Pensieri e non solo…!!
Scritto da giovanna3rm il 3 Settembre 2013 | 25 commenti- commenta anche tu!
Con questo soprannome si chiamano i fucilieri del battaglione S. Marco della Marina Militare Tutti noi in questi mesi (diciotto) abbiamo sentito i vari commenti su questa tragica vicenda, considerandola anche oscura, o non del tutto chiara, che ha coinvolto due nostri militari. Gli stessi si trovano tuttora in India, a disposizione di quelle autorità, per definire la loro posizione. I nostri militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono accusati, secondo la Corte del Kerala, dell’omicidio di due pescatori Indiani.
Fiocco di solidarietà per i due Marò
Ricapitoliamo i fatti. Era il 15 Febbraio del 2012, la petroliera Italiana Enrica Lexie viaggiava al largo della costa Kerala, India sud-occidentale, in rotta verso l’Egitto. A bordo, oltre all’equipaggio, c’erano sei Marò del Reg. S. Marco, con il compito di proteggere l’imbarcazione dagli assalti dei pirati, un rischio concreto lungo tutta la rotta che passa dalla Somalia. Poco lontano, un peschereccio Indiano - St. Antony - si avvicinava alla nave Italiana. I nostri militari notarono questa barca sulla quale c’erano diverse persone (una decina). I nostri militari credevano di essere sotto attacco dei pirati, chiesero a costoro di identificarsi via radio, ma non ricevettero nessuna risposta, a quel punto spararono diversi colpi in aria, la barca continuò la sua corsa fino a che i militari spararono in acqua vicino alla barca per farli desistere. Poco dopo la St. Antony si allontanava, avvisando la guardia costiera del distretto competente indiano dell’accaduto.
I due Marò
Questi i fatti dichiarati dai nostri militari e confermati anche dell’equipaggio della nave Italiana. Mentre per la polizia Indiana i fatti accaduti risultarono diversi, ovvero che la barca con a bordo dei “Pescatori” affermò che la petroliera era in rotta di collisione, il peschereccio rallentava la sua corsa per far passare la nostra nave. Intanto, vedendo nel radar un’imbarcazione che si avvicina, scattò l’allarme, il comandante della Enrica si rinchiude va con l’equipaggio in una parte inaccessibile della nave e lasciò ai marò il compito di affrontare la minaccia che si avvicinava. Quando il peschereccio, ignaro, arrivò vicino alla nave i due fucilieri, credendo che si trattasse di pirati, azionarono le loro armi uccidendo due componenti dell’equipaggio del peschereccio.
Nave Enrica
Su questo lamentevole incidente, non ancora superato con la dovuta chiarezza e buona fede, si scatenò una vera telenovela, che ci ha messo in ridicolo di fronte a tutto il mondo. La polizia Indiana chiese al comandante della petroliera con uno stratagemma di dirigersi verso il porto di Koki per accertamenti. La Marina Italiana ordinò ad Umberto Vitelli, capitano della Enrica Lexie, di non dirigersi assolutamente verso il porto e di non far scendere dalla nave nessun .dell’armatore, assecondò la richiesta delle autorità Indiane attraccando al porto e consegnando i nostri Marò. La notte del 15 Febbraio venne effettuata l’autopsia sui corpi delle due vittime. Il 17 Febbraio gli stessi vennero sepolti, il 19 Febbraio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vennero arrestati con l’accusa di omicidio. Non furono portati in carcere, ma trattenuti in una “guesthouse security”, ovvero un edificio di polizia indiano, adibito alla protezione di infrastrutture industriali e potenziali obiettivi terroristici.
Liberate i Marò
Questi i fatti di cui siamo venuti a conoscenza, e da quel momento in poi tutti hanno scritto e detto la loro, e in tal modo si è formata una vergognosa campagna mediatica: taluni affermavano che i nostri militari erano innocenti, altri li ritenevano colpevoli, ingarbugliando sempre più questa tragica vicenda che per mesi ha accumulato bugie e altro, tutto ciò a fini politici. I protagonisti furono l’allora Presidente del Consiglio Monti, Terzi, Ministro degli Esteri e il ministro Di Paola, senza dimenticare il Presidente Napolitano, che tentarono di agire subito per una pronta liberazione dei Marò. I nostri militari sono sempre detenuti in India e, secondo la nostra ministra degli esteri Emma Bonino, la costanza ci premierà e i Marò saranno liberi per il S. Natale, ma non ha detto di quale anno. Speriamo che non ci faccia diventare zimbelli di tutte le cancellerie del pianeta!
Va detto che l’atteggiamento delle autorità Indiane, in tutti questi mesi, è stato fermo ma non rigido, ai reclami pervenuti dal nostro governo di sottrarre il processo al tribunale di Kerala, dove il duplice omicidio ha provocato grande risentimento, il governo indiano ha risposto assegnando il caso alla Corte Suprema di New Delhi, per maggiore garanzia. Hanno concesso “licenze” ai due militari per venire in Italia a votare, per le festività Natalizie, sempre con la parola del governo Italiano del loro ritorno in India, permessi che…a pensarci bene, sono un po’ atipici per degli imputati di omicidio sotto processo. Ed ecco che arrivò il fatidico 11 marzo, con una girovolta, il governo Monti di allora, notificò al governo indiano che i due Marò non sarebbero ritornati in India. Fu un gesto che, ricorderete, suscitò polemiche per giorni, trascinando nel fango la parola d’onore del nostro paese, complicando ancora di più la vicenda giudiziaria, portando alla rottura diplomatica delle ambasciate, tantè che il governo indiano, per ritorsione, proibì al nostro ambasciatore Mancini di lasciare l’India. Da tutte le parti si crearono i pro e i contro: se far rientrare i nostri Marò o no.
