L’Angolo del dialogo – Fatti e Opinioni
Scritto da giovanna3rm il 22 Aprile 2014 | 50 commenti- commenta anche tu!

L’ho preso da Leonardo.it e mi sembra un argomento che ci può spingere a dialogare e approfondire. L’invito è di farlo senza alcuna remora.
Giorgia Würth nuovo libro: L’accarezzatrice, il tabù della sessualità nei disabili.
Dopo il successo di Tutta da rifare, dal 1 aprile Giorgia Würth torna in libreria con il suo secondo romanzo,
Copertina
Un romanzo coraggioso, che affronta un tema quanto mai attuale: il tabù legato al rapporto tra sesso e malattia, tematica recentemente affrontata dalla serie tv The Undateables, in onda su Real Time dal 23 marzo e da oggi al cinema, con il film The Special need di Carlo Zoratti, in sala per due date uniche, l’1 e il 2 aprile.
Gioia è una ragazza come tante, trent’anni e molti progetti nel cuore: ancora non sa che la vita le riserva una missione straordinaria, e che il suo destino è racchiuso nel suo stesso nome. Gioia ha appena perso il lavoro da infermiera in ospedale, il fidanzato l’ha lasciata, è preoccupata per suo padre malato. I giorni passano, l’ansia cresce, nulla si muove: non c’è lavoro, gli orizzonti sembrano chiusi. Finché una mattina Gioia risponde a un annuncio nel quale si richiede “un’infermiera con spiccata sensibilità” a Bellinzona. È così che conosce Rosaria, una donna malata di sclerosi multipla, che cerca per il suo amatissimo marito, anch’egli gravemente invalido, un’assistente sessuale…
Comincia per Gioia – dopo l’iniziale turbamento – la scoperta di un mondo, quello dei disabili, dei loro bisogni, dell’apartheid in cui spesso la società li confina. La scoperta di un universo vibrante di speranza e di coraggio. Un lungo lavoro che ha appassionato Giorgia per 5 anni che, attraverso testimonianze dirette e ricerche, racconta la storia di una ex infermiera che diventa un’assistente sessuale per portatori di handicap.
Una storia forte, che qui da noi rischia di far discutere, ma in Olanda, Germania, Belgio, Svizzera e Paesi Scandinavi la figura degli “assistenti sessuali” – dotati di una formazione medica e psicologica – è prevista dalla legge, poichè il sesso è un diritto di tutti e la sessualità una sfera inalienabile e naturale. Certo non si riscontra la stessa apertura se pensiamo a paesi come l’Italia, dove un diffuso moralismo finisce per lasciare sulle spalle delle famiglie la gestione di queste esperienze, fondamentali per dare dignità alla vita.
Nessuno si scandalizza se qualcuno legge per i ciechi. Perché allora indignarsi se qualcuno si occupa di far sperimentare la tenerezza a una donna o un uomo intrappolati nel proprio stesso corpo? Questo romanzo racconta di come Gioia decida di diventare un’accarezzatrice, di come un incontro speciale faccia cadere tutti i suoi pregiudizi e di come, da quel giorno, la sua vita e quella di tante persone intorno a lei cambi per sempre. Giorgia Würth illumina con coraggio esistenze difficili, tocca il nervo scoperto di tante nostre paure, prova con semplicità e con forza a immaginare un futuro più umano per tutti noi.



L’ARGOMENTO CHE MI HA INCURIOSITO è “DA DOPO LE FESTE”. GIOVANNA L’HA MESSO SUBITO. SPERIAMO CHE CI SIA QUALCUNO IN PISTA PER LEGGERLO E COMMENTARLO. GRAZIE.
Con la massima semplicità dirò subito che non mi sento all’altezza di commentare un argomento tanto delicato e profondo. Proprio quelli della mia generazione dove il sesso è stato sempre nascosto, s’imparava dai più grandicelli e così via. La Chiesa poi, ha sempre calato un silenzio grave, fino aclassificare il rapporto come “peccato”.(mi si consenta il termine )Ma neanche la scuola, s’incomincia oggi ad alzare qualche “nube”. Il mondo proletario ha sempre detto che -Il sesso è il paradiso della povera gente – Cercate di capire il termine, detto da persone che non arrivavano alla terza elementare . Però elevavano il rapporto ad un done di Dio, se vi par poco. Non ho letto il libro…ma, tutti hanno il Sacro Diritto di addentrarsi nel -Paradiso Terrestre -Il solito maledetto toscano.
Sì, Giulio, l’intento è di uscire dal limbo del silenzio. Il problema esiste e riguarda persone che stanno male fisicamente e, presumo, anche psicologicamente e moralmente. Vediamo un po’ come il dialogo continua fra noi. Tu hai rappresentato un ottimo apripista.
