Hieronymus Bosch, appellativo dal nome abbreviato della città natale (‘s-Hertogenbosch, in francese Bois-le-Duc), fu un pittore fiammingo, nato 156 anni prima di Rembrandt! Nella sua famiglia sembra si fossero avuti numerosi pittori e scultori. La sua esistenza non ha lasciato che minime tracce negli archivi: sposato (1481), membro della confraternita di Notre-Dâme, aveva una casa nella piazza principale della città. L’ambiente e il clima spirituale di Bois-le Duc non spiegano nulla della sua formazione, anche perché poco noti. Circa quaranta tavole, per lo più di piccolo formato, e una ventina di disegni costituirono la sua produzione: una produzione interamente, o quasi, a carattere religioso.
La pittura di Bosch rivela una cultura sorprendente, impossibile da decodificare anche dagli studiosi più attenti e capaci. Alcuni non esitarono a classificarlo entro le file di sette che esercitavano pratiche magiche e demoniache, ma un attento esame storico critico ha messo in luce come Bosch appartenesse ad una confraternita mariana che si proponeva di combattere i disordini morali e le devianze prodotte nella società dalla frequentazione di pratiche occulte.
Le nozze di Cana
In mancanza di una cronologia attendibile, si ritenne di poter distinguere, per caratteri stilistici affini, le opere giovanili: Il Giudizio Universale, La cura della pazzia, I peccati capitali, (entrambi a Madrid, Prado), La crocefissione, Le nozze di Cana, Ecce Homo e il Ciarlatano. I critici non ritennero eccezionali questi lavori giovanili, a parte l’originalità misteriosa di certi particolari e le espressioni dei visi, che annunciavano le tipiche fisionomie del XVI sec.
Il trittico del carro di fieno
Le ambizioni di Bosch presero chiaramente forma nel Carro di fieno (Madrid, Prado), trittico che illustra, secondo un’allegoria tratta da un proverbio fiammingo (“Il mondo è un mucchio di erba secca e ciascuno ne prende quanto può”), la ferocia e la vanità dei piaceri terreni. Con una sorta di machiavellismo popolare, il pittore moltiplicò gli esempi della tragicommedia umana, di cui Bruegel fu maestro.
La nave dei folli
La matrice di questa concezione del mondo, fu condensata in una forma meno religiosa nella Nave dei folli (Parigi, Louvre), dove apparve ammorbidita solo dal duo dei musicanti, pur manifestando la fede angosciosa nella fine del mondo che rinacque a ogni volger di secolo portando l’uomo a meditare sul suo destino.
Trittico del Giardino delle delizie
Il Giardino delle Delizie (Madrid, Prado), espresse la medesima angoscia: ma il trittico di Madrid suggerì già una visione ultramondana, un paradiso permissivo in cui si annulla ogni manicheismo. La tavola centrale, una sorta di sogno policromo, fu una sfida all’ortodossia cristiana, mentre sulla parte esterna dei due portelli fu rappresentata una grande sfera trasparente che racchiude il disco terrestre circondato d’acqua; il Creatore fu ridotto a un minuscolo personaggio contemplante da un angolo l’opera sua appena creata.
Salita al calvario
Al tema della passione di Cristo Bosch dedicò poi alcune delle sue massime realizzazioni, nelle quali dispiegò tutte le sue risorse di tecnica scenografica e luminosità. L’incoronazione di spine e la Salita al Calvario. In quest’ultimo si evidenziavano spunti di caricatura spinta al parossismo a testimonianza dell’antisemitismo del tempo. Il Prestigiatore, rappresentato dal profilo ripugnante dell’uomo a destra, che si fa accompagnare da una civetta in un paniere, tradizionale simbolo d’inganno, e da un cagnolino agghindato come un saltimbanco.
Il Prestigiatore
A sinistra un’umanità varia e composita per sesso e estrazione sociale – uomini, donne, religiosi, borghesi – fa da corona allo stolto in procinto di essere ingannato. Non si conosce la data esatta della morte di Bosch, ma dai registri sappiamo che il 9 agosto 1516, si svolsero in forma solenne le esequie del pittore nella Cappella di Nostra Signora nella cattedrale, appartenente alla Confraternita, nei cui registri è ricordato come: «Hieronymus Aquen, alias Bosh, insignis pictor».
Antonio Vivaldi - Salvatore Accardo (dalle Quattro Stagioni - L'Estate)
PASSA IL TEMPO....
Le lancette della vita ... scorrono nella perfetta sincronizzazione dei secondi....
e ad ogni movimento del tempo....nulla sara mai come prima....
E anche se non potrò vederti, parlarti, ascoltarti ....in questo presente....
Ti vedrò , ti parlerò, ti ascolterò nei secondi di tempo che ho fermato nel mio cuore.....
m.d