LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 4 Gennaio 2015 | 26 commenti- commenta anche tu!

Plinio, terzogenito in una famiglia di proprietari terrieri che allora poteva considerarsi benestante. Traevano reddito da oliveti, mandorleti e soprattutto vigneti. Producevano diverse qualità di buon vino che aveva fiorente mercato non solo nell’isola ma anche fuori regione.
Anna, la sorella primogenita, si era maritata molto giovane, forzando l’opposizione dei genitori, con un militare arrivato in Sardegna con il contingente destinato alle operazioni militari nell’isola durante il periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale.
Il giovane Tenente aveva visto in questa bella ragazza, anche una ereditiera che avrebbe potuto risolvere, al termine delle belligeranze, anche la soluzione del problema vita e infatti era stato lungimirante: non aveva sbagliato. Una volta ottenuto il congedo si era dedicato con proficuo alla gestione delle terre assegnate per diritto alla primogenita della famiglia.
Uliveto sardo
Vincenzo, il secondogenito, aveva dovuto subire un matrimonio combinato, imposto dal padre “padrone” nell’intento di unire i loro terreni collinari con quelli in pianura della famiglia della ragazza datagli in sposa. In questi terreni poteva essere coltivato il grano e le piante leguminose e quindi potevano ampliare le risorse. Non si rivelò, però, un matrimonio molto felice dal punto di vista sentimentale. Questa moglie molto autoritaria continuava a comportarsi da “padrona” anche con il remissivo marito e lo mandava sistematicamente a lavorare nei campi insieme ai loro braccianti stagionali.
Vigneti
Luigi, il piccolo della famiglia era stato, invece, destinato agli studi e bene o male, riuscì a laurearsi e divenne insegnante di italiano, storia e geografia nella Scuola Media della vicina città ove si era trasferito. Sposò una collega e viveva con il proprio stipendio e quello della consorte anche se attingeva ogni tanto ai beni di famiglia.
Ma quale è stato il destino di Plinio? Al ragazzo, inizialmente questo nome non piaceva ma poi ci si era abituato. Non capiva perché lo avessero battezzato con quel nome così poco comune che non esisteva tra i suoi antenati ma poi seppe che il padre era un appassionato di storia della Roma Imperiale e dei personaggi dell’epoca e sicuramente il riferimento era dovuto a Plinio il Vecchio(*) ma a lui poco importava, quello era il suo nome.
Plinio il Vecchio
Secondo le intenzioni dell’autoritario padre “padrone” Plinio doveva assicurare la continuità delle funzioni fino ad allora svolte dal genitore nella gestione dell’azienda familiare: assoldava i braccianti, curava i lavori stagionali nei campi, la raccolta delle olive e delle mandorle, i lavori nelle vigne e la vendemmia nonché tutto il ciclo della produzione del vino nella loro cantina ben fornita di torchi, tini, botti di ogni capacità e dimensione, nonché di varie attrezzature specifiche. Plinio aveva imparato bene tutti i trucchi del mestiere trasmessigli dal padre ed era diventato un esperto conoscitore delle varie qualità di uva e dei sistemi di lavorazione.
Plinio agricoltore
Le olive, dopo la raccolta, venivano avviate la frantoio per ottenere l’olio la cui produzione, oltre che per le esigenze di famiglia, risultava utile per compensare in natura il lavoro dei braccianti agricoli utilizzati al loro servizio. Le mandorle venivano vendute agli artigiani che producevano il rinomato torrone sardo e, in parte, all’industria dolciaria per la produzione degli squisiti amaretti di Sardegna e altri dolci a base di pasta di mandorla.
Torrone sardo
Plinio impiegava le sue giornate, comprese quelle festive, nella gestione di tutti questi lavori al punto da non avere tempo per sé stesso e neppure spazi da dedicare alla ricerca di una compagna per la vita. Mancando il tempo, mancavano anche le occasioni di poter socializzare.
La sua istruzione scolastica si era fermata alla quinta elementare e in quegli anni aveva ricevuto anche l’educazione ecclesiale del catechismo parrocchiale. Nella sua forma mentis dell’età puberale pensava che tutte le donne mantenevano la loro illibatezza fino al matrimonio. Lui stesso pensava di poter avere le tenerezze muliebri solo dopo che si fosse sposato. Rispettoso dei comandamenti cristiani, Vito era colui che soleva chiamarsi:
“Un timorato di Dio”.