Articolo scottante, che tocca la sfera sessuale dei disabili.Cose che fanno parte della vita della natura dell’uomo ma… che come tabù rimangono nascoste definendole vergognose. Il sesso, esigenza più che legittima per loro. Noi cosi detti normali, ipotizziamo ma… non ci addentriamo. Una sessualità esistente, ma… repressa, nascosta. Ci sono madri che soddisfano i propri figlioli, che li portano dalle prostitute. Trovo giusto che anche essi abbiano una vita sessuale normale! Ciò che la normalità soggettiva può offrire loro. Si è scritto e parlato tanto di ciò( anche su mediaset con un’intervista) a persone portatrici di handicap. Si è messa in discussione l’operato di caresseurs (carezzare), di questi assistenti sessuali, molto spesso definendoli dei/delle prostituiti/e. Essi, se legati ad un’associazione,seguiti da dei psicologi, da dei sessuologi, con una buona deontologia professionale, possono solo fare del bene! Ribadisco… soddisfare delle esigenze legittimissime di persone che soffrono due volte! Prima… per l’handicap, secondo, perche gli viene precluso una vita sessuale a loro misura. che ben vengano questi assistenti, se, veramente motivati. La prostituzione è un antico “mestiere” che vedeva come primaria esigenza l’introito, il guadagno facile, sembra che, leggendo alcuni articoli questi caresseurs non si facciano neanche pagare, o hanno delle tariffe esigue. Riporto un articolo preso in rete con delle interviste ad alcuni di loro
********************************************************** Noi assistenti sessuali LUGANO – Massaggi. Carezze. Giochi erotici. Esperienze sensuali rivolte a coloro che hanno un handicap fisico o mentale. Sono gli assistenti sessuali. In Svizzera ce ne sono una decina. Tra loro anche un ticinese che ha deciso di portare benessere a chi purtroppo non può vivere serenamente una propria vita sessuale. Chi è l’assistente sessuale?E’ colui che assiste le esigenze sessuali delle persone che hanno un handicap fisico o mentale. Un lavoro difficile che richiede molta pazienza e impegno”. Gli assistenti sessuali – Si autodefiniscono persone ordinarie, hanno più di 35 anni, esercitano una professione e per la maggior parte sono sposati o in coppia. Di particolare, soltanto una grande sensibilità verso gli altri e apertura nei confronti della sessualità. lavoro – “Nessuno si scandalizza se qualcuno legge per i ciechi. Perché allora sembra strano masturbare un paralitico?”, riferisce la Tribune de Genève di martedì mattina. L’assistente sessuale risponde a domande diverse, purché siano esplicitate dalla persona stessa: una donna che desidera essere carezzata sulla pelle, un uomo che vuole vedere una donna nuda, qualcuno che chiede un massaggio erotico o una masturbazione. Né la penetrazione né i baci possono far parte della prestazione. Che cosa lo distingue dalla prostituzione? I caresseurs e le caresseuses sono selezionati, formati e supervisionati da un’associazione a scopi socio-medicali. Come si svolge esattamente il suo lavoro?“Molto dipende dal tipo di handicap che le persone presenta. È necessario distinguere tra le personeicamente e quelle invece che presentano un deficit mentale. Coloro che hanno un handicap fisico hanno esigenze più chiare, con loro è possibile parlare e quindi capire ciò che in realtà desiderano. Diverso invece il discorso per coloro che hanno un handicap mentale. In quel caso si tratta di adottare altre strategie, parlare innanzitutto con i genitori, con gli operatori dell’istituto e capire con loro quali sono le esigenze sessuali del paziente In che senso, mi faccia capire.“Vede, una persona portatrice di handicap vive una sessualità completamente diversa dalla nostra. Alcune persone che hanno subito una paralisi hanno un apparato genitale poco sensibile e di conseguenza altri organi assumono una sensibilità erotica. Ad esempio alcuni possono sviluppare una sensibilità molto forte all’orecchio, che diventa di conseguenza un organo di piacere sessuale”.
Lorenzo, argomento molto ma molto tosto e delicato nel contempo e, per noi ancora “tabù” perchè la libertà individuale da noi è ancora molto ristretta, discriminatoria che porta a queste persone sofferenza, solitudine, vergogna, sopratutto se si parla poi di sesso da parte della chiesa inerente a queste persone. Olanda, Germania, Austria, Svizzera tutto è diverso per non parlare poi di Amsterdam definita(città delle tentazioni sessuali.Condivido quello che ha scritto e preceduto nel commento Marc52, essendo la Svizzera vicino da dove abito circa 25 Km, ho possibilità di andare molte volte e, già da diversi anni sentivo parlare che ci sono delle strutture a pagamento per queste persone per la quale la vita le ha reso difficile il piacere del sesso, perciò queste attività stanno varcando sempre più i confini nazionali, appunto ci sono queste persone chiamate “donatori-donatrici di gioia del sesso o anche accarezzatrici-accarrezzatori che svolgono questa professione molto difficile ma ben retribuita. Sono del parere che il disabile non deve essere represso, semmai aiutato e corroborato nella sua espressività anche sessuale. La nostra cultura deve dare sempre più voce togliendo i tanti tabù e sensazioni di paura che attanagliano la vita di queste persone su questo argomento.
E’ un articolo che come minimo mi lascia perplesso, mi ricorda il film “Histerya” , dove da parte di “psicoanalisti” si praticava una masturbazione femminile , prima manuale, poi meccanica . Il sesso senza affetti , il sesso come pulsione da sottisfare , non importa se da un “accarezzatore specializzato” o da un vibratore multifunzionale , evidentemente esiste.
E’ giusto che tutti mangino con piacere e che tutti provino una “soddisfazione” sessuale.
Con le tecnologie moderne , queste “infermiere del sesso” ,penso saranno sempre meno necessarie.
