LA DOMENICA DEL BOSCO

     

 

Un’altra bella storia di “Com’eravamo”.

Ce la racconta Enrica portando sapientemente nel Bosco le memorie dell’anziana ma lucidissima nonna Linda. Leggendo ci rendiamo conto che c’è un po’ di storia di ciascuno di noi perché sono episodi di vita vissuta che abbiamo già sentito raccontare dai nostri genitori e dai nostri nonni quindi fa parte anche della nostra vita.

Ringraziamo l’amica Enrica per il suo entusiasmo nel volerci trasmettere le emozioni vissute nei suoi dialoghi con nonna Linda che vogliamo annoverare, anche lei, tra le nostre care amiche del Bosco.

Buona lettura. 

           

In un paesino in provincia di Como, chiamato Montano Lucino, e precisamente nella frazione del Ronco, nel gennaio del 1928 nasceva una bambina che veniva chiamata Licia. Questa frazione, ora è una zona residenziale, con tante belle case, ma a quei tempi era formata da un solo casale che ospitava due famiglie di contadini e aveva intorno tanta terra da coltivare. Una di questa famiglie era formata dai nonni paterni di Licia, dallo zio e dalla zia con i figli, da due zie, non sposate e dalla mamma e il papà. Filippo, il papà di Licia aveva già partecipato a due guerre e non era più giovanissimo, la mamma Elisabetta, invece era molto più giovane. Dopo il matrimonio la famiglia aumenta in fretta, in pochi anni oltre a Licia nacquero altre due figlie: Rosanna e Luigia. Anche lo zio Federico per recuperare il tempo perduto in guerra, si sposò ed ebbe tre figli maschi. Un nucleo familiare allargato, 14 persone sotto lo stesso tetto, ognuna coi propri compiti da assolvere. Licia e le sue sorelle, così come i cugini, crebbero bene malgrado lo stato di precarietà economica. Nella casa non mancava nulla perché tutto il necessario veniva prodotto da loro. Pagavano l'affitto al Conte, un nobile, proprietario di questi terreni, con il latte delle loro mucche, tutti i giorni fresco e a volte veramente tanto perché la signora contessa, moglie del conte, lo usava per farsi il bagno... proprio così, per mantenere la pelle fresca e vellutata.

 

Montano Lucino (CO)

 

Pagavano l'affitto e le spese anche con le patate e tutto quel che coglievano nell'orto, o con gli animali da cortile. Quando, per le strade del paese o mentre andavano in chiesa, si incontravano il conte e la moglie, tutti gli abitanti si toglievano il cappello e facevano la riverenza, perché era d'obbligo portare un certo rispetto ai nobili proprietari del fondo terriero.

I nonni, capostipiti della famiglia, erano considerati la parte saggia, depositari della cultura contadina. Il nonno, insieme ai figli, decideva quali fossero i campi da coltivare, seguivano una rotazione, insomma non mettevano mai lo stesso ortaggio nello stesso posto, ma cambiavano di anno in anno. Stavano molto attenti quando comperavano le sementi da altri contadini, sopratutto nelle fiere del bestiame e dell'agricoltura.

 

Famiglia numerosa

 

Chi vendeva, per imbrogliare sul peso, metteva un dito sulla stadera (bilancia a mano) per far peso ed era d'uso dire questa frase, sia dai venditori che compratori: "800 grammi per tutti, 900 grammi per pochi, un chilo di sementi per nessuno", perché era pratica comune imbrogliare sul peso. I terreni si aravano a mano o con l'aiuto dei buoi, che venivano presi in affitto per l'occasione. Il periodo della raccolta delle patate era, diciamo, festa grande: se il raccolto era soddisfacente le patate più belle erano destinate ai clienti e al Conte, le meno belle erano riservate per la famiglia. Pagavano l'affitto e potevano guadagnare qualcosa. La nonna e le zie, nel mese di agosto iniziavano a mettere nei vasetti la verdura sotto sale, che poi poteva essere usata per fare il minestrone. Si conservava anche la trippa, il soffritto per il ragù, la giardiniera, un composto di verdure miste con sugo di pomodoro e salicidato, per mantenere il tutto sano, i vasetti si mettevano poi a bollire per la sterilizzazione. Durante l'inverno, con le prugne, le albicocche e il rabarbaro si facevano le marmellate.

