Archive for dicembre 15th, 2013

LA DOMENICA DEL BOSCO

 

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Il Bosco ci ha abituati a trattare e discutere tra noi di grandi temi: sociali, politici, economici e culturali ma ci dà anche l’opportunità di parlare di argomenti più leggeri ma non per questo meno importanti e lo facciamo settimanalmente nella rubrica

 

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  che possiamo considerare ‘luogo di ritrovo’ per tantissime amiche/amici che ringraziamo di cuore per la costanza e fedeltà al blog, sempre ampiamente dimostrata.

L’amica Gabriella.bz  ci presenta ancora una sua storia e ci parla, oggi, della lontananza tra le persone, non tanto nel senso relativo alle distanze geografiche ma nel senso della solidarietà umana e della possibilità di annullare queste distanze tra persone che, seppure vicine, non riescono a trovare un dialogo tra loro. Non è mai proficuo isolarci ma, anzi, è necessario cercare l’aggregazione e la socializzazione. Noi già lo facciamo con il nostro relazionarci in chat ma l’amica Gabriella, in questo suo racconto, ci dà una bella dimostrazione di come farlo anche nella vita reale.

Nel ringraziare la brava Gabriella, auguro a tutti buona lettura e serena Domenica.

 

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Dice una vecchia canzone:

 

La lontananza sai è come il vento,

che fa dimenticare chi non s’ama…

è già passato un anno ed è un incendio che, mi brucia l'anima. Io che credevo d' essere il più forte. Mi sono illuso di dimenticare, e invece sono qui a ricordare . . . a ricordare te.

 

ma a me il vento piace e non mi fa dimenticare chi mi ama. Non ho tante compagne ma spesso vado da due amiche che sono sole. Nel percorrere quella via c’è un vento molto forte, anche se non freddo.

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Mi piace sentire il vento che mi spettina, fa volare e ballare le foglie, adoro la solitudine ma quella che puoi amare, perché se tu prendi in mano un libro, o il p.c. e come sottofondo ascolti un bel pezzo musicale la solitudine scompare. Ho due amiche, sono sorelle e vivono nella stessa casa, detestano sia la lontananza che la solitudine. Vado a trovarle per far capire loro che sia la solitudine, sia la lontananza,  si possono vincere. Basta non chiudersi in casa in attesa che qualcuno bussi alla porta, come fanno loro. Abitiamo in una bellissima città, vuoi sognare passando davanti al Kursaal, lo puoi fare pensando che molti anni fa si aprivano i saloni e danzavano, Re, Regine, Principi ecc.

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Si possono visitare i castelli che ci sono in città o si può fare un giro e guardare le bellezze che circondano Merano. I giardini al Castel Trauttmansdorff, se entri al mattino ed esci la sera, ti rimane ancora da visitare qualcosa. Andiamo ai musei o passiamo per i parchi, non manca neppure il Parco dedicato a SISSI Imperatrice d’Austria.

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Possiamo poi fare un giro con i cavalli, andare alle terme e perché no? un pò di shopping e andare verso casa lungo il Passirio, dove ci sono le famose passeggiate. Le ho invitate a casa mia, ma la musica non è di loro gradimento, sono uscite sul balcone ma c’era un pò d’aria fresca e sono rientrate subito. Abito abbastanza in alto e l’aria non manca e ogni alito di vento viene subito percepito. Nel pomeriggio provo a insegnare un gioco vecchio che penso possa essere di loro gradimento. Siamo tutte trentine perciò il gioco dovrebbe riuscire bene. Si deve scrivere una frase in stretto dialetto e vedere chi arriva prima ad indovinare. Una è entusiasta, ma l’altra dice: no! Capisco che è un po’ difficile, ricordo che giocando con mio marito e amici, usciva sempre vincitore mio marito sebbene fossimo dello stesso paese. Forse con una ero a buon punto perché mi aveva chiesto dei libri che aveva notato in casa, poi ne avrei cercati altri alla biblioteca, ma facendo venire lei, in modo da trovare un buon motivo per farla uscire.

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Ero per strada e mi dicevo, vento, vento fammi venire un suggerimento, per l’altra amica. Arrivo a casa loro senza nessuna idea, ma dopo i saluti, quella più taciturna, mi chiede: “Ti piace mettere in ordine i ‘Santini’?“ Io la guardo e dico, non l’ho mai fatto, ma c’è sempre una prima volta in tutte le cose, vuoi farmi vedere quello che hai? Ritorna  in sala con tanti di quei Santini da farmi rimanere sbigottita. Comincio a guardarli e vedo che certi sono molto belli e con vecchie date, le chiedo, sei sicura di non farle vedere a persone esperte? Forse ci ricavi del denaro.

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Lei risponde, è perché non lo vuoi fare? No dico e mi metto a separare date e pizzi. Mi  sembra di avere il mio Santino della  prima S. Comunione bordato tutto in pizzo che tengo ancora. Per quel giorno ho separato un sacchetto di Santini. Poi bisognerà comprare gli album appositi, ma per ora si continua a separare per 15 giorni sempre e solo di pomeriggio. Lei guardava e parlava solo per rispondere alle mie domande, verso la fine del lavoro mi chiede, perché mi hai detto che non avevi mai fatto questo lavoro?  Perché non l’avevo mai fatto ma mi è piaciuto così è facile farlo. Alzando  gli occhi  mi dice, lo sai che ho provato da sola a fare il gioco delle frasi in dialetto ed è molto bello anche se difficile. L’abbraccio e forse un passo è fatto.

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Ci troviamo dopo pochi giorni al bar  in centro tutte e tre siamo felici. Io perché sono riuscita far uscire almeno per un pò le malinconiche sorelle. Spero i trovare altri giochi ma il più è fatto. Io ritorno alla mia malinconia e lontananza ma per me, non sono pesanti, anzi la mia musica sottofondo, il p.c. o un  libro e mi sembra di volare sulle ali del vento.

 

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