L’angolo del dialogo

     

 

Leggo sulla News letter del Legno storto del 23 giugno 2012 questo articolo scritto su il Giornale del 22 giugno da Franco Battaglia:

 

“Mentre i grandi leader del mondo si riuniscono invano a Rio per l’inutile ecosummit, ricorre il 50mo anniversario della Primavera Silenziosa, la Bibbia degli ambientalisti. Chi mi legge sa che io ritengo che l'ambientalismo - assieme a schiavitù, nazismo, comunismo, terrorismo - sia uno dei grandi mali che hanno afflitto l’umanità. Qualcuno dice che sono severo, qualcun altro taglia corto e dice che sono provocatore e bugiardo. Facciamo così: giudicate voi.

È indubbio che l'ambientalismo è animato da, apparentemente e a parole, ottime intenzioni, come peraltro ottime furono, almeno a parole, le intenzioni di nazismo e comunismo. L'ottima intenzione dell'ambientalismo - di cui, peraltro, proprio i gerarchi nazisti furono ardenti seguaci - è salvare il pianeta. Da chi e/o da cosa? Da chi, dall'uomo stesso: siamo noi il cancro del pianeta e come ogni cancro va estirpato con la forza. Da cosa, da una pletora di pericoli che, però, sono per lo più fasulli. Porre in essere azioni per alleviare rischi inesistenti o, peggio, per ignorare, non affrontare (o, sempre peggio, aggravare) rischi reali, può avere conseguenze fatali e pandemiche.

 

Il Mandala sostenibile: i colori dell'ecologia

 

Rachel Carson aveva iniziato gli studi universitari di biologia e, coerente con una pratica che sarebbe diventata ricorrente tra gli ambientalisti, non riuscì a completarli fino al dottorato: conseguì solo un bachelor (l'equivalente della nostra odierna laurea triennale) e con diversi anni di ritardo rispetto ai coetanei. Fallita come scienziata, si dette alla divulgazione contro la scienza. Nel 1948 Paul Muller era stato premiato col Nobel per aver inventato la molecola del Ddt, cruciale per la lotta contro il tifo e la malaria. Nel 1948, nella sola isola di Ceylon (odierno Sri Lanka), si contarono 2 milioni di casi di malaria che, grazie al Ddt, poi benedetto da Winston Churchill come «polvere miracolosa», si ridussero a 31 casi nel 1962.

 

Foresta - Flusso

 

E nel 1962 uscì Primavera Silenziosa. Nel cui primo capitolo la Carson si inventò di sana pianta una città così avvelenata dal Ddt che le primavere sarebbero appunto silenziose, a causa della morte di tutte le specie di insetti e uccelli che altrimenti allietano le orecchie di chi va per prati. La città naturalmente non esiste, ma lo stesso il Ddt fu bollato nel libro come «l'elisir della morte», mentre invece stava salvando milioni di vite umane. Cosa che continuò a fare fino a quando la campagna lanciata dalla Carson e urlata dai movimenti ambientalisti (che stavano al tempo nascendo) lo mise al bando, proibendone l'uso in tutto il mondo. La conseguenza fu (è) che milioni di persone hanno ripreso (stanno continuando) a morire per la malaria: da 650mila fino a due milioni l’anno. Il che dovrebbe già rendere giustizia del paragone con nazismo e comunismo. Nel caso non ne foste ancora convinti, continuate a leggere.

 

Rappresentazione della natura nella

pittura francese dell'Ottocento

 

Non contenti della strage della malaria, i Verdi del mondo sono impegnati in altre non meno imponenti. La lotta all'agricoltura con organismi geneticamente migliorati (Ogm) è una di queste. Vi sono nel mondo oltre un miliardo di persone che, essendo la loro unica fonte di nutrizione il riso (vegetale di propria natura privo di vitamina A), soffrono di un grave deficit alimentare, che nei casi più severi causa cecità o anche morte prematura. Se solo quelle persone potessero coltivare golden rice che, geneticamente migliorato, è ricco di beta-carotene (un precursore della vitamina A), il loro destino sarebbe meno miserabile. Ma non possono perché gli ambientalisti del mondo hanno dichiarato la guerra agli Ogm.

