LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 23 Marzo 2014 | 25 commenti- commenta anche tu!
Leggo su una pagina di Scienze di un giornale che il due per cento dell’uomo di Neanderthal è ancora tra noi. La notizia mi incuriosisce e cerco di approfondire l’argomento per ampliare le mie scarse conoscenze in materia. Mi pongo subito una domanda: “Io appartengo al genere dell’Homo Sapiens o faccio parte di quel due per cento dell’Homo di Neanderthal che si riteneva estinto e che invece pare sia ancora tra noi?”.
Homo di Neanderthal
Dato per certo che Dio ha creato l’Universo molto tempo prima che l’Uomo fosse in grado di studiare e capire sé stesso, gli esperti in materia, da Darwin in poi, concordano sulla teoria della evoluzione genetica delle specie, umana, animale, arborea e geologica. Processi lentissimi ma inarrestabili, facenti parte, forse, di un immane disegno Divino ancora tutto da scoprire ma nel quale siamo costretti a credere dalla inesorabilità del procedere degli eventi a lunga distanza.
Si, va bene, ma quali sono le differenze che possono permettere di individuare l’uomo (e la donna) discendente dal ceppo di Neanderthal da quello, più evoluto dell’uomo Sapiens-Sapiens?: I dati somatici, il colore della pelle, la maggiore o minore intelligenza, la maggiore o minore velocità e capacità di apprendimento, la tendenza alla cattiveria verso i propri simili o, viceversa, la bontà? Già nella Genesi, La Bibbia, con Caino e Abele ci fa capire che l’indole dell’uomo si può dividere tra cattiveria e bontà. Quindi la domanda iniziale potrebbe non essere del tutto campata in aria. Le cronache dimostrano che esistono ancora oggi i discendenti di Caino e quelli di Abele, sono costantemente tra noi e ne abbiamo nimerose dimostrazioni quotidiane.
Ripercorriamo, in breve, il cammino dell’uomo e della sua evoluzione ricostruito sulla base degli studi appropriati relativamente ai rilevamenti archeologici:
Fino all’inizio del secolo scorso si riteneva che l’origine dell’Uomo potesse risalire a circa 200.000 anni fa ma i progressi della paleontologia e delle più moderne tecniche di datazione dei ritrovamenti fossili, hanno portato molto indietro nel tempo l’origine dell’uomo sulla Terra datandola a circa 1,750 milioni di anni fa.
L'Ominide più antico - discendente dalle
Scimmie Antropomorfe
Prima di tale data, partendo dalle proscimmie, sono stati classificati Ominoidei gli esseri vissuti tra i 38 e 25 milioni di anni or sono (periodo Oligocene e Miocene), l’evoluzione porta successivamente agli Ominidi,
Australopithecus
esistiti fino a poco meno di 2 milioni di anni fa (periodo Pliocene e fino alla metà del Pleistocene).
Homo habilis
Da tale periodo, si arriva alla Preistoria e ai giorni nostri passando dall’Australopithecus all’Homo Abilis,
Homo erectus
poi all’Homo Erectus, poi ancora
all’Homo Sapiens Neanderthalensis
Homo sapiens Neanderthalensis
e infine all’uomo attuale che è classificato
L'Uomo Vitruviano di Leonardo
In effetti non c’è una distinzione netta tra dicendenti diretti dall’Homo di Neanderthal che si ritiene abbia avuto origini nel Continente Africano e quelli dell’Homo Sapiens con localizzazione nel Continente Euro-Asiatico perché i due ceppi, nelle loro migrazioni e spostamenti territoriali si sono incrociati e conseguentemente integrati con scambi evolutivi delle civiltà culturali e generazionali, adattandosi geneticamente ai vari climi e alle diverse condizioni ambientali.
Secondo avanzati studi da parte di eminenti scienziati in varie Università di rilevanza Mondiali che portano avanti una precisa ricerca su numerosi soggetti prestatisi volontariamente ad analisi specifiche, pare che dai primi risultati sia dato per certo che nell’uomo moderno, ovvero in ciascuno di noi, appartenenti al genere di uomo sapiens-sapiens, in realtà esiste ancora una percentuale del dna dell’uomo di Neanderthal, variabile dall’1 al 4 per cento e forse anche più.
Può essere anche questa una delle ragioni per la quale permane l’unicità di ciascun individuo e sappiamo che non possiamo mai essere tutti uguali o uno uguale ad un altro. È forse da queste caratteristiche che nascono tendenze diverse, arrivismi, desiderio di emergere e conflitti non solo individuali ma anche generazionali, razziali e di pensiero?
Quando ci renderemo conto di quanto siamo “piccoli”, ovvero esseri infinitesimali capitati per caso in un piccolissimo pianeta sperduto nell’immensità dell’Universo?
L'evoluzione dell'Uomo
Quanti millenni passeranno ancora per arrivare ad una integrazione globale degli esseri umani sulla Terra che porti all’unicità della razza umana che si potrebbe chiamare Homo Terrestris e che possa essere d’auspicio al raggiungimento della tanto auspicata Pacem in Terris?
Successivamente, dopo ulteriori millenni di evoluzione, entreremo nell’era dell’Homo Spatialis in grado di incontrare, dialogare e integrarsi con civiltà di altri Mondi dell’Universo sempre più vasto e in continua espansione?
Homo spatialis
Ma ora sto sconfinando già nella Fantascienza e mi fermo qui per non continuare a scrivere altri sproloqui che tanto vani forse non sono.
Nel ringraziarvi per l’attenzione, invito tutti ad esprimere il proprio parere e rispondere alla domanda:
“Ritenete che in ciascuno di voi ci sia più Homo Sapiens-Sapiens o più
Homo di Neanderthal?”
Buona Domenica, con un sorriso per tutti.

