Archive for maggio 6th, 2014

L’Angolo del Dialogo – Politica ed Economia

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E’ un articolo che ho letto sulla News letter del vecchio Legno storto di  lunedì 18 Giugno 2012. Scritto dal nostro amico Gianni Pardo. A me sembra che favorisca un ragionamento utile fra noi. Lo riporto.

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“ Si dice sempre che la democrazia ha mille difetti ma rimane il migliore regime. Nel senso che – come diceva Winston Churchill – gli altri sono ancora peggiori. Ma, chiedeva un amico, perché si afferma questo? Soprattutto, perché si considera l’affermazione una tale ovvietà che ci si crede dispensati dal dimostrarla? La domanda è giustificata. Le “verità” correnti vanno verificate, diversamente crederemmo ancora che la Terra sia piatta e che ci siano le streghe. Ma nel caso della democrazia si può rispondere sinteticamente che essa è veramente il migliore regime perché è quello che consente al popolo di cambiare chi lo governa. I russi, soddisfatti o no che fossero di Stalin, se lo son dovuti tenere per trent’anni. E non avevano nemmeno la libertà di lamentarsene.

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Tutto ciò premesso, non bisogna però spingere la stima della democrazia fino a pensare che essa faccia sempre il bene della nazione. A parte il fatto che questo concetto è un dato opinabile, anche ad ammettere che fare una cosa sia sicuramente un male, se il popolo vota a favore di essa si rimane nell’ambito della democrazia. Questo tipo di regime include il diritto di farsi del male. Gli esempi sono infiniti. Il più eclatante, perché sotto gli occhi di tutti, è lo sciocco entusiasmo con cui in Europa e in America si è salutata la “primavera araba” sulla base di questo semplice sillogismo: gli arabi si ribellano contro regimi autoritari perché amano essere liberi; tutti coloro che amano essere liberi sono a favore della democrazia; dunque gli arabi che si ribellano passeranno da regimi autocratici a regimi democratici.

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Sciocchezze. In Iran, ribellandosi contro un autocrate illuminato, optarono per una teocrazia bigotta e oppressiva. In Egitto, per quello che si vede, si tende a passare, democraticamente, da un’autocrazia laica, che ha sempre protetto le minoranze, a una teocrazia musulmana intollerante. In Tunisia e in Libia fino ad ora il ritorno all’autocrazia non si è visto, ma è passato troppo poco tempo. Aspettiamo. Può darsi che anche quei due popoli che si sono ribellati contro un autocrate finiranno per passare ad un altro autocrate. Nella stessa Siria, non c’è francamente da prendere posizione, soprattutto non con la risolutezza dei media occidentali. Gli Assad sono sempre stati dei dittatori a capo di un’oligarchia e la Siria è lungi dall’essere un modello di democrazia.

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Ma chi ci assicura che il popolo che si ribella a Bashir al Assad voglia realmente un governo più democratico del suo? Lo scontro è fondamentalmente tra sunniti e alawiti, non tra democratici e antidemocratici. Neanche l’Europa sfugge a questo genere di dilemmi. La Grecia vota oggi per rimanere o no nell’euro, con i sacrifici che comportano tanto la permanenza quanto l’uscita: ma chi dice che il popolo voterà per il proprio bene, ammesso che qualcuno sappia qual è? Anche in Italia del resto abbiamo una consistente percentuale dell’elettorato che è per le soluzioni drastiche e sommarie, credendo che il malato si curi meglio a colpi d’ascia che a colpi di bisturi. Il giorno in cui la fazione sensibile alla demagogia dello scontento prevalesse, e il popolo dovesse poi pagarla cara, non ci sarebbe da compiangerlo troppo. Uno dei tanti vantaggi della democrazia è che, quando il popolo si mette nei guai, poi non può darne la colpa che a sé stesso.

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È vero, c’è sempre qualcuno per il quale la colpa rimane del governo, o del Parlamento, secondo il principio che “papà avrebbe dovuto decidere bene anche se i bambini lo consigliavano male”. Ma questo è un sostanziale rifiuto dell’età adulta e della democrazia. Una tendenza ad affidarsi all’uomo forte come a un padre saggio. È vero che talvolta, come ci insegna la storia, una grande figura di statista è riuscita a salvare il proprio Paese facendolo deviare dalla strada che aveva intrapreso e convincendolo che la salvezza stava da un’altra parte. Atatürk è un eccellente esempio di questo caso. Ma non si può pretendere che il destino invii un Atatürk ad ogni popolo in difficoltà. Sono i cittadini che hanno il dovere di interessarsi di politica e di economia: e se questo dovere non lo sentono, poi non si lamentino delle scelte sbagliate che avranno fatto.

Decoraz. - Stella gif - 0 Per esempio, se gli italiani tanto di destra quanto di sinistra sono arrabbiatamente conservatori, e vogliono che nulla mai cambi, poi non devono lamentarsi del fatto che non si attuino le riforme. Il cardinale Bellarmino ci rappresenta certamente meglio di Galileo Galilei.”.

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Questo è l’articolo. Un po’ datato per quanto riguarda Tunisia, Libia, Grecia, e anche Italia, se vogliamo. Ma i temi rimangono fondamentalmente quelli enucleati. Dunque, democrazia sì o no. Io direi, per stimolare il dialogo, che la democrazia è cosa buona e giusta ma che i suoi contenuti devono essere passati ad un vaglio costante da parte dei cittadini. A meno che vogliamo disinteressarcene, ciò che consigliano in pochi ma attuano, mi sembra , in tanti. I dati sull’assenteismo alle elezioni stanno a dimostrarlo. Così come la crisi dei partiti. Mah, dialoghiamo fra noi. Vi va?

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Beautiful dreamer - Orchestra Mantovani

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