Archive for luglio 28th, 2018

PALCOSCENICO parte terza

     

 

Certamente tutti convenite che un vero attore, per essere considerato tale, deve essere capace di presentarsi al giudizio del pubblico con un monologo degno di intrattenere una platea senza annoiare gli incolpevoli spettatori e quel buontempone di Gianni, sceglie e mi affida un pezzo classico di Carlo Alberto Salustri (1871/1950), poeta romanesco, più noto con lo pseudonimo di Trilussa (che poi altro non è che l’anagramma del suo cognome).

   

Trattasi de: "L'uccelletto in chiesa",

un monologo ricco di doppi sensi che è stato recitato molte volte alla radio e in televisione con grande maestria da personaggi famosi e bravissimi come Andrea Bocelli, Gigi Proietti e tanti altri.

Non intendo certamente paragonarmi neppure lontanamente a dei mostri sacri come quelli citati perché sarebbe proprio un assurdo ma devo dirvi che, con i preziosi consigli dell’amico Gianni, sono riuscito ad ottenere dei buoni progressi tanto che di questo pezzo ne ho fatto il mio piccolo “cavallo di battaglia” e, ogni volta che l’ho recitato, ho raccolto molti consensi e applausi.

   

In confidenza posso dirvi che, in tutta questa vicenda, ho avuto l’impressione che quel mattacchione di Gianni, già avanti negli anni e non in perfetto stato di salute, abbia voluto lanciarmi in questa avventura lasciandomi in eredità le sue cose affinché l’opera prosegua, come solitamente suol dirsi nell’ambiente teatrale, qualsiasi cosa succeda,

“Lo spettacolo deve continuare”

A maggior ragione avevo capito questo aforisma dopo la dipartita dell’amico Gianni che ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto ed in me in particolare.

Infatti il bravo Gianni mi aveva istruito per farmi recitare i ruoli che erano stati interpretati da lui in tanti anni di rappresentazioni teatrali nella Compagnia di spettacolo del Cral dei Vigili del Fuoco del quale lui faceva parte.

É proprio vero che non si finisce mai di imparare e ogni occasione è buona per tenere in esercizio mente e corpo.

       

L’UCCELLETTO IN CHIESA

 

Era d’agosto e un povero uccelletto,

ferito dalla fionda di un maschietto,

andò, per riposare l’ala offesa,

sulla finestra aperta di una chiesa.

 

 Dalla tendina del confessionale

Il parroco intravide l’animale

Ma, pressato dal ministero urgente,

rimase intento a confessar la gente.

       

Mentre in ginocchio alcuni, altri a sedere

Dicevano fedeli le preghiere,

una donna, notato l’uccelletto,

lo prese al caldo e se lo mise al petto.

 

D’un tratto un cinguettio, ruppe il silenzio e il prete

A quel rumore il ruolo abbandonò di confessore

E scuro in viso peggio della pece

S’arrampicò sul pulpito e poi, fece:

   

“Fratelli, chi ha l’uccello per favore,

esca fuori dal tempio del Signore.”

I maschi, un po’ stupiti a tal parole,

lenti s’accinsero ad alzar le suole.

       

Ma il prete a quell’errore madornale

“Fermi! Gridò” mi sono espresso male.

Rientrate tutti e statemi a sentire:

“Solo chi ha preso l’uccello, deve uscire”

 

A testa bassa, la corona in mano,

cento donne s’alzarono piano, piano.

Ma mentre se n’andavano, ecco allora

Che il parroco strillò:“Sbagliate ancora!

 

Rientrate tutte quante, figlie amate,

ch’io non volevo dir quel che pensate.

   

Ecco quel che ho detto e torno a dire:

solo chi ha preso l’uccello deve uscire,

ma mi rivolgo, non ci sia sorpresa,

soltanto a chi l’uccello ha preso in chiesa.”

 

Finì la frase e nello stesso istante,

le monache s’allontanavano tutte quante,

e con il volto pieno di rossore

lasciavano la casa del Signore.

 

Oh santa Vergine!” esclamò il prete,

Fatemi la grazia, se potete!.

Poi, “Senza fare rumore dico,

piano, piano s’alzi soltanto chi ha l’uccello in mano.”

 

Una ragazza che col fidanzato

s’era messa in un angolo appartato,

sommessa mormorò: “Che ti dicevo?

Hai visto? Se n’è accorto!.

   

Ora che io mi sono ritirato dalle scene (dico così per dire), questo è il pezzo che ho recitato in alcune altre occasioni ma senza la regia di Gianni non era più la stessa cosa.

Concludo augurandovi una Buona Domenica e rivolgo l’invito a raccontare le vostre esperienze, teatrali e non.

 

Lo spettacolo deve continuare

     
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