Argomento ostico ,che una volta era svolto da prostitute compiacenti e che comunque non può essere risolto con un ….”sono problemi loro “.
GUARDIAMO INSIEME QUESTO VIDEO, PER CONOSCERE IL PROBLEMA PIU A FONDO IN IN ITALIA!!!
SexAbility – L’ assistenza sessuale in Italia
http://youtu.be/-IPop7TgLMA
Tema scottante quello della sessualità, parlarne non è facile, in particolar modo per noi avanti negli anni, che abbiamo avuto un’educazione piena di tabù e di pregiudizi. Prima di affrontare la sessualità nelle persone portatrici di handicap, sarebbe opportuno chiarire l’importanza dell’educazione sentimentale nelle scuole d’infanzia, un’esigenza che si fa sempre più pressante, che l’organizzazione mondiale della sanità ci invita a delegare alla scuola, coadiuvata dalle famiglie che spesso non sono all’altezza del compito perché trovano l’argomento imbarazzante.
Importante è l’educazione a sentire i sentimenti a non stravolgerli, a non pensare che tutto sia male e peccato, siamo stati educati a controllare gli affetti, a diffidare di tutto e di tutti.
I sentimenti e le relazioni amorose sono alla base della crescita di ogni individuo, in particolar modo per i portatori di handicap che hanno il sacrosanto diritto di avere una loro vita affettiva e sessuale al di fuori di quella della famiglia, che spesso ignora e sottovaluta questa importante esigenza per paura di far fare esperienze negative ai propri cari.
Dopo avere guardato il video porposto da Marc , i miei dubbi sono aumentati. La signora mora “assistente sessuale”, dice che la differenza fra lei e le prostitute è che loro agiscono in regime di clandestinità!!!!!! E che è convinta che una madre sarebbe felice di sapere che lei e nell’altra stanza a fare sesso con il figlio hendicappato.
Per una prestazione sembra chiedano sui 100 euro!!!!!!!
……….Le perplessità mi sgorgano spontanee.
Sono invece d’accordo che ci siano psicoanalisti che “educhino ad una vita sessuale” e come dice giustamente Lucia , ad una vita sentimentale i disabili e che possano proporre metodologie di “soddisfazione”, che non necessariamente prevedano un partner attivo.
Se c’è invece l’ “assistente sessuale” che fa “sesso col disabile” ….mi pare che si entri in un ambito molto diverso dalle normali prestazioni di un medico di un infermiere o di uno psicoanalista.
Svisceriamo subito che il problema della sessualità a scuola che è stato ampiamente commentato da non molto in questo Blog,anche se c’è un Dl, sono convinto che sia utile si parlarne a scuola poichè la sfera emozionale affettiva riveste un notevole importanza nello sviluppo nella fase di vita della predolescenza ma, il ruolo paterno e materno deve rimanere tale, come ho già detto, nessuna scuola può sostituirsi alla famiglia, che è espressione della raappresentatività democratica Italiana. Ritorniamo al Post in questione,visualizzando il video proposto da Marc52, che ringraziamo, è un pò “nebuloso” sui vari aspetti prospettati, l’affettività è una realtà non solo positiva, ma essenziale nella vita di queste persone, pensiamo alla emozionalità, all’innamoramento che credo per un portatore di handicap il sesso rappresenta spesso, se non sempre, un grande problema insormontabile e, con lui, sono coinvolti, naturalmente i familiari, operatori e anche la società. Certo che non tutti sono uguali a secondo del livello della malattia o conseguente a trauma per incidente e altro ancora, c’è poi da considerare anche che come tutti gli esseri umani, se la persona ha dei comportamenti di omossesualità o viceversa e, di questo non dobbiamo fare nessun tabù o scandalizzarsi poichè anche nelle varie strutture adeguate succede da anni che le stesse persone diversamente abili si innamorano e, hanno gesti affettivi tra di loro. Gli operatori dovrebbero fare dei corsi con medici,psicologi,psicoterapetici, ginecologi ed altri operatori che hanno una formazione scientifica delle varie forme di malattie e, non solo essere prestatori “d’opera ” Come ha commentato e che condivido Lucia-tr, queste persone hanno il sacrosanto diritto di avere una vita affettiva e sessuale propria.
Grazie, Mario, del contributo conoscitivo che ci hai dato sull’argomento. Ho confessato fin dall’inizio che avevo sittovalutato il problema e che me ne pentivo Per prima cosa acquisterò e leggerò il libro della Wurth. Ma fin da ora devo dore una cosa: il problema dell’affettività e delle forme che esso assume in persone che hanno un handicap, originario o sopraggiunto, richiede risposte, prima di tutto, in termini di affettività, più che di abilità e di tecnica. Ricordo una vecchia canzone di Antonello Venditti: “non c’è sesso senza amore”, che vale per tutti e per tutte le occasioni.La cosa che mi sembra essenziale è che i “clienti” in senso lato sappiano di che cosa hanno bisogno e che gli “accarezzatori o accarezzatrici” non siano degli approfittatori.
Grazie a Fiorenzo Nrembo, che aggiunge informazioni e valutazioni preziose, espresse con la solita enfasi. Certo, ci saranno colpe di chi non ha approfondito o non approfondisce il problema. Ma, ripeto, i due corni della conoscenza da verificare sono l’evidente coscienza da parte del disabile e dell’operatore, il tutto in una atmosfera di reciproco rispetto e umanità. Se quella dell’accarezzatore o accarezzatrice è una professione, che sia una professione colma di umanità e sensibilità.
