LA VITA CONTINUA
Scritto da Giuseppe il 13 Luglio 2015 | 21 commenti- commenta anche tu!
Gli eventi ci sovrastano e stravolgono i nostri giorni ma la vita continua e noi procediamo nel nostro cammino.
Siamo ancora con il cuore pieno di tristezza per la perdita della carissima Giovanna, un’Amica vera, sincera, spontanea veramente come poche ma come avviene nel mondo del teatro, quando viene a mancare un protagonista, si dice:
“Lo spettacolo deve continuare”.
Sono certo che Giovanna avrebbe voluto così perché il Bosco deve andare avanti nel ricordo di colei che gli ha dedicato sè stessa e ci ha voluto bene tutti insieme.
Ringrazio per il benevole accoglimento della prima parte della storia di Luiginu, postata domenica 5 luglio e riprendiamo oggi con la pubblicazione della seconda parte, ma rivolgendo un invito: prima di scrivere un commento osserviamo un minuto di silenzio in memoria della grande Amica che ci ha lasciati.
Continuiamo a volerle bene anche in questo modo. Grazie!
PARTE SECONDA
Il ragazzino Luiginu aveva trovato una prima sistemazione, ottenuta grazie alla sua ferma determinazione di non continuare a fare la vita in campagna come guardiano di pecore.
Ora a Luigino non mancava l’occasione di usufruire, a fine lavoro, di una bella doccia ristoratrice. Nel suo nuovo lavoro nella panetteria cittadina del Signor Gaetano, le giornate erano ben diverse da quelle trascorse in solitudine ed al freddo a custodire le pecore nel suo paesello.
La sera poteva godere di qualche ora di libertà e incominciò ad esplorare prima i dintorni nel rione dove era ubicata la panetteria, poi, un po’ per volta le altre parti della città.
La nuova vita gli piaceva e decise che in questa città sarebbe stato il suo futuro.
Il signor Gaetano e la Signora Sabina, sua consorte, non avevano figli e lo presero a ben volere: il ragazzino era pulito, rispettoso ed ubbidiente per cui, spesso, lo facevano venire in casa loro con la scusa di farsi aiutare in qualche lavoretto e lo trattenevano a pranzo o a cena insieme a loro e Gino (così avevano deciso di chiamarlo) accettava volentieri anche se, in cuor suo, preferiva la propria indipendenza e pensava di dover fare, a breve, una capatina in paese per dare sue notizie ai familiari e comunicare il suo nuovo status sociale.
Prima però doveva procurarsi un paio di scarpe e indumenti nuovi: un pantalone, una camicia una giacca. Signora Sabina lo aiutò in questo e così, una domenica mattina, finito presto il lavoro, si preparò per il rientro in paese e la visita in famiglia. Stavolta fece il viaggio in treno ed effettuò a piedi solo quei due chilometri che separavano la stazione delle ferrovie dal suo paese natale.
La cottura del pane nel forno a legna
Fu un evento! Si presentò vestito come un ‘signorino’ e venne accolto come il figliol prodigo. Tutti in famiglia si dettero da fare per preparare qualcosa di speciale per il pranzo ma qualcosa l’aveva portata anche Luiginu. Una cosa fra tutte, oltre ad un pacco di pasticceria della città, aveva portato e consegnato a mamma Vitalia (sua seconda matrigna), una sacchetta di michette, soffici pagnottelle di farina bianca, che erano il vanto della produzione del Panificio “DESSALVI” del quale era proprietario il Signor Gaetano.
Varie forme e pezzature del pane
Quando tutto fu pronto ci si sedette a tavola e mentre si mangiava i familiari tempestavano Luiginu con le domande più disparate, tutti volevano sapere. Luigi rispondeva compito e sicuro di sé sotto lo sguardo del padre che pur volendosi dimostrare severo lasciava trasparire una intima ed orgogliosa soddisfazione nel vedere il proprio primogenito crescere ma soprattutto capace di saper affrontare in piena autonomia decisionale le problematiche della vita. La sera Luigi ripartì per Cagliari con la promessa che sarebbe ritornato presto. Aveva anche lasciato per le esigenze di casa un po’ di soldi, frutto dei suoi primi guadagni, e di questo ne era pienamente orgoglioso e soddisfatto.
