LA DOMENICA DEL BOSCO
Scritto da Giuseppe il 3 Gennaio 2016 | 12 commenti- commenta anche tu!
UN PRANZO DI NATALE PARTICOLARE
PAROLE E FATTI
Non bastano le parole per dimostrare la solidarietà e l'opera di volontariato, sono necessari più che mai i fatti e l’Amica Alba Morsilli ce ne dà una dimostrazione pratica con questo suo racconto che pubblichiamo dopo qualche giorno ma sempre nel clima delle festività di Natale.
Grazie Alba: una bella lezione di vita, il Bosco te ne rende merito.
Post by Alba Morsilli
Pranzo di Natale S.Egidio
Ci sono delle circostanze nella vita di ognuno di noi che se anche gli anni passano, si ritrovano puntualmente come fossero delle cambiali.
Mentre sai benissimo che non hai fatto nessun debito, la mia cambiale scade il 25 Dicembre. Festa della famiglia, quella famiglia che si è assottigliata da dimenticarsi che esiste ancora un ramo secco.
Perciò oggi, giorno di Natale, ho fatto una scelta: vivere il Natale con gli ultimi.
Son partita da casa con delle idee un po’ controverse, insicura di quello che andavo a fare. Giunta sul posto vedo tutto apparecchiato a festa dopo i saluti e i convenevoli di rito, mi consegnano un grembiule e mi appiccicano al petto un cartellino della “Associazione S.Egidio” con il mio nome. Mi indicano i tavoli da servire a me destinati: cinque tavoli per dieci persone ciascuno, in totale cinquanta persone.
Curiosa come una scimmia domando: “Ma tutto questo ben di Dio da dove viene?”
Mi risposero sono frutto delle industrie sponsor. Capisco che tutto era donato dalle grandi fabbriche dolciarie come per l’antipasto dai salumifici e così via per tutto il resto.
Ore 12,30 la responsabile ci dice è ora di aprire le porte e noi in fila ad aspettarli.
Nella mia mente mi aspettavo di vedere persone anziane, barboni che magari si erano lavati per l’occasione, donne vecchie e trasandate.
CIELO!! CIELO!! Niente di tutto questo, che cosa vedono i miei occhi: ragazzi, giovani madri con bambini piccoli, famiglie di ogni etnia e colore.
Non credo che tutti siano cristiani ma il Buon Natale poliglotto non l’avevo mai vissuto o sentito.
Un gruppo di signore si è presentato vestite con i loro abiti tradizionali che usano per le feste, abiti lunghi pieni di colore dal giallo al rosso, con dei bellissimi turbanti. Erano veramente belle, per non parlare delle bambine con quelle treccine piccolissime, quei bei musetti e gli occhi vispi.
Li accompagno ai tavoli, li faccio accomodare ai lori posti ed inizio a servire stando attenta a non confondere l’antipasto dei mussulmani (niente maiale) perciò per loro niente affettato.
Il loro comportamento a tavola è molto pacato, non si abbuffano come noi siamo soliti fare.
Tra una portata e l’altra parlo con loro, uno capisce e risponde in italiano. Mi dice “Siamo tutte persone venute con i barconi della morte” “Vedi quella signora ha perso due figli, cinque e otto anni” Mi giro e guardo quel volto rigato di lacrime. Mi avvicino la stringo in un abbraccio e la bacio, mi sono meravigliata di me stessa è stato così tutto spontaneo che non ho avuto il tempo di pensare. So solo che era una mamma che piangeva i suoi figli.
In quel momento mi si illumina la mente e capisco perché Papa Francesco ha voluto l’anno della Misericordia, quante cose dobbiamo ancora imparare sulla esigenza di solidarietà tra gli esseri umani.

