Archive for giugno 12th, 2013

La mia Terra – La Valtellina

     

 

     

Mi preme molto rivisitare  questi luoghi così  suggestivi,  dalle caratteristiche particolari: è una terra difficile e aspra come il suo clima e i suoi abitanti,  apparentemente freddi e schivi, ma profondamente generosi, provati da   vicende storiche  difficili, a causa della prolungata occupazione austriaca che si protrasse fino alla fine della prima Guerra mondiale.

In realtà, è la terra di mia madre,  anche se nacque  a Biasca, Canton Ticino,  ma  la famiglia si trasferì a Bormio, quando era ancora una bambina. Io sono nata a Genova ma,  da giovane, ho trascorso diversi anni in quelle splendide Valli, con i nonni e altri parenti, pertanto, conosco bene tutti i luoghi dei quali parlerò;  gli usi, i costumi, i dialetti, in sintesi,  le varie particolarità, che mi piace ricordare e custodire. Data la notevole distanza da Roma ( oltre 800 km.), sono tornata  molto saltuariamente in Valtellina, ma mi è rimasta nel cuore.

 

Bormio e le Alpi Retiche

 

Il nome “Valtellina” (Tellina vallis) si trova per la prima volta in un testo di Ennodio, vescovo di  Pavia, al principio del sec. VI.   Secondo gli studi attuali, la spiegazione più convincente resta  quella che lo fa derivare da Teglio.  Il nome Telium (Tellium, Tilium),  tuttavia, comincia a comparire solo assai più tardi,   ma la posizione del borgo, dominante sulla media valle dell'Adda, e i reperti archeologici che testimoniano importanti insediamenti umani già in età preistorica, rendono altamente verosimile che Teglio fosse, anche in epoca romana, uno dei centri principali della Valtellina.

Il fiume Adda, scendendo dalla Valle di Cancano, sino a perdersi nel Lago di Como, traccia il corso della Valtellina, la quale tocca a levante il Trentino Alto Adige,  a sud le province di Bergamo e Brescia, a settentrione le terre svizzere dei Grigioni. Se si fa eccezione delle due vallate svizzere di lingua italiana, della Valle Poschiavo e della Val Bregaglia, da tutte queste zone la Valtellina è separata da montagne più o meno alte, alcune altissime fra le prime d'Europa;  basti nominare il massiccio del Bernina, il Cevedale e l' Adamello. Ad occidente la Valtellina finisce nel Pian di Spagna, un tempo paludoso, ora in gran parte bonificato e tocca le province di Como e Lecco.

 

Teglio - Palazzo Besta

 

La valle si sviluppa in una serie di bacini.  Le montagne chiudono quasi la valle, lasciando solo un piccolo e difficile accesso ad un altro ampio anfiteatro, che formava anticamente il contado di Bormio. Alcune Valli portano  all'Engadina e  ai Grigioni,  altre formano  la Valfurva. La Valle offre uno spettacolo suggestivo  di grande bellezza, attorniata dalle Alpi Retiche e  dall’Ortles

I principali valichi della Valtellina sono lo Stelvio che,  con i suoi 2758 metri,  è il più alto d'Europa.  Confina con l'Alto Adige, attraverso il passo San Marco verso la Val Brembana e quello dei Zappelli di Aprica verso la Val Camonica.

All'opposta estremità della Valtellina, verso il Lago di Como, si prolunga a settentrione la Val Chiavenna, terra di grossi traffici.  Le vie di comunicazione salgono per la Valle San Giacomo verso il  Monte Spluga, dal quale si accede alla Valle del Reno e a Coira, capitale del Cantone dei Grigioni. A est di Chiavenna  vi è la Valle della Mera, che comunica con la Svizzera, Val Bregaglia e, superato il Passo del Maloja, con l'Engadina. Il Capoluogo di Provincia è Sondrio. Altre località importanti sono: Morbegno, Teglio,  Tirano, Sondalo, Bormio, Santa Caterina  e Livigno,  che è in territorio extra doganale, come Campione d'Italia.

Ciascuno dei centri indicati ha delle caratteristiche proprie.