 

Uccelli in volo

 

Un'altra tanto tragica quanto ignorante lotta dei Verdi del mondo è quella per la riduzione delle emissioni di CO2. Dovete sapere che l'85% delle azioni che facciamo sfruttano energia prodotta con emissioni di CO2 (il restante 15% no, grazie a nucleare e idroelettrico) e che l'80% dei costi del cibo nel nostro piatto sono costi energetici: in pratica, la moderna agricoltura altro non è che la trasformazione di petrolio in cibo. Orbene, ridurre le emissioni di CO2 del 50% come prefigurano i Verdi (tra i quali brillano personaggi come Al Gore o il Principe Carlo d'Inghilterra), a noi farebbe saltare la cena, ma porterebbe centinaia di milioni di persone dalla condizione di morti-di-fame a quella di morti per fame.

E ora il vostro severo verdetto: ditemi se è vero o no che l'ambientalismo ha o non ha fatto danni enormi, tali da farlo di diritto entrare nella classifica dei grandi mali del mondo. E ancora più danni potrebbe fare se i suoi insani propositi non saranno fermati.”.

 

Questo è l’articolo, certamente provocatorio, scritto peraltro da persona, attualmente docente di chimica ambientale presso l’Università di Modena, che si è battuta e si batte per il nucleare. Io, a prescindere da ogni giudizio, che mi riserverei di esprimere, ritengo che  il saggio potrebbe essere assunto da noi come efficace apripista nel nostro Angolo del Dialogo. In quanto provoca il dispiego di opinioni certamente diverse e si presta a contraddittori puntuali, sia di carattere generale che specifici. Che facciamo, ne parliamo?

 

   


COMMENTI

  1. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    Cari amici, non vogliamo avere tabù e vogliamo parlare di tutto, con spirito di fraternità, e senza accettare luoghi comuni. Vi prego di conservare questo spirito leggendo e commentando questo “pezzo”. Vi ringrazio.

  2. il 17 ottobre, 2012 giuseppe3.ca dice:

    Grazie Lorenzo, devo dirti che mentre prima avevo dei dubbi, ora ho delle certezze per cui ringraziamo Franco Battaglia per averci illuminato. Grazie anche al Bosco che ci consente di ampliare i nostri orizzonti del sapere e della conoscenza.

  3. il 17 ottobre, 2012 giuseppe3.ca dice:

    Grazie Giò, immagino sia tua l’idea, per la Primavera di Vivaldi e spero ci farai ascoltare anche le altre stagioni.

  4. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    Giuseppe, grazie per il commento e per i ringraziamenti a Giovanna. A questo proposito mi hai preceduto mostrando la mia leggerezza: grazie, Giovanna, per la tua splendida impaginazione, la scelta delle immagini e la musica.

  5. il 17 ottobre, 2012 giovanna3.rm dice:

    Grazie dell’apprezzamento, ragazzi!
    Leggo con molto interesse l’articolo diFranco Battaglia e, devo ammettere, che il suo ragionamento non fa una grinza, anche se un po’ oltre le righe.
    In ogni caso, il DDT o similia hanno veramente salvato la vita a milioni di persone: non dimentichiamoci che la malaria fa stragi non solo in Africa centrale, per la maggior parte, ma anche in Sudamerica. La malaria, o paludismo, è la seconda malattia infettiva del mondo per mortalità, a causa della puntura di zanzare anofele.
    D’altra parte, vogliamo riflettere brevemente: se non ci fosse stata, e tuttora in vigore, la deratizzazione, o adeguati disinfestanti, avremmo convissuto felicemente con la peste bubbonica o polmonare, ancora più pericolosa, a causa della puntura di pulci o dei morsi dei topi?
    Come si evince da ciò che ho appena scritto, non sono per un’ecologia esasperata ma ben pensata e che, soprattutto, non sia di nocumento alle popolazioni più deboli, disperate dalla carestia, da una serie immane di malattie, comprese quelle elencate e prive di risorse per farvi fronte.
    Innanzitutto, credo che il nostro assoluto dovere dovrebbe essere quello di provvedere alla sopravvivenza, il più possibile, normale di questo mondo spesso dimenticato o rimosso.
    I Verdi e gli ecologisti, in generale, si occupino di studiare le soluzioni migliori e non penalizzanti per tutti costoro e, in ultima analisi, anche per le popolazioni cosiddette “più avanzate”!

