LA DOMENICA DEL BOSCO

 

             

Un’assidua lettrice nonché fedele amica del Bosco ci presenta un suo racconto chiedendo, però,  per motivi strettamente personali, di non rendere noto il suo nome.

Nel rispetto delle disposizioni sulla privacy, accogliamo la volontà della new entry come autrice e pubblichiamo volentieri il suo racconto senza citarne il nome che resterà comunque custodito negli archivi di Redazione.

Invito tutti, comunque, a darle il riconoscimento che merita, grazie.

     

   

Nella casa in cui abito da alcuni anni, c’era  una inquilina di nome Teresa, per tutti  “Nonna Teresa“. Sono passati un pò d’anni e nonna Teresa non è più lucida come allora. Mi chiedo che possa pensare o riesca a capire questa dolce vecchietta. Tante volte le ho fatto compagnia, era dolce, gentile ed educata. Ma capivo come al mattino fosse lontana con il pensiero, capivo che parlava, senza accorgersi della mia presenza. Con la mente ritornava nella sua città natale. La guerra, i tempi difficili, dove la fame rendeva apatici o cattivi.

Si dice che la guerra sia stata compagna della miseria. Questi i ricordi di chi l’ha subita più che vissuta. Mentre era persa lontano con il pensiero, mi chiedeva: ricordi quel signore che abitava vicino a noi? aveva perduto la moglie, quanto ha pianto in quelle notti buie, con il terrore delle bombe o di qualche carro armato, non contento di mitragliare di giorno. Alle volte le sue  grida facevano paura, urlava: “Maria, Maria”. Ma la sua donna, la donna della sua vita, non c’era più!

L’enfasi che metteva nel raccontare questo aneddoto sembrava una invocazione d’aiuto. Sono passati anni da quando raccontava questi aneddoti, ma sento ancora i brividi di paura ed emozione lungo la schiena! Poi si risvegliava  da quei tragici pensieri e mi chiedeva: “Mi fai il caffè?” Il caffè era sempre pronto, bastava accendere, io lo preparavo per darle il buon giorno insieme alle pillole che lei, non sempre si ricordava di prendere.

Altri due aneddoti che raccontava nei suoi momenti di assenza dal presente, ma vivi nel suo passato, hanno avuto su di me la sicurezza  di quanto male faccia la perfidia della guerra su chi è indifeso. Uno tratta di una famiglia formata da padre madre e due bimbi, di 5 e 6 anni. Il papà deve partire per la guerra lasciando sola la sua famiglia, poco dopo la mamma si ammala, non c’erano cure adatte a lei e anche se ci fossero state, denaro per i farmaci, con i prezzi tanto alti, non ne avevano.

Poco tempo dopo muore lasciando soli o quasi i bimbi. Come parenti ci sono dei lontani cugini, che non hanno la possibilità di sfamare altre due bocche. Non possono prendersi cura di loro. Non c’era pane, nemmeno un pezzo di polenta. Erano in una delle più povere città del nord Italia (a quei tempi). I bimbi che avevano fame, si siedono a terra nel cortile e cercano qualche filo d’erba, s’accorgono che tirando ne esce la radice  la puliscono con le loro piccole mani e mangiano. E’ poca cosa, ma per i due piccoli affamati  va bene così, per quel giorno la fame è mitigata.

 

É l’ultimo racconto, quello che su di me ha un impatto veramente drammatico e malgrado me lo abbia raccontato tante volte, non riesco ad accettarlo. Mi parlava, di un bambino piccolo che viveva con la sua mamma in una piccola casa, dove mancava praticamente tutto. Pochi viveri niente coperte, la guerra aveva confiscato anche quelle, solo grossi ciocchi di legna da mettere nel caminetto per scaldarsi, l’acqua bisognava andare a prenderla alla sorgente. La guerra, però, non guarda dove colpisce una bomba sganciata da un aereo. La bomba colpisce la casa distruggendola e facendo morire la mamma. Il bimbo sopravvive ma è toppo piccolo per fuggire, rimane solo a invocare colei che non risponderà più: “Mamma, mamma”.

I racconti di nonna Teresa sono i ricordi di chi ha subìto la guerra e certamente assistito alle violenze profonde della stessa. Non cambiavano mai e mi venivano raccontati solo al mattino. Ora nonna Teresa è in una casa di riposo, come quasi tutti gli anziani non ricorda più tanto. Dimentica, alle volte, anche il mio viso, ma basta che io la saluti e le parli, perché subito il suo viso sorride, riconosce la mia voce ed è felice!

