Camice rosa…….discutiamone ?!

ROSA DISCU

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Camice rosa

Violenza alle donne in corsia E’ un articolo scritto da Cesare Fiumi ed è stato pubblicato sul Corriere della Sera Sette del 10 giugno 2010 alla pagina 74. Si tratta della violenza subita da donne medico in corsie d’ospedale. Che cosa scatta nel cervello dei violentatori? E come mai la vittima designata è sempre una donna? Ecco l’articolo: donne“Il medico guarda il volto tumefatto e sanguinante. E negli occhi scorge ancora la paura. Forse è quella che tiene a bada il dolore: la paura di chi ha rivisto un fantasma del passato, di chi ha vissuto la scena anni addietro, vittima un’altra volta –stesso posto di quella scorsa- di un’aggressione violenta. L’ultimo posto che vai ad immaginare, per giunta: tra le cliniche universitarie e il Pronto soccorso. Il medico guarda ancora il volto tumefatto e sanguinante. Venti giorni di prognosi, dirà il referto. E si spaventa per com’è conciato quel viso. Il suo viso. Perché quel medico sta fissando uno specchio: è lui l’aggredito. Meglio, lei: la dottoressa Giusy Romano, 44 anni, urologa di Sassari, pestata la sera di sabato 22 maggio da uno sconosciuto incrociato mentre dal suo ambulatorio universitario andava al Pronto soccorso dov’era stata chiamata per una consulenza. Mani sul collo, spinte e, una volta a terra, un calcione in pieno volto. E il passato ritorna a galla come nulla fosse accaduto allora: era il gennaio di sette anni fa, la giovane dottoressa si trovava in reparto, quando incrociò un giovane che si aggirava, chiedendogli se donne-2cercasse qualcuno o qualcosa e rimediando un’aggressione e la minaccia di un coltello che stava per affondare. Stavolta non ha fatto neppure in tempo a chiedere che il nuovo sbandato l’ha afferrata alle spalle. Lei, sanguinante, ha avuto la prontezza di rialzarsi dopo il calcio al volto, di correre via, di chiudersi a chiave dentro una stanza, chiedendo aiuto al cellulare. Di salvare la pelle, anche se l’aggressore ha fatto in tempo a scappare. Si, salvare la pelle, pensando a quello che nel giugno 2002, sempre a Sassari, era accaduto alla dottoressa Monica Moretti, 38 anni –sua compagna postlaurea a urologia- uccisa da Raimondo Gaspa, un uomo incrociato al Pronto soccorso che aveva preso a seguirla, a molestarla con messaggi vocali sulla segreteria telefonica, fino ad assalirla sulla porta di casa sua e a massacrarla con 50 coltellate. Sì, salvare la pelle, pensando a quello che nel luglio 2003 era accaduto, stavolta a Solarussa, Oristano, alla dottoressa Roberta Zedda, 32 anni, uccisa nella Guardia medica, dove prestava servizio, da Mauro Zancudi, che l’aveva aggredita per usarle violenza e l’aveva finita con 19 coltellate alla schiena. Tutte dottoresse al lavoro, donne giovani, forti, motivate, picchiate, abusate, assassinate. Storie inaccettabili che sembravano pagine chiuse per sempre, non più riproponibili, confinate in una stagione malata e in un unico territorio isolato. E invece il mattinale degli ospedali italiani, in questi giorni, continua ad affollarsi di aggressioni a camici rosa. Spalmate su tutto il territorio italiano, quasi tirasse un’aria di ferocia specializzata, di rappresaglia fisica dinanzi alla presenza, alle scelte, all’autorevolezza di donne dottori che sembrano scatenare una violenza doppia rispetto a quella che sovente si respira nel Pronto soccorso, quasi che certa inadeguatezza, specie maschile, fosse esaltata da diagnosi e referti al femminile. La lista? Il 16  maggio, a Rimini, è toccato a una dottoressa di ortopedia: cinque giorni di prognosi. E prima era stata una collega di Lamezia Terme, stessa Plex WC Donne 2specializzazione, a subire un’aggressione da parte dei parenti di un malato. E poi, ancora aggressioni a una dottoressa della Guardia medica a Tor Bella Monaca, quartiere complicato di Roma; e pugni e schiaffi a una donna medico a Campomarino, in Molise. Storie di botte e paura. Ma nell’ultimo anno ce ne sono state anche di ben più dolorose: dottoresse pestate a sangue e violentate alla Guardia medica di Scicli, in provincia di Ragusa, e alla Guardia medica di Rignano Garganico. Stessa dinamica, in entrambi gli episodi: un uomo si presenta, di notte, affermando di sentirsi male; pretende un farmaco o una ricetta ma in realtà è lì a carpire solo la buona fede di chi ha di fronte; quindi le mani addosso, le percosse, la violenza. E ogni volta l’indignazione che monta –indignazione sincera ma locale-, proteste di colleghi e colleghe, raccolta di firme perché “non deve più accadere”. Ma poi tutto si ferma qui e queste storie finiscono sotto il tappeto, ignorate, presto dimenticate, considerate –a torto: i numeri parlano chiaro- come isolate. Così, alla fine, non una parola, non un’iniziativa a livello nazionale per proteggere donne che svolgono un servizio sociale e son lasciate sole –come spesso le donne più in gamba di questo Paese- di Guardia, lungo la frontiera più utilizzata e indifesa della salute”. Ecco l’articolo. Discutiamone per favore. E, se possibile, chiudiamo con una petizione al Ministro della Salute, al Governo e al Parlamento. Lorenzo.rm

