Leggo sul quotidiano locale che si celebra ad Arborea, in provincia di Oristano, la 32a Sagra della polenta. La polenta anche in Sardegna? Mi domando, un alimento prodotto prevalentemente nelle regioni del nord Italia lo troviamo anche al sud al punto da realizzarne ogni anno una sagra. La cosa mi incuriosisce a vado a rispolverare, a grandi linee, un po’ di storia relativamente all’Unità d’Italia.
Polenta cotta nel paiolo di rame
Già durante la spedizione dei mille c’è voluto tutto il carisma di Giuseppe Garibaldi per inquadrare e disciplinare i suoi veterani “cacciatori delle Alpi” con i tanti inesperti volontari provenienti da estrazioni regionali diverse e che si erano uniti all’avventurosa spedizione per la conquista dell’Italia. Non era stato certamente facile mettere insieme, assemblare e disciplinare, impartendo precise regole di natura militare, una tale moltitudine di teste calde.
Partenza da Quarto dei Mille
Garibaldi dimostrò la sua ferma determinazione quando, il 15 maggio 1860, all’approssimarsi della battaglia di Calatafimi contro le truppe regolari borboniche del Regno delle Due Sicilie, nel conferire con il suo luogotenente Bixio, pronunciò la storica frase:
Aveva un organico di circa 1500 uomini, (i “mille” più cinquecento volontari siciliani unitisi a loro dopo lo sbarco a Marsala) e si preparava allo scontro con i regolari borbonici forte di circa tremila uomini.
Arrivo dei Mille a Marsala
Nel nostro periodo scolastico i libri di storia ci hanno raccontato come sono andate le cose: ricordiamo l’incontro di Teano tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi.
In data 17 marzo1861 Vittorio Emanuele II viene proclamato Re d’Italia per
“Grazia di Dio e volontà della Nazione”
e il Regno di Sardegna
diventa ufficialmente
Regno d’Italia.
Incontro di Garibaldi con Vittorio Emanuele II a Teano
Mancavano ancora il Veneto e lo Stato Pontificio. L’annessione del Veneto si ottiene con la Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866 mentre il 20 settembre 1870, con la storica breccia di Porta Pia, anche la Roma dei Papi viene conquistata e divenne territorio italiano.
Stemma dello Stato Pontificio
Non era facile, però, amalgamare una variegata moltitudine di dialetti e culture circoscritte a limitate località regionali e tramandate nei secoli da padre in figlio, in una unità patriottica nazionale e ad una unica lingua italica.
Ricordiamo, infatti, un’altra frase storica riportata sui libri scolastici e pervenuta fino a noi: è quella pronunciata da Massimo d’Azeglio, pittore, scrittore e uomo politico dell’epoca:
Il sentimento nazionale si acquisisce lentamente ma soprattutto in particolari condizioni di pericolo quando si è obbligati a fare unione per difendersi da un nemico comune. Le occasioni non sono mancate e ricordiamo le più significative:
1885-1890 – Spedizione politico/diplomatica/economico/militare italiana per la fondazione della Colonia Eritrea;
1911-1912 – Guerra italo-turca al termine della quale l’Italia ottiene la Libia;
1914-1918 – La Grande Guerra. La prima Guerra Mondiale alla quale l’Italia partecipa dal 24 maggio 1915 con la dichiarazione di guerra all’Austria.
1935-1936 – L’Italia invade l’Etiopia e proclama la fondazione dell’Impero Italiano con le Colonie in Africa.
1939-1945 – Seconda Guerra Mondiale dalla quale l’Italia esce sconfitta e malconcia.
Con i movimenti emigratori dal sud verso le città industriali del nord avvenuto nel periodo post bellico, dagli anni ’50 in poi, i lavoratori del meridione provenienti in prevalenza dalle mezzadrie contadine si ritrovano insieme alle giovani maestranze industriali settentrionali e l’epiteto di “Teron” che questi proferivano verso i meridionali, si sprecava. Di rimando c’era la risposta: Pulenton”. Ma poi “polentoni” e “terroni”, conoscendosi meglio, hanno legato insieme e si sono amalgamati. Bravi ragazzi calabresi, pugliesi, siciliani e sardi hanno sposato ragazze piemontesi, lombarde, venete ecc., viceversa, molti ragazzi settentrionali hanno creato famiglia unendosi a belle more meridionali confluite nel settentrione a seguito della migrazione interregionale.
Dopo queste sciabolate di storia italiana dal Risorgimento in poi, ritorniamo alla Sagra della Polenta in Sardegna. È un percorso enogastronomico a base di polenta e vini sardi che quest’anno si è ripetuto ad Arborea per la 32a volta, ancora con grande successo.
Nel 1922 iniziarono i lavori di bonifica della Piana di Terralba nell’Oristanese, un territorio di ben 18.000 ettari, allora chiamato “Ala Birdis”. Vi confluirono lavoratori veneti, emiliano, friulani, romagnoli con una mobilità di famiglie dal nord al sud alle quali, naturalmente, si unirono anche i sardi. Alla conclusione della prima fase dei lavori, nel 1928, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, fu inaugurato il “Villaggio Mussolini” che nel 1944 assunse definitivamente l’attuale nome di Arborea in onore, appunto, di “Eleonora d’Arborea” Giudicessa dell’omonimo Giudicato Oristanese.
Arborea
La coltivazione del mais in quei terreni bonificati ha portato, tra le altre cose, anche alla produzione della polenta in Sardegna, un alimento tradizionalmente povero ma che Arborea ha saputo nobilitare e valorizzare mantenendo le tradizioni culinarie e presentandola con piatti saporiti anche nei migliori ristoranti della zona.
Polenta e spezzatino
Infatti possiamo trovare la polenta e “osei” (uccelletti), polenta e luganeghe (salsicce); polenta e “tocio” (spezzatino di carne con un caratteristico sughetto). Piatti di origine veneta, regione con la quale Arborea ha mantenuto i contatti e conservato le tradizioni suggellando il gemellaggio con la cittadina di Zevio (VR).
