CINQUANT’ANNI FA di Gabriella.bz

       

CINQUANT'ANNI FA

 

Molti anni fa, mettiamo una cinquantina, la gente era più allegra, anche se doveva lavorare di più perché non c’erano tutti gli attrezzi elettrici che usano ora. Si sentiva il contadino fischiare mentre raccoglieva le mele e le donne cantavano contente del lavoro, fischiavano gli uomini mentre dovevano con i buoi arare la terra.

Quando poi era il momento della vendemmia sembrava che il profumo dell’uva inebriasse tutti. Se passava il postino si sentiva e si capiva chi era per il suo canto, Walter ti cantava le canzoni di Claudio Villa, aveva una voce che incantava. Aldo era un postino più calmo ma aveva una voce da tenore e altri fischiavano le canzonette.

Del panettiere ho un ricordo particolare, ero a Milano per qualche giorno e in mattinata lo vedevo fischiare tranquillo con la sua bicicletta carica di pane da portare alle clienti, cosa che non succedeva da noi, ognuno andava a comprarsi il pane.

Pensavo che in città non fischiasse la gente, ma tutto il mondo è paese. Il calzolaio nel suo botteghino che aveva un odore di gomma e di cuoio ti cantava le romanze mentre attaccava le suole o ti cuciva le cartelle per ritornare a scuola in autunno. Se andavi nell’osteria del paese per prendere il vino, l’oste era contento e fischiava con i suoi avventori che raccontavano le barzellette.

Chi racconta più barzellette come una volta? Io non sento più nessuno. Nei miei racconti dei tempi lontani ho sempre detto che forse c’era la miseria e la povertà ma non è mai mancata l’allegria. Accanto a noi abitava una famiglia povera, forse per il poco lavoro che aveva quel padre ed i troppi figli nati, ma il pane l’hanno sempre avuto, le patate le aveva di suo e il companatico una volta uno , una volta l’altro delle persone che ne conoscevano la miseria li hanno aiutati fino a che non ha trovato lavoro.

Anche loro perciò si sentivano sereni e potevano osservare il sole sorridendo e cantando come tutti. Un po’ più lontano viveva una famiglia di falegnami, e se solo ci si avvicinava ecco il canto di un figlio o dell’altro, erano tanti ma non mancava niente avevano la gioia in cuore oltre che il canto per vocazione, infatti alcuni hanno studiato canto e uno maestro d’orchestra. Tutto questo succedeva molti anni fa. Poi sono arrivata nella più bella città che potessi desiderare, e molto è cambiato, siamo nei paesi del bilinguismo, ti parlano per primo in tedesco poi naturalmente arriva l’italiano, pochi salutano, una parola gentile è difficile che ti venga detta. I canti non ci sono più, e l’allegria bisogna cercarla, tutto questo nella nuova casa.

Fuori prima ti rivolgono la parola in tedesco ma poi parlano sempre nella tua lingua, non conviene a nessuno parlare un idioma sconosciuto ai clienti dei negozianti, baristi, o commercianti. D’accordo sono in una città mezza tedesca, il mio condominio è in un quartiere italiano per così dire, infatti prima che arrivassero tutti quelli del condominio dove abito io non c’era un tedesco, ora in quaranta appartamenti, gli italiani sono circa dieci.

Tempo fa c’era una festa per carnevale, una piccola orchestra ha suonato per due ore solo canzoni tedesche all’infuri di “Marina“ unica canzone italiana che conoscevano. Per chi mi chiedesse parla anche tu il tedesco, rispondo subito; parlano tutti i dialetti della zona nessuno parla il vero tedesco.

Per fortuna per stare in compagnia non devo fermarmi alle loro feste, ci sono andata per accompagnare una signora in difficoltà a camminare, e visto che ero lì mi sono fermata. Posso dire che è ben triste vedere che i tedeschi non ti offrono un sorriso neppure se sei tu la prima ad offrirlo.

Ora vi scrivo una poesia che mi hanno donato in una casa di riposo, per cercare di farne un racconto per i non più giovani! In tanti la ricorderanno ma di solito si trovano scritti solo i primi 3 /4 versi.

 

Valore di un sorriso

Un  sorriso non costa nulla

E rende molto.

Arricchisce chi lo riceve,

senza impoverire chi lo dona

non dura che un istante,

ma il suo ricordo

è talora eterno.

