LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 1 Febbraio 2015 | 17 commenti- commenta anche tu!
Ignazia ci ha preso gusto e ringraziando per il nostro plauso al suo primo racconto presentato per il Bosco, ha prontamente raccolto il nostro invito e ci ha inviato un altro episodio dei suoi ricordi di ragazzina della guerra. Grazie Ignazia, non stancarti e prova a ripeterti ancora.
Gli anni post bellici della Guerra Mondiale 1939/1945 erano tempi duri, la famiglia cresceva e il lavoro per mio padre non c’era sempre. A periodi di lavoro fisso si alternavano periodi di disoccupazione e a quei tempi non era stato ancora regolamentato il sistema delle indennità per i senza lavoro. Per i panettieri era stato istituito una sorta di Ufficio di Collocamento Sindacale di categoria che provvedeva ad inviare nei panifici di zona un operaio per garantire il riposo settimanale all’ “impastatore” e all’ “infornatore”, le due principali figure professionali delle panetterie.
Bicicletta con ceste da trasporto
Mio padre svolgeva entrambi i compiti e in pratica poteva recupere due giorni di lavoro alla settimana: poco, ma meglio che niente. Non sempre però i lavoranti a posto fisso accettavano di godere del riposo settimanale e quindi respingevano l’incaricato della sostituzione. Non esistevano regole ben precise e si viveva alla giornata cercando altre soluzioni per guadagnarsi il pane quotidiano, non solo, ma anche poter pagare ogni fine mese il canone d’affitto della casa dove si abitava.
La raccolta di cardi selvatici
A tale onere si era aggiunta pure la rata per l’acquisto della bicicletta che era uno strumento indispensabile e prezioso, per quel periodo, considerando che i mezzi pubblici erano scarsi e che per l’orario di lavoro dei panettieri che iniziavano il loro turno all’una/le due di notte, i mezzi pubblici non esistevano proprio. Ricordiamo l’importanza che tale mezzo di locomozione aveva per il lavoro, in quel periodo, come è stato ampiamente e sapientemente illustrato nel film neorealista di Vittorio De Sica del 1948:
La bicicletta era quindi una risorsa e mio padre, con la sua determinazione e l’amore per la propria famiglia, si adoperava per utilizzarla al meglio e nel miglior modo possibile.
Memore delle sue conoscenze acquisite da bambino, quando, già all’età di appena sei anni, anziché inviarlo a scuola fu avviato a fare l’aiuto servo pastore per custodire un piccolo gregge di pecore al pascolo, in cambio di un poco di latte che giornalmente serviva per sé e i suoi fratelli più piccoli, conosceva bene tante qualità di erbe commestibili che la natura generosamente poteva offrire. Con la sua bicicletta attrezzata di due capienti portapacchi, anteriore e posteriore e fornita inoltre della dotazione necessaria per una eventuale riparazione delle camere d’aria in caso di foratura, evento molto frequente nel percorrere strade non asfaltate e cosparse di sassi.
Cesta di verdure miste
Partiva all’alba mio padre, per raggiungere le campagne che lui aveva conosciuto da bambino a circa 40/50 km. dalla località dove si dimorava e rientrava poco prima dell’ora di pranzo con due cassette ben sistemate e legate ai portapacchi della bicicletta. La cassetta anteriore era piena di ogni cosa: bietole, asparagi, funghi, cicoria e qualche altro vegetale selvatico commestibile mentre quella posteriore era stipata di “gureu”, una sorta di cardo selvatico amarognolo molto apprezzato e ricercato per cui si riusciva a venderlo anche se a poco prezzo pur di recuperare un po’ di soldi.
Gallo e galline ruspanti
Le bietole non erano le mie preferite ma ricordo con piacere la bontà delle frittatine che la mia mamma ci faceva sia con gli asparagi che con la cicoria. Nel nostro cortile avevamo una decina di galline ovaiole per cui le uova non mancavano. La cicoria la mangiavo anche cruda, condita appena con olio e poco aceto, ne ero ghiotta perché mi piaceva il suo amarognolo. Raramente, in casa, mangiavamo i funghi in quanto, tra tutte le cose, era l’elemento più pregiato e si riusciva a venderli facilmente a quelle famiglie che li richiedevano, consentendo di recuperare qualche migliaio di lire.
Famigliola di funghi
I cardi per poter essere venduti dovevano essere prima ripuliti e confezionati in mazzetti di 5/6 ceppi, quindi c’era un bel lavoro da fare. Si mettevano a bagno in una bagnarola piena d’acqua per ripulirli dalla terra, poi si toglievano le foglie più esterne, quelle più dure, stando molto attenti a non spinarci perché si lavorava a mani nude, senza guanti e, infine, con un coltello si tagliava la parte della radice, ovvero si metteva a nudo la testa quindi si legavano i mazzetti con un filo di rafia.
Cardi appena colti
Ricordo che sulle dita restava una patina nera al contatto con i cardi ed era un bel problema poi ripulirle sfregandole con una pietra pomice e il normale sapone da bucato perché non c’erano saponette né altri prodotti cosmetici. Ultima fase era quella di vendere il prodotto. Io con mio fratello più grande si andava ad effettuare la consegna porta a porta a quelle famiglie che sapevamo avrebbero acquistato i nostri mazzetti di cardi selvatici. Ciascuno portava una capiente borsa di tela cruda che conteneva una decina di mazzi e provvedevamo ad effettuare le consegne, sempre attenti a non spinarci le mani. Venticinque lire al mazzo, a fine giro, si tornava a casa contenti di aver racimolato un gruzzoletto a beneficio della famiglia.
Cardi puliti
Come ho detto in premessa erano tempi duri e la fame la faceva da padrona per tutti: molte persone si dedicavano ai furti sia nelle campagne per recuperare frutta e ortaggi, sia nelle case specialmente nelle ore che restavano impresenziate, per asportare quanto si poteva trovare di utile per uso proprio o per essere rivenduto per recuperare qualche lira. Frequenti erano i borseggi sui tram affollati ed altri imbrogli vari per cercare di procurarsi da mangiare. Se ne sentivano di tutti i colori e noi bambini si viveva ascoltando queste notizie che erano argomento quotidiano degli adulti.
Tram sovraffollato
Mio padre era un uomo di poche parole, non parlava tanto ma, a distanza di tempo capii, con la riflessione da adulta, la grande lezione che ci aveva impartito con il suo esempio probo e integerrimo: guadagnarsi da vivere con l’onestà del lavoro anche se costava tanta fatica. Grazie con l’augurio per una Buona e serena Domenica per tutti.





