applicate dai Grandi”.
Questo è l’articolo, che mi sembra porre tanta carne sul fuoco. Ci vogliamo ragionare su?