Nessuno è così ricco

Da non poterne fare a meno.

Nessuno è così povero

Da non poterlo dare.

Crea felicità in casa

È sostegno negli affari

È segno sensibile

Dell’amicizia profonda.

Un sorriso

Dà riposo alla stanchezza;

nello scoraggiamento

rinnova il coraggio

nella tristezza è consolazione;

d’ogni pena

è naturale rimedio.

Ma è bene che non si può

Comprare ne prestare,

ne rubare, poiché esso

ha valore solo nell’istante

in cui si dona

E se poi incontrerete talora

Chi non vi dona

L’atteso sorriso;

siate generosi e date il vostro;

perché nessuno ha tanto

bisogno di un sorriso come chi

non sa darlo ad altri.

Faber

Amici cerchiamo di sorridere e offrire il sorriso se ora il cantare non è più di moda.    Un saluto.

 

   


COMMENTI

  1. il 16 giugno, 2019 lorenzo12.rm dice:

    E’ vero. E’ cambiato tutto, Gabriella. Ricordiamo il passato e lo rimpiangiamo, non solo perché siamo diventati più anziani. Tutto aveva tinte più colorite: sentimenti, amicizie, luoghi. E’ vero però che non dobbiamo rimpiangere niente. Andiamo avanti. E così sia. Ciao a tutte e tutti.

  2. il 16 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Lorenzo io rimpiango il passato non perchè sto diventando anziana, ma perchè tutto è cambiato. Sono vent’anni che mi manca il mio lui, dicono che il tempo fa dimenticare, non è vero. Ciao un saluto

  3. il 16 giugno, 2019 giuseppe3ca dice:

    Hai messo in evidenza l’ennesima dimostrazione Gabriella: quando si aveva poco si era contenti di quel poco e si cantava allegri. Ora, nei tempi del “benessere” quello che abbiamo non ci basta più, si vorrebbe avere quello che non possiamo avere, ci manca sempre qualcosa e questo rende tristi gli animi, nessuno canta più. Come erano belli i tempi andati… Buona Domenica per tutti, ciao.

  4. il 16 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Giuseppe una cosa che ho sempre detto, avevamo forse poco ma eravamo molto più felici, non parlo solo dei bambini ma anche per gli adulti. Ora c’è più denaro anche se tutti dicono che siamo senza, io vedo che gli alberghi sono sempre pieni di villeggianti. Nei centri per fare la spesa bisogna fare code per la cassa. Manca l’allegria e in tanti casi la serenità. Cambio discorso, ti ringrazio della bella coreografia, un saluto e grazie ciao

  5. il 16 giugno, 2019 franco dice:

    Il passato è sempre più bello anche perchè eravamo giovani , o più giovani. Anche io ho sentito quella non celata ostilità dell’altoatesino nei confronti di “noi italiani” , basta non pensarci troppo anche perchè sono loro che si sentono stranieri in casa nostra (che è anche la loro ovviamente !!!) . Per il sorriso sono pienamente d’accordo , dico sempre che la prima cosa che ci deve dare il mattino è “il sorriso dello specchio” , Ma anche la voglia di cantare. Canto sotto la doccia (ovviamente) , canto mentre rifaccio il letto, canto normalmente facendo un lavoro manuale , scandisco i tempi come facevano gli artigiani , ma come facevano i lontani neri d’America nelle piantagioni di cotone. Poi cantare fa bene , ora ci sono gli smartphone, gli Mp3 con le cuffie e tutti si ascolata in silenzio nella confusione della vita.

  6. il 16 giugno, 2019 gabriell2.bz dice:

    Franco dimentichiamo i miei vicini per il momento e sorridiamo. Non canto perchè stonata ma ascolto la musica e se penso a cose belle il sorriso ricompare. Poi se c’è un attimo di tristezza penso ai miei nipoti e nipotoni. Un saluto ciao

  7. il 16 giugno, 2019 sandra.vi dice:

    Hai fatto un bellissimo post GABRIELLLA , nn solo interessante ma sopratutto molto vero. Tralasciando pure il fatto che eravamo giovani ed era facile essere felici e cantare sorridenti, a tutti intorno a noi avevano visi aperti e felici era l’atmosfera che ci circondava che ora nn c’è più. Tante comodità tante facilitazioni , ma col benessere è nato l’egoismo, si è spento il sorriso spontaneo. mi piace la poesia, ti dice tutto , complimenti a GIUSEPPE coreografia a lui un caro saluto , a te un lungo abbraccio

  8. il 16 giugno, 2019 alba morsilli dice:

    luccellino in gabbia canta per amore o per rabbia, la voce era l’unica cosa che la povera gente aveva, io che ho vissuto in quei anni credetemi ci mancava tutto ed non eravamo felici, balle chi dice il contrario,e allora si cantava per non sentire i gorgoglii dello stomaco.