  6. il 17 ottobre, 2012 franco37 dice:

    L’unica cosa che mi è piaciuta di questo articolo è l’ascolto della musica di Vivaldi.
    Non sono un ambientalista “religioso” ,perchè a me non piacciono gli integralismi di nessun genere , ma quando sento far peana sul DDT, sulle centrali nucleari e sul fatto che le immissioni di CO2 nell’aria sono la cosa più naturale del mondo , mi si accapona la pelle .
    Stiamo distruggendo l’ecosistema …questo non lo sa il caro sig. Battaglia ? Altro che dire che i gerarchi nazisti erano ambientalisti ….forse perchè hanno fatto passare per i camini sei milioni di ebrei , che notoriamente puzzano ed inquinano l’aria, roba da matti!
    Intanto continuiamo a tagliar foreste, a cementificare prati, ad inquinare l’aria, a creare mostri organici in nome di un prograsso che a mio parere porterà la fine del genere umano.

  7. il 17 ottobre, 2012 Carlotta dice:

    Sono pienamente in sintonia con Franco, quindi, non ritengo necessario aggiungere altro, se non che sono… basita !!

  8. il 17 ottobre, 2012 Scalabrino dice:

    htt://WWW.matrixbookstore.biz/ddt..htm
    http://extoxnet.orst.edu/pips/ddt.hatm

    Uso questi due perchè il primo è favorevole all’uso del DDT e espone fatti (sempre da verificare) che il DDT è stato bandito senza alcun supporto scentifico sulla sua tossicità e pericolosità per l’impatto ambientale. Il secondo link spiega invece le ragioni per cui è stato bandito l’uso del DDT. Per cui due prospettive sono meglio di una. Devo informarvi inoltre che il DDT è stato bandito solo nei paesi dove la zanzara anofele non si riproduce: Europa, America settentrionale, alcuni paesi delle aree desertiche dell’Africa ecc…ma è ancora in uso in nazioni dal clima umido-tropicale. Quindi nessuno sta condannando a morte sicura migliaia di persone. Personalmente credo che l’impatto ambientale sia terribile. Credo che il DDT, che peraltro per essere distribuito viene diluito e spruzzato con Kerosene (è tossico il Kerosene se te lo mangi?), sia una sostanza tossica e mutagena anche in piccole quantità. Il problema mutagenico è il più difficile da rilevare perchè si manifesta a distanza di almeno una o due generazioni o immediatamente sotto forma di forme cancerogene che possono essere attribuite ad altri fattori. Un gruppo di scenziati ha provato irrefutabilmente che ucceli che si nutrono con insetti al DDT producono uova con un cuscio molto più sottile e fragile che non sono in grado di dare ai loro piccoli il tempo adeguato per una sana schiusa. E il DDT si accumola nell’ambiente ed entra a far parte della catena alimentare. Sai quanto DDT ti mangi quando ti fai un cocktail di gamberi con gamberi provenienti dalla Tailandia? I gamberi importati dai paesi asiatici non sono marini… sono gamberi di acqua dolce allevati in vasche con acqua presa dall’ambiente circostante. Qundo piove in Tailandia (e ci piove un sacco) l’acqua piovana scorre al suolo “lavandolo” da tutte le imputità, incluso il DDT che loro usano regolarmente, e poi finisce nei laghi e stagni sia naturali che artificiali, come le vasche dove vengono allevati questi gamberi. E questo e solo un esempio. Comunque si volete più informazioni sul DDT vai su Google e ricerca DDT PESTICIDE. Troverai un mucchio di informazioni e ti potrai creare un’opinione. Grazie dell’attenzione a tutti i frequentatori di questo blog. Cari saluti

  9. il 17 ottobre, 2012 giovanna3.rm dice:

    Molto interessanti le tue informazioni, Scalabrino: andrò senz’altro a documentarmi ulteriormente.
    Grazie.