 

Focolare di campagna

 

Si faceva il fieno per gli animali. Nel periodo invernale gli uomini andavano nella vicina Svizzera a lavorare come manovali, spaccapietre o  stallieri nei grandi allevamenti. Nel casale era il periodo fermo per la campagna e, quando gli uomini erano assenti, le donne dovevano accudire a tutto, anche gli animali.

Licia divenne  una bella ragazzina, di carnagione chiara, occhi azzurri e capelli castani, andava sempre alla Messa con le sorelle e aiutava in casa, anche lei aveva i suoi compiti. Terminate le scuole cercò lavoro e lo trovò in una piccola azienda di tessitura,vicino casa. Una bella ragazzina così, non poteva passare inosservata... ma chi l'aveva  notata?... In realtà diversi colleghi di lavoro la corteggiavano ma lei aveva già scelto... Luigi... un giovanotto nato il 23 aprile del 1924, già qualificato aiuto capo-telaio, per cui aveva  un buono stipendio e una buona possibilità di avanzare nella professione. Di famiglia leggermente più agiata rispetto a quella di Licia, ma non certamente ricca. Nel 1938 la guerra incombeva già e il papà di Licia venne richiamato alle armi, così come lo zio,  che però fu rimandato a casa per problemi di salute.

 

Carro con buoi

 

Nel casale del Ronco malgrado uno sgomento iniziale, non era cambiato nulla, le donne di casa, le ragazze e i ragazzi oltre al lavoro nelle fabbriche della zona, assolvevano a tutti gli impegni, collaborando tra loro.  La guerra, si sa,  portava solo miseria, ma malgrado tutto riuscirono a superare e ad assolvere i loro compiti e a mandare avanti i lavori già avviati da nonni e genitori.

 

Pozzo rurale

 

Non fu per niente facile, non solo durante la guerra, ma sempre, la convivenza in queste famiglie così numerose, accettare e cercare di plasmare i caratteri di ognuno non era cosa semplice, bisognava forzatamente sapersi adattarsi.

Elisabetta, la mamma di Licia era una donna all'apparenza sottomessa, che non aveva mai potuto scegliere liberamente, nemmeno la tovaglia da mettere sul tavolo in un giorno di festa ma, forse, anche di fronte a cause di forza maggiore, la sua grande intelligenza le ha sempre consentito di evitare gli scontri in famiglia e di vivere senza astio e in armonia con tutti.

 

Cortile di casa rurale

 

Durante la guerra queste donne sono state madri, sorelle, hanno sostituito i mariti in campagna, nella compravendita di sementi e di animali da cortile e da macello. Avevano di tutto, galline conigli, maiali, tacchini, faraone e persino le quaglie, mucche da latte e vitelli da carne. Le ragazze e i cugini contribuivano in grande misura, prendevano l'acqua al pozzo, lavavano i panni nel vicino fiume, la Lura, addirittura le tre sorelle tagliavano e cucivano gli abiti per la Contessa e  al  signor Conte veniva regolarmente pagato l'affitto.

Alla fine della guerra, Filippo fece ritorno al suo amato Ronco, era provato, ma essendo di sana e robusta costituzione, non  subì danni fisici. La salute era integra e poté  riprendere il lavoro senza alcun problema, riconquistando il suo posto nella comunità. A quest’uomo furono date dallo Stato Italiano tre medaglie al merito, riconosciuto eroe dello stato per aver combattuto tre guerre ma non gli fu assegnata mai nessuna pensione.

 

Croce per merito di guerra

 

Così è la vita! I nonni  mancarono, la zia Mariuccia si sposò con un amico di Filippo, ma l'età avanzata non le consentì di avere figli e andò a vivere a Como città, rimanendo molto legata ai suoi nipoti.

I due fratelli e le cognate con i loro figli continuarono a vivere insieme.

Licia si fidanzò con Luigi, le permisero di uscire la sera per una passeggiata o un gelato, la domenica sera  andava sempre a cena  a casa del fidanzato.

