Archive for luglio 18th, 2020

LA BAITA di Gabriella.bz

   

LA BAITA

È UNA BAITA COSTRUITA INTORNO AL 1960

Un tavolo di legno vecchio grosso e un pò sciupato, la prima cosa che noto entrando nella vecchia baita. Il mio cuore ricorda tutto, anche le sedie e la panca come si usa da noi sono coperte da cuscini per essere più comode e forse per nascondere che sono rovinate. La struttura della baita è l’unica a non essere rovinata anche se vecchia, era stata fabbricata con mattoni e cemento, ci sono due sole finestre, ma grandi e sufficienti per far entrare l’aria salubre del monte. Nell’antiquata vetrina i bicchieri sono puliti, come i piatti, e nel cassetto le posate in ordine.

Nello scompartimento sotto la vetrina ci sono le pentole, nella piccola credenza non ci sono quasi viveri come al solito, chi sale in baita si porta i viveri necessari per non lasciarli ammuffire. Mi giro e vedo che ci sono dei cambiamenti, qualche famigliare ha comprato una grande cornice e dentro ha postato le foto dei nostri morti, hanno fatto un buon lavoro ed in mezzo, per alleggerire l’immagine, hanno messo dei fiori secchi.

Era un paio d’ anni che non ci venivo, ma a piedi è lunga per me, ed in macchina, bisognava trovare chi era disposto a salire solo per andare a rivedere la vecchia baita con i suoi cimeli. La chiave ogni figlio di mia nonna ne aveva una.

Ormai i figli non ci sono più, c’eravamo noi nipoti, ma la baita era poco apprezzata, pensando che più della metà dei nipoti abita nel paese ai piedi del monte dove c’è la baita, quasi tutti preferiscono il mare, siamo rimasti in pochi ad andare a vedere se c’è ancora. Io non vivo nel mio vecchio paese da più di cinquant’anni ma ci vado volentieri a rivedere i posti della mia infanzia, solo che i miei figli più di un paio di giorni non mi lasciano, è lontana dal paese.

Posso dire che per tutta l’estate nella baita vicina alla nostra ci vivono degli amici, fanno cambio una famiglia con l’altra, dove potrei trovare aiuto. Oggi mi son portata oltre al cibo, una tovaglia e un piatto in peltro da appoggiare un paio di candele, ed un vaso. Voglio lasciare un ricordo dei miei pochi giorni di vacanza. Dopo aver pulito, mi sono avviata per il bosco in cerca di fiori, ce ne sono tanti, ma parecchi non si possono raccogliere.

Camminando verso l’alto, trovo le trincee dei soldati della guerra Astro Ungarica, sono dei grossi e lunghi fossati ora coperti di erba alta e ai lati le grosse buche dove mettevano le mitragliatrici.

Nei tempi passati i nonni ci raccontavano le storie, Il papà lasciava che ricordassero loro di quello che era successo. Mentre guardavo le trincee rievocavo il passato e guardavo tutta quell’erba alta. E’ ora di andare a raccogliere i fiori, ne ho trovati pochi, ho invece trovato parecchi funghi, domani li cucinerò.., prendo il vaso e infilo i fiori, stonano in un bel vaso, allora trovo un recipiente che mi affascina, ai vecchi tempi si usava per contenere il latte, metto dentro i fiori, ottimo sono pochi  ma fanno una bella figura. Ormai è quasi sera, mi faccio una leggera cena, sono stanca ho fatto una lunga passeggiata per andare a rivedere le trincee. Buonanotte a tutti per questa sera.

   

Buongiorno, che magnifica giornata, c’è il sole e voglio offrire il caffè alla famiglia che conosco, chiamo e subito risponde Laura, mi avvisa di andare da loro, ok dico va benissimo. Vado da loro a bere il caffè, si gusta di più in compagnia, a parte che tutti i profumi in montagna hanno un aroma più intenso.

Avviso Laura che ieri ho trovato parecchi funghi, se lei fa la polenta io faccio i funghi e con un po’ di formaggio il pranzo è pronto. Avevo portato con me il formaggio e tanto altro non la farina da polenta. Ci siamo lasciate per fare i nostri lavori, poi io volevo andare a vedere se c’era ancora il lago. Mi sono avviata e piano piano sono arrivata, una meraviglia anche se di anno in anno il lago è meno profondo, ma non nevica, non ci sono più ghiacciai, l’acqua è sempre meno. Mi siedo ricordando quando la nonna doveva gridare perché non andassimo a fare il bagno, lei non sapeva nuotare ed aveva paura per tutti noi. Ho fatto il conto dei nipoti sono ventitré, certo non andavamo tutti assieme in montagna, più di nove la notte non si poteva stare.

L’occhio mi scappa sotto un pino, ci sono ciclamini, non credo possibile, ma forse l’umido del lago ed il sole caldo, hanno compiuto il miracolo. Ne prendo pochi per Laura, e mi avvio, mentre scendo mi metto a cantare, certo che se mi sentisse qualcuno scaperebbe da come sono stonata. Dopo aver mangiato nella baita di Laura andiamo a fare un’ultima passeggiata per me, prima di notte mi vengono a prendere. Parliamo di quando le vecchie famiglie si riunivano a fare “filò” e cantare, quelli erano tempi! Il sole è ancora alto quando vedo arrivare l’automobile, guardo che tutto sia in ordine, poi scrivo un biglietto. “Sono stata l’ultima parente ad entrare nella baita, ringrazio chi si è ricordato dei nostri cari, vi abbraccio anche se non so chi arriverà per primo, che ne dite di lasciare il nome?” Gabriella

Sono finiti i miei due giorni in montagna, un saluto a voi amici del Bosco.

 

 
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