     

 La grafica,  i GIF e il video musicale sono di Giovanna.

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Richard Clayderman - Ballade pour  Adéline


COMMENTI

  1. il 03 novembre, 2013 Lorenzo.rm dice:

    Pino, hai fatto di nuovo centro con Nonna Teresa, affascinante narratrice di un periodo buio della nostra storia e della storia dell’umanità. Forza, forza! Grazie anche a Giovanna, naturalmente. Un grazie particolare a Nonna Teresa.

  2. il 03 novembre, 2013 giuseppe3.ca dice:

    Grazie a te Lorenzo per la tua saggia e ponderata approvazione che vale sempre come incoraggiamento. Lo dimostrano le tue parole: “Forza, forza”.

    Grazie a Giovanna, grazie a ‘Nonna Teresa’ ma soprattutto un grazie grandissimo e meritato alla nostra affezionata lettrice (verso la quale rispettiamo il suo desiderio di anonimato), che ci ha inviato il bellissimo racconto.

  3. il 03 novembre, 2013 Cecilia Zenari dice:

    Il racconto è un racconto importante, simile a tantissimi altri sulla guerra, tutti da prendere in considerazione con grande rispetto e insegnamento.
    Certo, sarebbe stato ancora più bello conoscere il nome di questa cara lettrice che ha fatto tanta compagnia ad una nonnina, una nonnina così dolce che ricordava con forti emozioni gli infelici avvenimenti accaduti a causa della guerra.
    Speriamo risponda, comunque, ai nostri commenti, ci farebbe tanto piacere!
    Ecco, la protagonista del racconto, quella nonnina, non capirà o ricorderà, magari nulla più, ma i sentimenti sono vivi in lei e ci saranno sempre, questo lo dico perché, nonostante l’età tutti hanno bisogno di ascolto, tenerezza e tanta disponibilità d’animo.
    E questo è il contrario della guerra!!!
    Una serena domenica a tutti, ricca di Pace e disponibilità!

  4. il 03 novembre, 2013 gabriella dice:

    fatina ,non conosco il tuo nome , ma hai aiutato quella nonna e forse bisognerebbe passare qualche volta di più ,in quelle case di riposo . Io non ci passo tanto , ma qualche volta lo faccio , e sò quello che vuol dire fare compagnia , aiutarle a mangiare , o farle passeggiare piano piano .

  5. il 03 novembre, 2013 giuseppe3.ca dice:

    Brava Cecilia, il Bosco ha anche la capacità di far emergere ed elevare, nel più alto senso spirituale, gli animi nobili e tu, con le tue parole, ce ne dai una grande prova, grazie.
    Certo ci piacerebbe conoscere colei che ha saputo raccogliere la storia perché coinvolta con i propri sentimenti di grande umanità, ma rispettiamo la sua volontà di restare anonima e la ringraziamo comunque.
    Tu conosci bene le miserie e le infamie della guerra perché raccontate dal tuo papà che ha vissuto in prima persona, in zone operative, le nefandezze dell’ultimo conflitto bellico mondiale. Comprendo il tuo pensiero Cecilia e ancora dico grazie per il tuo prezioso intervento.

  6. il 03 novembre, 2013 Fatina dice:

    Grazie Gabriella, è sufficiente anche solo qualche volta stare vicino alle nonnine che ‘soggiornano’ nelle case di riposo, per capire quanto bisogno hanno di un piccolo aiuto, di una parola di conforto e, in fondo, anche della nostra compagnia. Facciamolo con gioia ogni volta che possiamo, pensando che, anche per noi, arriverà il momento della vecchiaia.

  7. il 03 novembre, 2013 Nembo dice:

    Giuseppe, ancora una volta ci hai proposto un bellissimo racconto che tramite la nostra assidua lettrice del bosco ci ha proposto un ricordo di una nonnina di nome Teresa, purtroppo quei anni di guerra c’era povertà, disuguaglianza nel mondo e tanti ricordi infelici. Un saluto alla protagonista della storia che ci ha raccontato. Condivido il pensiero di Gabriella nel passare ogni tanto portando un saluto con un sorriso in qualche casa di riposo, sicuramente anche se non conosciamo personalmente le persone, loro lo apprezzeranno.

