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PAZZI AMORI [autore anonimo]

             

PAZZI AMORI

 

Piero era quello che solitamente veniva definito “Un bel ragazzo”

Dal carattere timido o meglio, sarebbe più appropriato dire timorato per effetto della rigida educazione moralistica ecclesiale, ricevuta in famiglia a quei tempi. Lui era nella ferma convinzione che un uomo e una donna potevano fare l’amore solo dopo essersi sposati.

   

Completati gli studi fino al diploma e trovato un buon lavoro, Piero era convolato a nozze con una ragazzina appartenente ad una famiglia amica. Sembrava che fosse un matrimonio combinato più per volontà dei parenti, che li vedevano bene insieme, anziché per vera attrazione fisica degli interessati che pure c’era, ma non aveva quell’impulso travolgente che scaturisce improvviso e impetuoso quando scoppia l’amore tra due giovani.

La moglie Giulia, una ragazzina cresciuta in fretta e diventata donna troppo presto, si era dimostrata immatura, ovvero non aveva acquisito quelle nozioni necessarie per affrontare la vita e gestire una famiglia. Alla maggior parte delle cose suppliva e accudiva il buon Piero il quale pensava che tutto ciò fosse nella normalità delle cose in un matrimonio e forse era pure vero, non si sa, ma si erano adattati così.

Nei primi anni dell’unione nacquero a distanza di pochi anni  l’uno dall’altro due splendidi bambini. La moglie aveva preso subito l’abitudine di dedicarsi prevalentemente ai figli e si occupava meno di Piero come marito, ma egli era convinto che anche questo facesse parte del comportamento delle coppie sposate e, in onore alla fedeltà matrimoniale, non avrebbe mai cercato distrazioni extraconiugali. Sebbene, nell’ambiente del lavoro, gli fossero capitate alcune occasioni, aveva lasciato cadere la cosa, fingendo di non aver capito le avance, prima di una collega, poi di un’altra, le quali  avevano palesato più o meno apertamente la loro emancipazione e libertà sessuale.

I figli erano cresciuti e dimostravano di darsi da fare con le ragazze ma pare non avessero intenzioni di sposarsi e dare al Piero dei nipotini per renderlo nonno. A Piero stava bene anche così, tranquillo e sereno, lasciava che le cose andassero per il loro verso, senza forzature esterne.

Giulia aveva un’amica, Carla, vedova già da molti anni ma che ora conviveva con Berto, vedovo anche lui e quindi stavano insieme giusto per tenersi compagnia e non sentirsi soli. Entrambi commettevano l’errore di elogiare troppo spesso le qualità dei precedenti rispettivi consorti, lei del marito e lui della moglie che erano state certamente delle persone meravigliose tanto da aver lasciato in ciascuno forti nostalgie, ma questo fatto creava qualche malumore e impediva ad entrambi di consolidare la convivenza nella giusta sintonia di coppia.

Carla aveva una figlia, Lidia, che lavorava nel campo artistico teatrale e che pertanto era prevalentemente impegnata lontano da casa, in giro per l’Italia e l’Europa con la sua compagnia. Negli spazi liberi veniva saltuariamente a trovare la mamma e si tratteneva alcuni giorni, poi ripartiva.

   

Piero e Berto, buontemponi, erano impegnati insieme nel campo del volontariato, avevano legato bene tra loro e stavano allegramente in compagnia. Avevano preso l’abitudine di ritrovarsi la Domenica con le rispettive compagne, per andare tutti insieme a pranzo in qualche ristorante locale. Quando era in sede, anche Lidia partecipava a queste riunioni conviviali. Questa aveva preso in simpatia Piero per cui era solita chiedergli di accompagnarla o venire a prenderla in aeroporto quando lei partiva o arrivava.

Piero era contento di questa scelta di Lidia e si era pure reso conto che negli abbracci di commiato da parte di questa ragazza c’era qualcosa di più di un semplice saluto. Da persona buona, e forse anche per un pò di ingenuità, aveva sempre pensato che Lidia sentiva la mancanza dell’affetto paterno avendo perduto il papà quando era ancora bambina e per di più entrava spesso in polemica con Berto per i contrasti con la madre.

In occasione di uno di questi pranzi festivi in un ristorante tipico locale, mentre erano intenti a consumare la prima portata appena servita in tavola, un delizioso piatto di fumanti spaghetti con le vongole, Piero notò che Lidia, seduta di tre quarti di fronte a lui, lo stava osservando in un modo che gli sembrò un po’ strano e, in cuor suo, si era chiesto perché?

Terminato il suo piatto di spaghetti, Lidia si alzò dalla sedia, si rivolse ai commensali e disse: “Scusate, mi è successa una cosa e devo andare a casa a cambiarmi, Piero, ti prego, accompagnami” La cosa sembrava obbligata, non c’era altra soluzione, erano venuti con una sola auto, appunto quella di Piero che era bella spaziosa. Piero si alzò, disse agli altri: “Voi continuate, non fermatevi, noi riprendiamo al ritorno, facciamo presto” Lidia e Piero si avviarono, la casa non era distante, poco più di cinque minuti e sarebbero arrivati. Durante il tragitto Lidia non disse niente ma giunti al portone di casa, prima di scendere dall’auto, si rivolse a Piero dicendo: “Sali!” Pierò non capì quell’ordine quasi perentorio, pensava che fosse una cosa breve, ma rispose, cerco un buco per l’auto e ti raggiungo. Trovato un parcheggio Piero salì al secondo piano, trovò la porta appena socchiusa, entrò e la chiuse dietro di sé. Allo scatto del cricchetto sentì la voce di Lidia che diceva “Vieni” La raggiunse, era in doccia, e lei disse: “Passami l’accappatoio” Piero rimase turbato nel vedere quel corpo nudo da Venere dell'Olimpo, come l’aveva tante volte pensata quando ossevava Lidia immaginadola sotto gli abiti sempre eleganti che lei era solita portare.