Franco, che ti devo dire, che ancora una volta sono d’accordo con te? Siamo su un campo minato in cui l’unico problema evidente riguarda il “bisogno” del portatore di handicap. Tutto il resto può essere empatia e amore fino al più cinico profitto. Occorre molta sensibilità, soprattutto da parte dei congiunti, al fine di evitare situazioni di vero e proprio mercimonio, sessuale ed economico. Non si escludono anche problemi di assuefazione a modelli non giusti e fuori di morale.
Ci può essere il sesso senza amore ,caro Lorenzo ….è cosa di tutti i giorni….si va in palestra e a fare sesso con la stessa noncuranza……ma Venditti come noi …..vecchi sognatori …..coglie il senso della vita che spesso si è perso in questa epoca di edonismo e di singolarità.
Per gli hendicappati ,io auguro soprattutto tanto affetto ,che spesso supporta qualsiasi pulsione ed un corretto aiuto medico e psicanalitico. Credo che una carezza anche su una guancia o su una mano , data con sentimento ed umana solidarietà possa mediare anche pulsioni naturali spesso di difficile gestione…..”l’assistente sessuale” …lasciamola come ultima res.
Grazie Lorenzo di averci proposto un argomento, piuttosto ostico, ma di grande interesse e riflessione. Per singolare coincidenza, proprio recentemente, ascoltando una trasmissione di Radio Due, mi sono imbattuta nell’autrice de “L’Accarezzatrice”, Giorgia Wurth, che presentava e spiegava il suo libro.
Si tratta di un argomento scabroso, molto delicato e da trattare con le dovute cognizioni.
Secondo la mia opinione coloro che sono stati colpiti da una malattia o da un grave incidente, e hanno riportato un handicap fisico, che li ha costretti, per la loro vita a venire, su una sedia a rotelle, avvertono sicuramente le nostre stesse pulsioni e desideri sessuali, quindi, ben venga un metodo – che io ritengo terapeutico – per alleviare queste ulteriori sofferenze, ai nostri simili. Secondo informazioni corrette, da parte di chi ha studiato a lungo questa realtà e ha seguito corsi specifici – purché muniti di grande sensibilità – non rappresenta affatto un’attività di prostituzione.
Diversa è la situazione nei casi di deficit mentale. In tal caso, Marc ha esposto in modo molto chiaro e persuasivo qual è il comportamente più adeguato da adottare..
Occorre aggiungere che nel nostro Paese, ahimé, esistono ancora notevoli tabù per quanto riguarda la sessualità, soprattutto nelle alte sfere Cattoliche e tra suoi osservanti. La strada da percorrere, quindi, perché cadano i preconcetti tra sesso e malattia sarà ancora lunghissima, rispetto ad altri Paesi europei. La Svizzera, ad esempio, ha superato ampiamente tali problemi. L’assistente sessuale, infatti, è considerato un vero e proprio mestiere. Ciò accade anche in Olanda, Paesi Scandinavi ecc., dove si seguono corsi specialistici, con grande serietà e partecipazione.
Sicuramente una buona educazione sessuale, fornita da persone competenti, psicologi, sessuologi ecc., nelle nostre scuole, coadiuvata, naturalmente, dai genitori, sarebbe auspicabile. Forse una maggiore consapevolezza delle nostre pulsioni sessuali, e come gestirle nel modo più adeguato, potrebbe favorire una capacità di giudizio e di comprensione maggiori nella mentalità dei nostri ragazzi. Tuttavia, se non hanno esempi corretti e pertinenti in famiglia o negli ambienti che essi frequentano, l’educazione in questione sarà vana e, comunque, non li spronerà a comprendere situazioni di carattere particolare, come quella di cui stiamo discutendo.
Un grande plauso, pertanto, vada a chi affronta queste gravose difficoltà, attraverso libri, film, discussioni e altri mezzi di comunicazione, affinché vengano chiariti e valutati nella giusta dimensione temii sociali di tale portata. Infine, poiché si tratta di un aspetto altamente morale, merita tutta l’attenzione possibile e le soluzioni più adeguate, che limitino ulteriori sofferenze, a chi è già duramente provato.
Lucia, sì, occorre che integriamo i nostri bisogni , palesi e nascosti, di conoscenza dei fenomeni. Prima di tutto evitiamo di esporci esprimendo giudizi azzardati e inopportuni. Vale per questo problema e per tanti altri problemi. Io, però, scinderei il fatto in questione da quello educativo in generale., soprattutto per l’adolescenza. Ci siamo occupati recentemente del “gender” nelle scuole. Avuto riguardo a quel tema, ritengo che la suddetta “nuova filosofia” possa produrre nei giovani problemi gravi di riconoscimento del proprio stato sessuale tali da renderli disponibili ad eventuali forme di perversione nella vita. Altro è il caso di portatori di handicap, che sanno o dovrebbero sapere di che cosa hanno bisogno anche sul piano sessuale.
