UN NATALE DEI TEMPI POVERI
Scritto da Giuseppe il 26 Dicembre 2019 | 18 commenti- commenta anche tu!
UN NATALE DEI TEMPI POVERI
Erano gli anni post-bellici e l’Italia, ancora alle prese con le tessere annonarie per il razionamento dei generi di prima necessità, faticava a riemergere.
Con grande operosità gli italiani si davano da fare per risollevarsi dalle distruzioni di una rovinosa seconda Guerra Mondiale.
L’era del consumismo era ancora lontana ma, seppure in una Italia di miseria, cominciavano ad emergere le disparità sociali. Piccole cose ma che facevano la differenza tra chi poteva e chi no.
Si avvicinava il Natale e in tutte le case fervevano i preparativi per le Feste. Nella casa di Pino non c’era niente di tutto. Con le poche lire guadagnate facendo piccole commissioni per qualche famiglia più abbiente del vicinato, Pino era riuscito a procurarsi le statuine per un mini presepe: Il Bambinello, la Madonna, San Giuseppe, il bue e l’asinello, un pastorello e due pecorelle di gesso dipinto.
La capanna l’aveva costruita lui stesso assemblando del cartone con alcune assicelle di legno recuperate e risparmiate dal finire al fuoco del caminetto. Vedeva che le sorelline erano contente per quanto aveva fatto ma mancava qualcosa: l’albero di Natale.
Sapevano che nelle case delle compagne di classe e della amichette del vicinato si sarebbe allestito anche l’alberello con tanti addobbi colorati e questo loro non potevano averlo e si notava un velo di tristezza nei loro visi per questa mancanza.
Pino, appena adolescente, aveva deciso di soddisfare anche questo desiderio delle sorelline più piccole… ma come? Non avevano né l’albero, né tutto il necessario per gli addobbi. Per prima cosa serviva almeno un tronco d’albero, per il resto ci avrebbe pensato dopo. Nella mattinata il ragazzino aveva notato il passaggio di persone che trasportavano, portandoli sulle spalle o su una bicicletta condotta a mano, dei bei tronchi di pino, sicuramente depredati nella vicina pineta alla periferia della città e chiaramente destinati ad allestire un albero di Natale.
Pino non perse tempo, subito dopo pranzo si reca nel vicino colle di San Michele, ricco di alberi di pino, con la speranza di poter recuperare quanto serviva. Non aveva né scaletta, né segaccio e gli alberi erano alti per lui. Ma, si sa, la fortuna aiuta gli audaci. Ecco un robusto tronco pendente da un alberello non troppo alto. Era evidente che avevano già iniziato a segarlo ma poi avevano desistito, lavoro abbandonato a metà, probabilmente per la scelta di un tronco migliore.
Pino si arrampica su quel tronco ancora attaccato all’albero e lo tira giù, impiegando il suo peso e tutte le sue forze, facendolo dondolare fino a riuscire a staccarlo, cadendo insieme al tronco e sbattendo violentemente il fondo schiena sulla dura terra.
Si rialza e torna a casa indolenzito ma con il suo trofeo riscuotendo l’applauso delle sue sorelline alle quali non disse niente dell’inconveniente e della sua parte dolorante. Comunque anche loro avevano qualcosa che poteva fungere da albero di Natale.
C’era il problema di come allestirlo mancavano gli addobbi ma non la fantasia.
Erano ormai alla vigilia e sistemarono quel tronco, un po’ sbilenco, in un angolo, legandolo in modo che non cadesse. Ci appesero tre arance, qualche mandarino e alcune strisce di carta colorata e già poteva cominciare ad assomigliare all’albero della festa, ma non era ancora sufficiente.
Al resto ci pensò Babbo Natale con i doni portati nella notte: un po’ di caramelle, pochi gianduiotti e qualche cioccolatino.
L’addobbo dell’albero fu completato inserendo tra i vari ramoscelli anche caramelle e cioccolatini. Ma come si fa a trattenere i bambini dal mangiare quei succulenti doni appena ricevuti? Non ne ricevevano tutti i giorni e allora Pino consigliò alle sorelline di mangiare pure qualche caramella e cioccolatino ma senza buttare la carta e la stagnola che li conteneva. Queste, abilmente riavvolte con una pallottolina di carta all’interno, venivano riappese nell’albero che continuava a fare la sua bella e colorita figura.
Al rientro a scuola le piccole avrebbero potuto raccontare che anche esse avevano avuto il loro albero di Natale, senza bisogno di dire che questo non aveva le scintillanti palline di vetro colorato ma solo un variopinto miscuglio di carta e stagnola abilmente mimetizzato negli aghi verdi di quel tronco di pinus sylvestris.