  10. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    Fin dalla lettura dell’intervento di Giovanna mi sono fatto un’opinione precisa, anzi mi sono confermato in un’opinione. Questi argomenti sono difficili da digerire ma è bene che se ne parli, anche e soprattutto perché ci sono sottesi interessi economici precisi che riguardano questo o quel paese, questa o quell’industria. La stessa cosiddetta comunità scientifica non è immune dagli interessi, e spesso i suoi verdetti sono oscurati dagli stessi. D’altra parte, essendo la comunità, appunto, scientifica, induce a fidarsi e fino a prova contraria dobbiamo farlo. Il problema, d’altra parte, è quello delle compatibilità, che si esprimeva saggiamente col detto: non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca. A mio parere, due sono i rimedi possibili: una maggiore comunicazione fra i Paesi del mondo, stimolati dalle organizzazioni internazionali, ed un mutamento profondo dei parametri che indicano il benessere. Se si continua a ragionare in termini quantitativi e non qualitativi, e, in corrispondenza a ciò, non si creano condizioni di uniformità nello sviluppo e nelle condizioni di vita dei vari paesi del mondo, continueremo a parlare al vento.

  11. il 17 ottobre, 2012 franco37 dice:

    Questo ultimo commento di Lorenzo mi trova d’accordo . Se usciamo da un consumismo becero e smodato e puntiamo verso la “qualità” e non la “quantità”…facciamo un passo avanti per “salvare il mondo”.
    L’argomento è enorme, faccio comunque presente che la stragrande maggioranza degli scienziati (non legati da interessi alle multinazionali), è tendenzialmente ambientalista.

  12. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    Il giudizio di Franco, netto e reciso, lo condivido sul piano dei principi, però, Franco, permettimi, questo non basta ai fini di un mutamento reale, efficace e condiviso della situazione. Se l’ecosistema viene distrutto non sono certo i più poveri che lo fanno, anzi essi ne sono le vittime in quanto ultimi arrivati al cosiddetto progresso. D’altra parte, se i poveri vedono sempre come condizioni di vita ideali quelle dei paesi più ricchi è logico che vorranno fare passi da gigante per raggiungere anche loro quelle posizioni. Forse la Cina avrà qualche riguardo all’ecosistema, ai detersivi, agli alimenti omg? E, d’altra parte, che ne sappiamo di come si produce in Cina? Sentivo di pupazzetti di peluche provenienti da paesi asiatici che si sgretolano e diventano tossici per i bambini. Se ne sono accorti in Italia, ma nel paese di produzione? Io penso che questi problemi devono essere affrontati seriamentie in sedi neutrali, certamente scientifiche e al di sopra di ogni sospetto se vogliamo essere sicuri e, soprattutto, se vogliamo trovare soluzioni ai mille problemi che possono nascere. Ma abbiamo presente, a proposito di ambiente, che cosa sta succedendo a Taranto con l’ILVA? Nessuno era prima intervenuto, oggi intervengono i giudici, e tutti sembrano senza parole ed imbarazzati. Con una disoccupazione che incombe, una produzione che si riteneva la più importante d’Europa, ecc. Comunque, va bene così, parliamone.

  13. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    A Carlotta ripeto il ragionamento fatto con Franco pregandola di non ricusare il confronto. Soltanto dal confronto, infatti, può nascere qualcosa di nuovo, sia in termini di conoscenza che di possibile soluzione dei problemi.

  14. il 17 ottobre, 2012 lorenzo.rm dice:

    Grazie Scalabrino, grazie di cuore, ti muovi sul concreto, informi e suggerisci. Penso che il tuo sia il modello giusto da impiegare, sia in questo campo che in tutti i campi in cui le idee siano numerose e, soprattutto, si intenda approfondire più che prendere posizione, aggregarsi più che dividersi.

