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L’angolo del dialogo

         

Intitolo così uno scambio di lettere apparso nella Rubrica Questioni di Cuore  a cura di Natalia Aspesi del Venerdì  di Repubblica n. 1279 del 21 settembre 2012 alla  pagina 20.

Scrive un lettore:

 

“Sono un pensionato di circa 60 anni, sposato, laurea, benestante, e questa primavera, per circa un mese, ho avuto una relazione extra. Ho vissuto attimi di gioia seguiti da momenti di vergogna. Ho una moglie che mi ama, figli che mi adorano e stravedono per me. Ho avuto una relazione con una signora sposata, di 30 anni e con un figlio. La signora frequenta la mia casa perché viene due ore al giorno a fare i servizi. E’ successo tutto in un attimo, poi lei, con molto coraggio, ha deciso di troncare tutto e io ho accettato. Non pensavo che questo potesse succedere, anzi criticavo aspramente i miei amici che raccontavano le loro avventure. Ora vivo momenti di rimorso, avendo tradito la fiducia dei miei familiari.

 

 

La signora continua a frequentare la mia casa e il nostro rapporto, sono convinto anche da parte sua, viaggia sul normale. Parliamo abbastanza, ma non è più come prima. Questa estate, mentre ero in vacanza, dietro mia richiesta, lei mi ha fatto tutti i giorni lunghe telefonate e mi ha confidato particolari molto personali. Devo raccontare tutto a mia moglie e liberarmi da questo peso (con la quasi certezza che lei mi lasci) o continuare a vergognarmi di quello che è successo e considerarmi un vigliacco?”. (lettera non firmata)

 

Risponde la Aspesi:

 

“ Ma perché, con egoismo maschile, deve liberarsi  dal peso scaricandolo sulle spalle di sua moglie? Cosa ha fatto la poveretta per vedersi costretta a rivoluzionare la sua vita, solo perché lei è pieno di rimorsi per averla tradita per un mese? In più, se lei parla, chi ci andrà di mezzo subito sarà la signora che lavora in casa sua, che perderà il posto: non è proprio il momento visto che lavoro in giro non ce n’è per qualsiasi professione. Il rimorso è un problema suo e deve gestirselo lei: confessare il peccato a sua moglie non è come confessarlo a un sacerdote, che assolve: il peccato resta tale, in più dando dolore a chi non lo merita e suscitando inutili casini. Abbia pazienza, si tormenti per conto suo e prometta di non farlo più, se proprio ritiene la cosa così grave”.

   

Questo il fatto. Io ci ho pensato e lo ritengo buono per rifletterci e discuterne fra noi. Con la solita forma del dialogo, che non fa male a nessuno. Che ne pensate?

 

   

   

 L'altra donna - I Pooh

 
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