Archive for gennaio 16th, 2013

L’Angolo del dialogo – Fatti e opinioni

   

La nostra amica e redattrice Giovanna di Roma ci propone un servizio sulla comicità di un tempo,  prendendo come riferimento il grande Ettore Petrolini. Ha fatto una ricerca  sulla vita artistica del grande personaggio,  sui suoi scritti, aforismi, citazioni ecc., assemblando i  dati e sottoponendo il suo  lavoro alla nostra lettura e considerazioni. Grazie dell'attenzione che vorrete riservarle.

   

Ettore Petrolini, figlio di un fabbro di Ronciglione, nacque  a Roma. Già nella prima infanzia si esibì in piccoli siparietti nella bottega del padre e in quella del nonno falegname. Da bambino frequentò piazze e localini che fecero da palcoscenico alle sue esibizioni, espressione solare della sua gran voglia di divertirsi. Passare tanto tempo per strada però gli aprì le tristi porte del riformatorio, un’esperienza che lo segnò nel profondo e lo portò, appena quindicenne, ad abbandonare la casa paterna per seguire un gruppo teatrale ambulante, con cui tentare la carriera d’attore. Fece il suo esordio col nome d’arte di Ettore Loris, seguito da esibizioni in locali di scarso pregio, alternate ad altre nei più rinomati caffè-concerto della capitale. In questi anni di dura gavetta,  l’artista entrò in  contatto con un’umanità eterogenea, alla quale si ispirò per la costruzione dei suoi particolarissimi personaggi comici, che lo resero tanto celebre. Petrolini stesso, molti anni dopo, descrisse l'ambiente in cui aveva mosso i primi passi:

 

 

« Io provengo, e lo dico con orgoglio, da una piazza di pubblici spettacoli: Piazza Guglielmo Pepe, e da lì nei piccoli caffè-concerto, dove in fondo a quei bottegoni c'era sempre un palcoscenico arrangiato alla meglio: poche tavole, molti chiodi, e quattro quinte, fondale di carta, con quasi sempre dipinto il Vesuvio (in eruzione, naturalmente), ed ecco l'elenco artistico: prima esce lei, poi esce lui, poi escono tutti e due insieme, ricomincia lei... e così via di seguito fino a mezzanotte: il tutto intercalato da uno sminfarolo al pianoforte. » (Un po' per celia, un po' per non morire..., 1936) Anche nel libro Bravo! Grazie!! Petrolini così interpretava gli anni  della gavetta artistica: « Fu una vita selvaggia, allegra e guitta e un'educazione a tutti i trucchi e  funambolismi davanti al pubblico, che magnava le fusaje (i lupini) e poi tirava le cocce (le bucce) sur parcoscenico al lume de certe lampene (lampade) ch' er fumo spargeva da pertutto un odore da bottega de friggitore .» Nell'introduzione allo stesso libro Bravo! Grazie!! , descrisse le difficoltà che riscontrò nel rapporto con il pubblico a causa anche di una congiuntura storico-politico-culturale particolare: « Nel periodo della musoneria italiana in cui un buon attore non era considerato tale se non si prestava alle parti lacrimose, io passai come un buffone distinto. Mi venivano a sentire per esclamare  Quant'è scemo! »

 

Petrolini in scena

 