  15. il 17 ottobre, 2012 franco37 dice:

    I cinesi fabbricano porcherie perchè sono cattivi ? E’ un “popolo emergente” retto da un comunismo/consumistico(ossimoro purtroppo evidente) , che scopiazza il consumismo occidentale ,però senza regole.
    E’ chiaro che non sono i popoli poveri che compromettono l’ecosistema, possono divernarlo ed in maniera peggiore di quello che facciamo noi, se cercano di aspirare a questo consumismo becero che tutto macina solo per il denaro, senza le dovute leggi “ambientalistiche e di difesa della nostra Terra”.
    Ci vogliono regole, regole ferree e che siano rispettate da tutti. Si deve correre subito ai ripari , dove in passato sono state infrante anche quelle poche che c’erano.
    Mi parli dell’ILVA di Taranto …..di chi è la colpa degli operai che perdono il lavoro? O di quelli che sono morti di tumore ? O dei proprietari signori Riva , che coi soldi nostri si sono arricchiti senza rispettare le regole?
    Ora tocca a loro mettere in sicurezza tutto ed in fretta e riassumere gli operai, se no…..in galera!

  16. il 17 ottobre, 2012 giovanna3.rm dice:

    Non dovendo usare DDT o prodotti similari, disinfestanti ecc., perché nocivi all’ambiente, nessuno ancora ha proposto come debellare, anzi come prevenire l’insorgere della malaria, in vastissime parti del mondo, soprattutto nei paesi più sfortunati, senza alcuna assistenza sanitaria, e sempre a grande rischio. La stessa cosa vale per la riproposizione di fenomeni di peste, colera e altre malattie infettive mortali, sempre appannaggio dei paesi di cui sopra.

  17. il 17 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Franco, eri partito con lancia in resta e poi sei passato al fioretto. Inutide dirti che mi piaci di più nella seconda versione. Viviamo in un Paese che, a torto o a ragione, viene considerato fra i più ricchi del mondo. Ma la ricchezza, come giustamente dici, non può misurarsi dall’altezza del reddito pro capite o dall’incremento del Pil, bensì in relazione alle condizioni di vita della gente, alla salubrità degli elementi fondamentali della natura, ecc. Purtroppo tali condizioni sono di difficile ottenimento in quanto soggette a feroci regole che sfuggono alla volontà delle persone e si connettono a interessi ben precisi di stati e imprese al livello mondiale. Entro uno schema rigorosamente capitalistico, e per di più nella forma che il capitalismo ha assunto negli ultimi tempi, cioé quella finanziaria-speculativa. E’ proprio questo modello che deve essere cambiato se vogliamo cambiare le condizioni della gente, insisto al livello mondiale e con particolare riguardo alle persone che stanno peggio. Non è facile, anzi è quasi impossibile se, appunto, non cambiano le regole.

  18. il 17 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Ah, scusami, Franco, con riferimento al tuo ultimo intervento, concordo con te, senza se e senza ma. E rilevo che in fondo siamo d’accordo quando ci rifacciamo ambedue alla necessità di mutare i modelli operativi. La si chiami crescita, lo si chiami sviluppo, però che vi sia un mutamento notevole degli attuali modelli di valutazione e di andamento dei fatti economici e sociali..

  19. il 18 ottobre, 2012 Volpino dice:

    Il Pacifc Trask Vortex, noto anche come Grande chiazza di immondizia del Pacifico, è un enorme accumolo di spazzatura galleggiante (composto sopratutto da plastica)situato nell’Oceano Pacifico, approssimativamente fra il 135° e il 155° meridiano Ovest fra il 35° e il 42° parallelo Nord . La sua estensione non è nota con precisione:le stime vanno da 700.000 Km2 fino a più di 10 milioni di Km2 (cioè da un’area più grande della Penisila Iberica a un’area più estesa della superfice degli Stati Uniti), ovvero tra lo 0,41% e il 5,6% dell’oceano Pacifico. Quantunque valutazioni ottenute indipendentemente dall’ Algalita Marine research Foundation e della marina degli Stati Uniti stimino l’ammontare complessivo della sola plastica dell’area in un totale di 3 milioni di tonnellate, nell’area potrebbero essere contenuti fino a 100 milioni di tonnellate di detriti. L’accumolo si è formato a partire dagli anni cinquanta, a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata Vortice sub tropicale del Nord Pacifico, dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro.
    Il centro di tale vortice è una regione relativamente stazionaria dell’Oceano Pacifico (ci si riferisce spesso a quest’area come la latitudine dei cavalli)al cui centro si accumulano notevoli quantità di rifiuti, sopratutto plastica, ed altri detriti, a formare una enorme “nube” di spazzatura che ha assunto l’informale definizione di Isola orientale di Immondizia o Vortice di Pattume del Paficico.
    I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumolando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anzichè biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la ulteriore biodegradazione è molto difficile. La Fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB. Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano allo zooplancton, inganna le meduse che se ne cibano, causandone l’introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell’area, era superiore a sei a uno.
    Occasionalmente, improvvisi mutamenti nelle correnti aceaniche provocano la caduta di interi container trasportati da navi cargo, il cui contenuto non solo va ad alimentare il Nord Pacifico Gyre, ma anche ad arenarsi su spiaggie poste ai confini del PTV. La più famosa perdita di carico è avvenuta nel 1990, quando dalla nave Hansa Carrier sono caduti in mare ben 80.000 articoli, tra stivali e scarpe da ginnastica della Nike che, nei tre anni successivi, si sono arenati tra le spiaggie degli stati della British Columbia, Washington, Oregon e Hawaii. E questo non è stato l’unico caso: nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli da vasca da bagno e nel 1994 attrezzature per hockey su chiaccio. Questi eventi notevoli sono molto utili per determinare, da parte delle diverse istituzioni interessate, i flussi delle correnti oceaniche su scala mondiale.
    Il maremoto che ha colpito la costa orientale giapponese l’11 marzo 2011 ha provocato un enorme afflusso di detriti nell’oceano, questi galleggiando, spinti dalle correnti si sono distribuiti nell’oceano pacifico, raggiungiendo anche la costa americana. Uno studio condotto nel luglio 2012, ha rilevato che parte dei detriti galleggianti si sono accumolati nel Pacific Trash Vortex accrescendo fino ad una larghezza di 2000 miglia, di questi solo il 2% non è costituito da palstica.

    Grazie Wikipedia delle preziose informazioni. E un saluto a tutti.

  20. il 18 ottobre, 2012 Nembo dice:

    Argomento difficile da capire e anche da commentare, l’ambiente è una posta in gioco altissima,forse ben più alta di quanto non ritengono gli stessi attori di questo movimento chamati ambientalisti. I popoli del nord sono più ecologisti perchè attaccati alla natura, e hanno una diversa formazione culturale, noi viviamo in un paese mediterraneo e quindi abbiamo una percezione diversa tantè che fino agli anni settanta, la parola ambientalista era tabù. Il movimento ambientalista Italiano ha delle debolezze, se vuole sopravvivere e stare al passo con quello europeo, deve trovare strade nuove e percorsi più limpidi scegliendo meglio le strategie e compagni di strada, finchè ci sta in mezzo, meccanismi di azione e reazione psichici, o psichi-sentimentali-politici, non si può avere chiarezza del vero senso di funzionamento per salvare il salvabile della nostra natura. La tutela e la protezione dell’ambiente è divenuta oggi ormai un’esigenza di primaria importanza, nell’opinione pubblica si è consolidata la consapevolezza di diffendere l’ambiente senza però togliero nulla alla natura. l’uomo ha disposizione due grande risorse, la prima l’energia, purchè non sia quella ricavata bruciando il petrolio, ( che prima o poi finirà) la seconda è il cervello umano ma solo se lo si usa bene per es. sbarazzarci di certe idee stravaganti che certi ambientalisti hanno. Ambientalisti si mobilitano per far sentire la loro voce sulla vicenda Ilva, perfetto condivido, perchè la stessa fabbrica crea problemi per la salute dei cittadini e dei lavoratori e che, pertanto, vanno adottate misure idonee e alternative per evitare tale situazione pericolosa, come prescrive ancora in vigore gli artt. sebbene vetusti dela Costituzione inerenti al regio-decreto del 1954, che prevede l’allontanamento e lo spostamento degli impianti nocivi dall’abitato, detto questo, la vicenda Ilva mette in luce i più evidenti limiti della gestione politica economica Italiana, dopo 50 anni si accorgono che esiste questa fabbrica ora tutti si riempiono la bocca di ecologia, ecosostenibilità, ecc…ecc…, dove erano in questi anni, sindacati, ecologisti, ambientalisti? E diciamo pure mafia.IL DDT è forse il più potente e il più noto fra gli inquinanti organici persisteenti, lo stesso è un composto organico utilizzato in passato come inseticida e,a seguito della sua tossiticità, venne bandito dal 1972 negli states, successivamente negli anni ottanta anche da noi, il DDT rimane immobile nel suolo per alcuni anni a seconda della quantità può rimanere fino a 15 anni e la sua pericolosità è sopratutto cancerogena, poichè si tratta di idrocarburo, non è solubile in acqua ma nei grassi, il risultato è che andava nella catena alimentare ed è da li poi che si inescavano malattie che ben sappiamo. speriamo che la frase detta da Heidegger abbia un seguito ancora oggi per l’uomo e per la nostra esistenza ovvero: la grandezza del’uomo si misura in base a quel che cerca e nell’esistenza con cui egli resta alla ricerca. E, io aggiungo una ricerca ecosostenibile per tutti noi.