Ora dopo questo breve percorso storico sulla Unità d’Italia e la storia della polenta in Sardegna mi sovviene la notizia riportata in TV e sui giornali in questi ultimi anni, di una corrente di pensiero di un uomo politico del nord che vorrebbe dividere
Polenta luganeghe
nuovamente l’Italia per creare una repubblica padana o qualcosa del genere. Ma dico io, che facciamo, spezzettiamo di nuovo tutto e riportiamo la polenta prodotta in Sardegna sulle tavole di Milano e delle regioni del nord Italia? Ditemi voi.
Vermentino
Nel chiedervi scusa per le mie balzane dissertazioni, spero non noiose, colgo l’occasione per augurare a tutti una serena e Buona Domenica nel Bosco.
Un cordiale saluto.
Paul Mauriat - Les deux guitares
COMMENTI
il 09 novembre, 2014 lorenzo.rm dice:
Pino, qua la mano. Macché noia! La tua storia è la nostra. La tua Italia è di tutti. Come di noi tutti è la polenta sarda e la Sardegna. Un bellissimo pezzo, da gustare e meditare. Buona domenica!
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Il primo commento non poteva essere che il tuo Lorenzo, grazie. Poiché il buongiorno si vede dal mattino, il tuo giudizio altremodo positivo apre uno squarcio tra le nubi scure del cielo e rischiara la giornata. Buona Domenica per tutti.
il 09 novembre, 2014 Nembo dice:
L’Italia è un paese famoso in tutto il mondo per le sue specialità gastronomiche, dal Nord al Sud, isole comprese. Giuseppe oggi ci hai descritto un bel pezzo di storia e di arte culinaria, la polenta da sempre un piatto povero che però unisce il Nord al Sud, la si fa in modo diverso, con contorni diversi, ma la base è sempre quella, perciò w la polenta e w tutti i polentoni. Oggi poi con una giornata piovosa qua a Milano un bel piatto di polenta “uncia” con la salsiccia sarebbe proprio appropriata. Buon appetito a tutti.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Giustissimo Nembo, in tanti hanno sacrificato la loro giovane vita per realizzare una Nazione che oggi è apprezzata in tutto il Mondo per la sua storia e le sue bellezze artistiche/culturali per cui non possiamo dimenticarlo ed è nostro obbligo onorarli tenendo unita l’Italia. L’Italia possiamo tenerla unita anche con le nostre prelibatezze culinarie che sono rinomate nel mondo e in tanti cercano di copiarcele. Teniamoci stretti perché uniti siamo forti. Grazie.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Un grazie particolare alla brava Giovanna per la sua dedizione al Bosco, per la sua preziosa e costruttiva collaborazione (cose che già tutti noi conosciamo) e infine per il bellissimo video e la deliziosa musica che ci fa ricordare che in fatto di musica anche l’Italia non è da meno. Ciao Giò, complimenti.
il 09 novembre, 2014 gabriella BZ dice:
Un racconto oggi veramente bello hai saputo darci una rinfrescata di storia, non fa mai male, con la gastronomia. Non sapevo onestamente che in Sardegna si mangiasse la polenta, pensavo fosse un piatto tipicamente settentrionale tu poi racconti anche il contorno veneto da come ne parli. Ci saranno tante persone che al sentire parlare di polenta condita bene, si troverà a desiderarla, specie in questi giorni umidi, peccato non ci sia più il vecchio focolare per cuocerla, sai che buona, con le croste che si staccavano alla fine della cottura.Mhmhmh che buona !!!
il 09 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
In questa bella Domenica nella quale le condizioni meteo non troppo buone ci costringono a stare a casa, ecco che possiamo cogliere l’occasione per cucinare un bel piatto di polenta come le nostre antiche tradizioni italiane ci tramandano e che non dobbiamo mai dimenticare. Grazie Gabriella per il tuo apprezzamento, sempre prezioso. Buon appetito, ciao.
il 09 novembre, 2014 edis.maria dice:
Caro Giuseppe, il titolo Terun e Pulentun mi ha , di primo acchito, preoccupata per il timore che il tuo articolo volesse tornare su questa vecchia , e assurda, diatriba Ma conoscendoti non avrei dovuto preoccuparmi, perchè sei una persona intelligente, positiva e ragionevole. Infatti hai saputo sorvolare e portarci ad oggi, periodo in cui i Terun e i Pulentun,ormai sono amalgamati così bene da formare un tutt’uno! Io, per esempio, figlia di madre piemontese, padre siciliano e marito sardo!!!!Riescono anche a gustare un piatto di ottima polenta insieme , con un buon bicchiere di vino che provenga da qualsiasi parte della nostra bella Italia! Hai saputo anche ricordarci la NOSTRA STORIA, la fatica e i sacrifici che hanno coinvolto tutto lo STIVALE! Giovanna, con la sua abilità, ha abbellito il tutto con delle stupende foto! ( A proposito, io, a pranzo, oggi , mangio polenta con trippa al pomodoro !)
il 09 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
Quindi nel mio racconto ci sei anche tu, Edis. Con il tuo menù di oggi mi fai venire l’acquolina, sai quanta polenta ho mangiato in casa dei miei nonni veneti venuti in Sardegna per lavoro e mai più ripartiti?. Ricordo le fatiche della nonna nel cuocere la polenta nel paiolo di rame come si faceva una volta. Ciao, buon appetito.
