Non solo una passeggiata nelle tiepide giornate primaverili o un momento di relax all'ombra degli alberi del bosco nelle calde giornate estive possono stuzzicare la fantasia di una mente sempre frizzante e vivace come quella dell'Amica Gabriella.bz che ci ha regalato già tante sue belle storie, ma anche una fredda giornata invernale non vuole essere da meno ed ecco un'altra bella storiella della nostra versatile collaboratrice.
Vedevo la neve che scendeva con un’allegria insolita, le falde bianche si divertivano a volteggiare leggere. Tutto inazzurrava mentre scendevo per un sentiero isolato ma, proprio per questo, solitario, bello e silenzioso, neppure un volo d’uccello a rompere la monotonia, attorno a me solo un velo di candore. Sentivo un’improvvisa voglia di correre come fanno i bimbi quando sono contenti ma la pendenza del sentiero molto accentuata me lo sconsigliava: le gambe non sono più quelle di una volta.
Paesaggio innevato
Era stata una gioia sentire le prime stelline di neve cadere sul mio viso, poi, a seguire, arrivarono i fiocchi come tante farfalle che per effetto del vento leggero si rincorrevano giocose davanti ai miei occhi.
Che c’è di più magico nel vedere la neve che danza sul tuo cammino? Ora la neve comincia a imbiancare il paesaggio, un velo bianco copre gli alberi, le vie e le case, ma è inverno e la neve dovrebbe essere un fatto normale, ma da alcuni anni non lo è più pensavo, nevica in altura, sulle nostre montagne, ma nella vallata ne cade poca ormai, non è più come una volta.
Fiocchi di neve
Ricordo quando il considerare di uscire di casa ti faceva temere e lo facevi solo se era proprio indispensabile. La mente corre ai primi anni di scuola; ricordo che ai lati della strada i cumuli di neve erano più alti di me. Si spalava la neve per creare un sentiero che conduceva fino al portone della scuola, non solo per non doverci camminare sopra, ma soprattutto perché, con la neve alta, i piccoli non avrebbero potuto raggiungere la scuola.
Nevicata eccezionale
Era bella anche a quei tempi la neve, anche se immancabilmente si rientrava a casa con i piedi gelati e le scarpe e le calze bagnate. La mamma ci scaldava i piedini con l’acqua calda e metteva subito ad asciugare le scarpe attorno al focolare dove la legna bruciava in continuazione e sprigionava il rifocillante calore. Le scarpe, dopo un’ora, erano pronte da poter essere usate di nuovo per ritornare ancora a scuola.
Copiosa nevicata
In quegli anni la neve cominciava a cadere verso la fine di ottobre ed a marzo ci faceva ancora compagnia ai lati delle strade e nelle campagne. Il pensiero si dissocia da quei tempi meravigliosi, mi guardo attorno e vedo che cade veramente in fretta la neve, non sono più stelline ma falde vagabonde che volteggiano causa il vento che comincia a sibilare, devo tornare a casa alla svelta. Nel ritornare sui miei passi noto che non sono sola; una persona sta salendo a passi svelti, mi raggiunge, chiede se ho bisogno d’aiuto, rispondo prontamente di no.
Il ponte innevato
Continua a salire ma a passo meno svelto, non ha più quel passo elastico di prima, è poco più avanti di me ma rimane silenzioso e non mi rivolge più nessuna frase, forse è rimasto spiazzato dalla mia risposta con quel “no” secco e deciso. Il vento ora sibila ed il sentiero non mi piace, per un tratto non posso uscire sulla strada principale, dovrei salire ancora per poter chiamare un taxi o attendere l’autobus.
Arriva il taxi
La montagna è bella e buona, ma non la si deve mai sottovalutare, il signore che ho sempre davanti, mi avvisa: alla prima uscita esco, e per favore esca anche lei, prendiamo un taxi e torniamo in via san Carlo. È la strada dove abito io, mi fermo un secondo per osservarlo meglio e chiedo: scusi come sa dove abito?
La neve nel guanto
Perché ci vivo anch’io da tre anni nella stessa casa. Andiamo avanti senza parlare più, il vento è forte, c’è pericolo di cadere o scivolare, finalmente arriviamo alla prima uscita per la strada, noto che sta già telefonando per chiamare un taxi, spiega dove siamo e chiude, ora dobbiamo solo attendere, ma è un niente, ormai siamo sulla strada.
La strada nel canyon di neve
Arriva presto il taxi, in pochi minuti siamo a casa, entriamo alla svelta mentre il vento ulula, osservo, senza farmi notare, il mio occasionale accompagnatore, si forse l’avevo visto entrare o uscire qualche volta, ma avevo pensato che fosse uno che venisse a trovare un parente non che fosse un inquilino lui stesso. Ringrazio della gentilezza ed entro al caldo del mio accogliente appartamentino, contenta di essere ormai al riparo. Sento che il vento fischia e dalle finestre vedo che gli alberi si abbassano quasi fino a terra, è scoppiata una vera bufera. Penso tra me che forse avrei potuto offrire un caffè al mio accompagnatore non solo per ringraziarlo della sua gentilezza ma anche per un gesto di socializzazione tra condomini, ma il desiderio di sentirmi protetta dentro la mia casa era stato più forte.
Panorama serale innevato
Mi sto rigirando nel letto e piano, piano mi sveglio. Capisco che ho fatto un sogno molto bello, ma com’era? Mi rigiro ancora, mi stiracchio e cerco di ricordare, la memoria sfugge e sono incerta tra sogno e realtà. Mi alzo, bevo il mio primo caffè e aperte le finestre vedo la neve, ecco il mio sogno, ora ricordo tutto: c’era la neve che mi accarezzava, le falde che si posavano su di me, e un’ombra che nel momento del pericolo è venuta in mio aiuto.
È stato un sogno, ora ne sono certa e i sogni, si sa, finiscono all’alba così come una leggera nevicata si scioglie al primo sole ma, chissà, che il sogno non diventi realtà?
PASSA IL TEMPO....
Le lancette della vita ... scorrono nella perfetta sincronizzazione dei secondi....
e ad ogni movimento del tempo....nulla sara mai come prima....
E anche se non potrò vederti, parlarti, ascoltarti ....in questo presente....
Ti vedrò , ti parlerò, ti ascolterò nei secondi di tempo che ho fermato nel mio cuore.....
m.d