SAGRE E TRADIZIONI
Scritto da Giuseppe il 22 Aprile 2017 | 15 commenti- commenta anche tu!
Sagre e tradizioni
Al di là della tradizionale processione dell’incontro che si effettua con le statue del Gesù risorto e della Madonna, immancabilmente la mattina del giorno di Pasqua nella maggior parte dei paesi della Sardegna e del mondo cattolico in genere, oggi presento una storia con usi ormai plurisecolari che si ripete, ogni anno, il Lunedì dell’Angelo, il giorno dopo la Pasqua.
Nella cittadina di Pirri, oggi inglobata nel tessuto urbano di Cagliari, i festeggiamenti della Santa Pasqua sono fortemente legati al culto della Beata Vergine Santa Maria Chiara, ovvero sono i festeggiamenti in onore della Madonna che, in questa occasione assume la denominazione di "Santa Maria Chiara" indissolubilmente legati alla Santa Pasqua perché pare che il ritrovamento del simulacro sia avvenuto proprio in un lontano Lunedì di Pasqua.
Il culto e la devozione per Santa Maria Chiara (o de Clara o de Monte Claro) ebbe origine nelle propaggini del colle omonimo, situato tra Pirri e Cagliari, il quale prese il nome per la presenza nel suo territorio di un cenobio intitolato proprio alla Vergine, nella prima metà del XIII secolo.
Di tale costruzione si conserva ancora oggi qualche testimonianza, infatti, in tale zona, si ritrovano degli elementi costruttivi tipici dell’architettura cistercense, introdotti per la prima volta in Sardegna in seguito alla politica religiosa portata avanti dal sovrano turritano, Gonario de Lacon (Gunale), morto nel monastero di Clairvaux, in odore di santità, intorno al 1153, dopo essere stato in pellegrinaggio in Terra Santa nel 1147 (al rientro del quale ebbe modo di conoscere san Bernardo di Chiaravalle) e aver fondato in quegli stessi anni, l’abbazia di Santa Maria di Corte presso Sindìa (NU), che donò ai monaci cistercensi.
Fu proprio questo Ordine Benedettino a introdurre nel nostro territorio il culto e la devozione per Santa Maria Chiara nei primi anni del duecento. Le vicende sono storicamente note. Nel 1236 la regina reggente del regno di Calàri (uno dei quattro stati sovrani che nel Medioevo dividevano la Sardegna), Agnese de Lacon Massa e suo marito Ranieri della Gherardesca, conte di Bolgheri e marchese di Massa, donavano alla chiesa di San Pantaleone di Lucca, allora in possesso dei monaci cistercensi, l’abitato di Flumentepido, nel Cixerri, con tutte le sue pertinenze, terre colte e incolte, pascoli, acque, salti, animali e servi “…pro remedio animarum nostrarum et parentum nostrorum peccaminum remissione…”
Oltre a questo abitato i benedettini ebbero in donazione dagli stessi sovrani altre pertinenze e in quel frangente entrarono in possesso anche del colle di Monte Claro con tutte le sue adiacenze, nelle cui falde fu eretto un cenobio che diede nome allo stesso colle, a ridosso del quale si sviluppò un insediamento: Villa di Sancta Maria de Clara. L’origine del culto per Santa Maria Chiara è da ricollegarsi proprio a quel momento storico che coincide con il massimo sviluppo della presenza dell’Ordine Cistercense nell’isola, voluto e concepito da Roberto da Molesme nel 1098 e al quale San Bernardo di Chiaravalle, poco tempo dopo, avrebbe dato un impulso ed un vigore straordinari.
Ma è, soprattutto, nelle fonti documentarie conservate nel prestigioso Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona (specialmente per gli anni compresi fra il 1322 e il 1584) che ritroviamo le indicazioni più significative le quali, in modo chiaro ed inequivocabile, ci rimandano sempre alla Clairvaux di San Bernardo e al culto Mariano da lui ampiamente rinnovato e diffuso in tutta l’Europa.






E’ proprio vero, Giuseppe. Le nostre tradizioni sono la nostra vita. Non conoscevo la storia di Santa Maria Chiara. E’ bellissima e parla al cuore. Certe volte mi domando: perché non tornano certi episodi e “storie”? Non ne siamo più degni?