il 09 novembre, 2014 gianna dice:
Giuseppe, la giornata oggiosa di oggi va benissimo con il tuo racconto,La Polenta fatta nel paiolo di rame in Sardegna,una volta era un piatto per alimentarsi molto povero,con i suoi sughetti prelibati mamma diceva che la polenta era un piatto buono ci credo con tutto quello che potevi abbinare alla polenta, salsiccie, spezzatino di carne, “uccelletti” costine di maiale, e tantissime altre cose nutrienti ma certo era un piatto unico ma ricco sostanzioso po il vino Vermentino Sardo ,che faceva allegri tutti,con il suo sughetto denzo potevi mangiare la polenta a volonta la polenta uncia,ora si festeggia la festa in Sardegna della polenta, sintesi della nascita di Arborea,vorrei aggiungere che i veri Polentoni erano i Lombardi i Veneti,i Meridionali non mi risulta, comunque tutta l’Italia conosce questo meraviglio piatto,allora povero, vorrei ringraziare Giovanna con i suoi video e foto uno potrebbe pranzare solo guardando, bella questa unione di paesi che si riunivono tutte le regioni dal nord al sud per coltivare insieme, quanti dialetti forse caus di lingue ma alla fine erano tutti uguali,tante conoscenze e molte esperienza insieme forse cosi era il modo migliore per tutti. buona pranzo a tutti con polenta fatta in Sardegna, e vino a volonta il fermentino, grazie del racconto Giuseppe, Evviva i Polentoni di tutte le regioni ciao….
il 09 novembre, 2014 giovanna3.rm dice:
Da buona “Polentona”, e particolare estimatrice di questo gustosissimo piatto, devo dire che ci sono vari modi di prepararlo. Avendo trascorso molti anni in Valtellina, confermo che gli alimenti base di quei luoghi, sono la polenta e i Pizzocheri, altro primo prelibato, come lo è la pastasciutta, in tutte le sue varietà, per il Centro- Sud d’Italia. La polenta da noi si cucina con luganeghe, ma anche con salsicce di vario tipo, abitualmente senza sugo di pomodoro, ma con diversi insaccati di maiale, lessati. C’è poi la polenta taragna, per la quale si adopera farina di mais e una quantità inferiore di farina di grano saraceno, cotta con formaggio e burro, che abitualmente sono prodotti in casa. Contiene un tasso assai elevato di calorie che, tuttavia si smaltiscono senza eccessivi problemi, quando per lunghi periodi invernali la temperatura si stabilizza intono ai 18° sotto zero. C’è poi la polenta con verze, polenta e latte freddo, polenta cosparsa di parmigiano e uova fritte. Anche in Valtellina ci sono vini eccellenti, come L’Inferno e il Sassella.
Ci siamo sbizzarriti parlando di piatti caratteristici, ma dobbiamo un sincero ringraziamento a Pino che con la vicenda delle popolazioni del Nord trasferitesi in Sardegna, ci ha intrattenuto a lungo sulla storia del nostro Risorgimento.
Una bella e piacevole rivisitazione storica. Grazie ancora.
il 09 novembre, 2014 alba morsilli dice:
oggi nel 25anno della caduta del muro di Berlino, leggere la faticosa storia dell’unità d’Italia, dove uomini di culture diverse sono caduti per un ideale, La Liberta, strana coincidenza tra il tuo articolo e il muro,
Penso che la polenta sia conosciuta da molti popoli
perciò virtualmente invito a una bella tavola rotonda le persone del mondo a mangiare un buon piatto di polenta, che ogniuno ha cucinato secondo le loro usanze.
il 09 novembre, 2014 Ignazia dice:
Il racconto di Giuseppe mi riporta indietro nel tempo quando studiavo storia e questi erano proprio i personaggi da me preferiti e che sono rimasti dei punti di riferimento nella storia d’Italia. Molto bravo…
il 09 novembre, 2014 aquilafelice44 dice:
ciao giuseppe oggi si parla di polenta di garibaldi e di mussolini ok bel raconto in cui io ricordo e ho partecipato a sagre di polenta ad ARBOREA citadina vicino ORISTANO errivano da molte parti della nostra cara sardegna x questa manifestazione organizata da parte di famiglie venete friulane e molte parti del nord est ditalia citadina in cui ai tempi di mussolini si chiamava vilaggio mussolin ora AEBOREA molto elengate e pulita gente che lavora la terra coltiva MAIS cosa che i sardi non conoscevano oggi i sardi mangiano la polenta ed e un piato povero ma buono ricordo da ragazzino in casa mia si faceva si meteva un pannno sopra si stendeva poi si condiva col sugo piato buono ma sostanzioso x noi poveri che la carne non si poteva comprare ma la polenta si cosi la famiglia mangiava ed era sodisfata x aver mangiato qualcosa di buono come la mangio ancora adesso in casa mia e se rimane mangio anche il giorno dopo abruscolita come dicono qui a bg mangiatela buona cena a tutti bravo amico giuseppe polenta e usei
il 09 novembre, 2014 elisabetta8.mi dice:
Giuseppe,un grazie,doveroso x questa bella spolverata di storia,sull’unita’dell’Italia.Sulla polenta,hai fatto una ricerca certosina,che io nn conoscevo,e si che di polenta,ne ho mangiata veramente tanta,nn avevamo quasi altro ma che ancora oggi,mangio molto volentieri x piacere,condita in tanti modi,la polenta ,è un piatto particolare,buona anche al forno con il gorgonzola,insomma è sempre un buon piatto.Oggi il bosco,ha ci ha deliziati anche a tavola.Complimenti a tutti i collaboratori che come sempre,sapete rallegrare ,le nostre domeniche,,,,,,,,,
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Gianna, come vedi, nel Bosco le giornata sono sempre brillanti e piene di sole luminoso per tutti. Hai fatto una bella analisi di tutta la storia e ti ringrazio. A questo punto possiamo dire che terroni e polentoni non si insultano più e possono trovarsi insieme a tavola con un bel piatto di polenta e brindare tutti all’unità d’Italia. Un saluto.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Ma che brava la nostra “Polentona” Giovanna. Grazie Giò ci hai fatto un menù completo dei tanti modi di cucinare e consumare la polenta, dimostrando di essere una vera esperta e supponiamo anche molto brava in cucina. Possiamo brindare con un bicchiere di buon vino, sardo o della Valtellina, non importa. La storia d’Italia, in teoria la conosciamo tutti, ma ogni tanto un ripasso non fa male. Grazie ancora, ciao.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Ti ringrazio Alba per aver voluto ricordare il 25° anno della caduta del muro di Berlino. Confermo che è solo una coincidenza casuale, non cercata e non voluta eppure ha la sua piena validità perché ha tante analogie: infatti la caduta del muro di Berlino è il simbolo della ritrovata unità della Germania ma anche per la realizzazione dell’unità d’Italia sono stati abbattuti tanti muri fisici ed anche tante barriere culturali allora esistenti ma oggi possiamo essere orgogliosi dell’unità conquistata. Ciao.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Grazie Ignazia, la storia non si dimentica, fa parte del nostro passato e resta un punto di riferimento per il futuro dei nostri figli. Un saluto.