Ma il mattino del lunedì, quando la mamma la svegliava  alle cinque -  prima di andare al lavoro andavano alla S.Messa -  sentiva sempre la mamma brontolare e lei diceva  al fidanzato: "non esco più, mia mamma brontola sempre." Luigi, uomo diretto, chiesee alla futura suocera il perché di questo comportamento, e alla giustificazione della suocera, fece una promessa alla fidanzata: se mai ci sposeremo, non andremo mai a vivere in famiglia. Infatti, Elisabetta veniva pressata dalle due cognate, perché permetteva alla figlia di uscire.

 

Stalla per bovini ma anche luogo caldo per riunioni serali delle famiglie rurali

 

Gli inverni si passavano nella stalla per non sprecare troppa legna: il calore degli animali e un piccolo fuoco bastavano, si facevano caldarroste o si cuoceva il mais.

Si cantavano canti popolari o si leggeva alla luce delle candele un libro, o si ricamavano le lenzuola in previsione di un matrimonio. La fisarmonica veniva suonata da qualcuno. Non avevano i bagni in casa e ogni sera, a turno, in un angolo della stalla dove c'era più caldo, tenuto ben pulito e risevato, i componenti della famiglia facevano il bagno. L'acqua veniva scaldata sul camino in un pentolone di rame e nella stufa economica che aveva una caldaia da parte.

Il gabinetto si trovava a lato della grande corte e si doveva fare un bel po' di strada prima di raggiungerlo; per questo motivo, sopratutto nelle camere, c'erano vasi da notte in ogni comodino, augurandosi di non avere mai una necessità impellente nell'arco della  giornata, perché poteva capitare di correre fin li e poi trovarlo occupato, c'era un solo gabinetto per tutti gli abitanti della corte .

Sono storie di un mondo che io non ho avuto modo di conoscere, ma che mi vengono raccontate dalla signora Linda che tutti i martedì mi aspetta. Le faccio il bagno, le metto i bigodini in testa e le pulisco l'appartamento, non sono io che aiuto lei, ma lei che aiuta me con i suoi racconti, e credetemi sono tanti, 85 anni di ricordi in una persona che non sa cosa sia il rancore. Oggi ho voluto raccontarvene una parte.

     

Ennio Morricone - The Green leaves of summer


COMMENTI

  1. il 07 luglio, 2013 Lorenzo.rm dice:

    Che bella storia, Giuseppe. Grazie a te, a Enrica e a Giovanna per la composizione. Abbiamo un bel bagaglio di storie interessantissime, Poprio una bella antologia. Grazie, grazie.

  2. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Verissimo Lorenzo, tantissime storie di interesse storico e culturale insieme che costituiscono la nostra antologia da conservare non solo nella nostra memoria ma anche nei nostri archivi per futura consultazione.
    Bellissimo il tuo commento: grazie.

  3. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Ringrazio Enrica per la sua appassionata vivacità nel volerci estendere le emozioni provate nel suo girovagare, raccontandoci le storie quasi con verve di navigata giornalista. Brava Enrica, continua così!

  4. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Ringrazio, naturalmente, la bravissima Giovanna con la quale è bello lavorare in proficua collaborazione ma, soprattutto, è da ammirare per la sua completa dedizione al Bosco, per la sua certosina precisione e, infine, per le sue minuziose ricerche sia delle immagini che dei video musicali che ci propone.
    I lettori ringraziano.

  5. il 07 luglio, 2013 giovanna1.vc dice:

    bellissima storia ,Enrica ,penso sia la storia di tanti dei nostri nonni ,la stalla ,la salsa di pomodoro ,marmellate e cosi’ via ,era il modo x tirare avanti con quello che la natura offriva ,ma erano famiglie unite ..grazie a Giuseppe e Giovanna, x il loro impegno nel rendere il bosco sempre bello e intrigante con le storie che publicate ,Buona domenica a tutti

  6. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Ciao Giovanna1, sei sempre generosa nei nostri confronti e sai farti voler bene: è un bene che ricambiamo volentieri con immensa stima. Ti ringrazio a nome di Enrica, di Giovanna e di tutta la Redazione. Buona serena Domenica anche per te.