  21. il 18 ottobre, 2012 Nembo dice:

    Dimenticavo di dire che oltre al Ddt, nella guerra del Vietnam anni 1963-1975, per snidare i Vietgong dalla giungla in cui si nascondevano, gli Stati Uniti distruggevano vaste tratti di foresta tropicale irrorando con grande quantità di erbicida o sale all’acido tricloro fenossi acetico, che sono componenti micidiali per l’uomo e la natura, difatti poi verso gli anni settanta cominciavano ad apparire nella popolazione vietnamita, e poco dopo anche nei militari americani reduci dal Vietnam,varie malattie dovute all’assorbimento di quelle sostenze, come si vede gli insetticidi cloruanti sono efficaci anche per far morire le persone. Per gli OGM, vi è da dire che per chi crede nella ricerca e innovazione, il progetto “Tuscia” era un fiore all’occhiello della sperimentazione sugli ogm in Italia,lo stesso progetto di ricerca ora è morto, su questo atto se ne è parlato poco o nulla, si è calato il sipario in silenzio senza battute di mano, su uno degli ultimi studi sulle biotecnologie vegetali, si pensi che fino a dieci anni fa, i progetti erano circa 250, mentre oggi la ricerca è azzerata. una situazione paradossale, che costringe il nostro paese a restare al palo e essere isolato dal mondo in questo campo.

  22. il 18 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Ok, Volpino, ho letto con grande attenzione le informazioni che hai tratto da Wikipedia e te ne sono grato. Davvero impressionante la quantità di detriti nel mare. Manca purtroppo un accenno a quello che stanno facendo le organizzazioni internazionali per limitare e contenere il danno. Devo presumere che non si faccia nulla e questo fa cadere le braccia. Ritengo infatti che qualsiasi questione riguardi problemi di tali dimensioni non possa che affrontarsi in sede internazionale. Grazie ancora.

  23. il 18 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Caro Fiorenzo-Nembo, sei al solito una fonte preziosa di informazioni ed espressione concreta di una mente lucida senza preconcetti e pregiudizi.Ecco il vero problema, la ricerca, che manca o è talmente finalizzata alle convenienze di chi usa certi prodotti, in pace e in guerra, che disattende del tutto gli effetti che possano derivarne.Ho postato questo articolo del Prof. Battaglie, e l’ho detto esplicitamente, perché è uno spirito libero, talvolta provocatorio, ma senza veli sull’intelligenza e senza barriere che non possano varcarsi. Seppure, naturalmente, per nobili motivi. Io non vorrei che anche i principi della difesa della natura fossero nobilmente affermati e praticamente dimenticati sia da chi dovrebbe attuarli sia da chi, facendo altro, tuttavia se ne disinteressa. I rifiuti sono il problema principe, e non risulta che l’umanità si stia dannando per trovare soluzioni efficaci. La fame nel mondo è un altro, ed in proposito, dice Nembo che tutte le ricerche sono state azzerate, presumo avendo ormai la certezza e sopportando l’idea che la gente deve continuare a morire di fame. Gli inquinamenti delle industrie, per anni e anni taciuti, vengono ora affrontati in termini allarmisti ma senza uno straccio di programmi alternativi, con il risultato che il contenimento delle attività produrrà disoccupazione crescente e disperazione. Mi convinco sempre più che tutti i problemi, soprattutto quelli a valenza mondiale, devono essere affrontati con spirito libero, esaminando tutte le implicazioni, e non soltanto quella della denuncia, e soprattutto trovando soluzioni. Se non dobbiamo distruggere la terra non possiamo neppure conservarla come un museo da ammirare solo quando ci va nelle episodiche scarpinate “una tantum”.

