LE ILLUSIONI ITALICHE
Scritto da Scoiattolina il 19 Luglio 2010 | 19 commenti- commenta anche tu!
OGGI NEL BOSCO NASCE UNA NUOVA RUBRICA
" DISCUTIAMONE RIFLETTIAMO DI POLITICA ED ECONOMIA "
SE VOLETE POTETE PARTICAPRE MANDANDO ARTICOLI O ANIMANDO UNA SANA DISCUSSIONE , LORENZO E' IL RESPONSABILE E SPERIAMO CHE QUESTA NUOVA RUBRICA SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.
LA REDAZIONE DEL BOSCO
LE ILLUSIONI ITALICHE
E’ un libro di Luca Ricolfi (Mondadori), di cui riprendo un capitolo.
Possiamo discuterne, riflettendo.
Il quesito di Ricolfi è questo: Fra destra e sinistra, in Italia, chi difende i più deboli?
Ecco testualmente ciò che scrive.
“Una volta, in famiglia, avevamo un gatto. Una sera mio figlio, che allora aveva tre anni, vedendo il gatto muoversi elegantemente sul tappeto di casa, ci pose la seguente questione: “Ma lui lo saprà di essere un gatto?”
Non ho mai saputo rispondere a quella domanda. Non so, infatti, che cosa significhi “sapere di essere un gatto” né riesco ad immaginare un qualsiasi procedimento logico-scientifico capace di appurare la verità.
Lo stesso spaesamento che provai allora me l’ha fatto provare, nei giorni dopo la vittoria di Gianni Alemanno a Roma, la lettura del
quotidiano la Repubblica. Qui ho trovato la seguente definizione degli elettorati di destra e di sinistra: “E’ di destra chi vota avendo per guida i propri interessi, di sinistra chi vota pensando all’interesse collettivo” (Michele Serra). Un esempio perfetto di credenza metafisica, ossia di quel tipo di affermazioni che –non potendo essere confermate né falsificate –facevano andare in bestia il filosofo della scienza Karl Popper.
Per controllare la verità della credenza di Serra, infatti, dovremmo poter conoscere:
- qual è l’interesse collettivo (i migliori cervelli del ‘900, compreso Kenneth Arrow, si sono arresi di fronte al problema);
- in che cosa consistono gli interessi di ogni individuo (ammesso che esistano, che lui li conosca, e che qualcuno li possa accertare);
- che cosa effettivamente farebbero i politici dei due schieramenti, una volta al governo, e quale impatto le loro decisioni avrebbero sulle nostre vite (questioni che vanno ben oltre le capacità dei migliori analisti e futurologi).
- Quel che possiamo fare, invece, è rispondere a una domanda assai meno ambiziosa: quali sono i gruppi sociali meno propensi a votare a destra (e quindi più inclini a votare PD e IDV)) e quali sono quelli più propensi a votare a destra (e quindi a scegliere PDL e Lega)? La risposta, basata su una indagine nazionale condotta dall’Osservatorio del Nord Ovest nel 2008, è che PD e IDV attirano laureati e diplomati, pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori con contratto a tempo indeterminato, mentre PDL e Lega attirano lavoratori autonomi, precari, disoccupati, giovani lavoratori, casalinghe.
Tendenzialmente, il PD rappresenta la società delle garanzie, ossia l’insieme dei soggetti che già possono contare su varie forme di tutela, e sono quindi primariamente interessati a non perderle. Il PDL, invece, rappresenta la società del rischio, ossia l’insieme dei soggetti più deboli o più esposti alle incertezze del mercato, per lo più dimenticati dalle organizzazioni sindacali. A quanto pare, dopo un biennio (quello dell’ultimo governo Prodi) in cui tutte le attenzioni della politica governativa si sono rivolte ai già garantiti, gli esclusi e i non garantiti hanno visto nel PDL un’occasione di riscossa. Se questa ricostruzione empirica del voto ha qualche fondamento, la credenza che il voto a sinistra sia disinteressato e quello a destra sia autointeressato si trova improvvisamente di fronte un fatto imbarazzante: i segmenti più deboli della società italiana preferiscono la destra, quelli più tutelati preferiscono la sinistra. Conclusione logica: se il voto a destra si fonda sugli interessi, e i deboli votano a destra, vuol dire che –secondo loro –la sinistra ha smesso di tutelarli. Domanda finale: e se avessero ragione?”.
