Scritto da giovanna3rm il 4 Settembre 2012 |
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E’ un articolo del solito Gianni Pardo, comparso sulla news letter del Legno storto di domenica 08 aprile 2012.
Eccolo. I ragionamenti sono tanti e, come sempre, non tutti condividibili. Ma servono al nostro dialogo.
La verità ha “buona stampa”. Tutti sentono il dovere di invocarla ad ogni piè sospinto, di proclamarsi suoi difensori costi quel che costi, di osannarla come valore indiscutibile. È insomma uno di quei concetti dinanzi ai quali tutti sono pronti a togliersi il cappello. Ma la verità cambia faccia, per tutti noi, secondo che ci sia favorevole o contraria: e tanto più la si invoca quanto più si immagina che la sua rivelazione sarà a nostro vantaggio. Non si ama quel grande valore astratto in sé, ma il bene che ce ne può venire: ed è cosa totalmente diversa.
Non che questo sia sempre da biasimare. La madre cui è stato ucciso il figlio e che invoca la scoperta dell’identità dell’assassino, ha tutte le ragioni dalla sua. Anzi, almeno a parere di chi ha il coraggio delle parole, ella avrebbe ragione anche se, invece di parlare di giustizia, parlasse di vendetta e dicesse semplicemente che vuole presto vedere l’assassino di suo figlio appeso per il collo ad un albero del parco. La vendetta è umana. È solo per evitare i suoi possibili eccessi che esiste l’amministrazione della giustizia penale: ma essa incanala, calibra la vendetta, non la sopprime.
Nel caso della madre dell’ucciso tutti i valori positivi – la verità, la morale, il diritto - vanno d’accordo, perché è vero che quell’assassino merita di essere punito. Ma è facile dimostrare che, in caso di contrasto tra i valori e il sentimento, non sono i primi che prevalgono: nella stessa situazione che si è ipotizzata, la madre di quell’assassino sarebbe d’accordo per desiderare che il figlio sia appeso per il collo ad un albero del parco? Il valore prevalente, nell’essere umano, non è la sete di conoscenza, è la spinta affettiva. Quando non l’interesse.
Marcinkus - Il Papa ci dica la verità sulla banca dello IOR
Si può immaginare anche un episodio meno tragico. Uno studente ha studiato poco e male e tuttavia si presenta all’esame universitario. Il professore per caso lo interroga negli unici argomenti che ha studiato e sta per mettergli un buon voto quando il giovane, pentito, lo ferma e dice: “Professore, mi interroghi ancora. A dire il vero, salvo che sulle cose che mi ha chiesto, sono impreparato. Mi interroghi ancora e mi dia il voto che merito. Anzi mi permetta di ritirarmi”. Quante probabilità ci sono che al mondo si verifichi un simile caso? Eppure esso sarebbe la lineare conseguenza dell’amore della realtà trasparente. Quell’amore che tanti proclamano disinvoltamente di sentire.
Tucidide ha scolpito nelle nostre menti questa massima: nessun vincitore crede mai alla fortuna. E specularmente il vinto tende ad attribuire alla sfortuna il torto della sconfitta. Come si vede ambedue non rispettano la realtà: il primo perché essa gli toglierebbe un merito, il secondo perché essa gli attribuirebbe un demerito.
Le verità nascoste
Se la “veritas”, secondo la definizione tomistica, è “adaequatio mentis et rei”, corrispondenza di ciò che si pensa con la realtà, ne discende che di fatto essa è amabile oppure odiosa secondo che la realtà cui corrisponde sia positiva o negativa. E avrebbe diritto di proclamarsi innamorato di essa solo chi la volesse e l’accettasse sempre e comunque, anche quando gli fosse contraria. Come la madre dell’assassino che reputasse giusta la condanna del figlio.
Gli scettici dicevano: la verità non esiste; se esistesse, sarebbe inconoscibile; se fosse conoscibile, sarebbe impossibile comunicarla ad altri. Parafrasando questi principi qui si potrebbe dire: la verità è opinabile; solo raramente essa è innegabile; se è tale, l’amiamo solo se ci è favorevole. L’indiscutibile diagnosi di una grave malattia nessuno l’ama. E dunque nessuno o quasi, salvo alcuni eroi, ama la verità in quanto tale. Solo quelli che si sentono d’aver risposto positivamente alla domanda di Nietzsche: “Fin dove osi pensare?”.
Il mondo sarebbe un posto migliore se non ci ubriacassimo di parole.”.
Come vedete, c’è materia per dialogare. Istintivamente sento che Pardo dice tante verità.


http://www.youtube.com/watch?v=col_oYyEEH8