  9. il 17 giugno, 2019 giannina dice:

    Cara Gabriella e molto bello questo post,tutte le persone si accontentavano di quel poco che avevano,teniamo presente che erano giovani c’era molta allegria e voglia di ridere di scherzare,non avevano Internet, e nemmeno tutti questi telefoni che basta parlare mandi il mess.vedi quel che ti piace senza spostarti da casa. e stata la tecnologia cambiare le persone e anche cambiare il mondo,erano tutti contenti uomini e donne piu’ la famiglia era numerosa e piu’ era allegra.Oggi vedi in ogni luogo solo il cell tra le mani dai giovani a meno giovani isolati dal mondo della Tecnologia, come pensano cara Gabry a salutare le persone, quello per loro è tempo perso,questa è la moda ora i tempi sono cambiati anche i contadini non fischiano piu’ devo far funzionare le macchine elettriche per raccogliere il loro raccolto nei campi, mele, uva, di tutto e di piu’, nemmeno il postino arrivera’ cantando perche sono tutti giovani con un lavoro stagionale, le lettere le imbucano per fare presto magari senza guardare il estinatario o indirizzo, anche se sbagliano poco importa.anche le nostre mani sono elettroniche.grazie Gabriella per farci sempre gustare della meravigliosa frutta mele e uva ecc..,forse nei paesi usa ancora questo modo di canticchiare e fisciare ma nelle grandi citta’ vedi tutti alla corsa prendere i mezzi per recarsi al lavoro.Certo che il valore di un sorriso e sempre piacevole riceverlo e donarlo.complimenti per le belle frasi ricevute in regalo per leggere alle persone anziane, da vecchi si diventi bambini ma questa sara’ una ruota che gira per tutti, dobbiamo cercare di rimanere sempre aggiornati perche’ questa è la vita.Complimenti al coreografo Giuseppe sempre bravissimo.Un caro saluto a te Gabriella con un sorriso buona settimana x tutti.ciao

  10. il 17 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Ciao Sandra sono felice che tu la pensi come me, Si era molto più felici e ci si accontentava del poco che si aveva. Ora se non hai tutte le comodità non sei serena. Il sorriso sembra sparito. Un abbraccio ciao

  11. il 17 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Ciao Alba forse sei nata pochi anni prima di me. Io sono nata subito dopo la guerra e credimi un piatto di polenta con il latte o le patate con un pochino di formaggio c’erano. Sono piatti che al giorno d’oggi se gli offrissi farebbero ridere, ma la fame no. Diciamo che abitiamo in regioni tanto diverse, il pesce quando ero piccola lo vedevo solo sui libri di scuola, mentre tu credo che lo potevi avere. Con un sorriso ti saluto ciaio

  12. il 17 giugno, 2019 Gabriella2.bz dice:

    Ciao Gianna ti ringrazio di tutti i comlimenti e per aver capito che veramento tutto è cambiato. La tecnologia è arrivata e ha cambiato tutto in modo impressionante, oltre che per i campi e prati anche nella casa, la pasta non si fa più a mano, il pane per chi lo fa in casa pure, basta schiacciare un pulsante e tutto è fatto. Non si sente più musica perchè tante hanno le cuffie. Ti saluto con un sorriso ciaoo

  13. il 17 giugno, 2019 Gugli. dice:

    Mi manca.
    L’odore del pane
    appena cotto.
    Mi manca .
    Il fischiettio del
    ragazzo che
    portava il giornale.
    Mi manca.
    Il contadino
    che semina.
    Mi manca.
    Il bianco del bucato
    appena steso.
    Mi manca.
    Il gioco dei ragazzi,
    lo zoppino.
    Mi manca.
    vedere un muro
    scrostato, con
    scritto, ti amo.
    Mi manca.
    Il lampione
    di ghisa, con la
    sua luce fioca.
    Mi manca.
    Il poco bastava
    per avere tutto…
    Gu.

