ANZIANO IERI, OGGI, DOMANI
Scritto da Giuseppe il 4 Febbraio 2017 | 20 commenti- commenta anche tu!
ANZIANO IERI, OGGI, DOMANI
Come eravamo ieri,
Come siamo oggi,
Come saremo domani.
Vogliamo mettere in evidenza alcune domande che l’anziano di oggi si pone con sempre maggiore frequenza in relazione agli avvenimenti che le cronache mettono quotidianamente in risalto e proviamo a darci delle risposte.
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Perché non posso
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sentirmi sicuro nella mia stessa casa?
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essere sicuro nell’aprile la porta
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non posso uscire liberamente da casa da solo;
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Perché
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devo diffidare anche del postino o del venditore ambulante
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devo stare particolarmente attento agli scippi per strada
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devo avere attenzione agli automobilisti spericolati e indisciplinati;
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devo avere particolare attenzione ad uno scalino non segnalato o alle tante buche nei marciapiedi;
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vengo spesso spintonato da persone poco attente o prepotenti che non hanno attenzione per il prossimo sia per strada che sui mezzi pubblici;
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E ancora perché
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Viene calpestata la mia dignità;
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Non viene riconosciuto il mio titolo;
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Da tempo ormai vengo chiamato con disprezzo ”vecchio”
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Da tempo non ho più una famiglia;
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Da tempo non ho più un amico;
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Non ho più la disponibilità del mio patrimonio;
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Viene rimandata a lunga scadenza la visita per il riconoscimento della indennità di accompagnamento;
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Non si tiene conto della mia preferenza a vivere a casa mia e vengo relegato in un istituto per anziani;
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Da tempo sono ormai una persona sola.
Questo e tanto altro ancora i problemi che emergono nelle persone della terza età.
Proviamo ad aggiungere il resto e a dare una risposta. Intanto leggiamo i versi del nostro grande Ottorino che da persona saggia, in una delle ultime creazioni, ha suggerito una sua ponderata soluzione.

TU ANZIANO OGGI
Vecchio non essere
né anziano sei.
Il cervello attiva
sfuggi i ricordi, crea.
Vai per le vie
festoso e felice.
Impara cose nuove,
partecipa solerte
ai beni della vita.
Cerca sole e affetti
in ampi spazi.
Godi i boschi verdi,
ascolta le sinfonie del mare
che arriva a dolci rive.
I giovani ti chiamano “matusa”?
Con ironia non vi badare,
sono il primo fiore,
hanno il sangue acceso
e la primavera in cuore.
Domani al tramonto
di turno saranno
e forse allora
avranno un dolce
ricordo di te.
Non avere crucci 
stai all’erta:
ancora dalla fronda
non sono cadute
le tue ultime foglie.
Vai col vento
vecchio bianco
con gioia
senza rimpianti
e nostalgie
arzillo e fresco
pacato
raggiungi
le sagge guglie
della speranza.