  24. il 18 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Voglio dire una cosa in merito agli argomenti che sembrano scontati. Vivo a Roma e c’è da qualche tempo tutta un’enfasi sulla bontà della bicicletta per contenere i problemi del traffico. A me viene da ridere quando sento le interviste a questi innamorati del ciclismo che con facce e frasi serie dicono che la bici è la vera alternativa all’auto. Dico francamente che quando vedo un ciclista nel traffico romano mi arrabbio per il pericolo che rappresenta per sè e per le auto che devono schivarlo.

  25. il 18 ottobre, 2012 franco37 dice:

    Lorenzo sei troppo intelligente per confondere un “smbolo” (le giornate in bicicletta) con le reali necessità di salvaguardia del pianeta.
    E’ ovvio che quella è una goccia nell’oceano , ma bisogna pur imparare a rispettare questa benedetta nostra madre, iniziando dalle piccole cose, come andare a piedi o in bicicletta e lasciare l’auto in garage, come fare la doccia e non il bagno nella vasca, come mettere le lampadine a basso consumo, come acquistare i prodotti alimentari a km 0 , come cercare di attuare sistemi profiqui di isolamento delle nostre case,come cercare di votare politiche che difendono l’ambiente e che condannano in maniera drastica le multinazionali che inquinano e deforestano solo per il lucro.
    Se cominciamo noi , nel nostro piccolo, forse potremo passare questo testimone alle generazioni future ,che spero più sagge di noi, riusciranno a salvare la Terra.

  26. il 18 ottobre, 2012 Volpino dice:

    Signor Lorenzo, una delle voci più autorevoli nel campo della salvaguardia degli Oceani è la dottoressa Sylvia Earle, oceanografa, Exsplorer-in-Residence presso il National Geogralhi e ambascatore globale dell’AC Healthy Ocean Projet, che ha dichiarato: “Come scenziato ed esploratore oceanografico ho speso migliaia di ore sopra, e sopratutto, sotto il mare. Ho personalmente assistito ad un periodo di scoperte senza precedenti. Solo mezzo secolo fa, infatti, sembrava che il mare fosse troppo vasto, troppo resistente per essere influenzato dalle nostre azioni. Ora invece sappiamo che le barriere coralline, le foreste di Kelp, le paludi costiere, numerose specie di pesci e una vasta parte della fauna oceanica stanno pesantemente risentendo delle nostre azioni. E sono apparse diverse zone di morte . L’ossigeno prodotto dal plancton è in netta diminuzione. L’Oceano è nei guai , e questo significa che siamo noi nei guai”.

  27. il 19 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Franco, mi stanno bene, come puoi immaginare, i simboli e gli esempi. Ma, come giustamete riconosci anche tu, ci vuole ben altro per affrontare i grandi problemi dell’umanità. La crescita non è soltanto un problema di produttività, come sembrerebbe da parte di certi ambienti, ma un problema di armonizzazione mondiale dei modelli di sistema e delle politiche internzionali.E sarebbe da folli lasciare ai giovani, oltre che i debiti, anche questi problemi. Ad ognuno il suo, quindi anche a noi qui ed ora.

  28. il 19 ottobre, 2012 Lorenzo.rm dice:

    Volpino, ti ringrazio di averci messo a conoscenza dei dati sugli oceani della Dottoressa Earle. Sono certo che ne siano a conoscenza tutti coloro che contano. Il problema, come abbiamo detto più volte, è che ci siano interscambi reali fra scienza, produzione, consumi e rifiuti.


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