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Vero Aquila, si parla di tutto questo e, in fondo, si parla della storia d’Italia ovvero della storia nella quale siamo tutti coinvolti, è la storia della nostra gente e quindi di noi stessi. Grazie per aver integrato le mie notizie con i tuoi ricordi che sono una valida conferma a tutta la storia. Un saluto
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Grazie Ely, sento di voler suggellare la nostra amicizia con un sorriso. Leggendo il tuo commento possiamo permetterci di dire che la storia d’Italia è fatta anche di polenta, tanta polenta. Proviamo a calcolare quanta se ne è consumata sulle tavole degli italiani in questi ultimi 150 anni, direi una quantità incalcolabile e, intanto, continuiamo a mangiar la buona polenta. Ciao
il 09 novembre, 2014 rossella dice:
Andare al mulino e sentire nell’aria la polverina della farina che viene macinata, veder che dal contenitore di alluminio viene portata in un piccolo negozietto, dove viene venduta sfusa a chili, gialla bramata e nell’altro contenitore la farina di grano saraceno, sembra brizzolata, come i capelli lucenti di una nonna.. che ci cucinava la polenta in mille modi… dal nord al sud ci accomuna il piacere di una polenta fumante in mezzo al tavolo, a volte condita con piatti di carne succolenti, o di una tazza di latte, ma ci rende ricchi di tutto e poveri di niente
il 09 novembre, 2014 giuseppe3,ca dice:
Rossella, grazie infinite. Sento nelle tue parole il cuore e l’anima della poetessa, complimenti!
il 10 novembre, 2014 aquilafelice44 dice:
cari amici che avete leto il raconto del caro amico giuseppe vorrei ricordare che quel posto che una volta si chiamava vilaggio mussolini oggi ARBOREA gli abitanti sono quasi tutti veneto vicenza rovigo treviso e altre cita del nord est DITALIA questa terra e stata donata dala regione sarda x bonificarla e lavorarla con piantagione di mais anno costruito tutti una casa con stalle x le muche le strade sono segnalate a numeri come in ameri del nord ogni strada a il suo numero citadina elegante e ordinata questa e LA BELLA ARBOREA PR . OR.
il 10 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
Hai fatto bene ad integrare altre notizie sulla storia della nascita di Arborea, Vanni, ti ringrazio.
È una storia lunga che ha tanti aspetti e meriterebbe la stesura di un racconto dedicato con tutti i risvolti particolari. I veneti che fuggivano dalla miseria della loro terra che aveva subito i maggiori danni conseguenti alla disastrosa Grande Guerra ’15-18, migrarono in Sardegna e con il loro lavoro hanno contribuito alla bonifica e alla rinascita di quella zona acquitrinosa, incolta, malsana e abbandonata a sé stessa, denominata “Ala Birdis” che nel gergo locale significa “ali del diavolo”, non si sono dedicati solo alla coltivazione del mais ma anche a tante altre colture tra cui il tabacco che allora aveva un buon profitto ed infine hanno impiantato le stalle per l’allevamento del bestiame, in particolare bovino. Oggi Arborea può vantare di avere uno degli stabilimenti per la produzione del latte e dei formaggi, tra i più importanti d’Italia. Ringraziamo ancora tutti coloro, veneti e non, che con la loro laboriosità hanno contribuito alla realizzazione della ARBOREA di oggi. Ciao Aquila.
il 10 novembre, 2014 Riccardo dice:
Polenta pane dei poveri, unione di popoli da ragazzo sulla tavola non mancava mai, era pane certe volte companatico quando vi sstrofinavi sopra una Aringa salata, che nel mio in dialetto si chiama Saràcca, e come buona una fatta sottile ricoperto con burro e zucchero. O come poi ho scoperto anni più tardi la polenta distesa, del Modenese, o quella uguale alla nostra che i miei vicini di casa Lucani dicevamo e’ buoma solo per il maiale , ma solo quella che avanzava, perché era buonissima con il su ho e la salsiccia piccante
il 10 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
Quanti ricordi di sapori gustati in gioventù fa ritornare alla nostra mente e al nostro palato anche un semplice racconto sulla storia della polenta. Grazie Riccardo, pure questo è un modo sereno, allegro e gioviale di stare insieme, di salutarci e di sentirci uniti in amicizia. Un saluto.
il 10 novembre, 2014 sandra vi dice:
UN vero ringraziamento al nostro amico Giuseppe per questa bellissima carellata storica sul nostro Risorgimento ,troppo spesso dimenticato .Cosa direbbe fosse ancora vivo MASSIMO D’AZEGLIO,che stiamo facendo di questi poveri ITALIANI? Molto meglio parlare della nostra polenta ,qui completamente sconosciuta .Parlandone nei vs. commenti specie Giovanna ,mi ha preso proprio per la gola ,se ricordo la polenta taragna e come mi piaceva …Ora ci accontentiamo di portare un pacco di farina ,quanndo arriviamo dall’Italia e cuocerna un poco (un vero orrore )nel forno micro onde .Bello anche il pezzo su Arborea ,pensare che in Sardegna mangiate polenta ……UN ringraziamento a Giovanna per il video
il 10 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
É da tanto che mangiamo la polenta anche in Sardegna, Sandra… da quando sono venuti i veneti che hanno importato le loro abitudini, le loro tradizioni e i loro piatti. Io la mangiavo anche da ragazzino proprio in casa dei miei nonni materni che erano veneti trasferiti in Sardegna.
