Archive for novembre 23rd, 2014

LA DOMENICA DEL BOSCO

 

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Ho letto questo simpatico racconto inviatoci dall’amica Enrica Bosello per la pubblicazione nella nostra Buona Domenica e mi ha sinceramente commosso per la maniera dolce di esprimere sentimenti e sensazioni. Forse per questo non ho trovato le parole giuste per scrivere una adatta presentazione ma mi è venuto in mente questo sovratitolo:

 

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Tutti i giovedì pomeriggio alle ore 16 sono fuori della scuola, prendo il mio nipotino, Chicco e lo porto a basket, lo zaino della scuola, sul sedile di fianco al mio, sul sedile posteriore, lo zaino del basket, vicino a Chicco. "Nonna," dice:

  • - "L'acqua da bere l'hai messa?, hai messo tutto?

  • - “Io? Non gioco a basket... non so cosa c'è dentro...”

  • - ”Non lo hai preparato tu?”

  • - “Nonna...cavolo, potevi guardare!!!” poi apre lo zaino, e trovando tutto dice: "Wau che colpo, nonna!!”

  • - "Lo ha preparato la tua mamma, ringraziala stasera".

  • - "Nonna sono le 16 e 15 non puoi andare un po' più veloce, arriviamo in ritardo, se vai come una lumaca!"

ragazzino con zainetto  

Il nostro battibéccare continua, finché non arriviamo alla palestra, corre, lo chiamo, ma è già avanti, quando raggiungo la palestra, è già entrato nello spogliatoio, esce poco dopo con un altro ragazzino, mi guarda e sorride, è diventato un monello, mi mancano i momenti in cui si faceva coccolare, le nostre chiacchierate e i suoi abbracci.

Giocano tra di loro, lo chiamano riscaldamento, poi l'allenatore inizia a fischiare, parla con tutti i ragazzini e le ragazzine, non capisco cosa dice, le parole rimbombano nella palestra.

Si sentono le pallonate, il mio Chicco è il più magro e il più piccolo di tutti, ma si impegna, riesce anche a fare canestro, mi sembra ieri, che piccolo, piccolo era quasi sempre da me, ora invece, lo vedo molto poco...

  palestra di basket  

Lo chiamavo topo, ma ora si infastidisce quando lo chiamo così:

- "Nonna, sono grande adesso!!"

Avrebbe dovuto andare a prenderlo il papà, ma ha avuto un problema di lavoro, per cui sono andata ancora io, esce con passo lento svogliato, gli chiedo cosa sia successo, mi risponde che è stanco, deve ancora studiare storia.

Tornato a casa, in attesa che i suoi genitori ritornino, lo faccio studiare, ma è molto svogliato, mi arrabbio, alzo la voce, sbuffa ma non risponde, inizia di nuovo a leggere ad alta voce...

Dopo un po' di volte, e qualche mio atto di nervosismo, ha saputo spiegare con parole sue il capitolo e ha risposto correttamente a tutte le domande.

  ragazzo che fa i compiti  

Soddisfatta, ho avuto la brutta idea di dire: - “Oh! Finalmente!”

Sono scesi due lacrimoni da quegli occhioni, mi ha guardato ed è corso in camera sua...

Ho aspettato un pò di tempo, poi sono salita a cercarlo, era sul letto, gli ho accarezzato la testa, e ho detto: - “Voglio solo vederti fare bella figura”, e l'ho lasciato solo.

Poco dopo è sceso, con un biglietto dove aveva scritto:

 

 

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Per un po' nessuno dei due ha parlato, poi ha iniziato a farmi battutine, gli ho chiesto se mi aiutava a fare alcune cose, e dopo aver sistemato quello che dovevamo, senza motivo mi ha chiesto: “Nonna, se tu vincessi un trimiliardo di milioni di euro (Che non so cosa voglia dire) cosa faresti?”

-Ho risposto: - “Sono tanti soldi... ci devo pensare... ANDREI A SCUOLA!” - “Noooo! Nonna certo che sei strana forte”

  • - Sono strana?

  • - Direi, un pacco?

  • - Un pacco di cosa?

  • - Mi guarda dall'alto al basso, e poi con quel sorriso sornione mi dice, - “Non lo so...”

Mi sento in colpa per aver perso la calma, quelle due lacrime mi hanno colpito più di uno schiaffo.

Il mio ruolo è diventato quello di un tassista che va come una lumaca, che rompe le scatole, fa venire il mal di cuore, e che è un pacco di stranezza.

Mi è tornato alla mente un detto: “La scuola è per tutti, lo studio è per pochi...”

  nonna che gioca col nipotino  

Rientro a casa mia, il pensiero, torna alla mia insistenza affinché studiasse storia, il dubbio è... dovevo farlo io? Oppure potevo lasciar perdere.

Oggi c'ero io, ho fatto quel che ritenevo giusto, se non avessi perso la pazienza, non avrebbe mai finito di studiare... certo è che mi piaceva di più fare la nonna, qualche anno fa, quando mi correva incontro, quando si aggrappava alle mie maglie, e non voleva andare via, quando giocavamo insieme, e non dovevamo studiare.

 

Enrica_Bosel_20819   Barra div. -  palline multicol.  

Giovanni Marradi - Had I Known (Se  l'avessi saputo)

 
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