Questo il ragionamento di Ricolfi . Io aggiungerei un’altra domanda. E se, oltre a questo, la sinistra proponesse
argomenti o soluzioni assolutamente irrealizzabili, fondati su interventi pubblici a tutto spiano, che, in una situazione di crisi mondiale, avrebbe il risultato di fare “esplodere” i conti pubblici? E se tutte queste richieste venissero fondate su un piano, diciamo, “morale”, del tipo non è giusto che lo stato sia insensibile, ecc. , invece che su un piano di fattibilità? Ve le ricordate tutte le polemiche sui diritti dei bambini che devono, tutti per carità, avere servizi extra scolastici anche se non se li possono pagare? Parliamo naturalmente di servizi extra scolastici. Pensate se, sull’onda di quanto affermano le “anime belle”, tali interventi “aggratis” si propagassero a macchia d’olio.
Mah.
Lorenzo.rm


Io, attraverso uno stralcio del libro di Ricolfi, ho tirato un sasso nello stagno. Mi sembra infatti che su molti argomenti si dia tutto per scontato. E rientra in questi anche l’annoso problema della discriminante destra-sinistra. Vediamo se e come si sviluppa un dibattito/dialogo. A voi la parola.
Anzitutto, grazie alla Redazione per aver ideato questa ulteriore accattivante rubrica.
Anche a te, Lorenzo, per averci proposto dei quesiti così calzanti, che sicuramente susciteranno molte riflessioni.
Le affermazioni di Ricolfi lasciano veramente perplessi: se così fosse, infatti, tutte le teorie passate, a proposito del benessere sociale, andrebbero in profonda crisi.
Sarei lieta di leggere le varie impressioni e partecipare a un dibattito sull’argomento di estremo interesse.
Per destra e sinistra caduto il tempo delle ideologie sono venute a nudo le difficoltà di rinnovarsi. Ormai destra e sinistra sono solo due indicazioni per dividere l’opinione pubblica. Personalmente conosco molti elettori del centro destra e del centro sinistra, con diverso titolo di studio, tutt’altro che plagiati o indottrinati. Spesso non votano per il meglio ma per il meno peggio il voto in Italia più che a favore di qualcuno è contro qualcuno, rimane difficile trovare chi effettivamente abbia la volontà di risolvere i problemi reali. Un saluto
Vedi, Giovanna, a parte i complimenti, di cui comunque ti ringrazio, mi premerebbe soprattutto sgomberare il campo dal luoghi comini. Uno è quello destra/sinistra. C’è chi è orgoglioso di essere di sinistra e anch’io lo sono stato in altri tempi, quando essere di sinistra significava cambiamenti da apportare al sistema politico ed economico italiano. E c’erano degli strumenti che, sotto il profilo della novità istituzionale e programmatica, potevano definirsi di sinistra in quanto cambiavano le cose, erano innovativi. La destra peraltro era fuori da tutti i giochi, vi ricordate l’arco costituzionale? Era formato da tutti i partiti cosiddetti antifascisti, cioé quelli che erano risultati vincitori alla Liberazione e alla fine della guerra, ed era normale che essi facessero mucchio, salvo a dividersi sulle politiche fra DC e suoi alleati e PCI e suoi alleati. Ma si parlava di contenuti di destra e sinistra. A parte quegli anni quali sono oggi i contenuti di destra e quelli di sinistra? A me sembra che non ce ne siano di veramente distintivi. L’Italia è un paese capitalista ed il sistema capitalista funziona con certi schemi ben determinati che nessuno si sogna di abbattere. Si torna quindi ai programmi, che sono da valutare più che altro in base alla loro effettiva possibilità di realizzazione, non tenendo conto di “chi le spara più grosse”. Comunque, bisogna sdrammatizzare, perché mi sa che le regole fondamentali siano ben determinate. Ci sarà modo di parlarne.
Luciano, tu ti sei fatto delle idee in merito al voto per il meno peggio e al voto contro, rilevando peraltro la difficoltà di trovare chi intende davvero risolvere i problemi. Alla fine dell’articolo che ho proposto dicevo chiaro che non è indice di impegno reale quello di affastellare “cose da fare” chiaramente irrealizzabili per chiamare i governi alle loro inadempienze.