Condivido anche il tuo secondo intervento, Franco. Naturalmente non siamo noi che dobbiamo decidere a tavolino ciò che occorre ad un portatore di handicap sul piano sessuale. Tuttavia, non usciamo mai fuori dal recinto dell’amore. E’ vero che esiste ed è sempre esistito il sesso a pagamento. Ma sono gli stessi protagonisti che lo hanno richiesto e realizzato che manifestano, alla resa dei conti, un’amara insoddisfazione.
Non credo che una prestazione da parte di un’infermiera che distribuisce “carezze” a pagamento sia la soluzione per riempiere il vuoto affettivo di tanti disabili. Occorre che in famiglia e nella scuola, fin dalla prima infanzia, i bambini siamo educati all’amore, alle emozioni, alla affettività e alla sessualità, di cui tutti hanno bisogno, maschi e femmine, anche quelli con tendenze diverse, anche e soprattutto quelli che riteniamo non adatti ad una vita affettiva perché colpiti da malattie che li rende “diversi” agli occhi di tante persone, compresi i familiari. Conosco tanti ragazzi con handicap non gravi che non hanno trovato una compagna perché i genitori, per egoismo e affetto morboso, li hanno isolati ritenendoli non capaci di portare avanti una serena vita di coppia, grave errore che negli anni diventerà sempre più pesante. Occorre cambiare atteggiamento e scrollarsi di dosso tanti preconcetti sulla sessualità e sulle diversità che sono una realtà della nostra società e questo è compito della scuola e della famiglia e degli operatori specializzati e non lasciati al caso di singole persone.
Leggo ora la risposta di Lorenzo, sono del parere che l’educazione affettiva non fa distinzione tra i cosiddetti “normali” e i portatori di handicap,questo è un diritto che ogni essere umano deve avere dalla famiglia e dalla società che lo educa.
Grazie, Giovanna. Hai fatto un resoconto, che condivido, sulle diverse sfaccettature del problema. Qui non siamo ad attribuire responsabilità a questo o a quell’altro. Qui si tratta prima di tutto di coscienza e di assistenza. Il tutto in una atmosfera di rispetto e d’amore. La conoscenza, dove si prescinda da ciò che ho detto, c’entra fino ad un certo punto. Mi riferisco a quella cosiddetta tecnica. Tutti noi sappiamo che cosa bisogna fare per soddisfare le esigenze sessuali di un malato, almeno sulla carta. Ma poi non è vero neppure questo, viste le varie forme di malattia, come tu stessa hai rilevato. Allora è meglio dire che non sappiamo niente ma che abbiamo una chiara, sistematica, forte empatia per chi sta soffrendo qui e ora. Da qui si parta e si vada avanti.
Lucia, ho letto il tuo secondo intervento e ti ringrazio. No, amica mia, non credo che l’educazione affettiva sia una materia scolastica. Credo che sia un compito delle famiglie, supportate, naturalmente, da un afflato generale di tutte le istituzioni morali, sociali, politiche,a tutti i livelli. Lasciamo da parte le strutture scolastiche, a meno che le stesse non siano efficacemente controllate dalle famiglie e, in genere, dalla società con le strutture che ho indicato. E occupiamoci di problemi concreti e non teorici, affidati a cosiddetti specialisti.
Non dobbiamo confondere il sesso, con il sentimento, se ci sono tutti e due bene! Che ben vengano! Qui si parla di operatori sanitari preparati da psicologi, sessuologi, neuropsichiatri, in strutture sanitarie (almeno cosi è in paesi come la Svizzera, Olanda, Danimarca, etc.)dove queste persone scelgono come volontari di aiutare delle persone seguendo con professionalità,con una certa linea deontologica (poi ci sarà come tutte le cose sicuramente il casi fuori dalle righe), preparate per fare ciò. Ok! Si è già parlato, e ribadito, di educazione sessuale a livello giovanile, nelle scuole, nelle famiglie ma questa benedetta educazione e essenziale per molteplici cose,anche per conoscere scientificamente il proprio corpo. Noi italiani siamo indietro anni luce rispetto ad altri paesi europei, è lo sappiamo bene il perché! Qui si tratta di soddisfare un impulso fisiologico,fisico, naturale, che tutti noi ne abbiamo diritto, comune a tutti gli esseri umani. Si forma la domanda quando vi è una richiesta! Le escort, esistono da quando esiste il mondo perché ci sono uomini soli, scontenti, mercificatori habitué(anche sposati) che ne fanno domanda!( I compro oro, non esisterebbero se non si vivrebbe un momento economico cosi critico). Queste persone portatrici di handicap hanno sicuramente l’affetto dei famigliari ma… non hanno sesso! Non nascondiamoci dietro un dito dicendo, che dobbiamo educarli, instradali, in altri valori, creandogli alternative, dandogli del bromuro psicologico. Essi hanno il desiderio, hanno le loro pulsioni, come tutti noi, ed essendo incapaci (lasciamo stare alcuni, pochi, tanti, casi di sentimenti nati tra di loro) di procurarseli. Una società moderna, progressista, deve farsi carico di questi desideri .E’ nel loro diritto di persone giuridiche. Qui sta al legislatore, trovare la strada giusta(parlo dell’Italia). Mi sembra che non ci sia da scandalizzarsi? Il sistema in altri paesi Europei testato da anni, funziona! Negli anni 50 era definito scabroso, scandaloso, il sesso tra due persone anziane. Oggi gli anziani vivono la loro sessualità seguendo le loro esigenze, fisiche, fisiologiche, dettate anche dalle’età in modo sereno.
