LA DOMENICA DEL BOSCO

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B.G. e B.D. animata

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Ignazia ci ha preso gusto e ringraziando per il nostro plauso al suo primo racconto presentato per il Bosco, ha prontamente raccolto il nostro invito e ci ha inviato un altro episodio dei suoi ricordi di ragazzina della guerra. Grazie Ignazia, non stancarti e prova a ripeterti ancora.

 

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Gli anni post bellici della Guerra Mondiale 1939/1945 erano tempi duri, la famiglia cresceva e il lavoro per mio padre non c’era sempre. A periodi di lavoro fisso si alternavano periodi di disoccupazione e a quei tempi non era stato ancora regolamentato il sistema delle indennità per i senza lavoro. Per i panettieri era stato istituito una sorta di Ufficio di Collocamento Sindacale di categoria che provvedeva ad inviare nei panifici di zona un operaio per garantire il riposo settimanale all’ “impastatore” e all’ “infornatore”, le due principali figure professionali delle panetterie.

 

Bicicletta con ceste da trasportoBicicletta con ceste da trasporto

 

Mio padre svolgeva entrambi i compiti e in pratica poteva recupere due giorni di lavoro alla settimana: poco, ma meglio che niente. Non sempre però i lavoranti a posto fisso accettavano di godere del riposo settimanale e quindi respingevano l’incaricato della sostituzione. Non esistevano regole ben precise e si viveva alla giornata cercando altre soluzioni per guadagnarsi il pane quotidiano, non solo, ma anche poter pagare ogni fine mese il canone d’affitto della casa dove si abitava.

 

La raccolta di cardi selvaticiLa raccolta di cardi selvatici

 

A tale onere si era aggiunta pure la rata per l’acquisto della bicicletta che era uno strumento indispensabile e prezioso, per quel periodo, considerando che i mezzi pubblici erano scarsi e che per l’orario di lavoro dei panettieri che iniziavano il loro turno all’una/le due di notte, i mezzi pubblici non esistevano proprio. Ricordiamo l’importanza che tale mezzo di locomozione aveva per il lavoro, in quel periodo, come è stato ampiamente e sapientemente illustrato nel film neorealista di Vittorio De Sica del 1948:

 

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La bicicletta era quindi una risorsa e mio padre, con la sua determinazione e l’amore per la propria famiglia, si adoperava per utilizzarla al meglio e nel miglior modo possibile.

 

Locandina del film LADRI DI BICICLETTE

 

Memore delle sue conoscenze acquisite da bambino, quando, già all’età di appena sei anni, anziché inviarlo a scuola fu avviato a fare l’aiuto servo pastore per custodire un piccolo gregge di pecore al pascolo, in cambio di un poco di latte che giornalmente serviva per sé e i suoi fratelli più piccoli, conosceva bene tante qualità di erbe commestibili che la natura generosamente poteva offrire. Con la sua bicicletta attrezzata di due capienti portapacchi, anteriore e posteriore e fornita inoltre della dotazione necessaria per una eventuale riparazione delle camere d’aria in caso di foratura, evento molto frequente nel percorrere strade non asfaltate e cosparse di sassi.

 

cesto pieno di verdureCesta di verdure miste

 

Partiva all’alba mio padre, per raggiungere le campagne che lui aveva conosciuto da bambino a circa 40/50 km. dalla località dove si dimorava e rientrava poco prima dell’ora di pranzo con due cassette ben sistemate e legate ai portapacchi della bicicletta. La cassetta anteriore era piena di ogni cosa: bietole, asparagi, funghi, cicoria e qualche altro vegetale selvatico commestibile mentre quella posteriore era stipata di “gureu”, una sorta di cardo selvatico amarognolo molto apprezzato e ricercato per cui si riusciva a venderlo anche se a poco prezzo pur di recuperare un po’ di soldi.

 

Galline ruspantiGallo e galline ruspanti

 

Le bietole non erano le mie preferite ma ricordo con piacere la bontà delle frittatine che la mia mamma ci faceva sia con gli asparagi che con la cicoria. Nel nostro cortile avevamo una decina di galline ovaiole per cui le uova non mancavano. La cicoria la mangiavo anche cruda, condita appena con olio e poco aceto, ne ero ghiotta perché mi piaceva il suo amarognolo. Raramente, in casa, mangiavamo i funghi in quanto, tra tutte le cose, era l’elemento più pregiato e si riusciva a venderli facilmente a quelle famiglie che li richiedevano, consentendo di recuperare qualche migliaio di lire.

