Scritto da giovanna3rm il 2 Gennaio 2013 |
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E’ un vecchio articolo ma secondo me sempre valido. Pensate che è stato fatto molto prima del governo Monti. L’ho ripescato casualmente e penso che i problemi enunciati possano essersi al massimo aggravati.
Noi, in Bosco abbiamo già dibattuto i problemi della donna nel lavoro e abbiamo dato per scontato che ci fosse più spazio per le donne in azienda, rilevando, peraltro, i problemi negativi che potrebbero verificarsi in famiglia quando la donna lavora.
L’articolo che sottopongo alla vostra attenzione, uscito su Affari & Finanza di Repubblica (pag. 38 del 7 giugno 2010), è a firma di Lorenzo Briotti e fa capire come il lavoro della donna nell’impresa sia il meno garantito e sicuro. A difficoltà si aggiungono difficoltà, dunque.
Vi trascrivo l’articolo e vi prego di commentarlo partendo dal vostro angolo visuale, familiare o di amici che conoscete.
“ Per l’82% degli italiani, l’innovazione tecnologica ha migliorato la qualità della vita delle donne di oggi rispetto alle generazioni passate, favorendone l’emancipazione. Il giudizio, praticamente unanime, emerge dai risultati dell’indagine sulla cultura dell’innovazione in Italia realizzata dalla Fondazione COTEC e la rivista WIRED Italia in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del CNR. Inoltre, è opinione condivisa dalla maggioranza degli italiani che l’innovazione della società a tutti i livelli rappresenti il motore per la crescita collettiva del nostro Paese, senza distinzioni di genere.
Casalinga
Sono questi, a grandi linee, i segnali positivi emersi dal Rapporto, che per l’edizione 2010 dedica uno specifico approfondimento alle differenze di genere in relazione all’innovazione, grazie al contributo di futuro@lfemminile(www.futuroalfemminile.it), il Progetto di Responsabilità Sociale per le pari opportunità di MicrosoftItalia e Acer.
Se gli italiani sono concordi nell’evidenziare la positività dell’innovazione tecnologica per le donne di oggi, lo scenario contingente –caratterizzato dalla crisi economica in atto- crea incertezze e sfiducia verso il futuro: il 40% degli intervistati, infatti, non crede che questa tendenza possa ripetersi anche per le donne delle future generazioni. Inoltre la ricerca evidenzia come nel nostro Paese persistano stereotipi di genere, anche se contingenti al momento che la società si trova ad affrontare. Se da un lato gli italiani
Operaia
concordano nel dire che non esiste differenza qualitativa fra uomo e donna nella formazione universitaria (anche di tipo scientifico), nell’assunzione di responsabilità professionali e nella leadership politica, dall’altro il 29% -uomini e donne- sostiene che in un momento di crisi sia preferibile che siano gli uomini a conservare il posto di lavoro piuttosto che le donne. Il dato viene posto in evidenza non tanto come percentuale di maggioranza (il 48,9% degli italiani si trova in disaccordo) ma come numero in crescita del 10% rispetto a quello ottenuto cinque anni fa dall’indagine “Social Value, Science & Tecnology” condotta dalla Commissione Europea.
Impiegata
In questo contesto, che attraversa passato presente e futuro, l’indagine sottolinea come gli italiani –senza rilevanti distinzioni di genere- ritengano che a sostegno dell’occupazione sia necessario rivolgere l’attenzione alle imprese, considerando sia la loro capacità innovativa (17,9% uomini e 16,2% donne), sia l’intervento dello Stato a loro sostegno, sentito soprattutto dalle donne (19,5%) e per il 17,6% dagli uomini. La maggioranza concorda nell’indicare l’innovazione della società a tutti i livelli e la formazione permanente e di base, quali fattori determinanti per lo sviluppo del Paese, prima ancora dell’attivazione di politiche a favore del lavoro delle donne”.
Ripeto, tutto questo molto prima di Monti. Ieri e oggi, dunque, ostacoli su ostacoli per le donne. Ora come sempre. Possiamo parlare, per loro, di parità, dignità e libertà?


Richard Clayderman - Autumn Leaves (Impressions)