LORENZO NN FARCI SCERVELLARE CON QUESTO CALDO AHAHAH, COMPLIMENTI…
CONDIVIDO IN PARTE L’ANALISI FATTA DA LUCIANO…
MA COME DIPENDENTE PRIVATO CI HO RIMESSO DI PIÙ’ COI GOVERNI DI CENTRO SX CHE CON QUELLI DI CENTRO DX, BASTA SCORRERE LE VICENDE DAL 1970 IN POI COL BENE PLACIDO DEI SINDACATI, LO DICO CON COGNIZIONE DI CAUSA, ESEMPIO: CON 4 FIGLI NN HO MAI PRESO UN ASSEGNO FAMILIARE QUANDO NE AVEVO DUE LI PRENDEVO QUESTO GRAZIE AL GOVERNO DI CENTROSX…
ORA POSSO DIRE CHE QUALCOSA SI MUOVE, CHE SI CERCA DI SPRECARE DI MENO, POI TUTTE LE ALTRE COSE, INDAGINI E QUANT’ALTRO VEDIAMO QUANDO SARA’ TUTTO FINITO, XCHE’ NEGLI ULTIMI 30 ANNI DI PROCESSI FATTI SENZA CONDANNE NE ABBIAMO UNA INFINITA’ ( TOTO DIREBBE: E IO PAGO )…
Ben tornato caro Pat. Tu dici, ma perché parliamo di queste cose che non ci danno alcuna sicurezza? E per giunta con questo caldo? Ti rispondo facile facile, ma anche seriamente. Perché i problemi di questa natura devono essere penetrati, capiti, e non sbandierati come fanno certi tifosi delle squadre di calcio. O con me o contro di me. Pensa che non lo consigliò neppure Gesù Cristo ai suoi discepoli quando gli riferirono che altri si rendevano utili alla gente in Suo nome pur non essendo discepoli e Lui disse: Se non sono contro di noi sono con noi. Per dirla in sintesi qualcuno, costantemente, vorrebbe trascinarci in lotte del tipo, appunto: Sei della sinistra? Bravo allora. Sei della destra? Cattivo. E viceversa. Qui, invece, c’è chi fa i libri per dimostrare che la sinistra spesso fa la destra e la destra fa la sinistra. Ma era un modo per cominciare. E per evitare le chiacchiere senza senso, spesso basate su simpatie e antipatie “a pelle” o ispirate e insufflate. Una volta sentii dire da Bertinotti che in politica occorre sapere i fondamentali come nello sport: è inammissibile che uno che vuole giocare a calcio non sappia stoppare la palla come uno che vuole fare politica si limiti a chiedere tutto e di più senza verificare la compatibilità dei numeri del sistema o gli equilibri sociali possibili. Ma la massa, pur non sapendo quel che dice, è tifosa di questo o di quello. Mentre, invece, prima di tutto occorre capire. E tu lo sai sulla tua pelle, Pat. Un abbraccio.
Complimenti peri il coraggio , Lorenzo, e auguri per la nuova rubrica!
Grazie, Lieve. Coraggio e testardaggine ne ho. Spero di avere anche la bravura necessaria perché gli argomenti sono tosti ed io li voglio approfondire con il dialogo e non con gli slogan.
Lorenzo complimenti per la tua rubrica riesci sempre a dialogare con spirito di democrazia, soprattutto non si fanno propaganda e risse, come avviene in qualche pagina di questo blog. La tua è una descrizione lucida e dettagliata del cuore di problemi, sono i politici nel senso ampio del termine, che hanno il dovere di farsi carico dei problemi qualunque sia la loro appartenenza dei partiti.Sta a noi sceglierli. Un saluto.
Caro Luciano, quando si parla di cose serie -e la politica è una cosa seria- tutti abbiamo il dovere della verità. Prima di tutto dobbiamo conoscere ciò di cui parliamo. Non bastano le chiacchiere per cambiare le cose come vorremmo. Le nostre aspirazioni hanno certamente, in sé, una loro validità. Ma essa va confrontata con le concrete possibilità, di sistema, di collegamenti anche internazionali, di possibilità economiche. Per questo esiste in politica ciò che si chiama confronto fra aspirazioni e possibilità. Ed è a questo scopo che di solito si fanno i programmi, che, per loro stessa definizione, devono essere fattibili, altrimenti non sarebbero programmi. I programmi vengono proposti e approvati con il voto. Poi di solito vengono realizzati. In Italia non è sempre così perché talvolta si perdono per strada e si scopre che responsabili sono o la maggioranza, che magari li ha sbagliati o l’opposizione che, chiedendo anche a sproposito (perché la maggioranza ha vinto e dovrebbe realizzare i suoi programmi e non quelli dell’opposizione) si mette si suol dire di traverso, non collabora e dissemina mine. E così un sistema va in crisi. Anche per questa strada si esce dal campo reale del confronto fra i programmi, di destra o sinistra che siano.