Nel 1903 conobbe la quindicenne Ines Colapietro che, assieme alla sorella Tina, cantava al Gambrinus e con lei, dalla quale avrà anche dei figli, divise la vita e il lavoro per tanti anni. Nel 1907 vennero scritturati per una tournée in Sudamerica (cui ne seguirono altre negli anni successivi), il cui successo fu tale che, al ritorno a Roma, l’artista venne scritturato da Giuseppe Jovinelli per il suo nuovo teatro. Petrolini divenne popolarissimo, tanto che il Teatro Sala Umberto, altro storico teatro romano, pagò al Teatro Jovinelli una cospicua penale per poterlo avere per tre anni in esclusiva. Nel 1915 costituì una sua compagnia di varietà, con la quale mise in scena le prime riviste. Petrolini si rivelò non solo un bravo attore, ma anche un prolifico e fantasioso drammaturgo, capace di nobilitare anche creazioni altrui. Alla base del suo repertorio c’era la “macchietta”, alla quale dette lustro, creando personaggi ben delineati e di spessore, che diventarono punto di riferimento per il teatro comico dell’epoca e non solo. Ricordiamo: “Gigi er bullo”, “Sor Capanna”, “i Salamini”, “Fortunello”, tanto amato dai Futuristi, con i quali, seppur burlandosi di loro negli “Stornelli maltusiani”, collabora, come in “Radioscopia di un duetto”, trasposto cinematograficamente nel 1918 da Mario Bonnard, col titolo “Mentre il pubblico ride”, con Petrolini e Niny Dinelli.

 

Petrolini in Gastone

 

Uno dei più celebri personaggi creati da lui creati, Gastone, è il risultato di una lunga evoluzione. Nasce, dapprima, come una macchietta del «bello» (Il bell'Arturo), il gagà svenevole e un po' stupido, che si trasformerà nel personaggio inserito nella rivista Venite a sentire del 1915 - capo di una banda di viveur che: «magnano, beveno, dormeno, se divertono e vanno a spasso, vanno a caccia alla vorpe, all'uccelli e parleno er tedesco a perfezzione!» - Si tratta di una satira, ironica e amara, della società dello spettacolo degli anni venti, e dei personaggi meschini, avidi, invidiosi e gretti che vi fanno parte. Esemplare rappresentante di questo mondo di presunti artisti è il protagonista, appunto Gastone, istrionico e carismatico attore di varietà di infima categoria, dalla fantasiosa parlantina romanesca, squattrinato, dedito a mille vizi, corteggiatore di tutte le soubrette e ballerine, dai modi esagerati e teatrali ma fondamentalmente malinconico e solo.

 

Petrolini - Caricatura di Gastone

 

Seguendo la moda futurista dei versi maltusiani, del tempo,  Petrolini ne compose alcuni tra i quali quello che lo definisce:

Petrolini è quella cosa che ti burla in ton garbato, poi ti dice: ti à piaciato? se ti offendi se ne freg.

Riguardo al suo lavoro, l’artista diceva: ”Imitare non è un’arte perché se così fosse ci sarebbe arte anche nella scimmia e nel pappagallo. L’arte sta nel deformare”. Petrolini infatti fu il re dello sberleffo, della burla, della satira pungente, caustica, con la quale condanna l’ipocrisia e il malcostume e non risparmia alcuno, né popolani, né potenti e neppure il regime fascista, che criticò con sapiente sarcasmo, anche con ‘Nerone’. Nello spettacolo viene ricordato l'atteggiamento sbeffeggiante verso la dittatura che portò il grande attore, in occasione della medaglia che Mussolini gli volle conferire, a pronunciare l'immortale ringraziamento:"E io me ne fregio!". Negli anni venti portò in scena numerose commedie. Gli  scrittori facevano a gara per scrivergli dei testi; nel 1924 interpretò il fortunato “Gastone”, col quale volle prendersi gioco di alcuni cantanti dell’epoca, pieni di sé, e di molte star affettate del cinema muto, oramai destinato a morire.