  14. il 17 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Ciao Gugli posso dire favolosa? in questa poesia trovo tutto quello che avevamo e non c’è più. In ogni tua rima il mio pensiero corre a quello che fu una volta, il muro scrostato con le scritte d’amore, il lampione con la sua tenue luce, il bucato lasciato ad asciugare all’aperto e l’odore o profumo del pane appena cotto. Tutto era delizioso e forse non lo sapevamo. Un saluto e grazie ciao

  15. il 17 giugno, 2019 paul candiago dice:

    Ognuno di noi ha avuto il suo passato, ognuno di noi ha i suoi ricordi. Sono contento per chi ha un passato che e’ stato una parte bella della loro vita che gli ha dato la realizzazione dei sogni che aveva: come dovrebbe essere per ognuno di noi. Il mio passato e’ stato triste, ma utile per costruirmi un futuro scalando la roccia. No famiglia, no educazione, mentalita’ e cultura statica al passato in un ambiente pastorale e bellissimo per chi se lo poteva godere. Comunque sia vite ed eventi al di la’ di non capire perche’ fu cosi’. Poi le acque si sono calmate e la vita mi ha offerto a possibilita’ di realizzare i miei piccoli sogni per poter arrivare a dire: la vita e’ bella. Cordiali saluti a voi tutti Paul

  16. il 17 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    paul candiago posso cominciare a rispondere dalla fine? Sono felice che la vita le abbia riservato la gioia di avere esaudito i sogni e poter esclamare: la vita è bella. Per il resto diciamo che leggendo i commenti, tutti hanno avuto serenità e dolori. Scalare le rocce si diventa più forti sia di Spirito che di tempra. Ringrazio per il commento, cordiali saluti.

  17. il 17 giugno, 2019 carlina dice:

    Gabriella tuttto quanto hai scritto fa parte dei tuoi ricordi, di una vita che non c’è +, che x alcuni motivi ha dato tanto e x altri nulla, solo fatica, ma cantare nascondeva la fatica. Ora la vita è totalmente cambiata; che dire si stava meglio quando stavamo peggio? Forse no adesso la vita ti da tutto ciò che vuoi ma ha tolto quello che c’era allora e che probabilmente rimpiangi. la gioventù. Un grazie a Giuseppe x le splendide coreografie

  18. il 18 giugno, 2019 Giulio Salvatori dice:

    Brava Gabriella, ha saputo raccontare con precisione una realtà amara. Ma è così ta tutte le parti, da tutti i paesi. Abbiamo perso la genuinità, la semplicità, il gusto , come dici te, di cantare. Gente come Te, che tenta di far rivivere “un mondo scomparso”, merita una grande considerazione.Bisogna ricominciare ad appropriarci del nostro idioma, del nostro dialetto, delle nostre usanze.La tua è una posizione logistica difficile, però, ci sarà pure un associazione ITALIANA. E’ lì che devi portare le Tue Idee, il Tuo sapere. Da noi, tutti gli anni, c’è un -Concorso Dialettale- col proposito di salvare il salvabile. Io, sono fra quelli che : tiro il carro. E vi partecipano molte scuole e, ogni tanto, vengono raccolti i racconti e le poesie che hanno vinto o segnalati. Potrebbe essere una cosa buona. Ci sarà pure un Assessore interessato. Comunque Brava

  19. il 18 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Ciao Carlina, non credo che il cantare nascondesse la fatica, ho fatto l’esempio dei postini, erano allegri e il lavoro e’ uguale. Nei vecchi tempi avevano le biciclette chi aveva tanta strada da fare ora hanno le motorette, non mi dire che questo cambia di molto. No, e’ tutta una filosofia che avevano, prendevano il lavoro con amore perchè lavorare equivaleva a mangiare e vestire i propri figli, o a formarsi una famiglia. Non ho rimpianti di gioventù ma solo per la mia lingua. Un saluto ciao