Bella domanda davvero,Lorenzo…
Chi difende i più deboli?
Stando a Michele Serra, visto le sue osservazioni , dovrebbe essere la sinistra.
Mi sono chiesta chi fosse costui,per capire da dove partono tali verità,ed ho scoperto(cito solo quelli che conosco)che è coautore con Fazio di “che tempo che fa”, alcuni spettacoli di grillo sono suoi,i testi di 125 milioni di caz…te sono in tandem con Celentano (probabilmente , dico io, l’affermezione che il rock è si sinistra è sua).Sua senz’altro è l’infelice battuta che spesso si sente in bocca ai sinistrorsi, che afferma che il limite della democrazia, è che ci sono troppi coglioni alle urne….
Serra è un umorista , fà satira,è il suo mestiere, ridiamoci sù….
E’ che, come dice Karl Popper”Le osservazioni ripetute creano generalizzazioni delle teorie, e non sempre eliminando le teorie false si possono far valere quelle vere”…. E questo è un gioco “di sinistra”…. (scusa l’ironia)
Tornando all’affermazione iniziale di Serra, penso che non abbia tutti i torti: chi si è fatto “da solo”, senza le garanzie dello stato,producendo , lavorando 24 ore al giorno. e rischiando del proprio,per logica conseguenziale, cerca di tutelare quello che ha fatto… Mentre quelli già assistiti, in nome dell’interesse collettivo, vogliono avere tutto ciò che è possibile ed anche l’impossibile, tanto chi paga è sempre chi produce, che REALMENTE apre il proprio portafogli….
Quando esploderanno i conti pubblici,a chi si rivolgeranno se non a chi lavora davvero??
Quindi, caro lorenzo chi difendera’i + deboli , tutti i deboli , saranno loro,di destra o di sinistra che siano…
Cara Lieve, ma noi lo sappiamo già che chi lavora, e lavorerà, ha sulle spalle il carico del debito pubblico passato. Quindi questa è una cosa pacifica, né di destra né di sinistra. E ben lo sanno gli Stati di tutto il mondo i quali, spinti dalle strette della crisi, sono intervenuti oggi con grande impegno ad assumersi carichi non direttamente dovuti dilatando il debito: ciò che ovviamente non può durare. I clienti delle banche ben lo sanno che cosa vuol dire “il rientro” da parte del loro clienti. Rientro vuol dire che devi restituire. E allora altri problemi. Ma torniamo al discorso destra/sinistra. Ricolfi dice che, malgrado ogni presunzione, la destra è più sensibile ai problemi dei non tutelati mentre la sinistra protegge in maggior misura quelli che sono già tutelati. Dovrei entrare maggiormente sui problemi come fa lui, e come hai fatto tu, Lieve. Ma non rientra nei miei compiti dare ragione ad una parte e all’altra. Per portare avanti il ragionamento desidero invece porre due quesiti. Il primo riguarda la Costituzione. Ieri ho partecipato ad una manifestazione per la ricorrenza del drammatico bombardamento di S. Lorenzo a Roma. E c’era una tavola rotonda in cui si trattava dell’eventuale problema delle modifiche costituzionali come di una grande iattura. E giù improperi su improperi, rilevando che la Costituzione attribuisce al “lavoro” un’importanza così rilevante che mai e poi mai potrebbe essere cancellata, ecc. ecc. Mi verrebbe di pensare: ma se i principi fossero solo affermati acriticamente mentre il lavoro nelle sue possibilità concrete venisse di fatto dimenticato perché magari i principi contrastano con la pratica? Se putacaso i principi non potessero essere perseguiti con le regole che il nostro sistema si è dato? Sarebbe veramente difeso il lavoro se, malgrado l’art. 1 0 41 della Costituzione, il lavoro non potesse svilupparsi? E mi viene di seguito il secondo quesito: tutti cianciano di lavoro, ma il lavoro o si svolge in modo autonomo (e allora sono tutti evasori secondo alcuni) o si svolge nelle aziende (il famoso capitalista) ma nell’un caso o nell’altro ci si deve occupare di costi, ricavi, margini, ecc. Tutto è frutto di ragionamenti, di conti per tenerlo in vita il lavoro, chiederne dell’altro o farlo cessare (allora si chiede di solito l’aiuto di Babbo Stato con inevitabili ripercussioni di bilancio). Ma non è con il richiamo ai principi che il lavoro si crea e si mantiene. Ieri ho assistito a tutta una serie di accuse alla Fiat, ma che senso hanno? Se chiude una fabbrica, apriti cielo, se la si mantiene si attenta alla Costituzione o al contratto nazionale. Oddio, ma che senso ha ragionare così?
