Archive for aprile 6th, 2014

LA DOMENICA DEL BOSCO

 

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L’Aquila e parte dell’Abruzzo trema…

il terremoto ha spezzato decine e decine di vite umane: 309 morti e circa 2.000 feriti, colpendo duramente anche il patrimonio artistico e culturale della regione.

 

Prefettura AquilaPrefettura  dell'Aquila

 

L’Aquila e la sua Provincia ha ripreso a volare grazie al coraggio dei suoi cittadini. Ricordiamo tutti insieme con un pensiero questo tragico anniversario.

 

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Grazie Nembo, possiamo considerarti lo storico della Redazione di Eldy per la tua tempestività e precisione nel ricordarci gli anniversari degli avvenimenti, tristi e lieti, e te ne siamo infinitamente grati. É giusto mantenere vivo il ricordo sia per onorare le numerose vittime, sia per un riconoscimento alla grande laboriosità dimostrata dai sopravvissuti che continuano a lavorare per la ricostruzione e la ripresa della normalità della vita nelle loro città devastate dal sisma.

Il nostro ricordare, nelle pagine del Bosco, vale pure come incoraggiamento e riconoscimento della perseveranza e l’alacrità nel lavoro di queste persone indomite anche di fronte a questi tragici eventi.

Dalle macerie dell’Abruzzo conseguenti al terremoto ricordato da Nembo, passiamo alle macerie della devastante

Seconda Guerra Mondiale.

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Macerie bombarfdamenti su Cagliari 1943Macerie  bombardamenti  su  Cagliari  1943

 

Dai ruderi di una casa demolita dalle bombe dopo un terrificante bombardamento, tra mattoni, sassi, polvere e calcinacci, dopo aver rimosso e tumulato le vittime, emerge un libro che mia madre ha raccolto e conservato quale cimelio per futura memoria.

 

Da_un_libro__42717 (Anno scolastico 1939/40)

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anno scolastico 39-40  

Conservo ancora questo libro, ritrovato dopo tanto tempo, e nelle sue pagine leggo molti capitoli che possono essere sicuramente di un certo interesse postumo non solo per noi giovani della terza età ma anche per molti ragazzi con qualche stimolo di curiosità per la conoscenza di cosa e come si insegnava nella scuola del passato. Pensando di fare cosa gradita  agli amici del Bosco, ne estrapolo uno che ha destato il mio interesse e lo propongo per la lettura domenicale.

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Nel corso delle loro imprese gli Arabi (che eran detti dagli europei Saraceni, forse ladroni) si stanziarono nella Sicilia, nella Sardegna, nella Corsica e nelle Baleari.

Più di due secoli (827÷1072) durò la dominazione araba in Sicilia, ove, chiamati da Eufemio di Messina, generale bizantino ribelle, protagonista di una tragedia di Silvio Pellico, erano passati dalla vicina Tunisia. L’isola, tolta alla mala signoria bizantina, raggiunse grande prosperità. Palermo toccò sotto gli arabi 350.000 abitanti, e fu ricca e colta. L’economia agricola fu molto curata dai nuovi dominatori, che costruirono poderose opere idrauliche, apprese alla scuola degli Egiziani, per regolare il corso dei fiumi, ed elevarono grandi serbatoi per procurarsi l’acqua necessaria.

I latifondi, motivo prima della rovina del paese, furono confiscati e frazionati in modo da agevolare la operosa piccola proprietà; grande sviluppo ebbe l’industria serica. Un vivo movimento intellettuale s’accompagnò al benessere economico dell’isola.

 

Incursioni degli Arabi in altre regioni d’Italia portarono alla fondazione di loro colonie militari a Frassineto, presso Nizza, alla foce del Garigliano, ed alla occupazione temporanea (838÷842) di Brindisi, Bari e Taranto. Una audace scorreria li condusse fino a Roma, ove saccheggiarono persino le basiliche di San Pietro e San Paolo (846).

Papa Leone IV, per impedire nuovi assalti alla basilica del Principe degli Apostoli, circondò le mura di quella parte di Roma, oltre il Tevere, ove essa sorge. Di qui il nome di Città Leonina che fu dato a questo quartiere della capitale cristiana.

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Al testo della lezione di storia segue un brano di lettura, estratto dal trattato:

 

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di Michele Amari (Palermo 1806 -  Firenze 1889

 

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I figli del deserto hanno alta statura, corpi robusti, asciutti, puri lineamenti della schiatta caucasica in volto, la barba non troppo folta, bellissimi denti, sguardo sicuro, penetrante; avviluppata la persona in ampie vestimenta, coperti la testa e il collo con bizzarra foggia di cuffia, ché da loro par ne venga tal voce; vanno alteri al portamento; maneggian destri le armi, padroneggiano i cavalli, animale amico loro più che servo; traggono vanto dalla rapina; impetuosi nell’ira, tenaci nell’odio, ospitali, leali alle promesse; ardenti nell’amore che merita tal nome; son contenti per lo più di una sola moglie, la comprano, la ripudiano, ma li trattiene di maltrattarla troppo il rispetto della parentela di lei; né tengon chiuse le donne, né presso di loro la gelosia vieta le oneste brigate con donzelle, né i teneri canti e i balli. Tra la libertà della parola, l’uso alla guerra e la compagnia del sesso più delicato, si comprenda perché i Beduini sentano sì altamente la poesia.

La gente delle città, meno schietta di sangue, men forte, usa turbanti e fogge di vestire più spedite e di pregio, e con ciò non pare svelta ed elegante al pari dei Beduini; unisce le passioni violente con la frode, le tenere non conosce; usa poligamia, divorzi; sprezza e tiranneggia le femmine, quando lo può senza pericolo; sempre le allontana dai ritrovi; cerca invece gli stravizi; in ogni cosa mostra il predominio dei piaceri materiali sopra quelli dell’animo. Tali i cittadini, i cui costumi più discordino dai nomadi.

Ma v’ha gradazioni tra gli uni e gli altri. Le popolazioni mercantesche stando sempre in cammino, partecipano del valore e sobrietà dei beduini. Similmente le famiglie nobili delle città amano imitare i guerrieri della nazione; e alcune usano mandare a balia i figlioli presso le tribù del deserto, nelle quali sono educati fino all’adolescenza. Son poi virtù comuni a tutta la schiatta arabica la liberalità, l’ospitalità, il coraggio, l’audacia delle intraprese, la perseveranza; vizi comuni, la superstizione, la rapacità, la vendetta, la crudeltà. Tutti han pronto ingegno, arguto parlare, inclinazione alla eloquenza e alla versificazione.

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L’ho riportato così, come è scritto nel libro.

Spero sia stata una lettura piacevole.

Buona Domenica.

Giuseppe__44288  A

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André Rieu  - Adagio   (Tomaso G. Albinoni)

http://www.youtube.com/watch?v=BKJNcN89RMc

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