UMBERTO ECO
Scritto da Giuseppe il 24 Febbraio 2016 | 14 commenti- commenta anche tu!
UMBERTO ECO
Nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, morto nella sua abitazione di Milano il 19 febbraio 2016. Ottantaquattro anni di vita intensa e di cultura letteraria che ha spaziato in tutti i campi e in tutti i tempi.
Poliedrico giornalista, filosofo, semiologo, scrittore, saggista, autore oltre a romanzi di successo, di saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia che hanno lasciato il segno nella cultura letteratura non solo italiana.
L’ultimo libro, messo in distribuzione anticipata nelle librerie proprio in questi giorni per sfruttare l’effetto vendite a seguito del decesso dell’autore, ha come titolo:
PAPE SATAN ALEPPE
Sono parole prese da un verso della Divina Commedia all’inizio del canto VII dell’inferno:
Pape Satàn, pape Satàn aleppe!», cominciò Pluto con la voce chioccia; e quel savio gentil, che tutto seppe,
disse per confortarmi: «Non ti noccia la tua paura; ché, poder ch'elli abbia, non ci torrà lo scender questa roccia.»
Parole di non facile interpretazione ma forse proprio per questo adottate dall’autore che vuole esprimere la grande confusione che regna nel mondo d’oggi in tutti i campi esistenziali, culturali, politici e religiosi.
Sulla scia dei libri precedenti come: “Il secondo Diario Minimo” e “La Bustina di Minerva” il libro, in effetti, riporta in parte quanto già pubblicato in una rubrica del settimanale “L’ESPRESSO” seguita dallo stesso Eco nel periodo che va dal marzo 1985, fino al marzo 1988.
Come lo stesso Eco ebbe a dichiarare vuole rappresentare il fenomeno della “società liquida” e dei suoi sintomi: crollo delle ideologie, delle memorie, delle comunità nelle quali identificarsi, enfasi dell’apparire ecc.
Giusto per avere un barlume d’idee proviamo a pubblicare qualche stralcio prelevato dalle precedenti pubblicazioni. In primis vediamo le “40 regole per parlare bene l’italiano” suggerite da Umberto Eco ed a seguire una serie di “perché” che hanno le risposte chiaramente spiritose e sarcasticamente umoristiche.
Sperando di fare cosa gradita ai lettori, anche il Bosco, nel suo piccolo, ha voluto rendere un modestissimo omaggio al grande Umberto Eco. Buona lettura.
Umberto Eco
40 regole per parlare bene l'italiano
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1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
Risposte spiritose a tanti perché
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Perché le banane crescono sugli alberi? Perché se crescessero raso terra sarebbero subito mangiate dai coccodrilli.
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Perché il mercurio si chiama cosí e non uranio? Perché altrimenti l'uranio dovrebbe chiamarsi Amordidio Brambilla e tutti lo prenderebbero in giro.
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Perché gli sci scivolano sulla neve? Perché se scivolassero solo sul caviale gli sport invernali sarebbero troppo costosi.
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Perché la nostra scrittura va da sinistra a destra? Perché altrimenti i periodi incomincerebbero con un punto.
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Perché le parallele non s'incontrano mai? Perché se s'incontrassero chi ci fa gli esercizi sopra si spaccherebbe le gambe.
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Perché san Paolo non era sposato? Perché con tutti i viaggi che ha fatto, se avesse dovuto scrivere lettere anche alla moglie, il Nuovo Testamento avrebbe dimensioni proibitive.
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Perché le dita sono cinque? Perché se fossero sei, i comandamenti sarebbero dodici.
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Perché il whisky è stato inventato in Scozia? Perché se fosse stato inventato in Giappone sarebbe sakè e non si potrebbe berlo con la soda.
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Perché il mare è cosí vasto? Perché ci sono troppi pesci e sarebbe irrazionale metterli sul monte Bianco.
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Perché i bicchieri sono aperti in alto e chiusi in basso? Perché se fosse il contrario i bar andrebbero in fallimento.
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Perché la mamma è sempre la mamma? Perché se talora fosse anche il papà i ginecologi non saprebbero più dove andare a sbattere.
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Perché le unghie crescono e i denti no? Perché altrimenti i nevrotici si mangerebbero i denti.
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Perché il sedere è in basso e la testa in alto? Perché in caso contrario sarebbe faticosissimo disegnare una stanza da bagno.
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Perché Cristoforo Colombo ha navigato verso Ponente? Perché se avesse navigato verso Levante avrebbe scoperto Messina.
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Perché le dita hanno unghie? Perché se avessero pupille sarebbero occhi.
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Perché il fuoco brucia? Perché se bagnasse sarebbe acqua.
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Perché i cani hanno la coda? Perché altrimenti per manifestare gioia dovrebbero dimenare il pene.
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Perché quando è buio non è chiaro? Perché è buio.
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Perché le pastiglie di aspirina sono diverse dagli iguana? Provate a immaginare che cosa accadrebbe in caso contrario.
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Perché chi la fa l'aspetti? Si tratta di un problema mal posto: è già lì.
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Perché i migliori cuscini sono fatti di piume? Perché altrimenti i migliori uccelli sarebbero fatti di lana.
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Perché Nord è sopra e Sud è sotto? Perché altrimenti Est sarebbe a sinistra.
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Perché le sirene hanno la coda di pesce? Perché se avessero le gambe sarebbero casalinghe di Voghera.
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Perché un angolo retto misura novanta gradi? Domanda mal posta: lui non misura niente, sono gli altri che misurano lui.