Certo che se tornassero ora nell’Italia attuale, Garibaldi, Cavour, Mazzini, D’Azeglio e i vari eroi del nostro Risorgimento, chissà cosa direbbero.
Grazie di tutto Sandra, il tuo apprezzamento è sempre gradito e prezioso. A presto, ciao.
il 11 novembre, 2014 sandra vi dice:
Giuseppe ,mentre commentavo volevo mettere una notizie ,poi me ne sono dimenticata .Mia nipote e’ andata a dare delle lezioni in un paese vicino Domokos ,ha saputo che c’e’ una lapide che ricorda battaglia combattuta da patrioti Greci contro i turchi per l’indipendenza della GRECIA NEL 1878 ,affiacati da Ricciotti Garibaldi.L’anno prima a ricordare il nonno era venuta a deporre una corona di fiori ,invitata dal comitato cittadino ANITA GARIBALDI ,nipote di Ricciotti.La cosa mi ha colpito ,vorrei sapere di piu’ chi di noi sa che vive una discendente di Garibaldi?
il 11 novembre, 2014 rossana 1 dice:
Ciao Giuseppe,
mi è piaciuto molto il tuo racconto, e intanto mi ha pure rinfrescato la memoria su cose studiate ai tempi della scuola. Bravo continua così che per me è molto utile come penso per tanti. Un abbraccio affettuoso
il 11 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
Cara Sandra non mi sorprende la tua scoperta sulla presenza di Ricciotti Garibaldi al fianco dei patrioti greci nella battaglia contro i turchi per l’indipendenza della Grecia nel 1878. Ricciotti è stato il quarto ed ultimo figlio nato dall’unione di Giuseppe Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, a noi nota come Anita, come veniva chiamata dallo stesso Giuseppe che lei, nella loro ardente passione d’amore, chiamava affettuosamente Peppino (così ci raccontano molte annotazioni storiche sulla loro vicenda amorosa).
I Garibaldi, sia come antenati che discendenti di Giuseppe hanno avuto gran parte di vita avventurosa e non disdegnavano di accorrere in aiuto di rivoltosi per la conquista della libertà. Ed ecco che la storia ci racconta di Giuseppe in America Latina, dove incontra appunto Anita e, in conseguenza delle sue imprese, si guadagna l’appellativo di “Eroe dei due mondi” e infine, come emerge dalla tua scoperta, troviamo Ricciotti in Grecia.
Fino al secolo scorso si avevano notizie dei discendenti di Giuseppe Garibaldi che dopo la morte di Anita ebbe altre unioni matrimoniali ed i cui discendenti entrarono in disaccordo per questioni di spartizioni ereditarie… ma su questo è meglio sorvolare perché rischiano di oscurare la figura dell’Eroe risorgimentale italiano. Per noi rimane il valore storico dell’eroe Garibaldino.
Grazie per la tua segnalazione Sandra, rivelatasi molto utile al contesto dell’articolo della Domenica.
Un caro saluto.
il 11 novembre, 2014 giuseppe3ca dice:
Ti ringrazio Rossana1, è gratificante sapere che quanto si scrive viene favorevolmente accolto dai lettori. Per me è un modo piacevole di stare insieme, di fare gruppo per dialogare e scambiarci le nostre impressioni. Si, ammetto che l’argomento di questa settimana si è dimostrato un tema interessante ma proprio per questo è stato anche molto impegnativo. Accolgo volentieri il tuo invito cercando di mantenere alto il livello anche in altre occasioni che spero non mancheranno.
Ciao, ricambio l’abbraccio.
PASSA IL TEMPO....
Le lancette della vita ... scorrono nella perfetta sincronizzazione dei secondi....
e ad ogni movimento del tempo....nulla sara mai come prima....
E anche se non potrò vederti, parlarti, ascoltarti ....in questo presente....
Ti vedrò , ti parlerò, ti ascolterò nei secondi di tempo che ho fermato nel mio cuore.....
m.d
Pino, qua la mano. Macché noia! La tua storia è la nostra. La tua Italia è di tutti. Come di noi tutti è la polenta sarda e la Sardegna. Un bellissimo pezzo, da gustare e meditare. Buona domenica!
Il primo commento non poteva essere che il tuo Lorenzo, grazie. Poiché il buongiorno si vede dal mattino, il tuo giudizio altremodo positivo apre uno squarcio tra le nubi scure del cielo e rischiara la giornata. Buona Domenica per tutti.
L’Italia è un paese famoso in tutto il mondo per le sue specialità gastronomiche, dal Nord al Sud, isole comprese. Giuseppe oggi ci hai descritto un bel pezzo di storia e di arte culinaria, la polenta da sempre un piatto povero che però unisce il Nord al Sud, la si fa in modo diverso, con contorni diversi, ma la base è sempre quella, perciò w la polenta e w tutti i polentoni. Oggi poi con una giornata piovosa qua a Milano un bel piatto di polenta “uncia” con la salsiccia sarebbe proprio appropriata. Buon appetito a tutti.
Giustissimo Nembo, in tanti hanno sacrificato la loro giovane vita per realizzare una Nazione che oggi è apprezzata in tutto il Mondo per la sua storia e le sue bellezze artistiche/culturali per cui non possiamo dimenticarlo ed è nostro obbligo onorarli tenendo unita l’Italia. L’Italia possiamo tenerla unita anche con le nostre prelibatezze culinarie che sono rinomate nel mondo e in tanti cercano di copiarcele. Teniamoci stretti perché uniti siamo forti. Grazie.
Un grazie particolare alla brava Giovanna per la sua dedizione al Bosco, per la sua preziosa e costruttiva collaborazione (cose che già tutti noi conosciamo) e infine per il bellissimo video e la deliziosa musica che ci fa ricordare che in fatto di musica anche l’Italia non è da meno. Ciao Giò, complimenti.