  7. il 07 luglio, 2013 giovanna3.rm dice:

    Bel racconto, Enrica, ha dei punti in comune con ciò che, di recente, ho scritto riguardante i costumi e gli usi della Valtellina.
    L’ho riletto con molto piacere, l’hai composto in maniera molto efficace:brava!
    Un abbraccio.

  8. il 07 luglio, 2013 alba morsilli dice:

    Il racconto di Enrica è la storia di una Italia contadina, che solo gli anziani ricordano, è vero non esiste futuro senza il passato.
    Leggendo non ho avuto lo stimolo del piacere, poteva essere messo in una forma stimolante, tutto mi è parso molto piatto a tal punto che ho saltato le righe per trovare qualcosa che mi atirasse.
    scusate la mia schietezama penso che si possono anche accetare pensieri oposti

  9. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Certo Alba, accettiamo anche il tuo pensiero così come accettiamo la semplicità che c’è in ciascuno di noi. E proprio di spontanea semplicità si tratta nel racconto di Enrica che scrive di getto come le suggerisce il cuore nel momento che prova le emozioni. É da ammirare e personalmente l’ammiro e la stimo proprio per queste sue peculiarità. Non siamo dei professionisti e ci accontentiamo di ciò che abbiamo che comunque non è inferiore a tanti altri prodotti di manieristici scrittori.
    Devi scusarci anche per questo. Grazie!

  10. il 07 luglio, 2013 Nembo dice:

    Molti oggi sperano di andare a vivere in campagna perchè la nostra vita purtroppo è ormai una società virtuale, dove luoghi, situazioni di vita vengono privati a volte della realtà storica del passato, si soggiorna magari in un agriturismo di lusso e si pensa che quella è la vita dei contadini. Bene a fatto Enrica, a riproporci una storia che ci ha fatto ritornare indietro nel tempo descrivendoci come fosse realmente la vita quotidiana con tutti i suoi risvolti umani, ma sopratutto c’è una verità su cosa significasse la vita di campagna a quei tempi. Un ringraziamento è doveroso anche a Giuseppe e Giovanna-rm.

  11. il 07 luglio, 2013 armida.ve dice:

    Quante famiglie, anche della mia terra, hanno condiviso la storia e le tribolazioni che racconta oggi Enrica. Quante vedove” bianche”, cioè con il loro uomo alla guerra per anni, quante donne si sono sfinite nei lavori dei campi, degli orti, dei bucati al fiume..quanti migranti, nelle americhe o altrove. E quanti figli si sono visti negare un futuro dignitoso, per mancanza di soldi!
    Tutto questo è storia. Quello che racconta Enrica lo si conosce, ma lei ci aggiunge un tocco di …poetica nostalgia! Grazie, anche a Giovanna e a Giuseppe.

  12. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Grazie a voi cari amici Armida e Nembo. Ritrovarci nel Bosco per scambiarci pensieri, pareri, opinioni personali e confrontarci con il modo di vivere del passato e di oggi diventa interessante e stimolante. Anche una sana dialettica rinforza le amicizie e questo lo considero costruttivo in tutti i sensi.
    Ben vengano i racconti di Enrica e di quanti altri vogliono portare nel Bosco episodi delle proprie esperienze. Grazie.

  13. il 07 luglio, 2013 gianna dice:

    Il primo complimento va con il cuore alla cara amica Enrica e alla lucidissima nonna Linda, che racconta la sua vita vissuta e condivisa con tanti altri, momenti molto difficili ma in quei momenti era una cosa naturale,senza grande sacrifici, era cosi la vita, bisognava sacrificarsi per potere soppravivere, per potere avere o dare ai figli almeno lo stretto necessario,diceva Enrica che le stalle erano il luogo dove si poteva stare uniti, al caldo e ogni persona portava il suo lavoro, e quello era il suo riposo,tutti uniti a condividere e parlare della giornata molto faticosa passata,ma cantavano perche’ erano ugualmente felici,si accontentavano di quello che avevano senza pretese, la vita che racconta Enrica lo sentita dai miei nonni, sapevo solo parlare di sacrifici,mai divertimenti, ripeto che in cuor suo erano felici, grazie Enrica e la tua simpaticissima nonna,che ogni settimana ci porti pezzi di vita, allora molto difficili.ma oggi tante cose sono cambiate le macchina hanno aiutato spero in bene aiutare questi contadini a non faticare come un tempo, che erano solo le mani.la loro macchina!!ciao