  8. il 03 novembre, 2013 gianna dice:

    Cara, fatina grazie per averci raccontato la vita di “Nonna Teresa” anche tu sei dolcissima averci parlato di questa dolce Nonnina, in un modo molto bello anche se in quei momenti c’era la guerra che portava distruzzione e miseria, ma questa meravigliosa Nonna e stata fortunata solo perche’ c’era quel vicino di casa che si prendeva cura di lei, nel migliore dei modi e te dolce fatina che la stavi ascoltando,questa storia vera ha toccato la nostra sensibilita’,dopo tanti stenti oggi la Nonnina si trova in una casa di riposo, certo che sara’ ben curata e ben voluta da tutti, lei non potra’ rispondere a questi Commenti, il tempo l’eta le avra’ portato via dei ricordi, ma tu cara lettrice del bosco saprai farla sorridere e fargli capire quanto le vogliamo bene a “Nonna Teresa” anche a te .nn rimanere anonima aspettiamo leggerti ancora ,per avere altre notizie. questo racconto ancora oggi si presenta sempre, andiamo al volontariato poter dare un po del nostro tempo e affetto, aiuto a questi Nonnini ascoltargli dandogli, tanto affetto,io vi dico le porte del volontariato sono sempre aperte, nelle case di riposo ancor di più, pensiamo che domani avremmo bisogno anche noi. ciao

  9. il 03 novembre, 2013 franco muzzioli dice:

    Quadretti neorealisti, tra ricordi e vaghe nebbie della memoria.

  10. il 03 novembre, 2013 sandra vi dice:

    Molto bello e pieno di sentimento questo tuo racconto “ignota fatina “quanta tristezza porta quei dolorosi anni di guerra ,eppure il loro ricordo deve sempre essere mantenuto vivo ,ne dobbiamo parlare ;colla speranza che certi orrori nn si ripetano piu’,Ne vediamo purtroppo tanti vicino a noi.Ascoltiamo i ns nonnini quanto abbiamo da imparare dalla loro saggezza.Come sempre bello il pezzo di Giovanna

  11. il 03 novembre, 2013 giuseppe3.ca dice:

    Solo ora ho potuto venire per ringraziare gli amici/che che hanno letto la storia vera di nonna Teresa. Non rispondo amica per amica, ma invito tutti/e a passare qualche volta nelle case di riposo, scoprirete quanto bisogno c’è di persone che si dedichino al volontariato attivo. Il mio pensiero è che il bene che si dà lo si riceve. Un saluto da chi il volontariato lo fa costantemente ogni volta che il tempo lo consente, grazie a tutti/e.

  12. il 03 novembre, 2013 gianna dice:

    Vorrei, personalmente ringraziare, con molto ritardo per motivi di privack,Giuseppe3 ca. per la presentazione dei racconti settimanali, per la sua semplicita’ e molta emozione per tanti racconti, sempre presentati con molta sensibilità e bravura, compresa Giovanna ,grazie di cuore sempre al blog “il bosco”

  13. il 03 novembre, 2013 gianna dice:

    Dolce, Fatina io frequentando il volontariato da diversi anni in ospedale, capisco benissimo il bisogno urgente nelle case di riposo, dunque mettiamoci la mano nella coscienza, entrando a dare un po del nostro tempo,ci sentiremo orgogliosi di essere dei volontari, porta un bacio a” Nonna Teresa” grazie Fatina ciao

  14. il 04 novembre, 2013 giovanna3.rm dice:

    Grazie, cara amica, per averci regalato dei ricordi del lontano periodo in cui il nostro paese, distrutto dalla guerra, con grande fatica, stava uscendo dalla disperazione.
    Molto efficace e importante il racconto di nonna Teresa.
    A te un caro saluto.

  15. il 04 novembre, 2013 giuseppe3.ca dice:

    Ti ringrazio Gianna, sei gentilissima. Il mio lavoro come quello di tutti i componenti della redazione è sempre orientato a beneficio degli affezionati lettori del Bosco che gradiscono tutte le nostre rubriche, con argomenti sempre attuali e interessanti. Grazie per la tua presenza.

  16. il 04 novembre, 2013 Fatina dice:

    Questa mattina ho trovato il tuo commento Giovanna e posso dirti che capisci tante situazioni tristi e sei sempre presente, ti ringrazio.

  17. il 04 novembre, 2013 Fatina dice:

    Gianna, sei una volontaria anche tu e so che puoi capire, grazie.

  18. il 04 novembre, 2013 gianna dice:

    Cara fatina dolcissima, vogliamo conoscerti, sei una volontaria anche te io che penso di conoscerti, un abbraccio Fatina, grazie di ♥ il bosco ti aspetta ciao.

  19. il 04 novembre, 2013 Riccardo Avanzi dice:

    Leggere commenti camuffati ad arte per fare numero è una vergogna, ma il sig Enrico dice che il bosco va bene cosi, allora continuate.


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