 

funghiFamigliola di funghi

 

I cardi per poter essere venduti dovevano essere prima ripuliti e confezionati in mazzetti di 5/6 ceppi, quindi c’era un bel lavoro da fare. Si mettevano a bagno in una bagnarola piena d’acqua per ripulirli dalla terra, poi si toglievano le foglie più esterne, quelle più dure, stando molto attenti a non spinarci perché si lavorava a mani nude, senza guanti e, infine, con un coltello si tagliava la parte della radice, ovvero si metteva a nudo la testa quindi si legavano i mazzetti con un filo di rafia.

 

Cardi appena coltiCardi appena colti

 

Ricordo che sulle dita restava una patina nera al contatto con i cardi ed era un bel problema poi ripulirle sfregandole con una pietra pomice e il normale sapone da bucato perché non c’erano saponette né altri prodotti cosmetici. Ultima fase era quella di vendere il prodotto. Io con mio fratello più grande si andava ad effettuare la consegna porta a porta a quelle famiglie che sapevamo avrebbero acquistato i nostri mazzetti di cardi selvatici. Ciascuno portava una capiente borsa di tela cruda che conteneva una decina di mazzi e provvedevamo ad effettuare le consegne, sempre attenti a non spinarci le mani. Venticinque lire al mazzo, a fine giro, si tornava a casa contenti di aver racimolato un gruzzoletto a beneficio della famiglia.

 

cardi pulitiCardi puliti

 

Come ho detto in premessa erano tempi duri e la fame la faceva da padrona per tutti: molte persone si dedicavano ai furti sia nelle campagne per recuperare frutta e ortaggi, sia nelle case specialmente nelle ore che restavano impresenziate, per asportare quanto si poteva trovare di utile per uso proprio o per essere rivenduto per recuperare qualche lira. Frequenti erano i borseggi sui tram affollati ed altri imbrogli vari per cercare di procurarsi da mangiare. Se ne sentivano di tutti i colori e noi bambini si viveva ascoltando queste notizie che erano argomento quotidiano degli adulti.

 

tram affollatiTram sovraffollato

 

Mio padre era un uomo di poche parole, non parlava tanto ma, a distanza di tempo capii, con la riflessione da adulta, la grande lezione che ci aveva impartito con il suo esempio probo e integerrimo: guadagnarsi da vivere con l’onestà del lavoro anche se costava tanta fatica. Grazie con l’augurio per una Buona e serena Domenica per tutti.

 

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 Richard Clayderman  - Past melody

 

 

 


COMMENTI

  1. il 01 febbraio, 2015 lorenzo.rm dice:

    Grazie Ignazia, Pino e Giovanna. Ricordi, ricordi, ma come sono vividi e importanti nella nostra mente!

  2. il 01 febbraio, 2015 Nembo dice:

    Oggi Ignazia con Pino e Giovanna ci presentano un percorso di memoria di vita quotidiana del periodo dl dopoguerra per testimoniare la realtà così diversa di oggi e al contempo rappresentare un passato quasi ignorato e dimenticato ai giorni nostri. Però queste persone come il padre di Ignazia con la loro fatica e attaccamento al lavoro, alla famiglia, hanno rissollevato un paese martoriato dalla guerra. Buona Domenica

  3. il 01 febbraio, 2015 giuseppe3ca dice:

    Certo Lorenzo, ricordi vividi e importanti che fanno parte non solo di noi stessi ma, in quanto comuni a tantissime persone, sono anche parte integrante della storia di un’Italia che lotta unita per riprendersi dai disastrosi eventi bellici.

  4. il 01 febbraio, 2015 giuseppe3ca dice:

    Hai detto bene Nembo, un passato quasi ignorato e dimenticato ai giorni nostri. Passato che invece è giusto ricordare per il confronto con la situazione di oggi. Ringraziamo Ignazia che ce ne dà l’occasione ricordando i sacrifici del suo papà in un’Italia che aveva bisogno di tutto e il problema di allora non era quello di arrivare a fine mese, bensì quello di arrivare al giorno dopo. Grazie.

