LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 30 Novembre 2014 | 35 commenti- commenta anche tu!
Era cresciuta in fretta questa bambina, diventata presto donna in un ambiente ostile e ricco di insidie per una ragazzina che, per il suo sviluppo precoce, dimostrava qualche anno in più della sua vera età.
Anita da ragazza
Anha, questo il nome della ragazzina, era di mente sveglia e aveva capito subito come reagire alle insidie che le si erano presentate già nell’età dell’adolescenza; aveva imparato a difendersi reagendo senza indugio fin dalle prime occasioni.
Di indole ribelle e anticonformista per eccellenza aveva imparato a cavalcare, non usava la sella e si esibiva in lunghe irrefrenabili galoppate per sfogare la sua rabbia e la voglia di rivolta.
Anita amazzone
Al mare faceva il bagno nuda, senza curarsi della reazione scandalizzata dei presenti e della sua mamma che la rimproverava aspramente ma lei non se ne curava: era ribelle in tutto. In una occasione nella quale un uomo le si avvicinò e cercò appena di afferrarla, si può capire con quali poco lodevoli intenzioni, lei reagì colpendolo con calci e pugni e il malcapitato dovette battere in ritirata bastonato e umiliato. L’individuo era stato servito anche per il caso che avesse avuto la malaugurata idea di tentare una seconda volta.
Anita guerrigliera
Siamo in Brasile, terra di conquiste e rivoluzioni, negli anni tra il 1830 e il 1840 e Anha era stata influenzata e iniziata da uno zio agli ideali di giustizia sociale e ai discorsi politici per cui si era creata una forma-mentis da ribelle reazionaria in difesa della libertà.
Tutto questo non mancò di suscitare attorno a questa ragazza che si affacciava alla vita, numerose maldicenze e la madre, nella speranza di riportarla alla ragione e alla normalità, le impose, a soli 14 anni, il matrimonio con un calzolaio di Laguna, il paese dove abitavano. Fu una pia illusione, perché non sempre il matrimonio, per di più se imposto, può essere la soluzione giusta per calmare uno spirito ribelle per natura che cercava, a modo suo, la soluzione per la propria vita.
Anita in difesa della libertà
L’anno successivo, correva l’anno 1835, proprio a Laguna scoppiò la rivolta detta degli “straccioni” e Anha guardò con ammirazione le gesta dei ribelli sognando di emularli e partecipare lei stessa al loro fianco. Lotte e battaglie durarono 4 anni e finalmente, nel 1839, i rivoltosi conquistarono la città.
Giuseppe Garibaldi
Numerosa fu la partecipazione degli abitanti che si recarono in chiesa per intonare il “Te Deum” nella messa di ringraziamento al Signore. Fu in quella occasione che Anha incontrò l’uomo della sua vita, un bell’uomo venuto da oltre oceano in aiuto dei rivoltosi: quell’uomo si chiamava Giuseppe Garibaldi e fu un incontro fatale per entrambi. Si ritrovarono di nuovo già il giorno successivo, Peppino la fissò intensamente negli occhi e pronunciò in italiano la frase “Devi essere mia”. Sarà stata la sonorità della lingua italiana (Giuseppe Garibaldi non conosceva ancora bene il portoghese) o forse la fermezza delle parole seppure pronunciate con dolcezza a convincere Anha a legarsi a lui per non separarsi mai più.
Anita
Due animi molto simili si erano trovati e avevano unito i loro cuori, era nato un amore di quelli pieni di sentimento e di incontenibile passione e ardore amoroso. Peppino volle trasformare il diminutivo del nome portoghese Anhina in quello spagnolo di Anita ed è quello che la storia riporta fino ai giorni nostri: Anha Maria de Jesus da Silva nota come Anita Garibaldi.
Garibaldi e Anita a cavallo con figlio in braccio
Anhina abbandonò il marito e da quel momento divenne la compagna inseparabile del Generale Garibaldi, lo seguiva nelle sue battaglie e combatteva al fianco dei suoi uomini, sia nelle battaglie terrestri che negli attacchi navali.
In una battaglia combattuta nel 1840, Anita cade prigioniera delle truppe imperiali ma, con molta scaltrezza, riesce ad intenerire il comandante brasiliano implorandogli di concederle di rivedere per l’ultima volta il cadavere del marito nel campo di battaglia. Anita riesce ad eludere la sorveglianza delle guardie, si impossessa di un cavallo e fugge al gran galoppo per ricongiungersi con il suo amato Peppino, attestatosi con il suo contingente sulle rive del Rio Grande.
A settembre nasce il loro primo figlio al quale viene imposto il nome Domenico ma che, per volere di Garibaldi, verrà ricordato come Menotti in onore del patriota italiano.
Pochi giorni dopo il parto Anita riesce a sfuggire ad un nuovo tentativo di cattura: i soldati imperiali tentano di circondare la casa dove si trova Anita ed uccidono gli uomini lasciati da Garibaldi a difesa. Anita con molta tempestività e destrezza riesce a fuggire da una porta secondaria, o forse da una finestra, e con il neonato in braccio sale in groppa ad un cavallo e fugge precipitosamente nel bosco. Ancora una volta la sua abilità di cavallerizza riesce a salvarla. Resta nascosta per quattro giorni, allattando il suo piccolo ma senza alimenti per lei, finché non viene ritrovata da Garibaldi e i suoi.
La situazione della rivoluzione brasiliana era divenuta ormai insostenibile soprattutto per una coppia che ha messo su famiglia. Peppino e Anita prendono congedo dalla guerra e nel 1841 si trasferiscono verso sud, a Montevideo, in Uruguay. Il 26 marzo 1842 Anita e Peppino si sposano nella Parrocchia di San Francesco d’Assisi facendo, molto probabilmente, carte false perché Giuseppe Garibaldi dovette dichiarare, assumendone la responsabilità, di avere notizie certe sulla morte del precedente marito di Anita.
In Uruguay vi rimangono sette anni prima di trasferirsi poi in Italia. In quegli anni nascono Rosita (1843), Teresita (1845) e Ricciotti (1847). Si può dire che si erano imborghesiti perché il Grande Generale si guadagnava il sostentamento della famiglia impartendo lezioni di francese e matematica.
Ma negli animi ribelli lo spirito guerriero non si spegne mai e, nel 1848, alle prime notizie dei movimenti rivoluzionari in Europa, il richiamo era troppo forte e la famiglia Garibaldi si trasferisce in Italia. Partirono prima Anita con Teresita e Ricciotti (Rosita era morta a soli due anni), sbarcano a Genova e verranno ospitati a Nizza dalla madre di Garibaldi. Giuseppe la raggiunge con Menotti, qualche mese più tardi.
Anita morente trasportata da Garibaldi
Le vicende delle loro battaglie in Italia fanno parte della storia del nostro Risorgimento ma di questo possiamo parlarne in un’altra occasione. Possiamo ricordare che Anita, nuovamente incinta, morì il 4 agosto 1849 a Mandriole di Ravenna durante una precipitosa ritirata dopo una sconfitta subita dal contingente di Garibaldi da parte dell’esercito austriaco intervenuto in difesa delle forze papali. Fu un duro colpo per l’eroe dei Due Mondi che era veramente innamorato di Anita. Si racconta che non volesse lasciarla e, piangendo, continuava a stringere nella sue mani il polso di lei. Fu un suo fedelissimo luogotenente. Il Cap. Leggero, a convincerlo a riprendere la fuga prima dell’arrivo della Polizia Papalina e dell’Esercito Austriaco.






