Archive for febbraio 17th, 2015

ARTE!!

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Cenni di Pepo, detto Cimabue, nacque a Firenze. Non si hanno notizie certe sulla sua formazione giovanile.

Con Cimabue e Cavallini, la pittura del Duecento assunse per la prima volta un carattere suo personale, pur valendosi di mezzi ed elementi pittorici tradizionali (infatti questi due artisti modernissimi, rispetto ai loro predecessori, non giunsero ancora ad inventare un linguaggio nuovo, che fosse in arte l’equivalente di quella lingua volgare consacrata, proprio in quel periodo, dai poeti italiani detti del “dolce stil novo”: Guinizzelli, Cavalcanti, Dante).

 

Cimabue- Madonna con il bambino in trono, quattro angeli e San FrancescoCimabue - Madonna con bambino e Angeli  (Louvre)

 

Cimabue avvertì la necessità di superare la composizione bizantina, scandita nella ripetizione di immagini staccate e immateriali, per tendere alla moderna espressione di quegli interni moti dell’animo, legati alle vicende dell’uomo sulla terra, ma la sua intensità sentimentale non trovò corrispondenza in un ostile veramente nuovo e ce ne rendiamo conto di fronte ai dipinti come il grande Crocifisso di Santa Croce a Firenze e la Crocifissione di Assisi, o alla Madonna con Bambino e angeli del Museo del Louvre, in cui le figure cominciano ad acquistare una consistenza fisica e lo spazio sembra dividersi in vari piani, per dar l’idea della realtà.

 

Cimabue -  Maestà  in tronoCimabue - Madonna Maestà in Trono

Cimabue fu il primo pittore a porsi su questa linea evolutiva: nella sua opera ancora medievale sono presenti i germi che permisero, in seguito, a Giotto (di cui Cimabue fu il Maestro) d’iniziare una vera e propria rivoluzione pittorica.

Il messaggio artistico dell’artista non rigettò l’innovazione e la modernità. Il pittore fiorentino fu il primo a sentire il bisogno di rivoluzionare le tecniche bizantine e prendere una strada diversa, magari opposta.

 

Cimabue Crocifissione AssisiCimabue  -  Crocifissione di Assisi

 

Non si deve dimenticare l’uso del chiaroscuro che Cimabue, unico per l’epoca, realizzò tramite una scomposizione sistematica in tanti filamenti, attuata con la punta del pennello che, per molti versi, potrebbe essere considerata divisionistica. La vibrazione dell’immagine che il maestro riuscì a donare alle sue figure era totalmente sconosciuta alla pittura bizantina.

 

Cimabue - Crocifisso - Firenze - Santa CroceCimabue  - Crocifisso di  Santa Croce - Firenze

La tecnica andò perfezionandosi nel tempo, ancora in nuce nel Crocifisso di San Domenico d’Arezzo, giunse a buon punto già nel Crocifisso di Santa Croce a Firenze e nella Madonna in Maestà, oggi conservata al Louvre.

Nella suddetta Madonna, come in quella con Bambino e Angeli, ugualmente conservata al Louvre, è evidente un nuovo concetto del volume e dello spazio, unito ad un nuovo interesse umano, dove i con torni, energici e incisivi, furono usati per impostare in profondità le figure.

Ci penserà più tardi il suo geniale allievo, Giotto, a suscitare una vera e propria rivoluzione nell’arte pittorica di quel tempo.

 

Cimabue - Crocifisso San Domenico - ArezzoCimabue - Crocifisso di San Domenico  -  Arezzo

 

Qualche cenno sul Crocifisso di Cimabue.

 A più di 40 anni di distanza, il simbolo dell’alluvione di Firenze e della resurrezione della Città è ancora il Cristo di Cimabue che acqua e fango avevano quasi completamente sommerso nel Cenacolo di Santa Croce, ma che un restauro difficile fece rinascere.

Chi, dopo il restauro guarda la tavola a croce nel suo insieme percepisce una visione simile a quella precedente al danneggiamento, tale da trasmettere la sofferenza del Cristo.

Questo è un aspetto centrale perché il Cristo di Cimabue, risalente alla fine del ‘200, è riconosciuto dagli storici dell’arte come elemento di rottura della tradizione gotico-bizantina e di avvìo della grande stagione della pittura fiorentina e italiana.

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 L.W. Beethoven - Al chiaro di luna (Primo tempo)

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