Caro Lorenzo inanzitutto complimenti, detto questo condivido quello che tu in modo chiaro e diretto hai scritto. La Democrazia inizia dal basso,Democrazia è quella nella quale governano e decidono gli eletti del popolo anche se hanno carica temporanea. Ricordiamo anche che:le leggi inutili, indeboliscono quelle necessarie, qualcosa va cambiato e aggiornato nella nostra Costituzione,Chi ha idee è forte, ma chi ha ideali a volte è invincibile. Buon lavoro Lorenzo.
Fiorenzo, grazie del tuo intervento, come sempre chiaro ed appassionato. Qualcuno diceva che i guai della nostra democrazia derivano in grande misura dalla sua giovinezza e che man mano essi miglioreranno se non guariranno. Io non ne sono più tanto convinto. Siamo un popolo troppo ardente e poco riflessivo. In più siamo faciloni perché pensiamo che bastino semplici atti di volontà per cambiare le cose. E non è così: per cambiare ci vuole sì volontà ma anche applicazione, studio e, soprattutto, concordia e collaborazione. La politica non è quella gridata, come ho detto, con tifo da stadio, ma quella approfondita, studiata e portata avanti con rispetto di tutti ma con coerenza e decisione. E soprattutto con l’amore per il proprio Paese. Sono idee che in altri posti si sentono come naturali. Da noi si diceva qualche anno fa che da parte di qualcuno si facesse “la politica del tanto peggio tanto meglio”. Sembravano anni tramontati ma non ne sarei del tutto sicuro. Un abbraccio, Fiorenzo, e buon lavoro anche a te.
Alla mia maniera…. AFFERMATIVO Lorenzo un abb.
Grazie, Fiorenzo. A proposito degli atti di volontà, che non sono certamente in grado di sostituire le concrete possibilità, e sempre relativamente al problema degli eventuali cambiamenti costituzionali, ricordo che nel mondo ci sono paesi con costituzioni rigide (come il nostro) e paesi con costituzioni flessibili. E’ ovvio che ogni paese difenda quel che ha ma l’accanimento con cui, a prescindere da tutto, si vuole difendere a spada tratta e costi quel che costi la nostra costituzione sembra aver portato ad una situazione senza vie d’uscita. Questo mi sembra un argomento su cui potrebbe svolgersi un dialogo specifico.
Auguri Lorenzo per la Rubrica.La materia è importantissima e difficile. La democrazia è come un grande campo da coltivare. Se hai la capacità di togliere le erbacce, sicuramente prenderai il raccolto.Noi abbiamo tanta ma tanta gramigna che dobbiamo usare un lungo bidente e arrivare alla profondità delle radici.Il Bidente è uno solo:-Rispetto e fiducia nelle istituzioni .Credo che sia la Via Maestra.
Grazie Giulio. Mi viene sempre da pensare che le istituzioni sono fatte dagli uomini e quindi non basta mettersi al riparo delle istituzioni per eliminare il marcio. E, se è vero che con la natura umana ci sono tante occasioni di cambiamento in peggio, così avviene delle istituzioni. Bisogna ogni volta fare esami, delle une e degli altri. Poi c’è, come giustamente dici tu, anche la gramigna che, se è poca, si può sradicare con una certa facilità, magari cambiando anche le istituzioni-gramigna. Se è tanta è difficile. Che Dio ce la mandi buona. Io, peraltro, sono dell’idea che la nostra gente non sia peggiore o migliore delle altre entro i confini del mondo.