 

Teglio.           Vanta il bellissimo Palazzo cinquecentesco Besta.

 

Tirano.            E’ nota per il Trenino Rosso a cremagliera, Tirano-Bernina-St.Moritz, uno tra i  più particolari .  La cittadina vanta anche un Santuario dedicato alla  Madonna di Tirano in cui è situato uno splendido organo del Seicento - finemente intarsiato, la cui altezza raggiunge quasi 15 m. Di queste due meraviglie  ne abbiamo già parlato in Bosco, qualche tempo fa, ma, per chi non avesse in mente le immagini relative, le ripetiamo qui di seguito.

 

Trenino rosso Tirano-Bernina-St. Moritz

   

Tirano - Santuario....Organo Seicentesco

 

Sondalo.            Oggi è la sede   dell'Azienda Ospedaliera Eugenio Morelli.  Un tempo, località molto rinomata per il Villaggio Sanatoriale, il più grande d'Europa,  costruito nel periodo del Fascismo. Ospitava ammalati di tubercolosi, quando questa malattia era molto diffusa nel nostro Paese e non esistevano le terapie odierne.

 

Sondalo - Ex Villaggio Sanatoriale - Oggi Azienda Osped. Eugenio Morelli

 

Bormio - Terme - Piscina 4 stagioni

 

Bormio.            Stazione invernale di Sci.  Altitudine 1.250 m. Nota anche per le sue Acque Termali. Esse scaturiscono da ben 9 sorgenti situate sulle pendici  del monte Reit all'interno del Parco Monumentale dei Bagni di Bormio,  ad un'altitudine variabile dai dai 1280 ai 1420 metri s.l.m. Le acque minerali, tra le pochissime calde dell'area a sud delle Alpi, sgorgano ad una temperatura tra i 37° e i 43°C, variabile in funzione delle stagioni: più calde in inverno, perché il terreno gelato non consente le infiltrazioni delle acque pluviali; a temperatura variabile in estate, in rapporto alle precipitazioni atmosferiche. Sono impagabili, infatti, i bagni invernali alle Terme di Bormio, o "Bagni Vecchi".

 

Santa Caterina di Vallfurva

 

Santa Caterina di Valfurva.  Famosa Stazione invernale di Sci,  altitudine  1.738 m.

 

Livigno.          Territorio extra-doganale: Duty Free Area – Altitudine 1.800 m.

 

Livigno

 

Sulla strada  per Livigno si incontra  il paese di Trepalle, il centro più alto d’Italia e d’Europa,  che si trova a 2.069 m.  E’  uno dei luoghi più freddi in Italia: nell’inverno del 1956 si registrarono 45° sotto zero, considerata  la temperatura più bassa in territorio italiano, in epoca moderna. Chi si sofferma a Trepalle  vede un paese “fuori dal mondo”,  e si domanda come abbiano fatto i  “trepallini” a viverci nei tempi passati.

 

Trepalle -  (Livigno)

 

Il territorio dell’Alta Valtellina offre una grande varietà di spunti per una vacanza unica in montagna. Il paesaggio varia con  l’altitudine,  mostrando rigogliosi frutteti ed  estesi  vigneti  nel fondo valle, per arrivare fino alle nevi eterne dei ghiacciai. Innumerevoli sono le possibilità  per praticare gli sport più diversi e trascorrere il proprio tempo libero, scoprendo chiese, palazzi, vie e angoli nascosti dall’indubbio fascino.

 

Trascorrere  un soggiorno in Valtellina   significa anche gustare sapori particolari  e  piatti tipici.

                

 I Pizzocher (in dialetto valt.)

Bitto                                                                                   

 

Una delle  sue specialità sono  i pizzocheri.   Si tratta di  fettuccine  di farina di grano saraceno: si cuociono con patate a pezzetti,  un mazzo bieta tagliata, la verza, tagliata anch’essa e fagiolini del luogo, di colore giallo, in mancanza di questi a nche quelli verdi vanno bene..  Quando sono cotte, si scolano con il mestolo, eliminado tutta l’acqua, e si depositano a strati un una zuppiera, coprendole via via  con formaggio  fresco locale a pezzettini, spolverandole altresì col  parmigiano. Si condiscono, infine, con burro fuso, fatto sciogliere con due spicchi d’aglio e salvia.