Un racconto oggi veramente bello hai saputo darci una rinfrescata di storia, non fa mai male, con la gastronomia. Non sapevo onestamente che in Sardegna si mangiasse la polenta, pensavo fosse un piatto tipicamente settentrionale tu poi racconti anche il contorno veneto da come ne parli. Ci saranno tante persone che al sentire parlare di polenta condita bene, si troverà a desiderarla, specie in questi giorni umidi, peccato non ci sia più il vecchio focolare per cuocerla, sai che buona, con le croste che si staccavano alla fine della cottura.Mhmhmh che buona !!!
In questa bella Domenica nella quale le condizioni meteo non troppo buone ci costringono a stare a casa, ecco che possiamo cogliere l’occasione per cucinare un bel piatto di polenta come le nostre antiche tradizioni italiane ci tramandano e che non dobbiamo mai dimenticare. Grazie Gabriella per il tuo apprezzamento, sempre prezioso. Buon appetito, ciao.
Caro Giuseppe, il titolo Terun e Pulentun mi ha , di primo acchito, preoccupata per il timore che il tuo articolo volesse tornare su questa vecchia , e assurda, diatriba Ma conoscendoti non avrei dovuto preoccuparmi, perchè sei una persona intelligente, positiva e ragionevole. Infatti hai saputo sorvolare e portarci ad oggi, periodo in cui i Terun e i Pulentun,ormai sono amalgamati così bene da formare un tutt’uno! Io, per esempio, figlia di madre piemontese, padre siciliano e marito sardo!!!!Riescono anche a gustare un piatto di ottima polenta insieme , con un buon bicchiere di vino che provenga da qualsiasi parte della nostra bella Italia! Hai saputo anche ricordarci la NOSTRA STORIA, la fatica e i sacrifici che hanno coinvolto tutto lo STIVALE! Giovanna, con la sua abilità, ha abbellito il tutto con delle stupende foto! ( A proposito, io, a pranzo, oggi , mangio polenta con trippa al pomodoro !)
Quindi nel mio racconto ci sei anche tu, Edis. Con il tuo menù di oggi mi fai venire l’acquolina, sai quanta polenta ho mangiato in casa dei miei nonni veneti venuti in Sardegna per lavoro e mai più ripartiti?. Ricordo le fatiche della nonna nel cuocere la polenta nel paiolo di rame come si faceva una volta. Ciao, buon appetito.
Giuseppe, la giornata oggiosa di oggi va benissimo con il tuo racconto,La Polenta fatta nel paiolo di rame in Sardegna,una volta era un piatto per alimentarsi molto povero,con i suoi sughetti prelibati mamma diceva che la polenta era un piatto buono ci credo con tutto quello che potevi abbinare alla polenta, salsiccie, spezzatino di carne, “uccelletti” costine di maiale, e tantissime altre cose nutrienti ma certo era un piatto unico ma ricco sostanzioso po il vino Vermentino Sardo ,che faceva allegri tutti,con il suo sughetto denzo potevi mangiare la polenta a volonta la polenta uncia,ora si festeggia la festa in Sardegna della polenta, sintesi della nascita di Arborea,vorrei aggiungere che i veri Polentoni erano i Lombardi i Veneti,i Meridionali non mi risulta, comunque tutta l’Italia conosce questo meraviglio piatto,allora povero, vorrei ringraziare Giovanna con i suoi video e foto uno potrebbe pranzare solo guardando, bella questa unione di paesi che si riunivono tutte le regioni dal nord al sud per coltivare insieme, quanti dialetti forse caus di lingue ma alla fine erano tutti uguali,tante conoscenze e molte esperienza insieme forse cosi era il modo migliore per tutti. buona pranzo a tutti con polenta fatta in Sardegna, e vino a volonta il fermentino, grazie del racconto Giuseppe, Evviva i Polentoni di tutte le regioni ciao….
Da buona “Polentona”, e particolare estimatrice di questo gustosissimo piatto, devo dire che ci sono vari modi di prepararlo. Avendo trascorso molti anni in Valtellina, confermo che gli alimenti base di quei luoghi, sono la polenta e i Pizzocheri, altro primo prelibato, come lo è la pastasciutta, in tutte le sue varietà, per il Centro- Sud d’Italia. La polenta da noi si cucina con luganeghe, ma anche con salsicce di vario tipo, abitualmente senza sugo di pomodoro, ma con diversi insaccati di maiale, lessati. C’è poi la polenta taragna, per la quale si adopera farina di mais e una quantità inferiore di farina di grano saraceno, cotta con formaggio e burro, che abitualmente sono prodotti in casa. Contiene un tasso assai elevato di calorie che, tuttavia si smaltiscono senza eccessivi problemi, quando per lunghi periodi invernali la temperatura si stabilizza intono ai 18° sotto zero. C’è poi la polenta con verze, polenta e latte freddo, polenta cosparsa di parmigiano e uova fritte. Anche in Valtellina ci sono vini eccellenti, come L’Inferno e il Sassella.
Ci siamo sbizzarriti parlando di piatti caratteristici, ma dobbiamo un sincero ringraziamento a Pino che con la vicenda delle popolazioni del Nord trasferitesi in Sardegna, ci ha intrattenuto a lungo sulla storia del nostro Risorgimento.
Una bella e piacevole rivisitazione storica. Grazie ancora.
oggi nel 25anno della caduta del muro di Berlino, leggere la faticosa storia dell’unità d’Italia, dove uomini di culture diverse sono caduti per un ideale, La Liberta, strana coincidenza tra il tuo articolo e il muro,
Penso che la polenta sia conosciuta da molti popoli
perciò virtualmente invito a una bella tavola rotonda le persone del mondo a mangiare un buon piatto di polenta, che ogniuno ha cucinato secondo le loro usanze.
