LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 13 Ottobre 2013 | 34 commenti- commenta anche tu!
Secondo il parere dell’eminente scienziato Antonino Zichichi, l’intelligenza è prerogativa esclusiva dell’essere umano.
Il computer è una macchina calcolatrice, costruita dall’uomo per propria utilità ovvero per essere utilizzata in ausilio alle proprie necessità ed esigenze sempre crescenti.
Infatti il computer può elaborare calcoli molto più complessi di quelli che può effettuare il cervello umano, può immagazzinare con i suoi bit enormi quantità di dati certamente superiori alla capacità dei neuroni della nostra materia grigia, non solo ma in questo è anche molto più veloce del nostro modesto cervello ma gli manca una cosa, cioè, la fantasia che è solo prerogativa umana ed ecco perché lo Zichichi afferma che il computer non può essere considerato intelligente, perché manca di fantasia. Scusate questa piccola premessa divagante ma non è questo l’argomento di oggi.
Nell’Hard Disk della nostra mente, in questo nostro meraviglioso cervello che ha la capacità di immagazzinare nozioni, dati e ricordi che poi, anche quando pensiamo che siano stati completamente dimenticati, ritornano improvvisamente, prepotentemente e chiaramente a galla come fossero stati vissuti ieri e, con grande sorpresa per noi stessi, riviviamo al presente vicende di 40/50/60 anni fa, ed ecco che, felici di questi ricordi giovanili, ci viene voglia di digitarli e memorizzarli sul nostro PC, per una successiva lettura, magari a beneficio dei nostri nipoti o per raccontarli agli amici.
È il caso della storia di oggi che Gabriella ha voluto portare alla nostra conoscenza, scrivendo e trasmettendo questo bellissimo racconto dei suoi ricordi d’infanzia a beneficio degli amici del Bosco. Ringraziamo Gabriella e la invitiamo a proseguire in questa sua bellissima iniziativa.
Buona e serena Domenica nel Bosco.
Una delle gite preferite della mia infanzia, era andare nella piccola Valle di Tovel. Si partiva al mattino con il carro trainato dai cavalli. La strada era stretta, piena di sassi, non era accessibile alle auto.
Il paese, dove abitavo in quei tempi, era a 650 mt. di altitudine e la strada per Tovel era in forte salita. Il carro sobbalzava ma, il desiderio di andare, non ci faceva sentire il contraccolpo delle assi dure del carro. Anzi, noi bimbe giocavamo con le bambole, giusto per ingannare il tempo, perché la strada era lunga. Un pò alla volta anche la salita era terminata ed eravamo arrivati a 1200 mt. di livello.
Il lago rosso
Quello che si vedeva arrivando, era uno spettacolo superbo. Il lago rosso con delle chiazze più forti nel mezzo e alla destra, bello come, forse, non è possibile vederne un altro, se non solo in immagini fotografiche.
Noi bimbe si correva subito alla riva, per mettere le mani in quell’acqua rossa. L’acqua del lago assumeva quel colore solo nei mesi caldi, il fenomeno del rosso era dovuto ad un’alga la glenodinium sanguineum .
Mentre gli uomini andavano a cercare funghi, noi bimbe con le mamme, si faceva il giro del lago, tanti km. di sentiero. Qualche metro sopra la stradina, quando ancora non era sentiero, c’erano le baite, poche, in verità, ma le ricordo chiaramente.
Baita nelle Dolomiti
Superata la zona delle baite la stradina diventava un sentiero molto più stretto e per completare tutto il giro attorno al lago occorreva prestare molta attenzione per cui restavamo unite tenendoci per mano. Il sentiero superava delle piccole alture per poi scendere all’improvviso. Nella valle la vegetazione era molto folta e potevamo tenerci agli alberi di conifere per aiutarci nella discesa ed evitare di scivolar giù. A metà del giro, c’era uno spiazzo verde, che è rimasto invariato nel tempo. Ci si sedeva per riposare e riprendere fiato. Quanto era bello il rosso ai nostri piedi, ed il verde tutto attorno.




