LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 29 Giugno 2014 | 31 commenti- commenta anche tu!
Questa è la storia di Piero, una storia comune che possono aver vissuto tantissimi ragazzi adolescenti nel periodo immediatamente successivo alla disastrosa Seconda Guerra Mondiale.
Le ore antelucane di una fredda notte dell’inverno 1945/46, Piero era nella sua stanzetta, accoccolato nel suo letto. Si era svegliato dopo il primo sonno e non riusciva a riaddormentarsi, il freddo lo teneva sveglio. Tutt’intorno silenzio assoluto ma il cupo rumore di un aereo in volo, probabilmente un bimotore a elica decollato dal vicino aeroporto, attirò la sua attenzione. Erano i segni di un’Italia che cominciava a muoversi per curare le ferite di una tragica guerra ma il bambino Piero non aveva cognizione di questo stato di cose e mentre il rumore dell’aereo si faceva più forte sorvolando la sua casa, la mente di Piero si concentrò sulle persone che potevano essere su quell’aereo.
Aereo passeggeri anni 1946-'50
In particolare. con la sua fantasia provò ad immaginare di essere lui stesso su quel velivolo, magari a fianco del pilota, così avrebbe potuto scoprire dove era diretto questo mezzo di trasporto, volando alto nel cielo, così presto al mattino. Con questo pensiero continuava seguire il rombo di quei motori che piano, piano, si allontanava diventando sempre più debole e, rannicchiandosi ancora di più nel suo lettuccio, riuscì a riprendere sonno.
DC 3 - Altro aereo passeggeri dell'epoca
Piero aveva una mente sveglia e una spiccata voglia di conoscenza ma nella sua casa non c’erano libri, non esisteva una libreria né una scrivania, nessun mezzo d’informazione, niente radio, niente telefono e neppure giornali.
La prima pagina della Stampa del 12 Aprile 1948,
giorno delle prime votazioni politiche del dopoguerra.
I libri dei suoi primi anni di scuola elementare li aveva letteralmente divorati con gli occhi, letti e riletti che ormai ne conosceva il contenuto a memoria. Aveva sete e fretta di conoscere ma non aveva a disposizione il materiale necessario né i mezzi per procurarselo.
L'Unità - Attentato a Togliatti - 14 Luglio 1948
Dopo il congedo del padre che era stato richiamato sotto le armi per i noti eventi bellici e il rientro della famiglia in città, dopo lo sfollamento in un paesino dell’interno, non esposto alle incursioni aeree nemiche, trovarono la casa fortunatamente rimasta indenne dai bombardamenti ma depredata di tutti i suoi contenuti: l’abito ‘buono’ del padre, indossato solo nel giorno del matrimonio e in quello del battesimo del primogenito Piero, coperte, lenzuola, pentole, tegami e stoviglie, tutto trafugato. Beni che saranno serviti ai soliti sciacalli rimasti in città per farne oggetto di scambio per sfamarsi.
Questa è stata la guerra. Bisognava rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo.
La casa di Piero era dunque una misera e modesta casa. Il padre riprese il suo lavoro in una panetteria. Il pane era razionato: ogni cittadino era titolare di una tessera annonaria che dava titolo a 200 grammi di pane al giorno mediante lo stacco di appositi bollini numerati. Considerata la professione del padre, che, ironicamente possiamo dire, aveva le mani in pasta, cioè, nella pasta prodotta dalla farina e non altro, in casa qualche panino in più non mancava, mancava però tutto il resto e come ben sappiamo, non si vive di solo pane.
La mente di Piero continuava a spaziare con la fantasia, oltre che fame di pane aveva anche sete di conoscenza e sentiva il bisogno di comunicare con il mondo. Il suo più ardente desiderio era quello di riuscire ad avere una radio che gli consentisse di ricevere le trasmissioni e che gli avrebbero permesso di sentirsi in contatto con paesi e civiltà lontane, ma in famiglia non si aveva la possibilità di dotarsi di un apparecchio radio. Questo era il cruccio di Piero e ne aveva grande sofferenza ma non lo dava a vedere perché non voleva far rattristare i genitori per questo.
Apparecchio radiofonico del 1948
Piero continuava gli studi scolastici ed era arrivato a frequentare la scuola media perché il padre, seppure con grande sacrificio, voleva che il figlio studiasse e si prendesse un diploma affinché non fosse costretto, come lui, a svolgere il faticoso ruolo di operaio con lavori precari e basse retribuzioni.