  20. il 18 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Grazie Giulio del tuo commento dove capisci che non vado cercando la gioventù, tanto quella non torna più e bisogna ringraziare se arriviamo alla terza, quarta stagione della vita. Sono iscritta in un blog di persone Nonese, ossia della Val di Non, così posso parlare e scrivere in dialetto. Concorsi dialettali per gli Italiani non ne ho mai sentiti, ci sono quelli per poesie, ma sono troppo piccola per partecipare con i miei scritti. Tu vivi in una regione Italiana, io un una città molto più tedesca di Bolzano. Persino per far ginnastica hanno separato le italiane dalle tedesche! Provo però a parlare con l’Assessore che è molto gentile. Un saluto e grazie ciao

  21. il 18 giugno, 2019 Giulio Salvatori dice:

    Graziella, quello che scrivi è “grave”. se nelle palestre di ginnastica dividono le italiane dalle tedesche, è semplicemente VERGOGNOSO. E pensare che si parla di Europa Unita, quando in una cittadella ci sono queste divisioni. Diranno anche la Messa in tedesco? Accetta questo mio commento come un richiamo a quei valori di UN VIVERE CIVILE , IN COMUNIONE E NON IN DIVISIONE. Porta pure il mio commento al Sindaco, ai preti, a chi vuoi. Che si dedicano alla storia, ai Valori . Speriamo che LA SCUOLA sia superiore a queste divisioni. Perdonami Gabriella, ma da maledetto toscano, non potevo stare zitto .

  22. il 19 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Giulio come ti ho detto ci sono i giorni per i tedeschi e i giorni per le italiane, in chiesa la messa la fanno una in tedesco e una in italiano, la scuola che abbiamo nel rione è molto grande, da una parte entrano i tedeschi dall’altra gli italiani e devo dire che quella aveva scandalizzato un pò tutti. Il cortile non è separato ma i ragazzi dovevano stare ben divisi, ora se sono ancora tanto divisi non lo so, perchè ci sono tutti gli stati dell’Africa! l’Albania e altri. Il sindaco dei VERDI ha fatto vedere che lui è un uomo di mondo, un giorno si è messo a pulire le scarpe a tutti i neri che passavano, poi quando è il momento di unire e non separare la gente non c’è mai. Ecco un piccolo riassunto, ma tempo fa avevo scritto un racconto. Scusa la dimenticanza, le scuole se sai il tedesco le puoi frequentare altrimenti fai le italiane e viceversa, questa regola per tutte le scuole, comprese le Alberghiere scuole rinomate perchè ne sono usciti tanti cuochi che ora sono chef in giro per il mondo. Ecco finisco con un saluto ciao

  23. il 19 giugno, 2019 franco dice:

    Ho letto il piacevolissimo e saggio scambio di idee tra Gabriella e Giulio , è chiaro che Merano è un pò un caso a parte (Mairania comprensorio della Bavaria, sempre sotto i conti del Tirolo , poi asburgica fino al 1918), è difficile quindi poterne fare un ritratto solo italiano. Diversa è la situazione della Lunigiana o della mia piatta terra modenese. Abbiamo un dialetto che si parlava prima dell’italiano che ha radici in ogni cosa che ci circonda. Sono assolutamente per mantenere questi nostri idiomi dialettali (leggo e scrivo correttamente il dialetto modenese). Vorrei precisare che a 18 km da Modena , a Carpi o a Sassuolo ,il dialetto è già diverso, voglio dire che è insito nelle pietre delle nostra cattedrale nelle strade , entro le vecchie cerchie mmurarie, se esistono ancora. Il futuro però è diverso!!! Di modenesi DOC ce ne saranno a metterla bene un 20% (cioè che sanno un pò di dialetto) , ma è il mondo nuovo ,l’allargamento degli scambi, i nuovi arrivati dal nord , dal sud e da altre terre. Allora noi che abbiamo ancora la memoria, conserviamola gelosamente come si conserva un cimelio antico, leggiamola , ma soprattutto scriviamola , lasciamo testimonianza ,perchè è un valore che non deve perdersi.