Timorato di Dio
Da bambino era stato staccato presto dalla mamma per effetto dell’arrivo del fratellino più piccolo. Plinio era stato affidato a Rosa, una ragazzina appena sedicenne che faceva la “servetta” a tempo pieno nella casa dei genitori di Plinio. Era consuetudine per le ragazzine della sua età fare questo lavoro per poter mettere da parte un po’ di soldi che sarebbero serviti per costituirsi il “corredo” utile una volta che sarebbero arrivate al matrimonio. Il bambino si era affezionato a questa ragazza e quando lei lo metteva a letto, lui le si attaccava al collo per ricevere un abbraccio, un bacio e il calore di una tenerezza. Nei mesi invernali ma non solo, con la plausibile giustificazione di sentire freddo o di avere paura a star solo, il bimbo andava ad infilarsi nel letto della ragazzina per dormire appoggiando la sua testolina scura sul petto di lei. Anche Rosa si era affezionata a questo bambino e gli concedeva volentieri questa eccezione per sentirsi anche lei meno sola nella notte in questa grande casa non sua e con la nostalgia dei familiari lontano.
Chiamiamola Rosa
Crescendo, le occasioni a Plinio non erano certamente mancate ma le voci e le dicerie paesane affermavano che quel bravo ragazzo non fosse mai arrivato alla conclusione con nessuna donna.
Plinio s’aspettava che anche per lui, i suoi genitori, potessero combinare un matrimonio come avevano fatto con il fratello Vincenzo ma non vedeva in giro quale potesse essere la candidata. Altre proprietarie terriere nubili non ve n’erano nel circondario. Se lui avesse pensato di sposare una ragazza che non fosse del suo rango di benestante sapeva bene che non glielo avrebbero mai consentito, per cui continuava ad aspettare in stato di completa castità.
Bella donna della Gallura
Margherita, una matura ragazza che si diceva la sapesse lunga sugli uomini, anche sposati, si era trovata in varie circostanze sola con lui e si disse che quelle erano state occasioni buone per entrambi ma lei aveva sempre negato, affermando che sia lei che Plinio si erano comportati sempre correttamente, anzi, per confermare la sua tesi aveva messo in dubbio pure le capacità maschili del ragazzo ma non si capì mai se dicesse la verità o meno. Sta di fatto, però, che questi incontri si erano susseguiti con una certa regolarità, per un bel periodo di tempo.
Ragazza del Nuorese
La signora Franca, donna di mezza età ma ancora piacente, saputa la cosa disse che avrebbe verificato lei la veridicità di quanto affermava Margherita. Fece in modo di trovarsi sola con Plinio, le occasioni per appartarsi non mancavano durante gli spostamenti e i lavori in campagna ma anche Franca, dopo un paio di episodi, ebbe a dire che Plinio era un vero Signore e con lei si era comportato sempre da gentiluomo.
Ragazza Cagliaritana
Analoghi episodi si ripetevano, a volte con una, a volte con un’altra, Antonella, Stefania, Martina, Gemma, Gina, Ornella, Teresa ecc., non solo nei capanni di canne e frasche ubicati nelle vigne ma a volte nel magazzino del vino o nell’ufficio di Plinio dove operai e operaie andavano a ritirare il salario, oppure nell’abitazione delle signore, generalmente quando, in assenza del marito che lavorava in campagna, Plinio passava a casa loro per dare l’incarico dei lavori e in quale campo si doveva andare nei giorni successivi. Tutte hanno sempre negato di essersi concesse al bravo padroncino… ma non si venne mai a sapere la verità.
Rosa ritrovata
Un giorno, raggiunta ormai la sessantina, Plinio ebbe un impulso di nostalgia per Rosa, la ragazzina della sua infanzia, e l’andò trovare al paese dove lei era rientrata, si era sposata e aveva avuto due figli, anche questi sposati. Lei era vedova già da qualche anno. L’incontro, a sorpresa per Rosa, fu piacevole per entrambi.
Malgrado avesse superato la settantina era ancora una donna che si presentava molto bene, ben curata e femminilmente niente male. Lo invitò ad entrare per prendere un caffè. Plinio le confessò che da ragazzino si era innamorato di lei, le voleva ancora bene e aveva nostalgia di quel periodo che lei stava da loro. “Eri bambino” disse lei, “Ti ho visto crescere e diventare uomo, anche io ero un po’ presa di te e ti volevo bene ma tu eri il padroncino e dovevo rispettarti come tale”. Mentre si dicevano queste, sorseggiando il caffè, Rosa si alzò e andò a chiudere la porta con una doppia mandata di chiave.
Malgrado tutte avessero sempre negato, le male lingue del paese dicevano, però, che il buon Plinio nella sua vita aveva avuto molte distrazioni extra ed era stato accolto nell’alcova di tante donne anche sposate, tra le quali, appunto, le mogli di molti suoi lavoranti ed altre.
Cosa ne pensate voi, Plinio è arrivato alla fine dei suoi giorni puro e illibato, oppure è stato un impenitente libertino?
Io ho raccontato la storia, a voi il giudizio e la sentenza:
Colpevole o innocente?
Ciao, Buona Domenica a tutti.
(*) - Plinio il Vecchio (Caius Plinius Caecilius Secundus - 23÷79 d.C), Scrittore, Ammiraglio e Naturalista Romano.