Più che non essere degni, forse non siamo più capaci di avere l’umiltà di riconoscere che nelle nostre tradizioni c’è il nostro passato, la nostra storia e la base della vita. Rivisitiamo le tradizioni dei nostri avi e valorizziamole perché possono essere un momento di riflessione per noi stessi e di grande esempio per i nostri giovani. Grazie Lorenzo, mi hai dato una botta di forza e un grande incoraggiamento. Un saluto di vera stima.
Sono religiosa ma non competente in storia dei santi perciò mi piace leggere per cercare di capirne di più. Trovo questi trattati molto profondi, mi incuriosiscono e li leggo volentieri con l’orgoglio di ampliare le mie conoscenze. Grazie Giuseppe, una bella storia che mi ha fatto piacere leggere.
Grazie Antonella, sono contento di aver pubblicato una storia che ti ha interessata… Sono tradizioni che vengono tramandate dai nostri avi e che non dobbiamo perdere, fanno parte della nostra cultura. Un caro saluto, Buona Domenica.
Che bella tradizione! Quanta storia c’è dietro questa festa che ancora oggi si celebra!
Grazie, Giuseppe, per averla proposta con tanta ricchezza di documenti!
…quanto ancora da conoscere…
Hai detto bene Gianna.vr, quanto ancora da conoscere: dietro queste tradizioni c’è tanta storia documentata ma spesso ignorata. Ogni tanto è giusto tirarla fuori e scoprirla, fa parte dei nostri padri e di noi stessi. Grazie per la preziosa testimonianza, Buona Domenica.
Giuseppe, hai saputo presentare questa festa della Madonna, introducendola con la Sua storia, la Sua provenienza, in modo che il lettore si immedesimi, subito, nel contesto così interessante. Si possono immaginare gli splendidi costumi indossati e gli inni cantati! La Storia della nostra Italia è intessuta da tanti ricordi antichi che, purtroppo, cadono nel dimenticatoio, perchè gli diamo poca importanza! L’inno della Sardegna merita di esserlo ascoltato diverse volte!!
GIUSEPPE, ho letto questa festa della MADONNA, si può dire senza staccarmene un momento. Mi è piaciuto moltissimo, tu l’hai saputa raccontare in modo dettagliato e semplice partendo dalle origini, arrivando alle odierne cerimonie. Costumi veramente stupendi, canti che nn ti stanchi di ascoltare. Un sentito ringraziamento è bello GIUSEPPE, questa ricerca e mantenere vivi i ricordi di vecchie storie della nostra PATRIA
scusa GIUSEPPE, ero così presa dal commento nn ho salutato, buona domenica
Vero Edis, a volte diamo poca importanza alle cose essenziali dandole per scontate ma in realtà non è così. Per conservare la memoria bisogna rileggere la nostra storia e mantenere vive le tradizioni come patrimonio culturale da tramandarle ai posteri ad evitare di relegarle nel dimenticatoio come giustamente hai detto. Grazie Edis, precisa e perspicace come sempre… un caro saluto.
Ti ringrazio Sandra. Premetto che sono notizie storiche come ne esistono tante altre ma ho voluto portarle nel Bosco per una rilettura ed anche come conoscenza per mantenerne la memoria. Da oltre dieci anni faccio parte del Comitato Organizzatore cittadino per questi festeggiamenti e, sebbene gli impegni siano molteplici e impegnativi, lo faccio volentieri proprio nello spirito di voler mantenere viva una tradizione ormai plurisecolare.
Tra noi nel Bosco l’augurio della Buona Domenica è scontato, non serve scusarsi, comunque è ricambiato con stima, grazie ancora, un saluto.
molto interessante quanto hai scritto sulle tradizioni della tua Sardegna, è sempre bello imparare qualcosa di nuovo, nel disco era compreso il sacro ed il profano, la musica era talmente adatta, che chiudeva il tutto con amore
Grande Carlina, felice che il post sia risultato interessante per te, concordo che è bello imparare cose nuove, gli aggiornamenti sono sempre utili per la nostra cultura. Grazie anche per il giudizio sulla musica, non avevo pensato alla doppia valenza sacro/profano ma è giusta la tua analisi. Ciao, Buona Giornata.
La Sardegna è una terra straordinaria , lo è in tutto anche nelle sue tradizioni e saghe
Mi unisco al tuo elogio Paola, non perché sono di parte ma perché la Sardegna ha veramente tanti meriti e abbiamo l’obbligo di riconoscerli. Grazie, un saluto per te, ciao.