  14. il 07 luglio, 2013 gianna dice:

    vorrei ringraziare tutti i collaboratori di questo bellissimo servizio ,ora conosco solo Giuseppe Enrica ma scusatemi dico tutti!! grazie del vostro grande lavoro e di chi porta queste racconti di vita, storie opinioni ogni settimana sempre molto interessanti che dire grazie di tutto, “una simpatizzante del bosco” ciao

  15. il 07 luglio, 2013 Cecilia Zenari dice:

    Carissima Enrica,
    decisamente hai saputo ascoltare la signora Licia: una bella persona che, nonostante la sua età, ricorda ancora la sua famiglia nei suoi anni di gioventù, rivivendoli, con tutte le loro emozioni, mentre a te li raccontava.
    Oltre a queste realtà, di altri tempi, sicuramente, questo scritto denota una grande sensibilità ed anche una forte capacità di entrare in empatia, descrivendoci in modo così particolareggiato, le cose più umili … di un normale ma unico, sempre unico!, vissuto.
    Sì, storie di persone semplici, forse storie non eclatanti, ma che hanno segnato tante vite umane ma cariche di emozioni profonde.
    Per chi le ha vissute storie indimenticabili.
    Ho letto il racconto e ringrazio tanto chi l’ha scritto e chi l’ha pubblicato.
    Ascoltare sicuramente è un modo per saper voler bene, specialmente a persone di una certa età, che hanno tanto bisogno di affetto e compagnia, di un sorriso, di una battutina simpatica … di un incoraggiamento ed apprezzamento sinceri.
    Io non so esprimermi così, io dimentico, ma saper ascoltare è sempre, sempre importante e possibile!
    Un caro saluto a tutti, tutti voi! Grazie, grazie!

  16. il 07 luglio, 2013 wanda dice:

    certo che siamo strani noi uomini! leggo il bel racconto di Enrica e mi viene in mente che la fatica e i giorni di grande sacrificio, le pene e i tormenti che si subivano, tenevano stretta la famiglia attorno ad un focolare dove tutti si ritrovavano e si consolavano. Ora che abbiamo ogni ben di Dio, non dobbiamo più lottare con le unghie e con i denti per un poco di benessere, quante famiglie vanno a scatafascio? non ci sappiamo più tollerare, vogliamo tutto e subito senza troppiu sacrifici, vogliamo la ragione a tutti i costi, non sappiamo più discutere e intendere le ragioni dell’altro e se consigli ci vengono dati, sono scambiati per intromissione ad una privacy che è solo, secondo me, una mancanza di saper mettere le cose al loro vero posto. Anche non avendoli vissuti quei tempi, sono sicura

  17. il 07 luglio, 2013 wanda dice:

    che erano migliori sotto tanti aspetti dei tempi moderni dove non sappiamo più qual’è il nostro vero posto. Molto bello il racconto, e mi auguro davvero che giungano ancora tanti aneddoti di quei tempi.

  18. il 07 luglio, 2013 giovanna1.vc dice:

    Grazie del pensiero ,Giuseppe ,le cose belle vanno apprezzate e questo bel bosco merita xche’ e’ molto ben seguito e a me fa’ piacere passarci e leggere grazie ancora ciao.

  19. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Gianna carissima, solo simpatizzante? Credo, invece, che tu sia una grande Amica del Bosco e di tutti noi. Una vera Amica (si, con la A maiuscola), di quelle che sanno apprezzare quanto facciamo per sentirci uniti e per ritrovarci in armonia tra persone che hanno tutte un proprio curriculum vitae, una propria esperienza e hanno la forza morale di condividerla, sapendo di trovarsi tra amici sinceri. Grazie!