La sfera sessuale non solo per i portatori di handicap ma per tutti, è sempre stata una cosa strettamente intima, personale e riservata e penso che sarebbe giusto che tale restasse.
Non c’è bisogno della Svizzera o della disinibita Olanda per avere conoscenza di quanto esposto nell’argomento di oggi, solo che in questi paesi ne hanno fatto una professione. Sono cose che sono sempre avvenute e avvengono tuttora anche in Italia ma in modo molto discreto e, in tantissimi casi, in forma di solidarietà umana.
La Würth ha scoperto un filone e ne ha fatto un business, ovvero una buona fonte di guadagno.
Ogni ulteriore commento mi sembra superfluo.
Grazie, tutto è bene conoscere.
Mario, mi sembra che tu abbia ricondotto il tema nel suo naturale recinto e non c’è che da ringraziarti. Ma ogni goccia aggiunta forma un lago e le nostre conoscenze aumentano. E’ ciò che deve avvenire.
E già, Pino. Forse hai ragione tu: c’è una domanda e c’è un’offerta, quando c’è. E l’autrice del libro si è infilata nell’argomento cercando di trarne dei vantaggi, letterari ed economici. Così vanno le cose del mondo. Speriamo che i nostri malati, alla fine, non stiano peggio di prima.
Questo argomento è molto forte,parlando di sessualita’ riguardo le persone disabili, ci sono tante famiglie impegnate per dare questa opportunita ai loro cari,cercando persone forti a questo incontro non facilitati, ma se la natura lo richiede vuol dire che esiste questo bisogno, importante anche per loro cercare di dare questa possibilita’, hanno i stessi diritti solamente che molto spesso trovono rifiuto da parte di queste donne,orgomento molto lungo e difficile,la sessualita’ e importante per tutti per quelli che sentono il desiderio, di dare sfogo al loro istinto.scusate ci sono genitori che conosco che portano il loro figlio,con molte difficolta’,lascio la parola a voi. ciao
Nessuno si scandalizza a sentir parlare di sesso per gli hendicappati, per gli anziani soli , per i brutti , per gli storpi, per i timidi ,per i frustrati , per i mariti infelici , per i maniaci sessuali ecc. ecc. ecc. ….ma come bonariamente mi scappa da ridere quando sento chiamare gli spazzini “operatori ecologici”, mi capita la stessa cosa , quando sento chiamare le prostitute “assistenti sessuali ” con buona pace dei businnes della Wùrth .
Vorrei replicare a Marc che quando si parla di “Educazione affettiva”, non è esclusa l’educazione sessuale, ma è rivolta alla formazione e allo sviluppo della personalità dell’adolescente, sano, malato e diverso, nella sfera dei sentimenti e del sesso. Giuseppe trova fuori luogo che i commenti all’argomento esposto tocchino altre sfere, mi sembra molto riduttivo indugiare solo sui comportamenti della Worth, sicuramente di discutibile valore morale, ma a questo punto è superfluo aggiungere altro.
Scusami Lucia, ne prendo atto! Anche se conosci le reali condizioni della scuola italiana, in fatto di educazione sessuale. Diventa aleatorio parlarne.
Giuseppe, trovo sbagliato ciò che affermi nel tuo commento. La Wùrth,al di la del cavalcare con il suo romanzo il guadagno, o la celebrità.(non ci interessa più di tanto) Essa con Lorenzo, che c’è la proposto, ci ha dato spunto di commentare, di confrontarci, con un problema reale esistente! Che qui in Italia non si è ancora risolto. trovo invece interessante parlarne. lo dobbiamo almeno per i portatori handicap.
Queste persone con certi handicap, credete nn e facile capire certi bisogni, che cercono di nascondere molto delicati , la famiglia, se e attenta ad accorgersi per prima, il desiderio sessuale e uguale a persone sane , anche se hanno grosse difficolta’di handicap. ma il desiderio e lo stesso:::
o aspettato prima di scrivere volevo leggere i vostri commenti, perchè come sempre mi ritengo impreparata., io non so nulla di come si svolgono le cose all’estero le ho lette qui, ma vi posso dire che ho lavorato per tanti anniin neuro pschiatria infantile, ed avevamo un reparto di adolescenti che andavano dai 12ai 16anni.
In questi ragazzi la malattia stessa li porta a masturbarsi, indiferente da maschio o femmina, a forsa di farlo diventano dei bravi esperti, senza aver bisogno di assistenti noi li vedevano e li lasciamavo fare perchè era meglio che darle del Valium.
certo per noi che assistevamo allo spettaclo non era carino ma così si doveva fare lasciarli liberi.
Io mi domando che servano tutti questi assistenti del sesso se è una cosa spontanea ?
E’ un argmento molto delicato e scottante ,in modo particolare per le persone dellla nostra generazione con alle spalle un’educazione piena di tabu’ e di pregiudizi in quanti rigurardava il sesso .Con questo posso capire perfettamente che il problema esiste ,molto grave (nn e’ il caso di fare gli struzzi e insabbiare la testa)Occorre parlarne e agire e parlarne sia purein modo doscreto
.Si tratta di solidarita’ umana e sopratutto occorrono strutture con pssicologi ,sessuologi con una buona odontologia professionale che preparino persone che possano oddisfare le esigenze naturali di queste persone gia’ duramente colpite dalla natura.