 

Sentì tutti i muscoli del suo corpo inturgidirsi ed ha avuto persino l’impressione che gli si fossero drizzati pure i capelli sulla testa. Lidia era di spalle, Piero prese l’accappatoio appeso al muro e quasi istintivamente, nell’avvicinarsi, appoggiò le labbra tra il collo e la spalla destra di lei e le diede un bacio. Lei voltandosi disse: “Che fai?”. Piero stava per rispondere “E tu cosa ti sei inventata?” ma quella frase non fece in tempo ad uscire dalla sua gola… i loro sguardi si erano incrociati e si erano capiti senza bisogno di parole.

I due corpi si sono ritrovati abbracciati l’uno all’altra in uno stretto scambio di baci caldi come fosse lo sfogo di un amore da troppo tempo represso.

 

Sei passi separavano il bagno dalla stanza da letto della madre di Lidia, questa prese la mano di Piero e lo trascinò su quel lettone. Lidia, già nuda, si distese e Pierò si spogliò e, in un attimo, si sono ritrovati avvinghiati in un amplesso amoroso che Piero non aveva forse mai provato ma era certo che gli avrebbe lasciato un ricordo indimenticabile. Era durato appena pochi minuti ma al buon Piero era sembrato un tempo interminabile e alla fine si sentiva contento ed appagato da questa inaspettata donazione di una donna giovane e meravigliosa come Lidia.

 

Fu proprio lei a scuoterlo dai suoi vaporosi pensieri, dicendo: “Su, rivestiamoci e andiamo, ci stanno aspettando”

Piero, controllò se la sua maglietta si fosse asciugata perché si era bagnata nel primo abbraccio con il corpo di Lidia che usciva dalla doccia. Nel guardare il letto disfatto disse: “Non lo mettiamo a posto?” al che Lidia rispose: “Dai, non perdiamo tempo, tanto mamma ha capito tutto e sono convinta che lei si sarebbe voluta al mio posto e avrebbe fatto la stessa cosa.”

Piero era frastornato e confuso ed ancora di più convinto che non avrebbe mai capito le donne. Pensava fermamente, ancora più di prima, che l’amore è veramente qualcosa da pazzi.

Nel tragitto di ritorno in auto, Piero chiese a Lidia: -“Perché lo hai fatto?”

“Sono donna, rispose Lidia, e la sensibilità femminile mi ha fatto capire che tra te e Giulia qualcosa non funziona come dovrebbe essere tra marito e moglie.” - “Anche mamma lo ha notato, si è intenerita nei tuoi confronti e ti vuole anche lei un po’ di bene, pensa che mi ha detto che quando le darò un nipotino, vorrebbe che somigliasse a te.”

Quest’ultima frase creò ancora più scompiglio nella mente già abbastanza confusa del povero Piero, facendogli sorgere il sospetto che queste due donne, madre e figlia, forse avevano pensato di combinargli un bel pasticcio: Se fosse stato così, il guaio ormai sembrava fatto.

Arrivarono al tavolo del ristorante quando gli altri erano ormai a fine pranzo, Lidia gioiosa e sorridente chiese agli altri cosa avevano mangiato e ordinò per lei una costata di manzo arrosto e un’insalata, Piero che appariva con il viso un po’ impensierito, disse che non voleva più niente. - “Cos’hai?” gli chiese Berto, “Niente”, rispose Piero, “è che se interrompo il pasto, poi non riesco più a mangiare”

“Scusami, è colpa mia” intervenne Lidia, “Prendi almeno un dessert” e rivolgendosi agli altri chiese: “Cosa avete preso voi” Rispose Carla dicendo: "C’è la torta della nonna che è buonissima". Lidia, accostandosi verso Piero, disse: “Ecco, prendi almeno una fettina di torta, la chiedo anche per me, poi prendiamo insieme il caffè”. Giulia era lì che assisteva a questa tenera scenetta e avrebbe voluto avere in mano una padella per darla in testa a tutt’è due, ma in quel momento non aveva la padella.

Nelle notti successive iniziò l’insonnia di Piero che aveva un'idea fissa: pensava, preoccupato, cosa poteva succedere ancora con questi chiari di luna di donne strane e imprevedibili come Lidia e Carla.

 

La storia mi è stata raccontata fino a questo punto e non mi è dato sapere quali possano essere stati gli sviluppi successivi, ma visto come si erano messe le cose penso sicuramente che ci sia stato un seguito: quale?

Cari lettrici e lettori lascio alla vostra fantasia immaginare come può essere andata avanti questa vicenda di improvvisati intrecci amorosi… ci sarà pure stata una conclusione, ma raccontatela voi.

Come pensate che possa essersi sviluppata la seconda parte della vicenda?

per

 

ERNESTO CORTAZAR - Ay amor ya no me quieras tanto

     

   
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