   

Altra caricatura di Petrolini-Gastone

 

E’ in questo periodo che incontrò Elma Crimer, con la quale più tardi convolò a nozze. Petrolini fu anche scrittore di testi non teatrali e autore e interprete di canzoni di successo, che arricchivano i suoi lavori: indimenticabili “Una gita ai castelli”, conosciuta anche come “Nannì”, e la famosissima “Tanto pe’ cantà”, simbolo di una certa romanità, cantata in seguito da tanti artisti.  Negli  anni Trenta arrivò il cinema con “Nerone”, di Alessandro Blasetti (1930); “Cortile”, di Carlo Campogalliani (1930); “Il medico per forza”, di Carlo Campogalliani  (1931). Seguono anche tournée internazionali in Egitto e nelle principali città europee. Il re del varietà, della rivista, dell’avanspettacolo, il precursore del moderno cabaret, si ritirò dalle scene nel 1935 per una grave forma di angina pectoris. Morì il 29 giugno del 1936 a soli 52 anni, senza aver mai perso la verve comica: prima di morire disse: “Che vergogna morire a cinquant’anni!”.

Si  racconta che, ormai in punto di morte, alle parole incoraggianti del medico che lo visitava e che sosteneva di trovarlo ristabilito, Petrolini rispondesse: “Meno male così moro guarito” e che al suo capezzale, quando vide arrivare il prete con in mano l’olio santo, esclamò con un filo di voce: “E mo’ sì che so’ fritto!”,  giocando anche lì, come fece durante tutta la sua vita col potere e col destino con una vena comica senza precedenti.

Con addosso il frac del famoso Gastone, venne sepolto al Cimitero Monumentale del Verano, a Roma, in una cappella purtroppo danneggiata dai bombardamenti del 19 luglio 1943.

   

(dati desunti da varie fonti Web)

   

 

Mia madre aveva il senso dell’economia sviluppato fino alla genialità: figuratevi, io mi chiamo Gastone. Ebbene, lei mi chiamava semplicemente Tone….per risparmiare il gas….

Ho fatto un terribile scherzo alle Ferrovie…. Ho acquistato un biglietto andata e ritorno Roma-Firenze e poi non sono tornato.

Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.

Dai libri impariasmo meno che dallas vita; un solo libro vmi ha molto insegnato: il vocabolario.  Ma adoro anche la strada, ben puiù meraviglioso vocabolario.

Il matrimonio è la tombola dell’amore: uno vincee gli altri novantanove rimangono fregati.

Un amico mi dice: ti voglio portare a vedere il cantiere…stavano tutti zitti…non cantava nessuno.

L’Uomo è un pacco postale che la levatrice spedisce al becchino.

Infine ecco alcune battute che recitava in pubblico.

Adesso ti dò un problema: ho un’automobile della forza di 150 cavalli sulla quale possono andare sei persone e l’automobile può fare quaranta chilometri all’ora. Quanti anni ha l’autista? Lo sai o non lo sai? Ha trentadue anni. C’è poco da ridere: è un amico mio; me l’ha detto lui. Ti ha piaciato eh? Tutto è sbagliato, tutto un mondo da rifare. Ieri un amico  mi indica una cancellata; ma come può essere cancellata se c’è? Un altro mi indica per strada un signore e mi dice: lo vedi, quello è il perito…Ma come poteva essere perito, se era vivo? Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare… Per esempio, dicono orologio…ma orologio quando è d’oro, ma quando è d’argento, argentologio, e quando è di nichel, nichelologio. Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Per esempio, miope, quando sono io miope ma quando è lui, luipe, e quando sono loro lorope… Ti ha piaciato, eh?

In Italia non c’è patriottismo. Stasera, magari vado in galera, ma dico tutto; sì, perché tutti i grandi uomini che hanno speso la metà della vita per l’indipendenza italiana vengono cacciati via. L’ho visto io con i miei occhi, scritto: Via Cavour, Via Garibaldi, Via Mazzini. Bisogna scrivere Resta Cavour, Resta Mazzini. Ti ha piaciato eh?

Più stupidi di così si muore. Lo sai che differenza passa tra un soldato e il ferro? Che il soldato monta la guardia e il ferro CHINA BISLERI. Ecco come chiosava sui nobili il grande Ettore Petrolini: “Per me ognuno discende da’ le scale di casa sua”.

 

Ettore Petrolini - Tanto pe' cantà

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