Grazie, Gianna. Tu parli giustamente di diritti del portatore di handicap. E di diritto alla sessualità, appunto, si deve parlare. Occorre, quindi, rendere esplicita la domanda di sesso, con i mezzi tecnici necessari, e agire utilizzando le strutture, pubblice e private esistenti. Il tutto con discrezione e con l’empatia necessaria ai richiedenti.
Franco, è vero, c’è una punta di vergogna nel fatto di definirsi accarezzatori o accarezzatrici invece che prostituta o prostituto. Ma il problema c’è. Se e quando c’è, naturalmente. Ed il costo della prestazione, nel dubbio, dovrà a mio parere essere soddisfatto dalle famiglie dei portatori di handicap.
Lucia, grazie ancora dei contributi che più volte hai offerto. Contributi importanti poiché si collegano alla sfera educativa delle persone. Certo, c’è molta strada da percorrere in merito al riconoscimento di pari dignità e considerazione per tutti i soggetti, di qualsiasi sesso, età e condizioni sociali. E preferenze sessuali. Ma siamo incamminati su questa strada, per fortuna. Sento dire, peraltro, che in sede scolastica ci si concentri spesso sui problemi della omosessualità e questo non mi sembra giusto e utile, a causa delle conseguenze negative che possono essere determinate nei fanciulli. Si sa che è molto più facile, infatti, il rapporto nell’ambito dello stesso sesso piuttosto che con l’altro sesso, che dovrà essere il più bello e appagante nella pubertà e nell’età adulta. Quando sento dire anche che si fa pratica sessuale, mi viene di adirarmi. Senza se e senza ma.
Gianna, torno di nuovo a te. Certamente,è necessario rendere evidente il “bisogno sessuale” da parte dell’interessato o dell’interessata e provvedere con tutta la delicatezza necessaria. Userei la parola “amore” o empatia in proposito, senza forzature ed essendo ben coscienti che ciò che diamo sia effettivamente desiderato e voluto.
Sandra, posso dire di essere completamente d’accordo con te? Mi è piaciuto molto il modo in cui hai assestato il problema, dal punto di vista metodologico ed esecutivo. Così dovrebbe essere per tutti quei casi difficili che certamente si presentano e che sono vissuti dalle famiglie come veri ncubi e, spesso, con un senso di impotenza e solitudine. Ritorno sul problema dei costi. Data la situazione, se li dovranno accollare le famiglie. Ma è giusto sempre e comunque?
Certo, Lorenzo, la strada da percorrere e molto insidiosa,si tratta di un argomento difficile, ma mai perdere le speranze, queste persone con grossi probblemi hanno bisogno di essere aiutati,capiti in silenzio in certi casi,bisogna sostenere queste persone gia’ sfortunate nella vita un aiuto e importante per sollevare le famiglie a sostenere questi episodi a volte sofferti per questo grosso handicap,spero che certe strutture possono aiutare, basta un centro psicologico parlarne è molto importante per capire bene questo caso, come altri necessita’perche’ sono persone con gravi disagi da tenere in considerazione, scusatemi ma io la penso cosi.ciao
E tu la pensi bene, Gianna. Non bisogna sottovalutare il problema, da tutti i punti di vista, e non farne soltanto l’occasione di un discorso salottiero o malizioso.
Avrei voluto rispondere subito a LORENZO,ma ho problemi di connessione ,il problema e’ molto grave e nn si puo’ far gravare tutto l’onere sulle famiglie ,che se vanno sostenute moralmente ,indispensabile anche arrivare ad un apporto finanziario.
Grazie ancora una volta, Sandra. Sì, il problema economico, che è legato alla qualità delle prestazioni richieste, non è certamente secondario.
carissima giovanna su questo raconto ci sarebe molto da comentare ma io sinceramente non mi sento di comentare tropo pur facendo parte dei disabili x fortuna mia non ho bisogno di acarezatrice ho tutti sentimenti di una persona normale ma pultropo conosco persone che parlano con me e mi racontano i loro desideri sensuali non sanno cosa sia fare lamore con una donna ho viceverso eco questo e molto comovente da parte loro ci sono disabili che non possono muovere le mani ma la mente e sana il pensiero di fare ho sentire cosa si prova non lo conoscono e nessuno li aiuta mi meto nei loro panni desiderio di amare provare sensazioni x loro non esiste
Ecco… Aquilafelice, ha messo il dito nella piaga, lui con i suoi conoscenti conosce a fondo e vive di persona il problema. Tocca con mano cosa vuol dire non avere una cosa che doverebbe essere predrogativa e diritto di tutti gli esseri viventi. A magior ragione delle persone disabili impossibilitati a vivere una sessualita normale. Bella testimonianza! Grazie, Aquilafelice!
Devo ringraziarti molto, caro Vanni, per la tua testimonianza. No, non sono chiacchiere o parole vuote le esigenze di molti portatori di handicap, sono realtà vitali ed essenziali che fanno precipitare la loro vita nell’incubo quotidiano. Per fortuna le cose si stanno muovendo e non esiste soltanto il libro di cui abbiamo parlato nell’articolo ma anche impegni nel campo sanitario per affrontare il problema in quell’ambito.