  24. il 19 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Franco che cosa posso conservare? i dialetti della val Venosta, Passiria, Pusteria, ecc. che tanti meranesi non si capiscono tra loro!! Io posso ricordare e scrivere il mio amato dialetto. Un saluto ciao

  25. il 19 giugno, 2019 paul candiago dice:

    Un modo personale di vedere i “codici” linguistici. Napoleone introdusse in Europa il sistema metrico che e’ decimale. La sua “bonta’” ed utilita’ fu capita cosi’ importante e profittevole che tutto il Mondo lo usa. Un parallelo puo’ essere fatta con le lingue e dialetti. Un “codice” unico per tutto il Mondo e cosi’ si evita il gioco dell’Oca. (…e fu cosi’ che a Babele si confusero le lingue…) Uscire dal proprio Dominio e trovarsi sordi e muti e ciechi non penso piacia a nessuno. Cordiali saluti a tutti,Paul

  26. il 19 giugno, 2019 franco dice:

    Scrivi in dialetto, fai un articolo nelle belle parlate dolomitiche in “bosco” abbiamo la fortuna che ciò che scriviamo rimane nel web quindi qualcuno presto o tardi lo leggerà, rimane come documento. Vèdèt bèla fiòla, la memoria an nè brìsa comè un lebèr cal resta e cal le pòl sfùglièr e lèzer anche un cal nasàrà fra zeint’an….”verba volant” allora scrèv!!!! (se non riuscite a capire tradurrò) è ovviamente stata una provocazione.

  27. il 19 giugno, 2019 sandra.vi dice:

    HO LETTO i commenti di GIULIO E DI GABRIELLA,veramente interessanti ,solo che mi rendo perfettamente conto come la p0sizione di GABRIELLA sia tutt’altro che invidiabile visto che la difficilmente chi parla tedesco accetterà facilmente di parlare italiano.MI adeguo al commento i FRANCO anche noi veri MILANESI siamo rimasti pochisssimi cerchianmo di conservare nn solo il vero dialetto ,ma usi e costumi ne circolo “MENEGHINO” perchè anche a MILANO sono arrivati da tutti le parti e se esci pochi km ecco i vari dialetti COMASCHI,VARESOTTI BRIANZOLI,tutti milanesi niente del meneghino ,un caro saluto

  28. il 19 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Sarebbe un idea Franco scrivere i post nei vari dialetti, c’è da dire che in val di Non i dialetti sono molti, io sono nata a Cles e posso dire con convinzione di causa che è il più semplice.
    Sarros n’idea Franco scriver i nossi penseri en tel dialet,ghe da dir che en val de Non i dialetti nonesi ie tanti e mi che son nata a Cles podi dir che el me’ le el pù fazil. A prest con en poc de roba en ten bon nones. Te saludi ciao

  29. il 19 giugno, 2019 gabriella2.bz dice:

    Ciao Sandra, hai detto giusto, sebbene sappiano quasi tutti l’italiano, i tedeschi stentano a parlarlo. Non si ricordano che siamo in Italia e che anche se vige il bilinguismo, il tedesco è solo la seconda lingua. Per tutte le altre regioni ci saranno senza dubbio dialetti difficili ma sempre italiano è. Un saluto ciao

  30. il 19 giugno, 2019 franco dice:

    Si legge… si legge , con piacere …è come entrare nel cuore di un villaggio e ascoltr “i Vècì o i Vèc'” …è bellissimo!!!! Forse sarebbe bello riportare storie note , leggende dove c’è qualche parola in dialetto, che ti fa essere parte di ogni luogo….meglio che viaggare

  31. il 19 giugno, 2019 sandra.vi dice:

    io sono f’accordo con FRANCO ,raccogimo storie,leggende ,con parole dialettali ,riportiamole in vita,credo che le faremo leggere con piacere ,un saluto

  32. il 20 giugno, 2019 giuseppe3ca dice:

    Anche le mondine cantavano pur facendo un lavoro faticoso, ecco uno stralcio:
    SCIUR PADRUN DA LI BELI BRAGHI BIANCHI

    Sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi fora li palanchi
    sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi ch’anduma a cà.

    A scüsa sciur padrun
    sa l’èm fat tribülèr
    i era li prèmi volti
    i era li prèmi volti
    a scüsa sciur padrun
    sa l’èm fat tribülèr
    i era li prèmi volti
    ca ‘n saiévum cuma fèr.

    Sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi, fora li palanchi
    sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi ch’anduma a cà.

    Al nostar sciur padrun
    l’è bon come ‘l bon pan
    da stér insëma a l’érsën
    da stér insëma a l’érsën
    al noster sciur padrun
    l’è bon com’è ‘l bon pan
    da stér insëma a l’érsën
    al dis – Fé andèr cal man –

    Sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi fora li palanchi
    sciur padrun da li béli braghi bianchi
    fora li palanchi ch’anduma a cà.


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