  20. il 07 luglio, 2013 gianna dice:

    grazie giuseppe per ritenermi non solo simpatizzante del bosco…Ma una vera amica (con la A maiuscola )certo bisogna sapere aprezzare il lavoro di quelli che si impegnano tantissimo senza mai conoscergli solo con un nome siete bravissimi e ai ragione sono una vostra fans del bosco, ci fate tornare indietro nel tempo che non eravamo ancora nati sembrano favole.ma sono favole vissute nel tempo, grazie Giuseppe mi ai saputo commuovere ciao

  21. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Grazie Cecilia per il tuo ritorno nel Bosco. Lo so, non sei mai mancata e sei sempre vicino agli amici che ti vogliono bene come tu sai voler bene a tutti noi: è un sentimento ricambiato e reciproco. É tutto vero ciò che dici, conosciamo Enrica e sappiamo quanto sa farsi voler bene per la sua naturale semplicità e benvolenza verso il prossimo. Un’Amica da non perdere e da tenere cara, sempre! Complimenti per il tuo prezioso intervento.

  22. il 07 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Bellissima la tua analisi, Wanda, l’apprezzo e la condivido integralmente così come sono certo che verrà condivisa da tutti gli amici. É dimostrato che nelle estreme difficoltà, pur rispettando le diversità individuali, gli animi umani sanno tenersi reciprocamente uniti mirando al bene comune. É sempre stato così in passato ma oggi questo senso di solidarietà è molto cambiato, prevale l’esasperata individualità che, come sappiamo, non porta niente di buono nel contesto sociale. Auguriamoci una sapiente riflessione collettiva. Grazie per il tuo pensiero. Per il futuro penso che si potranno avere altre storie similari, speriamo bene.

  23. il 07 luglio, 2013 Cecilia Zenari dice:

    Io credo che le cose più semplici sono le più belle ed anche questa volta Enrica ce lo ha saputo dimostrare!

    C’é sempre da imparare, passo per passo e con tanto amore!

    Ciao a tutti e grazie ancora, lo meritate veramente!

    Ah, non voglio proprio dimenticare!! Un bacione a Licia, la principale protagonista di questo bel vissuto.

  24. il 08 luglio, 2013 enrica.Co dice:

    sono rientrata oggi da una mia uscita fuori porta, ringrazio tutti, ma proprio tutti, di cuore,…… Alba so che tu non vivi di passato e ti ringrazio per avermi comunque esternato quello che è il tuo pensiero, ammiro la tua schiettezza, ma le emozioni non erano mie, erano di nonna Licia ho cercato di trasmetterle, ma evidentemente bisogna viverle,per saperle spiegare, devo dire però che malgrado sia un passato faticoso c’è chi lo ricorda con serena consapevolezza,questo solo vorrei precisare, nonna Licia, a mio parere è una persona che vive si forse anche di ricordi, ma con serenità

  25. il 08 luglio, 2013 enrica.Co dice:

    Giuseppe Giovanna grazie belle le immagini la musica e troppo gentili grazie

  26. il 08 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Bentornata Enrica, ci sei mancata. Avrei voluto che anche tu avessi partecipato in diretta al simpatico scambio di considerazioni e pareri scaturiti nei commenti. Spero di aver interpretato bene ciò che poteva essere anche il tuo pensiero e di non aver fatto sentire troppo la tua assenza.
    In ogni caso, grazie!

  27. il 08 luglio, 2013 enrica.Co dice:

    CERTO CHE VA BENE GIUSEPPE VA BENISSIMO

  28. il 09 luglio, 2013 robertadegliangeli dice:

    Come eravamo non certo mille anni fa, ma sembra essere passato davvero molto tempo…. Ma per noi è ancora nel nostro cuore, ma anche nel nostro vissuto, almeno per qualcuno di noi . Grazie Enrica, di avermi fatto ripensare a quel mondo, che alle volte sentiamo così lontano, basta poco e tutto ritorna alla mente

  29. il 09 luglio, 2013 Giuseppe3,ca dice:

    Verissimo Roberta, è storia recente, solo di qualche generazione fa ma, nel rileggerla, sentiamo che è parte di noi ed è come se l’avessimo vissuta in prima persona noi stessi. Bello tornare indietro per ricordare “Com’eravamo”.
    Grazie Roby, condivido in pieno il tuo pensiero.

  30. il 10 luglio, 2013 Pachino dice:

    Ormai nn ho niente da aggiungere hai commenti degli amici del bosco,dico solo una cosa,brava Enrica.!!!!


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