Aveva preso l’abitudine di tornare periodicamente in paese e tutte le volte portava sempre qualcosa di utile per la famiglia. Intimamente si sentiva particolarmente legato ai primi due fratelli che sebbene generati da madre diversa, li aveva uniti, in modo quasi morboso, la sofferenza patita insieme nei primi anni dell’infanzia. Tutto ciò che Luigino faceva lo faceva soprattutto per loro.
Il suo grande cruccio: non saper né leggere né scrivere per cui il buon Gaetano, ma in particolar modo la signora Sabina, lo aiutarono anche in questo, impartendo le prime lezioni. Ed ecco che Gino imparò presto a leggere e cominciò anche a scrivere qualcosa.
Luigi cresceva e aveva ormai imparato il mestiere per cui era in grado, ogni volta che ce n’era la necessità, di sostituire sia l’impastatore sia il fornaio. Gli era stata riconosciuta la qualifica di panettiere ed aveva ottenuto il libretto sanitario necessario per poter esercitare ufficialmente la professione in qualsiasi panificio.
Intanto, sempre nel rione di Sant’Avendrace, aveva adocchiato una ragazzina poco più giovane di lui, biondina, delicata, dall’aria continentale, che rientrava nei canoni del suo ideale di donna e se ne era innamorato. Con l’aiuto di una persona preposta per tali incombenze, gli fece avere la dichiarazione scritta, come si usava allora. La ragazza non era rimasta indifferente agli sguardi ed ai timidi segnali di apprezzamento lanciati da questo giovanotto sempre in ordine e a posto per cui ne parlò subito in casa. Dopo le informazioni di rito espletate da parte della famiglia di lei sulla serietà delle intenzioni del giovane e l’accettazione, un poco impacciata, da parte della ragazza, poteva considerarsi fidanzato e aveva l’autorizzazione di andarla a trovare in casa dei genitori, brava gente e buoni lavoratori.
Arrivò il tempo del servizio militare e Luigino, giudicato idoneo, dopo una breve istruzione di addestramento alle armi, considerate le sue peculiarità lavorative, fu destinato ad espletare il periodo di leva nel Panificio Militare della città, ubicato nel viale Buon Cammino ove si producevano le pagnotte destinate alle varie caserme dislocate nelle periferie cittadine.
Terminato il servizio militare Luigi tornò a lavorare nella panetteria e, ormai professionalmente apprezzato, si sentiva pronto per il matrimonio. Si dette da fare per mettere su casa, due stanze e cucina in affitto e lo stretto indispensabile dei mobili acquistati con pagamento rateale. La ragazzina con la quale si era fidanzato divenne finalmente sua moglie ed ebbero presto due figli: un maschietto al quale diede il nome dello zio materno che lo aveva accolto in casa quando era rimasto orfano e, dopo poco più di due anni, una bambina che volle chiamare come la mamma che non aveva avuto la fortuna di conoscere.
I viaggi in paese continuavano saltuariamente, soprattutto in occasione delle festività religiose più importanti. Luigi era orgoglioso della propria famiglia e la parentela ed i compaesani si complimentavano con lui per il suo lavoro, per la bella moglie e i due splendidi bambini.
Iniziò la seconda Guerra Mondiale e ci fu il richiamo alle armi per tutti gli uomini fisicamente validi. Il fratello Antonio, non sposato, fu destinato alla Campagna di Grecia mentre Luigi fu dislocato in una guarnigione posta a difesa di un punto sensibile al centro della Sardegna dove già operava una postazione contraerea allora sotto il comando tedesco.
La città sotto gli effetti distruttivi delle bombe