Il racconto di Giuseppe mi riporta indietro nel tempo quando studiavo storia e questi erano proprio i personaggi da me preferiti e che sono rimasti dei punti di riferimento nella storia d’Italia. Molto bravo…
ciao giuseppe oggi si parla di polenta di garibaldi e di mussolini ok bel raconto in cui io ricordo e ho partecipato a sagre di polenta ad ARBOREA citadina vicino ORISTANO errivano da molte parti della nostra cara sardegna x questa manifestazione organizata da parte di famiglie venete friulane e molte parti del nord est ditalia citadina in cui ai tempi di mussolini si chiamava vilaggio mussolin ora AEBOREA molto elengate e pulita gente che lavora la terra coltiva MAIS cosa che i sardi non conoscevano oggi i sardi mangiano la polenta ed e un piato povero ma buono ricordo da ragazzino in casa mia si faceva si meteva un pannno sopra si stendeva poi si condiva col sugo piato buono ma sostanzioso x noi poveri che la carne non si poteva comprare ma la polenta si cosi la famiglia mangiava ed era sodisfata x aver mangiato qualcosa di buono come la mangio ancora adesso in casa mia e se rimane mangio anche il giorno dopo abruscolita come dicono qui a bg mangiatela buona cena a tutti bravo amico giuseppe polenta e usei
Giuseppe,un grazie,doveroso x questa bella spolverata di storia,sull’unita’dell’Italia.Sulla polenta,hai fatto una ricerca certosina,che io nn conoscevo,e si che di polenta,ne ho mangiata veramente tanta,nn avevamo quasi altro ma che ancora oggi,mangio molto volentieri x piacere,condita in tanti modi,la polenta ,è un piatto particolare,buona anche al forno con il gorgonzola,insomma è sempre un buon piatto.Oggi il bosco,ha ci ha deliziati anche a tavola.Complimenti a tutti i collaboratori che come sempre,sapete rallegrare ,le nostre domeniche,,,,,,,,,
Gianna, come vedi, nel Bosco le giornata sono sempre brillanti e piene di sole luminoso per tutti. Hai fatto una bella analisi di tutta la storia e ti ringrazio. A questo punto possiamo dire che terroni e polentoni non si insultano più e possono trovarsi insieme a tavola con un bel piatto di polenta e brindare tutti all’unità d’Italia. Un saluto.
Ma che brava la nostra “Polentona” Giovanna. Grazie Giò ci hai fatto un menù completo dei tanti modi di cucinare e consumare la polenta, dimostrando di essere una vera esperta e supponiamo anche molto brava in cucina. Possiamo brindare con un bicchiere di buon vino, sardo o della Valtellina, non importa. La storia d’Italia, in teoria la conosciamo tutti, ma ogni tanto un ripasso non fa male. Grazie ancora, ciao.
Ti ringrazio Alba per aver voluto ricordare il 25° anno della caduta del muro di Berlino. Confermo che è solo una coincidenza casuale, non cercata e non voluta eppure ha la sua piena validità perché ha tante analogie: infatti la caduta del muro di Berlino è il simbolo della ritrovata unità della Germania ma anche per la realizzazione dell’unità d’Italia sono stati abbattuti tanti muri fisici ed anche tante barriere culturali allora esistenti ma oggi possiamo essere orgogliosi dell’unità conquistata. Ciao.
Grazie Ignazia, la storia non si dimentica, fa parte del nostro passato e resta un punto di riferimento per il futuro dei nostri figli. Un saluto.
Vero Aquila, si parla di tutto questo e, in fondo, si parla della storia d’Italia ovvero della storia nella quale siamo tutti coinvolti, è la storia della nostra gente e quindi di noi stessi. Grazie per aver integrato le mie notizie con i tuoi ricordi che sono una valida conferma a tutta la storia. Un saluto
Grazie Ely, sento di voler suggellare la nostra amicizia con un sorriso. Leggendo il tuo commento possiamo permetterci di dire che la storia d’Italia è fatta anche di polenta, tanta polenta. Proviamo a calcolare quanta se ne è consumata sulle tavole degli italiani in questi ultimi 150 anni, direi una quantità incalcolabile e, intanto, continuiamo a mangiar la buona polenta. Ciao
Andare al mulino e sentire nell’aria la polverina della farina che viene macinata, veder che dal contenitore di alluminio viene portata in un piccolo negozietto, dove viene venduta sfusa a chili, gialla bramata e nell’altro contenitore la farina di grano saraceno, sembra brizzolata, come i capelli lucenti di una nonna.. che ci cucinava la polenta in mille modi… dal nord al sud ci accomuna il piacere di una polenta fumante in mezzo al tavolo, a volte condita con piatti di carne succolenti, o di una tazza di latte, ma ci rende ricchi di tutto e poveri di niente
Rossella, grazie infinite. Sento nelle tue parole il cuore e l’anima della poetessa, complimenti!
cari amici che avete leto il raconto del caro amico giuseppe vorrei ricordare che quel posto che una volta si chiamava vilaggio mussolini oggi ARBOREA gli abitanti sono quasi tutti veneto vicenza rovigo treviso e altre cita del nord est DITALIA questa terra e stata donata dala regione sarda x bonificarla e lavorarla con piantagione di mais anno costruito tutti una casa con stalle x le muche le strade sono segnalate a numeri come in ameri del nord ogni strada a il suo numero citadina elegante e ordinata questa e LA BELLA ARBOREA PR . OR.
Hai fatto bene ad integrare altre notizie sulla storia della nascita di Arborea, Vanni, ti ringrazio.