  5. il 01 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Nembo e Lorenzo, vi ringrazio. Nella vostra approvazione sento la vicinanza al mio pensiero perché è la conferma che non è stato vano esternare i miei ricordi che esprimono la vita comune di tante persone del mio periodo di ragazzina nata nella guerra. È stato difficile ma grazie al sacrificio dei nostri genitori, ce l’abbiamo fatta quindi è doveroso ringraziarli ricordandoli.

  6. il 01 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Giovanna e Giuseppe è tutta “colpa” vostra (leggi “merito”): siete riusciti a farmi affezionare a questo meraviglioso bosco icantato e farmi riversare sulla carta i miei ricordi di bambina. Bravi e grazie per le vostre fraterne attenzioni!

  7. il 01 febbraio, 2015 aquilafelice44 dice:

    CIAO IGNAZIA il tuo raconto e molto bello spero che venga leto e ricordato dai giovani doggi loro non anno provato vedere un padre disperato x non saper cosa fare lindomani x portare a casa cualcosa da sfamare i propi figli in casa mia come ho racontato nel mio raconto prima deglianni 50 non mancava niente anche x che mio padre oltre che fare il minatore in una cava di pietre era anche uficio di colocamento parlo di un paesiono poco piu di 1000 abitanti contituito dalla magior parte di pastori noi ragazzi avevamo il compito di portare a casa la legna x linverno poi si andava a funghi che x fortuna in zona mia era molto rica di questi prodoti poi tu parli di cardi altra cosa che in casa non doveva mancare poi si asp le pioge il giorno che pioveva vedevi tanta gente col loro cesto partire a piedi fuori paese a cercare le lumache altro allimento x noi sardi che si gustano col sugo cucinate col guscio se ne svanzavano x non cucinarle tutte ho si vendevano ho pure si metevano in una rette apesa x scorta x lestate insoma in campagna si trovava di tutto pere selvatiche noi da ragazzi se non trovavi entravi anche nei poteri privati a rubarli pur di portare a casa cualcosa come dici tu ignazia tempi duri e io ne so cualcosa brava IGNAZIA bravi giuseppe giovanna grazie

  8. il 01 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Bravissimo Aquilafelice, hai raccontato la tua storia che dimostra, come abbiamo detto in precedenza, che le storie di quel periodo si somigliano quasi tutte. C’era l’esigenza primaria di procurarsi, ogni giorno, il necessario per la sopravvivenza. Non c’erano ancora i frigoriferi ma tanto non sarebbero serviti perché non avanzava mai niente da mettere in dispensa per il giorno dopo. Così era la vita di una volta e non possiamo dimenticare.

  9. il 01 febbraio, 2015 gabriella BZ dice:

    Ciao Ignazia, molto bello anche il racconto di oggi, ti entra nel cuore,io non c’ero durante la guerra, e forse , dico forse ero troppo piccola per ricordare se nel dopo guerra ci sia stata la miseria che leggo nel racconto tuo e di Vanni.Ricordo degli episodi che raccontava la mamma della guerra, ma troppo vaghi per averne un ricordo chiaro.Credo che la fame non l’abbiano sofferta, avendo tanta campagna. Ti abbraccio forte e ricorda che ci appassioni con i tuoi racconti, perciò matita in mano…..

  10. il 01 febbraio, 2015 gianna dice:

    Oggi Ignazia, Pino e Giovanna.ricordi sempre ricordi, vividi,molto importanti nella mente:Anche oggi Ignazia ci ha portato nel bosco un percorso di vita del dopoguerra, per poter testimoniare realta’ molto diverse di oggi al contempo rappresentare quasi dimenticato ai nostri giorni.Pero’ il padre di Ignazia con fatica e attaccamento al lavoro, per la sua famiglia hanno rissollevato un paese martoriato dalla guerra.Ignazia è molto bello questo racconto portato a conooscenza nel nostro bosco, sono ricordi di una bambina della guerra.Ero tempi durissimi per tutti e la famiglia cresceva e il lavoro per mio Padre non cera sempre ,cerano periodi di disuccupazione davano una identita’ per i senza lavoro. per i panettieri era stato istituito una sorta di ufficio di Collocamento Sindacale per provvedere nei panifici di zona un operaio, per garantire il riposo settimanale,per l’impastatore e all’infornatore, le due grandi figure professionali della panetteria. Bisognava sacrificarsi a tutto pur di portare qualche soldo a casa, le spese d’affitto, poi l’acquisto della bicicletta la rata da pagare insomma grandi e emmensi sacrifici per un lavoro onesto e pulito si faceva di tutto anche il pastore con grande onore, pur di ricuperare qualche soldo, si andava a roccogliere ogni tipo di verdure, I cardi bisognava pulirli per potere venderli, Bietole, asparagi, funghi, cicoria, anche per poco prezzo ma anche quel poco serviva,Cara Ignazia eri una bambina ma la guerra ti ha fatto crescere velocemente, certo avevate un meraviglioso padre e una grande mamma, che pensava che nulla potesse mancare hai sui bambini, ora avrete raccolto i frutti che hanno seminato i vostri genitori,sono esempi sani e veri che anche i nostri giovani dovrebbero conoscere anche senza guerre! Un grazie speciale a Ignazia per la costante pazienza, a Giuseppe per come spiega bene quei tempi, a Giovanna, per il suo grande e costante impegno video e foto splendide grazie di cuore a tutti, ma Ignazia ti prego non adagiare la penna il bosco ti aspetta sempre con molto piacere. ciao e buona domenica a voi