E rinnovo il mio grazie anche a te, Mario. Le tue informazioni e considerazioni costituiscono un bagaglio importantissimo per l’argomento affrontato.
Parlando al telefono con una amica di eldy mi ha parlato di questo articolo, e avendo fatto per un periodo l’ausiliaria presso una struttura di diversamente abili gravi (Ho la qualifica di operatrice socio assistenziale) mi è tornato alla mente,più di un particolare, questa struttura aveva diversamente abili con diverse patologie,persone giovani,in particolare ricordo un uomo di 46 anni con una sclerosi multipla avanzata tanto da non riuscire a reggere nemmeno il capo, che non riusciva tenere in mano nulla, gli piaceva fumare una sigaretta, spesso gli veniva offerta, si doveva mettere in bocca e togliere dalla bocca per buttare la cenere, si doveva imboccarlo per farlo mangiare e mettere l’addensante per farlo bere, per arrivare poi ad una PEG,
Ma una mattina mentre gli facevo l’igiene intima, è successa una cosa che inizialmente mi ha messo in difficoltà e ha suscitato l’ilarità delle mie colleghe di piano, che hanno iniziato a prendermi in giro, non senza cattiveria, proprio mentre lo stavo lavando, Antonio ha avuto un’erezione, l’ho coperto subito con un spugna, e vedendo la mia vergogna mi aveva risposto: se potessi ti sposerei, se guarisco ti vengo a prendere.
Non lo accarezzavo,ne ho agito con alcuna malizia, lo stavo solo lavando,con il rispetto dovuto ad una persona….
Quando mi chiedeva della moglie, che non veniva ormai più a trovarlo,io mentivo dicendogli: è stata qui ieri sera ma tu dormivi, vedi ti ha lasciato un pacchetto di sigarette, usalo con parsimonia, ti fa male fumare…..e ogni tanto gli portavo un pacchetto di sigarette da 10 lo mettevo sul comodino mentre dormiva, avrebbe fumato comunque chiedendole agli altri pazienti più seguiti di lui.
Sono diventata per alcuni giorni, motivo di presa in giro da operatrici che svolgono questo lavoro come se fosse una catena di montaggio….
Dopo il mio periodo di lavoro, dove sostituivo una malattia,
sono tornata a trovare Antonio, anche quando si è aggravato e lo avevano ricoverato e operato di tracheotomia.
Antonio è morto dopo poco tempo, e malgrado le cattiverie, anche se non ho mai agito con malizia, o scorrettamente, io sono felice di avergli fatto provare ancora un’emozione.
In quella struttura,ho visto genitori, che accompagnavano periodicamente i propri figli (maschi) da alcune signore che praticavano il mestiere più antico del mondo, queste persone, con patologie varie,hanno comunque tutte le esigenze corporali che fanno parte dell’essere umano.
Ci sono diversamente abili,che hanno esigenze fisiche sessuali molto presenti e attive, che hanno bisogno di essere espletate,
altre volte, non è solo l’atto fisico, ma è un po di tenerezza, che fa la differenza…
Per cui, quello che adesso viene definito una professione, una volta veniva praticato da donne che venivano additate come poco di buono…
Molto bella è toccante la testimonianza di Enrica. Penso… che solo le persone che toccano con mano il broblema possono veramente capire. Ringrazio Enrica del suo commento! Vale piu di tutti i commenti fatti fino ad ora! Grazie Enrica.
Grazie, Enrica, della tua bella testimonianza.Hai potuto renderti conto personalmente di quali e di quanti siano i misteri della malattia. Nessuno avrebbe scommesso sulla ritrovata vitalità e sul essiderio improvviso di Antonio. Eppure. E’ proprio vero che la vita, anche quella apparentemente meno attiva, nasconde incredibili segreti.
Non dovete ringraziarmi di nulla, posso dirVi che ci sono tante e diverse tipi di patologie che portano alla disabilità.
Mentre facevo il corso ho fatto parecchi tirocini e la diversità più atroce, non è avere ancora degli stimoli sessuali, ben vengano,la sofferenza più grande io l’ho ritrovata in ragazzi molto giovani, che erano in coma vegetativo, occhi aperti, mani strette in modo anomalo e rigidità, tantissima rigidità, ho il ricordo di una ragazza che doveva essere bellissima, in seguito ad un incidente stradale,è rimasta rigida come una tavola da surf.. Erano i primi giorni che mi accingevo al tirocinio pratico, ho aiutato a fare l’igiene a questa ragazza,rivestita e messa con un sollevatore, su una poltrona fatta apposta per lei, ha ancora davanti due occhioni di un verde smeraldo bellissimi spalancati, non un altro movimento se non quello delle palpebre, incapace di interagire col mondo esterno…
quanto sarebbe stato meglio se avesse potuto avere voglia di una carezza,o di dare piacere a qualcun altro con una carezza…..Quando ho terminato quello che era il mio dovere sono uscita da quella camera e ho pianto…
poteva essere mia figlia……anche in quest’occasione ho scatenato l’ilarità di chi si indurisce facendo questo tipo di lavoro dove tutto viene rapportato a perdere il meno tempo possibile…mentre dovrebbe essere fatto con gli occhi le mani e il cuore.
Enrica, solo gli insensibili possono ridere di fronte ai problemi dell’umanità. E dietro, per chi ci crede, c’è il diavolo. Grazie ancora, cara amica.