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COMMENTI

  1. il 31 agosto, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Eh sì, facciamo qualcosa anche noi nel nostro piccolo. Quando succede qualcosa a donne che lavorano, e per di più svolgono attività di carattere sociale, come quelle in camice rosa di cui si parla, ci sentiamo indignati, sconvolti e ci domandiamo perché,perché anche a loro, perché proprio a loro? Perché sporcarle, umiliarle fino ad ucciderle? E che cosa fare per evitare queste azioni miserabili neì loro confronti? Come diceva quel grande Papa che fu Giovanni Paolo II, “Damose da fa’”.

  2. il 01 settembre, 2010 NEMBO dice:

    Si caro lorenzo sono brutte storie, quotidianamente succedono in tutte le città, e poche volte e solo quando c’è di mezzo un omicidio se ne parla e poi….nulla più, le leggi ci sono (ex art. 2087 c.c.) ma poche volte poi le pene vengono applicate in modo giusto a favore del personale medico e paramedico, ricordo che loro hanno funzioni di incaricati di pubblico servizio (art.358-359 C.P)ma come sempre dico troviamo il famoso “buonismo” e tutto si conclude a taralucci!!!Il ruolo del personale infiermeristico e medico è di fondamentale importanza all’interno di qualsiasi struttura sanitaria sia pubblica e privata e a loro va tuto il nostro plauso e rispetto.

  3. il 01 settembre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Sì, Fiorenzo. Nel marasma delle violenze generalizzate, le notizie riferite da Cesare Fiumi sembrano giungere da molto lontano e le nostre menti sono quasi assopite e la nostra indignazione è arrivata al minimo del livello di guardia, nel senso che non abbiamo più reazioni evidenti. Ma non si può continuare così. Al solito, poi, la vittime sono ancora una volta le donne, le quali, anche per le funzioni delicate che svolgono, andrebbero tutelate e protette al massimo. Stiamo andando giù giù per la china.E non possiaamo che sperare in meglio. Ma la nostra voce dovrebbe progressivamente farsi meno flebile ed il nostro grido alzarsi sempre più indignato diventando un urlo fragoroso. Basta! Basta!

  4. il 01 settembre, 2010 silvana1.ge dice:

    Lorenzo, c’è una sorta di assuefazione alla violenza, quasi a volerla rimuovere per difendersi dal malessere e dal senso di precarietà che essa provoca.
    La violenza alle donne, per di più impegnate in una professione delicata e faticosa come quella delle donne che svolgono mansioni a tutela della salute, è ancora più inquietante perchè simbolicamente colpiscono al cuore la emancipazione femminile che ha portato le donne ad occupare posti di lavoro un tempo destinati agli uomini. Questi energumeni, non solo odiano profondamente l’elemento femminile che incarna dei fantasmi che loro si portano dentro, ma colpiscono proprio quel tipo di donna perchè probabilmente essa esercita un “potere professionale” che in qualche modo li mette in crisi. Li mette cioè di fronte ai loro fallimenti esistenziali, affetttivi, lavorativi.
    Le loro insicurezze, il senso di frustrazione e di inadeguatezza sociale li rende violenti, prevaricatori, assassini.
    La cosa che fa più male che queste donne coraggiose sono lasciate sole. Il più delle volte non vi è nemmeno per loro
    la solidarietà femminile. E questo è un elemento che a me
    fa molto arrabbiare.
    Rilevo che anche qui, il dibattino è prevalentemente maschile.
    Io comunque sono disponibile a sottoscrivere una petizione alle Istituzioni preposte ad attivare campagne di sensibilizzazione ma anche normative adeguate.

  5. il 01 settembre, 2010 NEMBO dice:

    Ciao Lorenzo sono perfettamente d’accordo con quanto hai esposto, e per esperienza personale ancora quando ero in pattuglia molte volte sono intervenuto…in questi casi..,Silvana cosa ti devo dire mi hai preceduto nel pensiero per la tua osservazione, e ti va tt il mio plauso, io mi sono astenuto di scrivere che: visto argomento inerente alle donne mi aspettavo un qualcosa di più dalle donne, per il resto condivido in toto quello che hai scritto. Un saluto a tt

  6. il 02 settembre, 2010 lieta dice:

    la violenza fisica su donne in casa e fuori è sempre data da un furore che nasce da invidie per mansioni delicate ma nel contempo forti di accudimento che spesso costoro i pazzi violenti non san fa, allora san solo critica’ e cercan de prevarica volendo sottomettere persone che sono anzitutto libere, le donne che per fa i loro doveri, compiti di certo non capiscon le sopraffazioni e agiscono semplicemente liberamente; costoro non accettano questa vera giusta libertà di dare amore al prossimo che ne ha bisogno in modo semplicemente accuditivo e da lì le violenze assurde ciao