  11. il 01 febbraio, 2015 gianna dice:

    Ignazia, se mi permetti un grande abbraccio d’affetto di stima e simpatia,sei cresciuta velocemente ma con sani princii che oggi avrai trasmesso alla tua famiglia. ricordi incancellabili all’epoca di una piccola bimba, oggi cresciuta con la stessa saggezza di quei tempi.grazie Ignazia a presto altrimenti la penna si asciughera’ciao- un saluto alla tua meravigliosa Sardegna!!

  12. il 01 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Cara Gabriella mi fa piacere sapere che i miei racconti ti abbiano appassionato, sono le storie che mi hanno emozionato da bambina e sono rimaste fortemente impresse nella mia mente. I ragazzi di oggi che hanno tutto o quasi tutto, non possono rendersi conto che la vita allora era così. Non mi stancherò mai di raccontarla ai miei nipoti, sperando che capiscano. Ciao.

  13. il 01 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Grazie Gianna, la penna non si asciuga perchè è tutto già scritto in modo indelebile nell’achivio della mia mente e al momento opportuno tutto riemerge e ritorna a galla per essere trascritto nel supporto magnetico del PC. A presto.

  14. il 01 febbraio, 2015 giovanna3rm dice:

    Hai ragione Ignazia di ricordare quei tempi che per tantissime persone hanno rappresentato una vita di stenti e di difficoltà immense: la dignità, tuttavia, non è mancata, e questo un po’ ci riconforta per tutti gli errori che i responsabili del tempo hanno fatto e ci hanno coinvolto tutti, in molti casi, anche nostro malgrado.
    Brava, continua a scrivere: sicuramente avrai anche racconti gioiosi da proporci e te ne saremmo grati. Un abbraccio.

  15. il 02 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Hai ragione Giovanna, una vita di stenti e difficoltà che ho voluto ricordare per un omaggio ai miei genitori che come tanti altri hanno dovuto subire, loro malgrado, una situazione di vita non voluta. Una intera generazione che merita un monumento anche solo per le volontarie privazioni che si imponevano al fine di poter dare ai propri figli almeno il minimo indispensabile. Grazie di tutto e onore al Bosco per la bella accoglienza. Ciao.

  16. il 02 febbraio, 2015 sandra vi dice:

    Ho letto il tuo scritto Ignazia ,sono stati anni veramenti duri ,quanta sofferenza traspare dal tuo scritto .Con quanta dignita’ avete affrontato tutti quei disagi ,la vostra cooperazioni di ragazzini e’ stata ammirevole,Pero’quale esempio avete avuto dai vostri genitori!!!!Un grazie a Giovanna per il video

  17. il 02 febbraio, 2015 Ignazia dice:

    Vero Sandra, sono stati anni molto difficili per tutti e ancora oggi riconosco che ho avuto dei genitori meravigliosi che pur con grandi difficoltà hanno saputo tirar su la famiglia senza far pesare su noi bambini le contingenze del momento. Nella mia consapevolezza da adulta posso confermare che nella nostra incoscienza infantile non abbiamo perduto nulla, siamo stati capaci di sorridere, giocare e crescere in serenità. Ancora oggi, in questo fantastico bosco, ho trovato la gioia di conoscere tante amiche come voi. Grazie Sandra e grazie a tutte.


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