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LA STORIA DI UN FALSO MORANDI di Sandra.vi

   

Giorgio Morandi - Bologna 1890-1964

 

LA STORIA DI UN FALSO MORANDI

 

Le vacanze sono finite, la casa è tutta avvolta nei teli, sembra già caduta in letargo. Solo su una parete fa bella mostra di sé il mio Morandi...........

É una vecchia storia, sono passati tanti anni, eppure come mi ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio.

Era una bella giornata di Settembre, dovevo uscire per delle commissioni, avevo preparato mia figlia Laura che mi aspettava seduta sui gradini dell'entrata della nostra villetta. Mentre finivo di prepararmi, dalla mia camera la sentivo chiacchierare, non feci molta attenzione, ero quasi pronta. Però quando mi arrivò una voce maschile, mi precipitai ad uscire, bloccandomi sulla porta. Seduta sugli scalini, mia figlia chiacchierava tranquillamente con un... barbone. “Laura, con chi parli, torna in casa, vieni, dagli qualcosa....”, mi rivolgo a lui “E lei come è entrato.....?”. “Mi scusi, signora” mi risponde “non voglio niente, mi perdoni, ha una deliziosa bambina”. Fece un inchino e rapidamente si allontanò.

 

Laura invece gridava “Ciao povero, torna, ti prego, torna ancora. Mamma, perché l'hai mandato via, mi raccontava perché è povero, non può lavarsi, non ha una casina, nessuno gli vuole bene”… due lacrimoni scendevano dagli occhioni della mia bimba, me la presi in braccio cercando di calmarla, stringendola fra le braccia.

Passarono i giorni, tutto sembrava dimenticato, tornato alla normalità. La primavera esplose quasi improvvisamente e quasi un ripetersi degli eventi, un pomeriggio che ero quasi pronta per uscire, sentii Laura che batteva le mani esclamando “Sei tornato, sei tornato, povero.......!” Di corsa mi diressi verso l'entrata di casa: la mia piccola seduta sui gradini chiacchierava tranquilla col poveretto che era già passato in autunno. Appena mi vide Laura felice mi guardò “Vedi mamma, è tornato, ora lo aiutiamo vero?” Fissai quell'uomo che mi salutava togliendosi una specie di berretto, un pò meno lurido in effetti, aveva un viso intelligente, benché pieno di rughe. E soprattutto esprimeva tanta sofferenza. Mi venne un'idea “Se Le dessi un' aiuto, vorrebbe cambiare vita? Vidi una strana luce accendersi nei suoi occhi, incredulità, incertezza........ poi un timido “grazie”. Gli dissi di aspettare, rientrai in casa, avevo da parte un vecchio abito di mio marito, della biancheria. Uscii, gli diedi tutto e gli dissi : “Senta, mi dica almeno il Suo nome” “Enrico” rispose. “Scenda nel sotterraneo, c'è una specie di doccia piena, cerchi di mettersi un po' in ordine, io chiamo mia cognata a Milano e sistemo tutto”. Laura intanto mi seguiva come la mia ombra.

Arcivescovado di Milano

  Chiamai mia cognata Rosetta, a Milano dove dirigeva l'ufficio assistenza del Cardinale “Ti mando un povero, non è il solito barbone, ti prego aiutiamolo. “Sei la solita idealista, ti ascoltassi.......”. “Ti prego, dai, per una volta... aiutiamolo...”. “Dai, dagli l'indirizzo e vedo cosa fare” “Ciao”. Scrissi rapidamente le indicazioni, unii degli spiccioli e uscii. Dal seminterrato uscì… un'altra persona, il barbone non c'era più, anche il viso pur pieno di rughe, sembrava emanare una luce diversa. Mi guardò mormorando ancora “Grazie, Grazie” -gli diedi il biglietto, degli spiccioli “Ora vada, mia cognata l'aspetta”. “Fece ancora un mezzo inchino, mormorando “Grazie" mentre la mia piccola agitava le manine salutando e urlando “Vai, zia Rosetta ti aiuta!!” “ciao!!”. Passarono diversi giorni senza nessuna notizia, non volevo chiamare mia cognata, non volevo essere presa in giro per la mia “solita ingenuità” come la chiamava lei.... Invece dopo qualche giorno è lei che mi chiama ridendo mi dice “Sai che brava persona mi hai mandato? Sai come si è presentato? Avevi ragione, non era il solito barbone, gli ho dato dei buoni mensa, e per dormire. Mi ha chiamata il direttore del dormitorio, anche lui colpito dall'ex barbone, puntuale, gentile, servizievole, lo tiene d'occhio perché ha qualcosa di diverso. Infatti, nel giro di qualche giorno, l'ha trattenuto per fargli fare dei piccoli lavori e non metterlo sulla strada subito: in seguito mi raccontò tutta la sua storia. Aveva studiato a Brera, era molto bravo e si era fatto un nome e una posizione presso gli antiquari milanesi come restauratore di dipinti antichi. Poi si era fatto coinvolgere in un falso dipinto ed era stato condannato. Uscito di prigione si era visto chiudere tutte le porte in faccia, la famiglia l'aveva allontanato, così gli amici. Perso il lavoro, era sceso sempre più in basso, riducendosi a dormire dove capitava.    

Mia cognata un giorno sente bussare e entra nel suo ufficio Enrico, vestito in modo semplice ma tutto pulito, ha tra le mani un pacco “Sono venuto a ringraziare, grazie a lei e alla persona che mi ha capito e aiutato, ora ho un lavoro” e le porge il pacco: questo è per lei signorina, lo apra a casa però, e dia un bacio alla sua nipotina; è un vero tesoro, se non fosse stato per lei...... le fa un mezzo inchino e esce rapidamente.

Cortile di via Fondazza

Questo è quanto mi dice per telefono. Rosetta, quando a casa apre il pacco, spalanca gli occhi “Ma è un Morandi!!”...... mi telefona “Che faccio” ma un biglietto scivola a terra mentre mi parla:

   

   
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