Scritto da Giuseppe il 15 Novembre 2025 |
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LA CADUTA DEL GIGANTE
Una piccola area incolta locata tra i caseggiati del rione. Dicono che sia destinata al verde pubblico ma passano gli anni e tutto resta immutato, niente alberi, nessuna panchina, niente giochi per i bambini, terra brulla. Erbacce, qualche cespuglio di oleandro, due palme e un piccolo cactus nato spontaneo e cresce solitario, ignorato da tutti e non curato, ma lui indomito continua a progredire con la poca acqua che assorbe dalla terra, sempre generosa con tutte le vegetazioni che si affidano a lei.

Passano gli anni e anche il cactus fiorisce. Innalza il suo stelo, uno, due, tre metri e via sempre più in alto, fino a superare forse anche dieci metri. È orgoglioso di questa cima alta e dei suoi peduncoli sui quali si aprono i fiori di un bel colore giallo, piacevoli a vedersi.
Il cactus non ha radici profonde, gli basta poco ed è abbarbicato alla terrà con poche radici superficiali. Ha difficoltà reggere questo stelo che risulta pesante per le sue dimensioni di piccolo cactus. Il forte vento di maestrale fa la sua parte, con le sue impietose folate inizia a strattonare questo stelo troppo alto.
Il fiore cerca di resistere ma alla fine e costretto a cedere alla violenza e, poco per volta, inizia ad inclinarsi.
Ogni mattina, al risveglio, mi affaccio alla finestra per guardare questo stelo, e chiaro che non resisterà a lungo, ormai è destinato a finire disteso per terra.
Così è stato, povero cactus, tu hai fatto la tua parte, nessuno si è curato di te, chissà quando raccoglieranno i tuoi miseri resti, forse ti lasceranno a marcire, lì per terra, a subire l'impietoso degrado delle intemperie in attesa l’area venga abbellita e diventi veramente verde pubblico disponibile a beneficio dei bambini che intanto, nell’attesa, diventano adulti.
Ciao piccolo cactus, tu hai fatto la tua parte.