Orbene, come sempre, il dio denaro, ha fatto sì che i due Marò venissero rispediti in india come due pacchi postali, sacrificati per non perdere la faccia: l’interesse commeciale si dimostrò più importante di tutto, vedi le nostre imprese presenti in India, che sono più di quattrocento, Fiat-Pirelli-Piaggio-Italcementi-Generali e altre ancora. C’è inoltre da precisare che il culmine di questa vicenda si raggiunse nell’aprile 2012, quando il governo italiano e i legali dei parenti delle vittime raggiunsero un accordo economico extragiudiziario, con il consenso della Suprema Corte del Kerala. Le famiglie ricevettero 10milioni di – rupie – ciascuna, quasi 300.000mila euro. Dopo aver incassato il danaro, entrambe ritirarono la propria denuncia contro Latorre e Girone, lasciando solo lo Stato contro i nostri militari. Secondo l’ammiraglio Di Paola Giampaolo, si è trattato solo di una “donazione”, di un atto di generosità slegato dal processo.
Per riassumere, il comandante della nostra nave è stato circondato da tre motovedette indiane e un aereo dopo tre ore di navigazione, dopo il fatto, e a circa 40miglie di distanza dal luogo dell’accaduto, e con uno stratagemma hanno fatto fare dietrofront alla nostra petroliera e, a proposito di questo evento, ognuno poi diceva la sua: chi affermava che il fatto era accaduto nelle acque territoriali e chi nelle acque internazionali, ovvero 33miglia nautiche dalla costa del Kerala, che il processo doveva avvenire in Italia, mentre per lo stato Indiano le miglia erano 20,5 , nella cosiddetta “zona antigua”, cioè un tratto di mare che si estende fino alle 24miglia dalla costa, entro le quali è diritto di uno Stato far valere la propria giurisdizione. Non dimentichiamo che i nostri militari erano a bordo della petroliera perché mandati dal nostro governo, con i protocolli extraterritoriali, in accordo con le risoluzioni ONU che regolano la lotta alla pirateria internazionale, perciò i militari erano in servizio su territorio Italiano (la petroliera batteva bandiera tricolore) e avrebbero dovuto, quindi, godere delle immunità giurisdizionali nei confronti di altri Stati. Qualora ci fossero delle contestazioni, il processo relativo avverrebbe nel proprio Stato. Altro punto dolente è che le autorità Indiane non hanno permesso ai nostri tecnici balistici di visionare nulla e su questo ci sarebbe molto da discutere, in “primis” - i nostri fucilieri della marina hanno in dotazione fucili ARX 160 che sparano proiettili di cal. 5,56 mm.-Nato-, mentre secondo gli esperti indiani i colpi che hanno ucciso i due indiani erano del cal.7,62, non compatibili con i nostri calibri, quindi tutte bugie che rimbalzarono come palline di flipper, e l’atteggiamento dell’India non fu trasparente.
I Marò con bandiera
Quel calibro apparteneva ad altri fucili e, proprio in quella zona di mare dove si verificò la sparatoria, esistono delle immagini satellitari. Infine, in quelle ore vi erano altre imbarcazioni. Brutta storia quella dei due Marò catturati in India. Tutto ciò che è accaduto lo abbiamo appreso dalle tv, dai giornali, dalle interviste, noi non eravamo presenti. A Genova si dice: chi è a terra giudica, chi è in mare naviga, noi non stiamo navigando…(forse in internet). E’ con profondo dolore che parliamo di questa vicenda, perché sentimentalmente siamo tutti vicini ai Marò. Questa è realmente una brutta vicenda, brutta per tutti noi Italiani, brutta per il nostro governo. Una storia come questa mette in gioco il prestigio della nazione. Già una volta ce lo siamo giocato, spero vivamente che i nostri attuali politici non ripetano gli stessi errori, sottovalutando tutti gli avvenuimenti , poiché non hanno nemmeno ritenuto a far valere le nostre ragioni nelle sedi competenti dell’ONU. In battaglia come nella vita, il valore degli uomini è nelle azioni compiute. Staremo a vedere se questo governo del “fare” cosa è capace di fare. Di questa tragica vicenda dei nostri due Marò, se ne parla poco o nulla in questi ultimi mesi, credo tuttavia che meriti una coraggiosa riflessione da parte di tutti noi. Alcuni mesi or sono, il The Times of india, il più diffuso quotidiano indiano, quello sempre schierato in prima fila nell’accusare i nostri Marò e che ha montato un caso attorno alla loro vicenda, ha riportato una drammatica notizia titolando: “Two Indians Killed in central African Rapublic by French forces” , (Due indiani uccisi nella Repubblica centroafricana dalle forze Francesi), pare per un errore.