  7. il 02 settembre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Certo, Silvana, che i motivi profondi di queste aggressioni, che tendono a cancellare, umiliare, “sporcare” l’immagine di donne che danno il meglio di sé in mansioni di grande rilievo sociale a favore dell’umanità, sono ascrivibili a invidie e rancori lontani dei maschi contro le donne. Il punto di partenza per eliminarli, contenerli e renderli innocui è la piena accettazione della donna, per tutto quello che riesce a dare pur in condizioni difficilissime, quasi impossibili. Oggi la donna ha preso sulle sue spalle il massimo delle attività con pochissime difese. Ed il movimento delle donne si è fermato ai margini dei problemi, quasi scomparendo come movimento sociale e politico. Occorre una ripresa vera e forte. Ma dove sono le battaglie di qualche anno fa? La cosa che fa pensare, inoltre, è che anche l’uomo si sente vittima essendo stato abituato ai privilegi, attenzioni, sottomissioni delle donne in passato. Pensate che c’è una linea di pensiero che, più o meno, addebita a colpa delle donne la violenza a cui essa è sottoposta. E c’è qualcuno che è disposto a crederci.

  8. il 02 settembre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Sì, Lieta, la lotta delle donne è soprattutto una lotta per la libertà e la dignità. E dispiace che le stesse donne, rappresentate in tutte le organizzazioni sociali e politiche di tutti i colori, non se ne siano del tutto rese conto. Oggi, come sempre peraltro, le battaglie si vincono o si perdono.

  9. il 08 settembre, 2010 giovanna3.rm dice:

    E’ disperante leggere sistematicamente di aggressioni, ferimenti, assassinii di donne-medico, compiute da parte di maschi insicuri, insoddisfatti, aggressivi di natura, in una parola nemici conclamati della donna, da secoli. La loro presunta “superiorità”, ormai chiaramente inesistente, fa scattare la violenza bruta, che è loro congeniale,con conseguenze drammatiche.
    Che fare per arrestare questi episodi? Poiché l’educazione maschile al rispetto per la donna è ancora lontana anni luci dal compiersi, credo anch’io, come Lorenzo, che si debba almeno intervenire, presso le a autorità competenti, Ministro della Salute, Parlamento, Governon ecc. con una petizione precisa e immediata.
    Lorenzo, per favore, predisponi una lettera in tal senso, raccogliamo delle firme e spediamola a chi di dovere. Puoi contare, sin da ora, sulla mia. Un caro abbraccio.
    Giovanna Minotti

  10. il 08 settembre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Grazie, Giovanna. Io penso che gli appelli devono essere concreti e riguardare casi precisi, proprio come fa l’articolo di Cesare Fiumi che ho riportato. Un generico appello sulla violenza alle donne che lavorano potrebbe essere rivolto alle massime autorità dello stato ma lascerebbe un po’ il tempo che trova in considerazione della sua dimensione. Riflettiamo fra di noi anche sui destinatari e sul tenore dell’appello o degli appelli. Inutile dire, inoltre, che dovrebbe essere coinvolto l’intero Eldy.

  11. il 16 ottobre, 2010 florio dice:

    nessun altro interesse, nessun’altra continuazione …………………………….altri interessi, alttri specchietti!

  12. il 16 ottobre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Grazie anche a te, Florio, ermetico come sempre.

  13. il 23 ottobre, 2010 florio dice:

    le politiche vogliono convincerci! IO mi metto in parte: non ci credo a tutti coloro che parlano al chiuso e non mi parlano in una piazza, un cortile, una osteria, un bocciodromo o un oratorio! Non credo a tutti quelli che si chiudono per ‘parlare’.

  14. il 23 ottobre, 2010 florio dice:

    lorenzo.re: eldy, piccola, ha ritenuto opportuno buttarmi fuori per quanto scrivevo……………….Io sono alla ricerca della verità e, cortesemente, cerco compagni di avventura!……………………..alla faccia di eldyna (piccola eldy)

  15. il 24 ottobre, 2010 Lorenzo.rm dice:

    Mi dispiace, florio, per quanto ti è occorso. Ti assicuro che avrai in me un lettore attento e amichevole se e quando vorrai. Per quanto mi riguarda, non prediligo davvero di parlare al chiuso ma il dialogo, in qualunque forma esso si possa svolgere. Ti abbraccio.

  16. il 24 ottobre, 2010 scoiattolina dice:

    florio mi spiace ….io posso chiedere ad enrico se fa un chiarimento con te ,,, altro nn si può fare cmq mi spiace x le tue delusioni ..byy

  17. il 13 marzo, 2011 nico dice:

    Per questi reati pene dure e certe,senza sconti e pentimenti,di che percentuale diminuirebbero?quante donne ringrazierebbero?


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