 

Bresaola

 

In seguito, c’è la Bresaola, carne di manzo salata e stagionata. Famosi  sono  i formaggi  valtellinesi, freschi e stagionati:   tra i più noti il Bitto, la Scimuda e il Scimudin. Altra leccornìa, i funghi porcini e la Bisciola. Quest’ultima è un dolce natalizio, simile al panettone, preparata con farina di grano tenero, farina di segale e di grano saraceno, arricchita con fichi, uvetta, noci, pinoli e nocciole.

 

Schimudìn (in dialetto)

 

Infine ci sono i pregiati vini della Valtellina: lo Sforzato, il Sassella, il Grumello, l’Inferno, ecc., il tutto  è accompagnato dalla squisita cordialità  dei Valligiani, che renderà la vacanza assolutamente indimenticabile

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Sassella

 

Altra caratteristica artigianale sono i “Pezzott”. Si tratta di  tappeti storicamente confezionati in Valtellina. La lavorazione è esclusivamente manuale: dalla  scelta dei tessuti fino alla realizzazione del tappeto finito. La creazione di prodotti realizzati completamente a mano e l'impiego esclusivo di materiali di origine naturale, come il cotone, la lana, il lino, il velluto e la ciniglia, sono le basi che si adottano per la loro creazione. In particolare,  l'impiego del velluto per la trama e del filo di lino per l'ordito, sono fra i punti di forza della produzione. Questi materiali sono molto pregiati, ma allo stesso tempo hanno indubbie difficoltà di lavorazione. Un tappeto realizzato in velluto e lino, è innegabilmente un elemento d'arredo di elevato valore stilistico e di notevole pregio artistico.

 

Pezzott

   

 Le usanze locali,  parlando di  tempi abbastanza  lontani, erano varie e particolari. Vivissimo è ancora il ricordo della preparazione del pane e del profumo che usciva dal forno a legna. Oltre a quello abituale di farina bianca,  si usava fare anche il pane di "farina nera". Si trattava della farina di grano saraceno, ed era chiamata così per il suo  colore  grigio. Il tipo di pane veniva chiamato "carcent", il cui gusto e profumo erano deliziosi! Ora, penso che non lo faciano  più.

Altra caratteristica, nelle rigide e nevose serate invernali, era quella di radunarsi nelle grandi  stalle dei vicini benestanti,  di coloro che avevano molte mucche, capre, pecore ecc., dove c'era un bel calore  e  comodi sgabelli, a "far filò"!  Ciò significava passare il tempo lavorando a maglia, cucire, rammendare e raccontarsi  i lavori fatti nel corso della giornata e quelli da fare l'indomani. Questi incontri,  di fatto, rappresentavano anche un tipo di vita sociale, riguardavano soprattutto  le donne, ma non escludevano  gli  uomini. Questi ultimi, tuttavia,  si occupavavo  di  portare il fieno per il bestiame, assistere le mucche in gestazione, pulire le mangiatoie ecc. Intervenivano raramente nei discorsi femminili. La permanenza nelle stalle significava anche un risparmio della legna per i camini.

Infine, è interessante ricordare, l’usanza  legata alla liturgia cattolica, praticata ancora oggi a Bormio: le sfilate dei “Pasquali”, i presepi nel periodo di Natale, e  il “Gabinàt”,  nel giorno dell’Epifania. Chi si fa soprendere dall’esclamazione “gabinàt”, per consuetudine, deve offrire semplici dolci o una bicchierata, cioè “pagà ‘l gabinàt”, a chi l’ha còlto di sorpresa.

E’ sempre molto gratificante ripercorrere gli usi e i costumi delle nostre regioni,  tanto  vari e significativi,  così come è bello ricordare i  dialetti locali,  che sarebbe molto importante continuare a mantenerli vivi e praticarli, almeno quando si è sui luoghi.

   

     

 

Richard Clayderman  -  Pastel

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