È una storia lunga che ha tanti aspetti e meriterebbe la stesura di un racconto dedicato con tutti i risvolti particolari. I veneti che fuggivano dalla miseria della loro terra che aveva subito i maggiori danni conseguenti alla disastrosa Grande Guerra ’15-18, migrarono in Sardegna e con il loro lavoro hanno contribuito alla bonifica e alla rinascita di quella zona acquitrinosa, incolta, malsana e abbandonata a sé stessa, denominata “Ala Birdis” che nel gergo locale significa “ali del diavolo”, non si sono dedicati solo alla coltivazione del mais ma anche a tante altre colture tra cui il tabacco che allora aveva un buon profitto ed infine hanno impiantato le stalle per l’allevamento del bestiame, in particolare bovino. Oggi Arborea può vantare di avere uno degli stabilimenti per la produzione del latte e dei formaggi, tra i più importanti d’Italia. Ringraziamo ancora tutti coloro, veneti e non, che con la loro laboriosità hanno contribuito alla realizzazione della ARBOREA di oggi. Ciao Aquila.
Polenta pane dei poveri, unione di popoli da ragazzo sulla tavola non mancava mai, era pane certe volte companatico quando vi sstrofinavi sopra una Aringa salata, che nel mio in dialetto si chiama Saràcca, e come buona una fatta sottile ricoperto con burro e zucchero. O come poi ho scoperto anni più tardi la polenta distesa, del Modenese, o quella uguale alla nostra che i miei vicini di casa Lucani dicevamo e’ buoma solo per il maiale , ma solo quella che avanzava, perché era buonissima con il su ho e la salsiccia piccante
Quanti ricordi di sapori gustati in gioventù fa ritornare alla nostra mente e al nostro palato anche un semplice racconto sulla storia della polenta. Grazie Riccardo, pure questo è un modo sereno, allegro e gioviale di stare insieme, di salutarci e di sentirci uniti in amicizia. Un saluto.
UN vero ringraziamento al nostro amico Giuseppe per questa bellissima carellata storica sul nostro Risorgimento ,troppo spesso dimenticato .Cosa direbbe fosse ancora vivo MASSIMO D’AZEGLIO,che stiamo facendo di questi poveri ITALIANI? Molto meglio parlare della nostra polenta ,qui completamente sconosciuta .Parlandone nei vs. commenti specie Giovanna ,mi ha preso proprio per la gola ,se ricordo la polenta taragna e come mi piaceva …Ora ci accontentiamo di portare un pacco di farina ,quanndo arriviamo dall’Italia e cuocerna un poco (un vero orrore )nel forno micro onde .Bello anche il pezzo su Arborea ,pensare che in Sardegna mangiate polenta ……UN ringraziamento a Giovanna per il video
É da tanto che mangiamo la polenta anche in Sardegna, Sandra… da quando sono venuti i veneti che hanno importato le loro abitudini, le loro tradizioni e i loro piatti. Io la mangiavo anche da ragazzino proprio in casa dei miei nonni materni che erano veneti trasferiti in Sardegna.
Certo che se tornassero ora nell’Italia attuale, Garibaldi, Cavour, Mazzini, D’Azeglio e i vari eroi del nostro Risorgimento, chissà cosa direbbero.
Grazie di tutto Sandra, il tuo apprezzamento è sempre gradito e prezioso. A presto, ciao.
Giuseppe ,mentre commentavo volevo mettere una notizie ,poi me ne sono dimenticata .Mia nipote e’ andata a dare delle lezioni in un paese vicino Domokos ,ha saputo che c’e’ una lapide che ricorda battaglia combattuta da patrioti Greci contro i turchi per l’indipendenza della GRECIA NEL 1878 ,affiacati da Ricciotti Garibaldi.L’anno prima a ricordare il nonno era venuta a deporre una corona di fiori ,invitata dal comitato cittadino ANITA GARIBALDI ,nipote di Ricciotti.La cosa mi ha colpito ,vorrei sapere di piu’ chi di noi sa che vive una discendente di Garibaldi?
Ciao Giuseppe,
mi è piaciuto molto il tuo racconto, e intanto mi ha pure rinfrescato la memoria su cose studiate ai tempi della scuola. Bravo continua così che per me è molto utile come penso per tanti. Un abbraccio affettuoso
Cara Sandra non mi sorprende la tua scoperta sulla presenza di Ricciotti Garibaldi al fianco dei patrioti greci nella battaglia contro i turchi per l’indipendenza della Grecia nel 1878. Ricciotti è stato il quarto ed ultimo figlio nato dall’unione di Giuseppe Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, a noi nota come Anita, come veniva chiamata dallo stesso Giuseppe che lei, nella loro ardente passione d’amore, chiamava affettuosamente Peppino (così ci raccontano molte annotazioni storiche sulla loro vicenda amorosa).
I Garibaldi, sia come antenati che discendenti di Giuseppe hanno avuto gran parte di vita avventurosa e non disdegnavano di accorrere in aiuto di rivoltosi per la conquista della libertà. Ed ecco che la storia ci racconta di Giuseppe in America Latina, dove incontra appunto Anita e, in conseguenza delle sue imprese, si guadagna l’appellativo di “Eroe dei due mondi” e infine, come emerge dalla tua scoperta, troviamo Ricciotti in Grecia.
Fino al secolo scorso si avevano notizie dei discendenti di Giuseppe Garibaldi che dopo la morte di Anita ebbe altre unioni matrimoniali ed i cui discendenti entrarono in disaccordo per questioni di spartizioni ereditarie… ma su questo è meglio sorvolare perché rischiano di oscurare la figura dell’Eroe risorgimentale italiano. Per noi rimane il valore storico dell’eroe Garibaldino.
Grazie per la tua segnalazione Sandra, rivelatasi molto utile al contesto dell’articolo della Domenica.
Un caro saluto.
Ti ringrazio Rossana1, è gratificante sapere che quanto si scrive viene favorevolmente accolto dai lettori. Per me è un modo piacevole di stare insieme, di fare gruppo per dialogare e scambiarci le nostre impressioni. Si, ammetto che l’argomento di questa settimana si è dimostrato un tema interessante ma proprio per questo è stato anche molto impegnativo. Accolgo volentieri il tuo invito cercando di mantenere alto il livello anche in altre occasioni che spero non mancheranno.
Ciao, ricambio l’abbraccio.